Creato da franonna1950 il 03/10/2012

VORREI

un mondo in pace

 

GENOVA PARMA MODENA E L'ALLUVIONE DIFFERENTE

Post n°108 pubblicato il 16 Ottobre 2014 da franonna1950
 

Parma e in Emilia , non e Genova in Liguria , forse per questo non parla nessuno? circa 2 anni fa a pochi mesi dal terremoto il Secchia ha mollato l'argine e inondato 5-6 paesi, facendo un morto e tantissimi danni , abbiamo parlato solo noi Emiliani , l'Italia, compreso Roma se ne sono infischiati e cosi sta succedendo a Parma , mi e venuto il dubbio che si parla tanto del disastro di Genova solamente per attaccare Grillo e il M5S e della povera gente rimessa in ginocchio e del morto non interessa a nessuno.
Strano popolo e diventato l'italiano , strano come i suoi politici che pensano solamente ai propri interessi . W L'ITALIA E GLI ITALIANI !!!!

Qualcuno sta dicendo che l'allerta non sarebbe stato emanato in tempo. In questi momenti tanti sono tentati di trovare colpevoli o pensano che emergenze di questo tipo i soccorsi siano tarati per qualsiasi impatto. Bhe io dico che per gli sciacalli, di ogni tipo, a Parma non c'è spazio. Ci sono in azione più di 100 volontari della protezione civile, più tutti quelli spontanei. Oltre 20 idrovore, spurghi fogne, e una ventina di mezzi per i rifiuti, più tutti gli altri mezzi di soccorso in azione. La più grande emergenza idrica mai gestita a Parma. Persone, dipendenti comunali, di società collegate, delle forze dell'ordine, che lavorano incessantemente da 3 giorni, che dovremmo solo ringraziare. Ma i numeri da gestire enormi, più di 1000 numeri civici impattati, per circa 9000 famiglie, è del tutto evidente che serve tempo per chiudere tutte le esigenze ed emergenze da gestire. Facciamo prevalere la riconoscenza di chi lavora per tutti noi.

 
 
 

Una doccia gelata l’Iva dovuta sugli aiuti

Post n°107 pubblicato il 26 Agosto 2014 da franonna1950
 

CAVEZZO - Questa è una storia di lutti, di solidarietà, di rinascita. E anche di una doccia gelata. Una storia che coinvolge persone, legami, speranze. E si svolge attorno a una scuola: un investimento sul futuro. Cavezzo, Emilia: il paese più colpito dal terremoto di due anni fa. Qui la ricostruzione di un polo scolastico è diventata un atto di fiducia nel quale si è ritrovata una comunità. C’è voluto un po’ di tempo, ma la buona volontà e il sostegno convinto della Regione Emilia-Romagna, del Comune, dei sindaci, degli insegnanti e dei genitori dei 600 bambini, ha vinto su tutto: burocrazia, divisioni politiche, ostacoli tecnici. Grazie alla sottoscrizione dei lettori del Corriere e del Tg La7 sono state realizzate aule, laboratori, palestra, sala riunioni, un learning garden, l’orto didattico e un piccolo parco, perché con gli alberi si cresce e si educa all’ambiente.
L’avventura della ricostruzione è stata una lezione di tenacia e di umanità. Fra qualche giorno verrà consegnato alla comunità locale un complesso educativo, civile e sociale realizzato grazie a un’innovativa alleanza tra privati e amministrazione pubblica nel paese che nella terribile primavera del 2012 divenne uno dei simboli del cratere sismico: quattro morti, decine di feriti, settemila sfollati, ottocento abitazioni inagibili, un quadro di rovine e disperazione.

Il giardino della conoscenza

Per arrivare a questo, per cucire assieme i precedenti interventi di Regione e Comunità delle Giudicarie e trasformare un campo di mais al confine del paese in un «giardino della conoscenza», sono stati impiegati i quasi tre milioni di euro raccolti da «Un aiuto subito» la sottoscrizione del Corriere e del Tg La7. Ci hanno dato una grossa mano Renzo Piano e gli architetti della sua fondazione: sono stati a Cavezzo, hanno offerto consulenze e progetti, cercando di integrare con le nuove costruzioni quel che era stato fatto nell’emergenza per garantire le lezioni ai bambini. Il progetto, affidato allo studio Carlo Ratti di Torino, utilizza le migliori tecniche di edificabilità e sostenibilità ambientale. Ci piacerebbe farlo diventare la seconda piazza del paese: un luogo di studio, di sport e di civiltà.

Il «prezzo»della beneficienza

È giusto ringraziare tutti, tutti meno lo Stato, la cui presenza si è materializzata solo sotto forma di esoso esattore. Ciò che resta dei fondi se li prende lui. Per aver realizzato un polo scolastico con i soldi dei lettori, dobbiamo pagare una tassa. Una tassa sulla generosità prevista con l’Iva: trecentomila euro. Mentre si prepara la riforma del non profit, nessuno pensa a rimuovere un balzello che pesa sulla beneficenza: oggi in Italia lo deve pagare l’azienda che decide di ristrutturare a sue spese un padiglione d’ospedale e l’associazione che regala un’ambulanza al pronto soccorso. Un’assurdità. Accade ai Rotary, ai Lyons, alle associazioni e alle fondazioni che decidono di farsi carico di opere o lavori destinati alla pubblica utilità. Si paga l’Iva per la biblioteca restaurata dopo l’alluvione di Aulla, per la Casa del volontariato di Milano, per realizzare il centro sportivo di Scampia gestito gratuitamente dai volontari. Si paga l’Iva su tutto, calamità (ovviamente) comprese.

I paradossi del fisco

L’Iva, per chi compra o vende, è un obbligo di legge. L’imposta sul valore aggiunto si paga al 22 per cento, ma quando si realizzano opere di valore sociale come le scuole si ottiene uno sconto fino al 10 per cento. In sede di bilancio non è un problema: si tratta di una partita di giro. Chi la carica sulla merce acquistata può scaricarla su quella venduta. Per noi (e certamente per altri benefattori) invece è un extra: non abbiamo partite di giro, si paga e basta. Sono i paradossi della nostra disciplina fiscale: invece di essere agevolato, chi fa del bene viene spesso ostacolato. Non serve una doccia gelata qui: basterebbe un emendamento del governo o del parlamento per annullare un’assurda gabella, restituendola ai terremotati di Cavezzo, ai sindaci impegnati nella ricostruzione, alle insegnanti e ai bambini del polo scolastico. Sarebbe un atto di buon senso e l’inizio di una fattiva collaborazione tra privati e istituzioni, in caso di disastri e calamità. Ma nessuno ci ha pensato.

Le giuste distinzioni

Si dirà che la questione è poca cosa rispetto ai guai che stiamo attraversando. Ma l’insieme di tante piccole cose che non vanno sta diventando un intralcio alle tante spinte positive che ci sono nella società. Perché lo Stato invece di favorire il cittadino o l’azienda che gli fa risparmiare milioni di euro pretende da questi una tassa? In un Paese dove abusi e illegalità devastano l’economia pubblica con ruberie di ogni sorta, perché non si fa qualche distinzione sulla disciplina dell’Iva per chi fa del bene? Non sarebbe un incentivo per tante aziende a investire nella solidarietà? Si obietterà: l’Iva si paga perché lo prevede una normativa comunitaria. Ma l’Iva non è uniforme e la normativa europea stabilisce solo limiti e criteri, dando facoltà poi agli Stati di definire esattamente il quadro giuridico. Qual è la risposta di questo governo?

La fiducia che alimenta la democrazia

Chi fa beneficenza non può essere trattato come il gestore di una slot machine , anzi peggio (i gestori hanno avuto uno sconto milionario sugli arretrati da pagare allo Stato). Noi vorremmo che una ricostruzione nata dal cuore con un gruppo di lavoro straordinario, diventasse un valore condiviso anche dallo Stato, in cui vogliamo avere fiducia. È la fiducia, è l’affidamento nelle lealtà delle istituzioni, che dà benzina alla democrazia, ha scritto Michele Ainis. Ma se lo Stato agisce come un esoso mercante, che fiducia si può avere? Uno Stato che non si pone il problema del bene comune suscita disaffezione, fastidio. E anche ostilità. Sentimenti che, davanti a quanto di buono ogni giorno viene fatto in Italia, tutti noi vorremmo non provare.
(PS: la tassa di trecentomila euro rischia di ridimensionare il progetto per Cavezzo. Ma noi non vogliamo lasciare il lavoro interrotto: andremo avanti comunque. Chiederemo un piccolo aiuto a chi può darlo. E uno più grande a chi ha una maggiore disponibilità. Sul conto «Un aiuto subito» presso Intesa San Paolo abbiamo lasciato per mesi 2.975.076 euro a un modesto tasso di interesse. Fosse lo stesso che ci chiede oggi lo Stato, saremmo a posto. La generosità di Intesa San Paolo ha spesso sostenuto avventurose imprese di Stato con milioni di euro, bruciati inutilmente in pochi mesi. A Cavezzo non ci sono capitani coraggiosi del capitalismo, ma cittadini e studenti. Per la banca dovrebbero essere un valore su cui investire; per lo Stato un’occasione per riflettere: questa storia riguarda tutti, non solo noi).

gschiavi@rcs.it

http://sociale.corriere.it/2014/08/26/una-doccia-gelata-liva-dovuta-sugli-aiuti/

 
 
 

11 Luglio,3 tappa radio Bruno estate a MANTOVA

Post n°106 pubblicato il 06 Luglio 2014 da franonna1950
 


3 tappa MANTOVA - 11 Luglio !!!

 

 
 
 

Trema nuovamente, non si fermerà mai

Post n°105 pubblicato il 21 Giugno 2014 da franonna1950
 

L'Emilia trema ancora 

Trema nuovamente, non si fermerà mai. Dobbiamo imparare a conviverci, perché da quel famoso 20 Maggio i geologi sostengono che l'Italia è un paese a rischio sismico (cosa che prima del 20 Maggio non era neanche lontanamente immaginabile, nessun Italiano prima del 20 Maggio.. o pardon, prima del terremoto dell'Aquila, avrebbe pensato che l'Italia potesse essere sismica).
Abbiamo sopportato una magnitudo 5.9 (7.1?), quindi queste scosse da 2.8 dovrebbero essere una carezza, un leggero massaggio che la nostra terra ci offre prima di dormire (prendiamola con ottimismo). L'unico problema, anche per chi oramai non si spaventa neanche più o chi, sentendo il terribile boato e poi le vibrazioni sismiche, non si alza neppure dal comodo divano, è il ricordo di quella terribile notte, di quel devastante mese, di quella indelebile esperienza del 2012 che ci ha segnati, ormai, a vita. Il ricordo del "camping primaverile-estivo" del 2012, dopo aver perso (quasi) tutto quello che si aveva, è forse il sentimento più forte che queste piccole, rade scosse suscitano in noi. E forse anche la paura di rivivere tutto.
20 Maggio 2012, l'1 di mattina. L'inizio.
20 Giugno 2014, l'1 di mattina, Mirandola 2.8, continua.
Strane e spaventose coincidenze.

Rovereto.
Qui si è avvertita distintamente la scossa del 20 Giugno.

 
 
 

DUE ANNI FA', L'INCUBO

Post n°104 pubblicato il 20 Maggio 2014 da franonna1950
 

Stanotte !
Stanotte 730 giorni fa ...alle 4.03 iniziava un incubo durato mesi e di cui tutt'ora portiamo i segni, un incubo chiamato terremoto...paura...solitudine...e spesso tragedia.

Non voglio dimenticare...non posso dimenticare 
proprio perché in molti, in troppi, hanno dimenticato!

20 maggio 2012 
Ore 4.03
Epicentro Finale Emilia 
Magnitudo 5.9

 
 
 
 
 

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