Creato da Internauta_curioso il 29/01/2014

QUESTO PAZZO MONDO

Notizie bislacche e curiosità dal web

 

 

MESSAGGINI? SI', GRAZIE. ANCHE DURANTE SESSO O FUNERALE

Post n°11 pubblicato il 18 Aprile 2015 da Internauta_curioso

Non importa se durante il sesso o al funerale, per giovani nessun limite ai messaggini

Studio americano, il 90% li scrive mentre mangia, il 20% messaggia in chiesa

 

16 aprile 2015
Non importa se durante il sesso o al funerale, per giovani nessun limite ai messaggini
LA MAGGIOR parte degli studenti universitari non rinuncia ai messaggini con lo smartphone anche in situazioni decisamente insolite come in chiesa, mentre fa la doccia o durante il sesso. E' quanto sostiene uno studio dellaPenn State Harrisburg Universitypubblicato dalla rivista Social Science Journal.

I ricercatori hanno intervistato un campione di studenti di età media poco sotto i 20 anni e per il 60% composto da donne con un questionario da 70 domande in cui, fra le altre cose, veniva chiesto se i partecipanti avessero mai mandato o letto messaggi in 33 situazioni potenzialmente inappropriate. Dalle risposte è emerso che oltre un terzo degli studenti dichiara di ricevere e mandare oltre 100 messaggi al giorno, e di controllare il telefono 16 volte all'ora. Il 90% ha affermato di aver messaggiato mentre mangiava, l'80% mentre era in bagno, il 70% al cinema e il 75% al lavoro o durante una lezione.

Più basse, ma sempre significative, le percentuali di messaggiatori davvero "estremi". Il 7% ammette di averlo fatto durante il sesso, il 20% mentre era ad una funzione religiosa e il 10% a un funerale.  "Le persone mandano messaggi in queste situazioni anche se sanno che non è la cosa giusta da fare - spiega Marissa Harrison, l'autrice principale della ricerca - ad esempio la maggior parte degli intervistati afferma che è sbagliato mandare messaggi mentre si parla con qualcuno, ma poi lo fa lo stesso".
 
 
 

CREDONO DI FARE SESSO CON BRETNEY SPEARS. MA E' UNA SOSIA CHE LI RICATTA

Post n°10 pubblicato il 29 Marzo 2015 da Internauta_curioso

Genova, credono di fare sesso virtuale con Britney Spears. Ma era una sosia truffatrice che li ha ricattati

Sei studenti genovesi caduti in trappola denunciano in procura la millantatrice Il pm Scolastico coordina le indagini e risale a un server in Costa d'Avorio

di GIUSEPPE FILETTO

29 marzo 2015
Genova, credono di fare sesso virtuale con Britney Spears. Ma era una sosia truffatrice che li ha ricattati


PER un po' hanno creduto che "quella bellissima donna" fosse niente di meno che Britney Spears, la cantante, ballerina, personaggio televisivo statunitense di grande successo. Finché i sei ragazzotti genovesi, tutti finiti nei guai nella stessa giornata, hanno scoperto che l'autrice delle minacce e delle estorsioni, in cui erano rimasti incastrati, non era lei. La biondona conosciuta sul web non era altro che una millantatrice che chattava attraverso un server in Costa d'Avorio. Che prima li ha adescati su Facebook, senza dire il suo nome li ha persuasi a transitare su Skype, sull'app che consente video-telefonate gratuite. Li ha convinti a denudarsi, a fare autoerotismo davanti alla web-cam, poi ha minacciato che quelle immagini sarebbero finite in rete, in pasto ad amici e parenti, oppure alla fidanzatine, se non avessero pagato.
A ciascuno dei sei studenti sarebbero stati chiesti 500 euro per evitare lo scandalo. Qualcuno ha pagato. Poi, però, è prevalso il coraggio di parlare con i genitori e denunciare tutto alla polizia e la Procura della Repubblica di Genova ha aperto più di un fascicolo, iscrivendo i reati di minacce ed estorsione. Al momento contro ignoti. Purtroppo.
Dall'Iban fornito ai ragazzi, in modo che facessero il bonifico bancario e poter chiudere la partita, si è scoperto che dall'altro capo della rete agiva un server con sede nel Paese del Centro Africa, al quale avrebbe avuto accesso la "gemella" di Britney Spears. Ma nulla a che vedere o a che fare con l'ignara cantante americana.
La vicenda è stata ricostruita dagli stessi ragazzi. Poco per volta, con la bionda, sempre lei a fare il primo passo, che improvvisa un sexy-balletto durante il quale si toglie i pochi indumenti che la ricoprono, fino a spingere il "partner" ad una sorta di sesso online, a compiere atti di autoerotismo. Il momento magico sarebbe durato pochi minuti, giusto il tempo per filmare e fotografare tutto. A loro insaputa, la falsa Britney ha registrato lo spogliarello. Il ricatto è arrivato qualche settimana dopo: "Voglio 500 euro, altrimenti le immagini finiscono in rete". E per convincerli che non era uno scherzo, che il video potesse essere diffuso a tutti gli amici di Facebook o postato su Youtube, avrebbe inviato una copia del filmato.
La rete è anche questo. Fatta di tranelli ed insidie. Tant'è che il procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico dice che ormai sono tantissimi i casi di gente truffata in Internet e che presenta denuncia alla Polizia Postale. Soprattutto ragazzini adescati in rete, che prima vengono sedotti con giochini erotici, fino ad essere invogliati a mettersi a nudo davanti al video, poi ricattati.
La "cattura" delle vittime sui siti è un fenomeno dilagante, che negli scorsi mesi ha interessato le Procure di Genova e di altre provincie italiane, tra cui Biella e Treviso. Ormai le hanno ribattezzate sexyricattatrici. Lo scorso anno sotto inchiesta finirono alcune studentesse universitarie di Genova: una venticinquenne indagata per estorsione o tentata estorsione, tanto è vero che della vicenda si è occupato il pool criminalità organizzata, appunto perché vi rientra questo tipo di reato. L'avvenente studentessa, per racimolare soldi, avrebbe chiesto 500 euro a un professionista che si era prestato al giochino erotico.
L'uomo, prima di pagare avrebbe chiesto alla ragazza qualche giorno di tempo per riflettere, poi si è deciso a rivolgersi alla magistratura. Nell'esposto ha raccontato di aver conosciuto la studentessa attraverso degli amici in comune, poi lo scambio di telefonini, infine l'appuntamento su Facebook.
 
 
 

L'INVASIONE DEI DRONI

Post n°9 pubblicato il 13 Dicembre 2014 da Internauta_curioso

 

L'invasione dei droni buoni. il boom di Natale venuto dal cielo
(ap)WASHINGTON - Appesi al cielo di tutti gli incubi e di tutti i sogni, ronzano invisibili e silenziosi sopra le nostre teste ormai migliaia di droni, i robot volanti che tutto sanno, tutto vedono, tutto ascoltano. E che minacciano i fragili voli di noi umani. "The Uav Age", l'età del Veicolo Aereo Senza Pilota  -  sanguinosamente inaugurata nella guerra ai fantasmi del terrore in Asia facendo strage "più di civili che di combattenti" (come disse Henry Kissinger)  -  è cominciata e nessuna legge o norma riuscirà più a fermarla.

Dai modesti 50 euro per acquistare il quadricottero Udi U818 con minicamera digitale ai più sostanziosi mille necessari per l'inquietante Phantom 2 dall'aspetto seriamente fantascientifico fino ai 10mila per i top, chiunque può regalarsi, e molti lo avranno fatto in questo Natale 2014, uno dei 257 modelli di macchina volante controllata anche con semplice smartphone finora autorizzati dall'aviazione civile, la Faa. Sono instancabili angeli a motore capaci di restare in volo, nei modelli più raffinati, anche più di due giorni. Li vendono i negozi per hobbisti, i circoli di appassionati e naturalmente Amazon. com, il suk cibernetico che sta studiando la possibilità di usare proprio droni per recapitare la merce ordinata in poche ore o pochi minuti. Un robot che recapita un robot.

Se i possibili impieghi e le applicazioni di queste nuove tecnologie, che stanno all'aereoplanino radiocomandato di ieri come uno smartphone sta al telefono da muro con la manovella, sono infiniti, anche gli "Uav" scatenano paure in proporzione diretta alla loro diffusione. Diverte l'idea di un gruppo di ragazzi di San Francisco che stanno mettendo a punto una flotta di "Burrito Bomber", di minibombardieri capaci di recapitare e di lanciare con il paracadute gli involtini messicani sul piatto del cliente e Hollywood sta bussando furiosamente alle porte del Congresso americano e dall'Agenzia Federale per il Volo chiedendo il permesso di usarli come "cineoperatori". Le sequenze di apertura di Skyfall , l'ultimo James Bond uscito, sono state girate grazie a robot volanti al costo complessivo di 300 dollari. Un decimo degli almeno 3mila che sarebbero costati un elicottero con equipaggio umano.
Come tutte le nuove invenzioni, anche i droni, che possono variare dalle dimensioni di un colibrì a quelle di un'aquila reale con le ali spiegate, il minicottero o il mini aereo, secondo i diversi metodi di propulsione, hanno devoti cultori e altrettanto ferventi detrattori. Ogni nuova tecnologia, dal terrore che il primo falò in una grotta dovette suscitare nei nostri antenati alla certezza ottocentesca che i treni avrebbero asfissiato i passeggeri risucchiando l'aria dai vagoni oltre i 60 chilometri all'ora, suscita invariabilmente preoccupazioni e denunce. I difensori delle libertà costituzionali, già quotidianamente insidiate dall'invadenza delle autorità e delle telecamere fisse nelle strade, vedono in quegli ordigni la piena realizzazione
dell'incubo del Grande Fratello.

Uno stormo di droni neppure particolarmente sofisticati, con telecamere ad alta definizione, software per il riconoscimento dei volti, orecchie elettroniche, antenne per clonare i cellulari, può coprire ininterrottamente case e quartieri, captando ogni gemito, ogni parola, ogni gesto da inviare alla Centrale. Nel nome della paranoia preventiva, che considera ogni persona un potenziale pericolo, l'illusione della privacy si frantuma e si avvera il sogno di poter controllare tutti, tutto il tempo, senza quelle rudimentali, rozze e spesso inaffidabili tecniche da "Vite degli Altri". E senza il costo di materiali e di tecnici e di spie che i vecchi apparati polizieschi dovevano sostenere.

Già 30 dipartimenti di polizia negli Stati americani se ne sono dotati vantando la comodità di poter usare le macchinette volanti per la caccia agli evasi, per seguire le piste dei sospetti senza ricorrere a sirene e autopattuglie ed elicotteri e per il controllo delle manifestazioni dall'alto evitando rumorosi e troppo visibili elicotteri.
I droni possono essere dotati di armi con proiettili di gomma o per diffondere gas lacrimogeni, anche se, per ora, l'impiego di armi letali è riservato ai robot volanti delle forze armate. Gli agricoltori, che negli stati della grandi praterie coltivano estensioni grandi come province italiane, li stanno adottando in massa per sorvegliare i campi e per spruzzare insetticidi o diserbanti a poco costo. Rimpiazzando, di nuovo, i costosi piloti di piccoli aerei che facevano quel lavoro.

Saranno almeno 30mila i droni nei cieli d'America entro i prossimi tre anni per un mercato che si proietta a 89 miliardi nel 2020 ed entro il prossimo anno il Congresso dovrà dimenticare la propria desolante impotenza e la rissosità partitica per produrre una legge che regoli e limiti il loro impiego ora che, dall'hobby o dall'uso da parte di stazioni tv o registi di cinema, sta esplodendo nella vita commerciale. Possibilmente, avvertono i parlamentari che trasmettono le preoccupazioni del pubblico, prima che ci scappi il morto e una catastrofe aerea scuota il pubblico.

Perché se è vero che i robot volanti non hanno la possibilità né l'intenzione di violare le leggi di Asimov sul "Mai nuocere agli umani", non sono loro a inquietare, ma coloro che li controllano e che, per insipienza, per incoscienza, per gusto della sfida, stanno mettendo in pericolo la sicurezza dell'aviazione civile, quella con esseri umani e non robot a bordo. Le segnalazioni e le denunce di piloti che si vedono improvvisamente spuntare davanti uno di questi oggetti sono ormai centinaia e da brivido.

"What the f.. is this thing?", "che c... è questa cosa?", si sente esclamare il pilota di un jumbo 777 nell'approccio finale all'aeroporto Jfk di New York vedendosi attraversare la visuale da un arnese volante a 100 metri di distanza dall'ala. Sono state 25 le "quasi collisioni" riportate dagli equipaggi soltanto negli ultimi tre mesi, a Dallas, nel Texas, al La Guardia di New York, al National Airport di Washington, a Toronto, a Orlando, a Oklahoma City, spesso costringendoli a brusche manovre di evasione per non essere colpiti. O a sperare nel meglio quando ormai erano in final approach, a pochi metri dal contatto con la pista, quando i margini di manovra sono quasi inesistenti Nessuno di questi droni avrebbe, per peso e dimensioni, la capacità di abbattere un grande jet di linea, ma la preoccupazione dei piloti è il risucchio dei droni nei reattori, come già accade per gli uccelli attorno agli aeroporti a bassa quota, causa di molti incidenti. La Faa ha imposto limiti di altitudine a 150 metri, per i robot, ma gli strumenti per reprimere e controllare il rispetto del limite sono inesistenti e i piloti denunciano incontri con questi Ifo, Identified Flying Object, Oggetti Volanti Identificati, a quote molto superiori.

Metterli al bando è impossibile, perché l'industria del drone ha decollato e l'orizzonte promette miliardi di profitti, non solo negli Usa (i francesi sono tra i più attivi nel produrre modelli costosi e raffinatissimi) e decine di migliaia di posti di lavoro nelle startup che stanno sbocciando ovunque, senza grandi necessità di investimenti, vista la semplicità della tecnologia e il prezzo dei materiali sempre in diminuzione. Dovremo dunque imparare a convivere con i nuovi "angeli del cielo" che tutto vedono e tutto ascoltano. Sperando che anche fra di loro non si alzi l'angelo ribelle che chieda un tributo di vite umane.
 
 
 

UN CARDINALE DI NOME...MARX!

Post n°8 pubblicato il 17 Ottobre 2014 da Internauta_curioso

Card. Marx: dottrina della Chiesa rimane ferma ma puo' evolvere17 Ottobre 2014 - 14:57

"Decisione Roncalli su concilio pastorale e' stata dogmatica" (ASCA) - Citta' del Vaticano, 17 ott 2014 - "Ovviamente si puo' cambiare il magistero della Chiesa, che non e' una raccolta statica di frasi". Lo ha affermato il cardinale Reinhard Marx, presidente dei vescovi tedeschi, rispondendo a una domanda al briefing quotidiano sul sinodo straordinario sulla famiglia. "La dottrina non cambia ma va campita piu' profondamente". Il porporato tedesco ha citato quanto riportato dal cardinale Angelo Scola durante i dibattiti al sinodo, quando l'arcivescovo di Milano ha riferito di non aver dormito la notte dopo aver trovato, da patriarca di Venezia, degli appunti di Giovanni XXIII sul perdono dei peccatori, il rapporto tra dottrina e pastorale. "La dottrina - ha chiosato Marx - rimane ferma e cerchiamo di applicarla. La decisione di Giovanni XXIII di convocare un concilio pastorale e' stata una decisione dogmatica La dottrina rimane ferma ma si puo' evolvere". Ska

 
 
 

SUICIDA A 89 ANNI: NON VOLEVA VIVERE IN UN MONDO HI-TECH

Post n°7 pubblicato il 07 Aprile 2014 da Internauta_curioso

Non sopportava la tecnologia: una signora di 89 sceglie il suicidio assistito

Un'insegnante britannica non riusciva a vivere in una realtà che l'ha posta di fronte alla scelta di "adattarsi o morire" al progresso. E ha deciso di recarsi in Svizzera a morire

07 aprile 2014
Non sopportava la tecnologia: una signora di 89 sceglie il suicidio assistito
(reuters)
NON aveva nessuna malattia terminale. Ma Uu'insegnante britannica di 89 anni, identificata dalla stampa del Regno Unito come Anne, è andata nella clinica Svizzera Dignitas per compiere il suicidio assistito perchè non riusciva ad adattarsi alle tecnologie e ai tempi moderni, ai computer e alle e-mail, e anche al consumismo e ai fast food.

Come si legge sul Daily Telegraph, la donna pensava che le persone si stessero trasformando in robot: non riusciva a vivere in questa realtà che l'ha posta di fronte alla scelta di "adattarsi o morire".

E lei lo scorso mese ha scelto la seconda strada. Anne aveva qualche problema di salute ma non le mancavano pochi mesi di vita, come di solito accade per i pazienti che si rivolgono alla clinica svizzera. E' riuscita comunque a convincere i medici di non avere un "futuro invidiabile" davanti e che sarebbe morta in una casa di cura. Ma soprattutto ha denunciato la società moderna che "manca sempre più di umanità", anche per colpa della tecnologia. Ad accompagnarla a Zurigo per commettere suicidio assistito c'era la nipote Linda, 54 anni, che è rimasta al suo fianco fino all'ultimo momento.

 

 
 
 
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