Creato da nahan il 17/12/2008
Gonna find my way to heaven, `cause I did my time in hell... (Keith Richards)
 

 

Ai nick da blog

Post n°120 pubblicato il 06 Marzo 2013 da nahan
 

(lettera aperta)

 

Beh, cara penna da blog, che dire... il rileggermi in effetti la dice lunga sulla mia igiene mentale.
Niente di particolare, solo un improbabile modo per dirti che mi fa sempre piacere sapere come stai e che stai facendo.
Ricordi quando ti dissi che scrivevo per terapia?
Beh, la cura sta facendo effetto e faccio i conti, ora lucido, con ciò che mi rimane.
Non so chi sei in realtà ma resta che gli stimoli che mi hai dato finora sono stati... propedeutici a questo percorso.
E la mia formazione culturale, o di vita, che di fatto mi àncora ad una sorta di latente, hem... lasciamelo dire, monogamia intellettuale mi obbliga man mano ad affezionarmi sempre più a te.
Resta quindi che mi sei cara, ripeto, chiunque tu sia.
Un caro senza odori di nessuna ricerca di fisicità che credo, pragmatici in fondo sia tu che io, ci siano mai stati reale necessità in questo contesto.
Se mi risponderai, pur nello scontroso del laconico o nell’eleganza della forma che non nasconde la deriva ironica (che, detto per inciso, adoro), fa che traspaia il tuo sorriso al pensarmi.
E mi sarà tesoro, necessario, in questa contabilità da disavanzi.

Nahan.

 
 
 

La vecchia strada sulle mura

Post n°119 pubblicato il 07 Dicembre 2012 da nahan

Sto appoggiato ad un ingresso.
La notte riflette un vecchio silenzio dai fiochi lampioni.
Lei arriva ancheggiando sinuosa.
Ostenta uno sguardo fisso al nulla.
Mi ignora.
È ancora arrabbiata. (L’altra sera sono stato brusco, in effetti).
Si ferma.
Si siede sul muretto

Continua ad inventarsi sostenuta.
Balaustra al tacito.

Sorrido.
Mi avvicino.
So che non si sottrarrà  (da quel poco che so sulle femmine).
Si lascia accarezzare.

…e si rotola sulla schiena: “Così ti sporchi, cogliona!” (le gratto il pancino, mi picchietta gli artigli sulla mano e, sfogo felino al risentito, mi morde leggera il pollice).

E facciam pace.
Si  rimette seduta.
Ritorno all’ingresso.
Con il solito sarebbe ora smettessi mi accendo una sigaretta.
Simultanei rivolgiamo lo sguardo in fondo alla strada: un piccolo cane.
Trotterella impettito di un ridicolo lesto.
Lo spedito zampettio ci ticchetta il guardare.
Seguiamo allibiti quel silenzioso passare retta tra noi.
Non ci degna di uno sguardo

…limpido il suo pensiero: l’intorno a sè accecato da un innervosito ritorno (il rincasare apprensivo al caminetto della famiglia in ansia di un antico impiegato dopo aver fatto notte a supplire un lavoro inaspettato).

Lei è un balzo al seguirlo stizzita all’essere ignorata.
È alle sue spalle felpata. L’attacco sembra imminente.
Ma lo fissa di “troppo grosso topo” e si ferma sedendosi perplessa in mezzo alla strada.
Il botolo non si è accorto di nulla.
Repentino è il dritto svoltare allo sparire in un vicolo.
Intenti e immobili aspettiamo.
Curiosi come dovesse tornare.
Una falena sfarfalla sopra di lei.
Salta!
Quasi la prende.

 
 
 

Di certi sentire…

Post n°118 pubblicato il 29 Novembre 2012 da nahan
 

(double post)

 

Tra gli scaffali del sistemare, un titolo insulta la mia convinta presunzione alla padronanza dei libri che posseggo. Potrò zittirmi su alcuni contenuti ma almeno i titoli!

Tutto quello che gli uomini sanno delle donne.

Un volumetto ben rilegato e di spessa copertina con tanto di patinata sovracoperta.

Non ne ho davvero memoria e incuriosito lo sfoglio.

Sono tutte pagine bianche.                            

Al sorriso divertito sovviene il ricordo di quando lo acquistai deliziato dalla trovata, ma pur velato da leggero cruccio. Quel fastidio (ora so!) annullò la mia memoria: e quell'avverso che allora trascurai ridente allo scherzoso ora lo sviscero e non lo faccio fuggire.

Un'ansia da rifiuto non certo data dalla verità esposta con buon espediente editoriale, della quale, tra l’altro, sono da tempo rassegnato assertore, ma… dallo sfogliare pagine bianche.

Ed è un fremito di raccapriccio.

 

Un libro di pagine bianche è l’ignobile offesa al pensiero.

È il respiro mai nato prigioniero di un non racconto.

Un libro di pagine bianche è il coma irreversibile dell'emozione del leggere.

È una non vita.

 

----------------------------------------------------------------------

 

 

 

Che non sia mai!

Quindi, debitore del troppo mai reso avuto dai libri, decido risoluto: ci scriverò ciò che “io” so sulle donne!

Bon!

Svanito l'aire iniziale faccio i conti con l'arduo di quest'alzata d'ingegno. Tralasciando i luoghi comuni e le maschili banalità da ripicca, questo scherzoso rilegato che rigiro tra le mani, purtroppo, mi deride di assioma! Una persona di buon senso all’improbo si dovrebbe arrendere. Ma il buon senso mi è sempre stato umore da difetto e il mollare pure e quindi scrivo:

  ...é di voi donne il vedersi più grasse di quel che siete in realtà! E angustiarsi pure!

Ora, tolto il preoccuparsi per questioni di salute o alle fisiche esagerazioni, è pur vero che il piacersi per piacere vi fa pregio più che difetto e che son tempi in cui un noiosissimo “apparire” offusca  il logico “saper vedere” , ma che siate anche un pò strambe è pure risaputo. Svicolando una diatriba, tutta nordafricana, in cui cerca di coinvolgermi l’amico Omar, il libico, …non sarai anche tu come marocchini che vogliono donna come cuscino?! (che, se vogliamo, sebbene pruriginosa di maschilismo, una sua logica ce l’avrebbe anche e pure) allibisco alla bizzarria di questa vostra convinzione!

Non posso credere che vi sia sconosciuta l’arcana verità, rivelata in certe penombre, quando la lussuria flirta con il piacere e la vista delega al tatto la propria incombenza: non è certo il lineare teso all’ossuto delle curve mannequins quello in cui un uomo vuol affondare le sue carezze. No, mie care, è nell'immergersi desiderati nelle opulenze carnali che trova pace la fiera ansia del nostro animo da conquista. Il florido trofeo in cui spegnerci di rozzezza.

 

Che di spigoloso, in verità, ci basta e avanza l'imponderabile del vostro caratterino!

 

Post Scriptum: se mi fossi ricordato prima il... le donne amano ballare, mi/vi risparmiavo questo farneticare. Ma tant'è!

 

 
 
 

Pur applicandosi l’allievo non raggiunge che modesti risultati.

Post n°116 pubblicato il 16 Ottobre 2012 da nahan
 

 

 

Fastidiosissime (e robuste) impasse economiche mi obbligano al delirio del cercar soluzioni che risolvano.
Scrivere un libro? 
E perché no, che ci vuole?
Un bel romanzo fantasy. Si inventa tutto e quindi nemmeno la briga del consultare per specializzarsi.
Enfasi, guerre, amori e… valà!

 Da tre anni era sorta la gigantesca luna scura del ciclo. Il mondo era avvolto nella penombra.
La possente figura del giovane generale si stagliava sugli spalti delle  mura nord. Guardava le macchie nere che dettavano da tempo immemore la sequela dei dodici anni di guerra e i dodici di pace. (Quale idiozia aveva mai colpito gli antichi saggi per decretare questa maledizione?).
Aveva trentasei anni. Era nato a cavallo della ottantaduesima guerra. Alla successiva partecipò, sedicenne, luogotenente del generale Dordo detto Scudo del Nord, suo padre, che morì sui bastioni. Condusse la guerra per i restanti quattro anni alla guardia delle Torri dei Tars e diventò, ormai veterano, il nuovo Generale a poco più di vent’anni. Fu chiamato Alba Impavida. I suoi uomini lo adoravano.
Guardò la sentinella che, immobile, fissava la semioscurità che avvolgeva i Campi Arii. Sapeva che con la coda dell'occhio lo controllava pronta a intervenire ad un qualsiasi suo cenno e un sorriso motivato alla gratitudine spezzò per un attimo la tensione dei suoi pensieri.
Perché attaccavano lì? Si chiedeva da giorni.
Non erano deboli. Non aveva senso che le sette migliori armate Vineriane fossero mandate infrangersi contro i suoi bastioni. Perché questo attacco? Si arrovellava a cercare una logica che gli sfuggiva. Eppure i Custodi lo avevano allertato certi a questo pericolo. Che la casata dei ContiTars stesse per cedere? E se avessero ceduto…
Un leggero rumore proveniente dalla scala che portava al Passo di Ronda fece voltare contemporaneamente i due uomini. 
Dalla penombra della porta ad arco apparve inconfondibile la sagoma giunonica del comandante Melissa de Exupery. 
La sentinella tornò a fissare il buio della pianura mentre un sorriso amaro di rassegnazione si tese sul volto del generale. Conosceva fin troppo bene il  sarcasmo che accompagnava le entrate della Capitana dell'Aria.
“Che fa qui tutto solo, questo bel tenebroso comandante, immerso nei suoi pensieri?”

Bene, ora logica vorrebbe, anche solo per una questione di coerenza al taglio impostato, che il tenebroso comandante abbia a rispondere con toni aulici consoni al ruolo e al clima del romanzo, mentre a me, onestamente, verrebbe da scrivere: ma non hai più nessun altro posto dove andare a rompere i coglioni?
In effetti un romanzo è troppo lungo ed io, pigro e di poca tempra letterale, facile appunto alle cadute, non reggerei alla tensione stilistica per più di qualche paginetta. 
Ripiegare su altro è quindi obbligo consapevole.
Proviamo con le fiabe. Son più corte e leggerine.

C’era una volta in un luogo lontano il reame  di Re Scontato.
Verdi vallate ricche di boschi e pascoli e qua e là gli ameni villaggi dei Centinaia. Chiamati così non solo perché erano, in effetti, centinaia i Centinaia, ma perché facevano tutto insieme, in centinaia di Centinaia: lavoravano a centinaia, andavano a caccia in centinaia e anche facevano l’amore in centinaia, sempre tutti insieme. Quest’ultima attività ad onor del vero li impegnava entusiasti più spesso delle altre. Le capanne dei loro villaggi, molto belle e solide, su due o anche tre piani,  a volte davano l’impressione di essere instabili perché le si vedeva vibrare e dondolare, ma era solo per il fatto che si stavano dedicando all’attività preferita di cui sopra.
Più in là, nelle pietraie dietro le colline, casupole sparse: erano i villaggi dei Brulli, chiamati così non solo in virtù del luogo che avevano scelto per vivere ma pure per, come dire, un certo atteggiamento riservato che invitava a tacciarli ristretti di vedute. A differenza dei Centinaia, i Brulli erano più bravi a fare l’amore. Questo era dovuto al fatto che, mentre i Centinaia non si dovevano preoccupare di essere bravi in questo o in quello perché appunto nel casino, tra centinaia di Centinaia si trovava sempre quello che faceva al caso proprio, i Brulli non avevano frequenti contatti sessuali. A quei pochi - che avevano perlopiù  con una tribù di amazzoni, le Ombrose - dovevano essere ben preparati quindi. I Brulli le chiamavano scherzosamente, le Lunatiche ma senza farsi sentire dalle interessate se no i tempi degli intervalli tra una trombata e l’altra si sarebbero allungati in modo disdicevole. Erano Brulli mica Grulli! I Grulli infatti erano quelli che si erano felicemente stabilizzati in riva al mare sostenendo certi che “con tutta quest’acqua non moriremo certo di sete”.

Hum.. sto prendendo una deriva poco adatta allo spirito che deve condurre sempre ad una morale edificante o perlomeno che inviti alla riflessione ed ho pure la fastidiosa sensazione che tutta la schiatta di favolisti che va da Esopo ai Grimm Brothers abbia avuto un inaspettato sussulto nella tomba dove giustamente riposano.
Bah! 
Scrivere è una cosa seria, in effetti.

Vabbè, quindi abbassando di un bel pò il livello di questa ambizione ovvia di presuntuoso, mi arricchirò certo e meno arrogante, al venir giudicato  una onesta penna da blog da quei, pur modici, nick che si affacciano temerari al leggermi e a cui sincero va il mio affetto.
E sarà già grossa soddisfazione.

 

Bon, sono tornato.

 

 

 
 
 

Ritornello pagliaccio

Post n°115 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da nahan
 
Tag: poesie

La disciplina del resistere

a chi non ha cuore

per sostenere lo sgomento del perduto

impedisce la scusa

di un pavido giudizio

 

ma è solo un modo come un altro 

di avviarsi al morire

la dignità del restare soli

 

E mentre guardo il nulla

nel sorriso dei miei pensieri

sospeso in un refrain cialtrone

insiste

naturale e petulante

l’allegro

 

che voglia di piangere ho.

 
 
 

Di padre in padre

Post n°114 pubblicato il 06 Ottobre 2012 da nahan
 
Tag: poesie

 

Antichi richiami di razza pura

e solidi sguardi

imperscrutabili dai pusillanimi

 

E sorrisi sinceri

involucri di pazzie e dolore

Elettrici shock

 

Mi proteggi dagli altri noi

Tu, il cercatore,

il pugile sorridente

 

e le mie lacrime rimbombano cadendo

sui selciati della tua sconfitta

decretata da candidi ufficiali

 

portabagagli di saperi sterili

inutili buoi affaticati da aratri

che scavano nei campi acquosi dell’idiozia

 

e di amori impenetrabili

Le luci della tua parola

non hanno spettri che le racchiudano

 

ma solo il pensiero di te

custodito nelle mie paure

da colore al loro urlo

 

 
 
 

Tavolozze e spartiti

Post n°113 pubblicato il 07 Agosto 2012 da nahan
 
Tag: poesie

 

Svegli al suono delle campane mattutine
l’arancio pensiero corre lesto
all’eccitante rosso di araldiche trombe
dell’adunato invito al fare!

Presto! Il giorno parte!

I corni da caccia ingoiano
la rabbia viola della volpe stanata
mutando in galoppanti clangori
gli assilli delle umane suppliche

e avvolti dal turbine del noi, del tu e del loro
tra i falsi manti di chiassosi arcobaleni
scintillano gli appaganti ardori
nel nostro incredulo procedere. 

Pausa!

Chiudiamo gli occhi al ricordo del “non essere”
protetti da un pensiero dolce ma impostore
celato nei bianchi riposati spazi
della frenesia di un giorno ancora:

non siamo ancora nati e vinti!

E ripartiamo dal rilassante attonito
di un verde amorfo di violini
che indica pacato l’arduo passo
prima che conciliante l’incerto diventi noia.

Con meno ansie certo ondose e lente
meriggie sinfonie fanno da guida  
ad animi cresciuti che ballando vagano
tra flauti azzurri ed organi cobalti.

Turchesi infastiditi spesso
dai laceranti gialli spirituali
squilli degli acuti graffi
dei tristi fatti bui e di apprensioni.

E melanconica è grigia l’ora vespra
ci coglie stanchi tra paci o assilli
preludio al nulla nero della notte
e di derive senza paure annose

che approdano su colorati lidi
di risvegli colmi di speranza ancora.

 
 
 

Ti vorrei

Post n°112 pubblicato il 06 Agosto 2012 da nahan
 
Tag: poesie


Non mi far più dire avrei voluto. 

Ti ho cercata e presa, cavalla brada,
che non voglio domare

tu che mi fai urlo oscuro
e fuggi al passo del ritorno
rimboccherò coperte alle tue lacrime

Non chiedo cieli né dò rifugi
ma copro le aride distanze
con i muscoli e il sangue delle mie preghiere

e so, dove cadrà il tuo lembo,
raccogliere il sorriso di una notte
trascorsa ancora al mare.

 

 

 
 
 

Blue...

Post n°111 pubblicato il 28 Luglio 2012 da nahan
 


Blue è branda, steso e obbligato apatico ascolto dei compagni di cella
Lo sconvolto tortuoso della mente del pusher spiega a un rubicondo tontolone gli svantaggi della scelta

…è tutto diverso. Se non peggio di qui. È tutto basato su norme e equilibri che ti fanno impazzire. Ti omologano. Sembri libero ma è una sottile tortura psicologica. Ognuno cerca il proprio tornaconto. Cerchi qualsiasi spunto anche minimo pur di sentirti te stesso. Li si vive così..
… si, ma ci sono le ragazze!
Buone quelle! Stacci attento, se fanno qualcosa per te lo fanno solo per usarti, per infrangere le regole, si piangono oppresse, sembra che cerchino protezione invece... sono terribili…
… frega un cazzo a me! Basta che me la danno!

Blue è il ghigno di un attimo al pensiero degli equilibri della Comunità sconvolti dalla semplicità di chi sa quel vuole.
L’attimo è rubato al buio dell'angoscia costante di solitudine e abbandono: Purple, dove sei?


La guardia è frastuono che apre schianto all'inaspettato: Blue, è per te!
Purple!?
...

Il minimalismo della sala colloqui è l'agghiacciante elementarità del lineare 
Purple:            Di tutti i coglioni che ho conosciuto...
Blue è sguardo abbassato nel mesto ma sereno Purple è lì!
Purple:            Tieni, me lo ha dato Fleur!
Blue accarezza il pacchetto della madre.

Blue:               Gli altri?
Purple:            Daisy sta con un calciatore…
Blue:               Peccato che a Green non piaccia lo sport!
Purple:           Gli  avrebbe chiesto l’autografo magari...
Blue:               Ma quando si deciderà a lasciarla?
Non la lascerà mai.
Purple:           Red è in Spagna. Con donna e figli. C’è pure Yellow 
                       e Feelsogood!
Blue:               Sembra tranquillo quindi...
Purple:           Sembra…
Blue:               Sembra…
Blue:               Tu?
Purple:           Figurati…

Purple è padre e Blue è tempo di galera ancora
Ma sono lo stesso ceppo
Lo stesso germoglio di pensiero
Blue e Purple sono sguardo ora
Lo stesso dei due bambini di allora
Lo stesso delle tirate d’orecchio delle suore dell’asilo quando erano micidiali cacciatori di lucertole
Lo stesso del ridere dei compiti lasciati all'arrabbio delle maestre
Lo stesso al finire delle risse
Lo stesso di quando nemmeno un amore li divise: ...toccala lì e vedrai che numeri ti fa!

Blue e Purple sono sorriso nel sereno naturale del franco
E il sorriso diventa risata
Blue e Purple sono il ridere vichingo, incurante e derisorio della furia del mare

Purple:            Appena esci andiamo in montagna!
Blue:               Prepara lo zaino!

Nella fumosa presenza la guardia: ..che cazzo si rideranno!

 
 
 

È un'ora tarda

Post n°110 pubblicato il 11 Luglio 2012 da nahan
 
Tag: poesie

 

 

È un’ora di pensiero al turbato frastuono

di vite impaurite e logiche fortunose

e grida di emozioni e del non amore.

 

Il sole del mattino sa leggere le pagine dell’anima

ancor candide senza le macchie sgorbie

degli errori giornalieri

 

Sia dunque l’aurora la maestra da seguire

nel suo fluido sapere ciò che giusto accada

 

Alzati e ancora vai, quindi, creditore di emozioni

senza persistere nel dubbio o cadere nelle illusioni

resisti fendendo abbozzi laceranti il vento

 

al tempo che verrà lo spirito scagliato

sopravvive al graffio dell’arido  presente

proteso nel venerato sorriso del futuro.

 

Se sai amare non aver paura.

 

 
 
 

Piccola graziosa

Post n°109 pubblicato il 10 Luglio 2012 da nahan
 

 

Spento di pensieri attraversando un ritorno, al di là della strada tra gli altri la vedo: è freschezza che veste d’antico. Rigiro…
Una gonna al ginocchio e camicia bianca. Seriosa e impettita di passo svelto. Una tenerezza che cammina alla vita.
È giovane di troppo in quei vent’anni o poco più ma tutto il suo grazioso sfocia in eleganza indescrivibile d’equilibrio.

E ovvio traballo.
Non esistesse il tempo e le sue convenzioni… sarei il vigoroso dei trent'anni e spudorato di matura baldanza le carpirei capace l'attenzione.

Che sarebbe il certo a un suo sorriso

E timida promessa ad un rivedersi

Che diventerebbe...

 

Vabbè... fa così caldo anche da voi?

 

 

 
 
 

Pulsioni

Post n°108 pubblicato il 10 Luglio 2012 da nahan
 
Tag: poesie

Infastiditi allo sbiadirsi

del pensare senza dolore

nel baleno ricordo del perso

 

terrorizza evidente una fede

a intollerabili rinascite

che né divino né mortale

 

potrebbero sopportare.

 
 
 

Battaglie e vittorie

Post n°107 pubblicato il 10 Luglio 2012 da nahan
 
Tag: poesie

 

Vitali carenze

accecano

l’apparire ancora

sulla soglia dei tormenti

 

Giorni di resa

e pezzi di noi

che trovano altre vie

 

strade percorse

senza più soste ombrose

alle querce dei miraggi

 

abbandonando aneliti

di mancata fortuna

paghi del piangere fuori mano

 

comprendiamo che solo

nell’incatenante prefiggere

ostinato e perpetuo 

esiste la nostra libertà

 

sorella al giusto stare

 

 
 
 

Già che la vita è dura...

Post n°106 pubblicato il 10 Luglio 2012 da nahan
 

 

Un antico detto irlandese, e c’è da fidarsi di gente che spergiura esistano i “leprecani”, garantisce il dipartire sereni nel degno di aver vissuto se si è visto, perdonate, non ricordo l’ordine ma non credo sia importante, un campo di patate in fiore, un bastimento a vela in navigazione e gli occhi di una donna che ha appena partorito.
La patria di un uomo è dove nasce, citava un mio vecchio maestro, d’accordo, ma i panorami e i simboli delle lotte e delle sofferenze diventano anima comune del vivere degli uomini, quindi, pur lontano montanaro da quel verde, ne intendo fortemente affratellato l’essenza.

Travio, imbarazzante, il pensiero, quel tre malandrino, alle mie personalissime regole di vita che ostinato suggerisco ai figli:

- non perdere occasione per rinforzarti (e la si presti, anche e se non più, all’intelletto), 
- non perdere occasione per dare un bacio (ricevendone, ruffiano, ad ogni citazione),
- tieni la schiena avanti quando tiri.

Capisco l’ultima sembri faziosa di genere ma distillata all’adeguata analisi è mero invito di consona postura alla circostanza.

Bon.

Prosaiche certo, ma l’accoglierle senza riserve ha fatto si, come dire, il trasformare in rilassanti piani certi tratti delle continue salite della vita.

 

 

 
 
 

Birra e Svizzere!

Post n°105 pubblicato il 06 Luglio 2012 da nahan
 


Tre ragazze, carine di un bello da cartolina, con i quattro nella serata elvetica di bar da juke-box.

La compagnia serra i ranghi all’arrivo di un divertente pseudo pusher con la faccia da svizzero (appunto), vestito di, malcelata gioia di Blue, tasche rollanti e scortato da due ragazze sicure figlie di amazzoni terrificanti: la prima è gigante, l’amica è volto cavallo e risata sorella. Simpatiche: ovvio.

Il troppo giovane e i troppi galli in quel pollaio sono sguardi da combattimento.

Borchiati di giubbotti e di orecchio fino gli elvetici più duri reagiscono al deriderli guardie ponteficanti


Purple astuto di scusa del dividere rifila, con creduta nonscialange una gomitata arancione a labbra e denti. Non è mai stato un granchè con le lingue ma disponibile ai chiarimenti la solerte democrazia elvetica si sforza all’interpretare e gliela rende uguale e dello stesso colore sull’orecchio.

Gli elvetici sono sì, di grosso dalla razza ma anche intelligenza al calcolo: i nostri non han novant’anni in quattro ma muscoli già figli adulti di officina, cantiere e fabbrica e… micidiali occhi fieri di alcoolico per tacer d’altro.

La rissa si risolve innocua in urla e spintoni e la mediata offerta dell’oste ad un gratis d’uscita.

Green è stazza e premura all’occuparsi di Purple che, ovvio, da quell’orecchio non ci sente.

L’androne del signorile palazzo ginevrino, contenitore d’alloggio prestato da un’amica vacanziera è tappa allo sfinito di risate e affaccio di una ronda gendarme ispirata, dai condomini, all’ammonire.

Tediosi e monotoni si rifaranno vivi nel chiassoso appartamento, mentre la muta segugia è intenta allo scovo del finire tutto il liquido superiore a 1 grado alcolico.

Blue si insulta alla maleducazione del non aver salutato Urs (lo pseudo sopra) ormai steso che, pur ostinato, non ha retto i quattro lavandini: domani poverino come farà a salutarci?

Red banale di creatività con la più carina è già letto.

Blue, tappeto al letto occupato, con la treccine bionde curioso allo scoprire se ha treccine anche sotto.

Green compassato con compassata elegante compagna è poltrona da cinema all’incredulo ammirare di uno stupro: sul divano, Purple  impedito da un troppo pieno di tutto subisce femminili spalle da muratore e il nitrire delle carezze dell’amica. Il defilarsi morfeo di Urs, lo pseudotutto, ha lasciato conti che non quadrano: un vuoto che le sodali riempiono al condividere. (Purple si sforzerà di ricordare solo i bellissimi occhi verdi e azzurri a sfumare i contorni ma un Red perfido di fotografie lo allibirà ciclico ad un per sempre incredulo.)



Green non si sbottona mai, guai! Ci pensa lei. L’umido plasma dita e bocca.

Red è voce che serpeggia tra gli amplessi all’invito ridente di improbabili scambi

Purple è l’unico ci sto! soffocato dal troppo su di lui e dalla non considerazione

Blue è impegno da sbuffi da treno.

 ...

 I quattro si ritrovano nel ciondolare delle quattro in cucina nudi e muti di appuntamento alla inane ricerca di un caffè da moka  

Green confronto si rivolge all’inguine di Red: dopo Pollicino che favola racconti più?

Red mille risorse incassa, sorride, e serafico scoprendo il glande: Scapuccetto Rosso!

La risata omerica è tuttora certificata nei verbali del condominio e protocollata alla vicina Gendarmerie.

Costerà somma d’avanzo al già resto l’espulsione all’ancora ignara padrona di casa.

Tre richiami in una notte sarebbero ragione forte anche per una interrogazione parlamentare in quel luogo da cartoline!

(Il perorar causa e rimostranze dei quattro che se avessero saputo certo avrebbero fatto  è un bene non sia accaduto: la tipa non avrebbe trovato alloggio non tanto in città ma probabilmente nemmeno sul territorio nazionale. Certe amicizie contano lassù. Che dire, son fatti così.)

A Briga si rinnova, monotono, il controllo adamitico dell’andata.

Son fatti così.

Domodossola è le pacche risate dei reduci.

  

Red:            Toccherà tornarci! 

Purple:        Si, ma le ragazze ce le giochiamo ai dadi! 

Red:            Mai! Le ragazze hanno diritto di scegliere!

Purple:        Allora io non vengo! 

Green:         Ma se non hai fatto altro su quel divano! 

Purple:        Tutta colpa delle schifezze che mi ha rifilato Blue! 

Blue:           Seee… 

 
 
 

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Tutte le immagini sul mio blog sono state prese da blog o siti appositi di grafica dove c’è il permesso di copiare mantenendo la firma o chieste ai rispettivi proprietari. Se per caso le immagini qui presenti non fossero state richieste alla al giusto titolare/creatore, mi scuso ed in tal caso su richiesta le eliminerò, dopo una prova di autenticità del materiale in questione

 

En las orillas del duero


La lotta che si combatte nell’animo umano e che sfugge talvolta alla realtà è ben espressa nell’immagine del visionario “artefice di spettri”

Pensava d’essere ozioso
nelle sue prigioni anguste
e mai ha potuto esserlo
colui che, fermo sulla breccia,
in lotta disperata
contro se stesso combatte.

Pensavano che fosse solo,
e mai lo fu
l’artefice di spettri
che vede sempre nella realtà
il falso, e nelle sue visioni
l’immagine della verità.

Pablo Neruda

 

AD ALCUNI PIACE LA POESIA

Ad alcuni -
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.


Piace -
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.


La poesia -
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
Come alla salvezza di un corrimano.

Wislawa Szymborska

 

 
 
 
 

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