Creato da nahan il 17/12/2008
Gonna find my way to heaven, `cause I did my time in hell... (Keith Richards)
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(lettera aperta)
Beh, cara penna da blog, che dire... il rileggermi in effetti la dice lunga sulla mia igiene mentale. Nahan. |
Post n°119 pubblicato il 07 Dicembre 2012 da nahan
Sto appoggiato ad un ingresso. …e si rotola sulla schiena: “Così ti sporchi, cogliona!” (le gratto il pancino, mi picchietta gli artigli sulla mano e, sfogo felino al risentito, mi morde leggera il pollice). E facciam pace. …limpido il suo pensiero: l’intorno a sè accecato da un innervosito ritorno (il rincasare apprensivo al caminetto della famiglia in ansia di un antico impiegato dopo aver fatto notte a supplire un lavoro inaspettato). Lei è un balzo al seguirlo stizzita all’essere ignorata. |
(double post)
Tra gli scaffali del sistemare, un titolo insulta la mia convinta presunzione alla padronanza dei libri che posseggo. Potrò zittirmi su alcuni contenuti ma almeno i titoli! Tutto quello che gli uomini sanno delle donne. Un volumetto ben rilegato e di spessa copertina con tanto di patinata sovracoperta. Non ne ho davvero memoria e incuriosito lo sfoglio. Sono tutte pagine bianche. Al sorriso divertito sovviene il ricordo di quando lo acquistai deliziato dalla trovata, ma pur velato da leggero cruccio. Quel fastidio (ora so!) annullò la mia memoria: e quell'avverso che allora trascurai ridente allo scherzoso ora lo sviscero e non lo faccio fuggire. Un'ansia da rifiuto non certo data dalla verità esposta con buon espediente editoriale, della quale, tra l’altro, sono da tempo rassegnato assertore, ma… dallo sfogliare pagine bianche. Ed è un fremito di raccapriccio.
Un libro di pagine bianche è l’ignobile offesa al pensiero. È il respiro mai nato prigioniero di un non racconto. Un libro di pagine bianche è il coma irreversibile dell'emozione del leggere. È una non vita.
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Che non sia mai! Quindi, debitore del troppo mai reso avuto dai libri, decido risoluto: ci scriverò ciò che “io” so sulle donne! Bon! Svanito l'aire iniziale faccio i conti con l'arduo di quest'alzata d'ingegno. Tralasciando i luoghi comuni e le maschili banalità da ripicca, questo scherzoso rilegato che rigiro tra le mani, purtroppo, mi deride di assioma! Una persona di buon senso all’improbo si dovrebbe arrendere. Ma il buon senso mi è sempre stato umore da difetto e il mollare pure e quindi scrivo: ...é di voi donne il vedersi più grasse di quel che siete in realtà! E angustiarsi pure! Ora, tolto il preoccuparsi per questioni di salute o alle fisiche esagerazioni, è pur vero che il piacersi per piacere vi fa pregio più che difetto e che son tempi in cui un noiosissimo “apparire” offusca il logico “saper vedere” , ma che siate anche un pò strambe è pure risaputo. Svicolando una diatriba, tutta nordafricana, in cui cerca di coinvolgermi l’amico Omar, il libico, …non sarai anche tu come marocchini che vogliono donna come cuscino?! (che, se vogliamo, sebbene pruriginosa di maschilismo, una sua logica ce l’avrebbe anche e pure) allibisco alla bizzarria di questa vostra convinzione! Non posso credere che vi sia sconosciuta l’arcana verità, rivelata in certe penombre, quando la lussuria flirta con il piacere e la vista delega al tatto la propria incombenza: non è certo il lineare teso all’ossuto delle curve mannequins quello in cui un uomo vuol affondare le sue carezze. No, mie care, è nell'immergersi desiderati nelle opulenze carnali che trova pace la fiera ansia del nostro animo da conquista. Il florido trofeo in cui spegnerci di rozzezza.
Che di spigoloso, in verità, ci basta e avanza l'imponderabile del vostro caratterino!
Post Scriptum: se mi fossi ricordato prima il... le donne amano ballare, mi/vi risparmiavo questo farneticare. Ma tant'è!
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Fastidiosissime (e robuste) impasse economiche mi obbligano al delirio del cercar soluzioni che risolvano. Da tre anni era sorta la gigantesca luna scura del ciclo. Il mondo era avvolto nella penombra. Bene, ora logica vorrebbe, anche solo per una questione di coerenza al taglio impostato, che il tenebroso comandante abbia a rispondere con toni aulici consoni al ruolo e al clima del romanzo, mentre a me, onestamente, verrebbe da scrivere: ma non hai più nessun altro posto dove andare a rompere i coglioni? C’era una volta in un luogo lontano il reame di Re Scontato. Hum.. sto prendendo una deriva poco adatta allo spirito che deve condurre sempre ad una morale edificante o perlomeno che inviti alla riflessione ed ho pure la fastidiosa sensazione che tutta la schiatta di favolisti che va da Esopo ai Grimm Brothers abbia avuto un inaspettato sussulto nella tomba dove giustamente riposano. Vabbè, quindi abbassando di un bel pò il livello di questa ambizione ovvia di presuntuoso, mi arricchirò certo e meno arrogante, al venir giudicato una onesta penna da blog da quei, pur modici, nick che si affacciano temerari al leggermi e a cui sincero va il mio affetto.
Bon, sono tornato.
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La disciplina del resistere a chi non ha cuore per sostenere lo sgomento del perduto impedisce la scusa di un pavido giudizio
ma è solo un modo come un altro di avviarsi al morire la dignità del restare soli
E mentre guardo il nulla nel sorriso dei miei pensieri sospeso in un refrain cialtrone insiste naturale e petulante l’allegro
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Antichi richiami di razza pura e solidi sguardi imperscrutabili dai pusillanimi
E sorrisi sinceri involucri di pazzie e dolore Elettrici shock
Mi proteggi dagli altri noi Tu, il cercatore, il pugile sorridente
e le mie lacrime rimbombano cadendo sui selciati della tua sconfitta decretata da candidi ufficiali
portabagagli di saperi sterili inutili buoi affaticati da aratri che scavano nei campi acquosi dell’idiozia
e di amori impenetrabili Le luci della tua parola non hanno spettri che le racchiudano
ma solo il pensiero di te custodito nelle mie paure da colore al loro urlo
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Svegli al suono delle campane mattutine Presto! Il giorno parte! I corni da caccia ingoiano e avvolti dal turbine del noi, del tu e del loro Pausa! Chiudiamo gli occhi al ricordo del “non essere” non siamo ancora nati e vinti! E ripartiamo dal rilassante attonito Con meno ansie certo ondose e lente Turchesi infastiditi spesso E melanconica è grigia l’ora vespra che approdano su colorati lidi |
Ti ho cercata e presa, cavalla brada, tu che mi fai urlo oscuro Non chiedo cieli né dò rifugi e so, dove cadrà il tuo lembo,
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Blue è branda, steso e obbligato apatico ascolto dei compagni di cella …è tutto diverso. Se non peggio di qui. È tutto basato su norme e equilibri che ti fanno impazzire. Ti omologano. Sembri libero ma è una sottile tortura psicologica. Ognuno cerca il proprio tornaconto. Cerchi qualsiasi spunto anche minimo pur di sentirti te stesso. Li si vive così.. Blue è il ghigno di un attimo al pensiero degli equilibri della Comunità sconvolti dalla semplicità di chi sa quel vuole. … Il minimalismo della sala colloqui è l'agghiacciante elementarità del lineare. Blue: Gli altri? Purple è padre e Blue è tempo di galera ancora Blue e Purple sono sorriso nel sereno naturale del franco Purple: Appena esci andiamo in montagna! Nella fumosa presenza la guardia: ..che cazzo si rideranno! |
È un’ora di pensiero al turbato frastuono di vite impaurite e logiche fortunose e grida di emozioni e del non amore.
Il sole del mattino sa leggere le pagine dell’anima ancor candide senza le macchie sgorbie degli errori giornalieri
Sia dunque l’aurora la maestra da seguire nel suo fluido sapere ciò che giusto accada
Alzati e ancora vai, quindi, creditore di emozioni senza persistere nel dubbio o cadere nelle illusioni resisti fendendo abbozzi laceranti il vento
al tempo che verrà lo spirito scagliato sopravvive al graffio dell’arido presente proteso nel venerato sorriso del futuro.
Se sai amare non aver paura.
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Spento di pensieri attraversando un ritorno, al di là della strada tra gli altri la vedo: è freschezza che veste d’antico. Rigiro… E ovvio traballo. Che sarebbe il certo a un suo sorriso E timida promessa ad un rivedersi Che diventerebbe...
Vabbè... fa così caldo anche da voi?
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Infastiditi allo sbiadirsi del pensare senza dolore nel baleno ricordo del perso
terrorizza evidente una fede a intollerabili rinascite che né divino né mortale
potrebbero sopportare. |
Vitali carenze accecano l’apparire ancora sulla soglia dei tormenti
Giorni di resa e pezzi di noi che trovano altre vie
strade percorse senza più soste ombrose alle querce dei miraggi
abbandonando aneliti di mancata fortuna paghi del piangere fuori mano
comprendiamo che solo nell’incatenante prefiggere ostinato e perpetuo esiste la nostra libertà
sorella al giusto stare
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Un antico detto irlandese, e c’è da fidarsi di gente che spergiura esistano i “leprecani”, garantisce il dipartire sereni nel degno di aver vissuto se si è visto, perdonate, non ricordo l’ordine ma non credo sia importante, un campo di patate in fiore, un bastimento a vela in navigazione e gli occhi di una donna che ha appena partorito. Travio, imbarazzante, il pensiero, quel tre malandrino, alle mie personalissime regole di vita che ostinato suggerisco ai figli: - non perdere occasione per rinforzarti (e la si presti, anche e se non più, all’intelletto), Capisco l’ultima sembri faziosa di genere ma distillata all’adeguata analisi è mero invito di consona postura alla circostanza. Bon. Prosaiche certo, ma l’accoglierle senza riserve ha fatto si, come dire, il trasformare in rilassanti piani certi tratti delle continue salite della vita.
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La compagnia serra i ranghi all’arrivo di un divertente pseudo pusher con la faccia da svizzero (appunto), vestito di, malcelata gioia di Blue, tasche rollanti e scortato da due ragazze sicure figlie di amazzoni terrificanti: la prima è gigante, l’amica è volto cavallo e risata sorella. Simpatiche: ovvio. … Il troppo giovane e i troppi galli in quel pollaio sono sguardi da combattimento. Borchiati di giubbotti e di orecchio fino gli elvetici più duri reagiscono al deriderli guardie ponteficanti Purple astuto di scusa del dividere rifila, con creduta nonscialange una gomitata arancione a labbra e denti. Non è mai stato un granchè con le lingue ma disponibile ai chiarimenti la solerte democrazia elvetica si sforza all’interpretare e gliela rende uguale e dello stesso colore sull’orecchio. Gli elvetici sono sì, di grosso dalla razza ma anche intelligenza al calcolo: i nostri non han novant’anni in quattro ma muscoli già figli adulti di officina, cantiere e fabbrica e… micidiali occhi fieri di alcoolico per tacer d’altro. La rissa si risolve innocua in urla e spintoni e la mediata offerta dell’oste ad un gratis d’uscita. Green è stazza e premura all’occuparsi di Purple che, ovvio, da quell’orecchio non ci sente. … L’androne del signorile palazzo ginevrino, contenitore d’alloggio prestato da un’amica vacanziera è tappa allo sfinito di risate e affaccio di una ronda gendarme ispirata, dai condomini, all’ammonire. Tediosi e monotoni si rifaranno vivi nel chiassoso appartamento, mentre la muta segugia è intenta allo scovo del finire tutto il liquido superiore a 1 grado alcolico. … Blue si insulta alla maleducazione del non aver salutato Urs (lo pseudo sopra) ormai steso che, pur ostinato, non ha retto i quattro lavandini: domani poverino come farà a salutarci? … Red banale di creatività con la più carina è già letto. Blue, tappeto al letto occupato, con la treccine bionde curioso allo scoprire se ha treccine anche sotto. Green compassato con compassata elegante compagna è poltrona da cinema all’incredulo ammirare di uno stupro: sul divano, Purple impedito da un troppo pieno di tutto subisce femminili spalle da muratore e il nitrire delle carezze dell’amica. Il defilarsi morfeo di Urs, lo pseudotutto, ha lasciato conti che non quadrano: un vuoto che le sodali riempiono al condividere. (Purple si sforzerà di ricordare solo i bellissimi occhi verdi e azzurri a sfumare i contorni ma un Red perfido di fotografie lo allibirà ciclico ad un per sempre incredulo.) Green non si sbottona mai, guai! Ci pensa lei. L’umido plasma dita e bocca. Red è voce che serpeggia tra gli amplessi all’invito ridente di improbabili scambi Purple è l’unico ci sto! soffocato dal troppo su di lui e dalla non considerazione Blue è impegno da sbuffi da treno. ... I quattro si ritrovano nel ciondolare delle quattro in cucina nudi e muti di appuntamento alla inane ricerca di un caffè da moka Green confronto si rivolge all’inguine di Red: dopo Pollicino che favola racconti più? Red mille risorse incassa, sorride, e serafico scoprendo il glande: Scapuccetto Rosso! La risata omerica è tuttora certificata nei verbali del condominio e protocollata alla vicina Gendarmerie. Costerà somma d’avanzo al già resto l’espulsione all’ancora ignara padrona di casa. Tre richiami in una notte sarebbero ragione forte anche per una interrogazione parlamentare in quel luogo da cartoline! (Il perorar causa e rimostranze dei quattro che se avessero saputo certo avrebbero fatto è un bene non sia accaduto: la tipa non avrebbe trovato alloggio non tanto in città ma probabilmente nemmeno sul territorio nazionale. Certe amicizie contano lassù. Che dire, son fatti così.) … A Briga si rinnova, monotono, il controllo adamitico dell’andata. Son fatti così. Domodossola è le pacche risate dei reduci.
Red: Toccherà tornarci! Purple: Si, ma le ragazze ce le giochiamo ai dadi! Red: Mai! Le ragazze hanno diritto di scegliere! Purple: Allora io non vengo! Green: Ma se non hai fatto altro su quel divano! Purple: Tutta colpa delle schifezze che mi ha rifilato Blue! Blue: Seee… |
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En las orillas del duero
La lotta che si combatte nell’animo umano e che sfugge talvolta alla realtà è ben espressa nell’immagine del visionario “artefice di spettri”
Pensava d’essere ozioso
nelle sue prigioni anguste
e mai ha potuto esserlo
colui che, fermo sulla breccia,
in lotta disperata
contro se stesso combatte.
Pensavano che fosse solo,
e mai lo fu
l’artefice di spettri
che vede sempre nella realtà
il falso, e nelle sue visioni
l’immagine della verità.
Pablo Neruda
AD ALCUNI PIACE LA POESIA
Ad alcuni -
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.
Piace -
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.
La poesia -
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
Come alla salvezza di un corrimano.
Wislawa Szymborska
Inviato da: surfinia60
il 08/06/2023 alle 06:46
Inviato da: surfinia60
il 14/09/2022 alle 16:30
Inviato da: cassetta2
il 12/05/2022 alle 08:58
Inviato da: Deaebasta
il 20/03/2021 alle 08:17
Inviato da: Deaebasta
il 20/03/2021 alle 08:13