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Gaudium magna magna

Post n°631 pubblicato il 24 Novembre 2014 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

E’ la vittoria che da tempo il PD aspettava, quella che sanciva definitivamente l’unico modo per averla vinta a tutte le elezioni: la totale mancanza degli elettori, una specie di replica delle primarie fatta con i soldi pubblici, il massimo del godimento !!!

Di turno in turno elettorale ci si avvicina sempre di più alle percentuali di quelli in fila con i due euro in mano, a quella carnevalata che manco a niente è mai servita visto che tanto, dopo, si sono fatti le scarpe tra di loro, serenamente.

Ma a chi della gente non è mai fregato niente, il dato elettorale, che segna una sconfitta epocale per la politica italiana ed, in primis, per il piazzista toscano che si vanta, in giro, di avere percentuali di consenso da capogiro, mentre manco quelli del suo quartiere lo votano in massa, e di essere impegnato a “salvare il paese con grande consenso”, sicuramente di quelli che gli pagano pure la cena, l’astensione di massa ritorna utile, visto che non è accompagnata, sinora, da altre forme di rifiuto.

Un modo come un altro per continuare a fare quello che cavolo gli pare, in barba alla democrazia, al buon senso ed al significato stesso di rappresentanza politica e di Stato.

Per capire la loro esaltazione però dovremmo riuscire ad entrare nei meccanismi che muovono il loro cosiddetto pensare, o vaneggiare, spesso, se non sempre, condizionato dal livello culturale che li contraddistingue, nei modi, nei termini e nei ragionamenti, tratto ormai diventato distintivo in quel “partito unico” o “partito del toscano” o “partito democratico” o “partito ma purtroppo rimasto” dell’ era renziana.

“I pagamenti con il bancomat e con la carta di credito sconfiggeranno l’evasione fiscale” (Padoan); “Gli 80 euro rilanceranno l’economia” (Renzi); “Lo sciopero è un atto politico” (ancora Renzi !); “durante la presidenza del semestre europeo affidato all’Italia cambieremo l’Europa” (sempre lui…il Renzi); “I cittadini vogliono la riforma del Senato” (Boschi);  “quando c’è il dissesto lo Stato si sostituirà alle Regioni” (la sempre ridente Boschi); “L’aborto è il fallimento della politica” (Madia); “Il jobs act rilancerà l’occupazione” (Poletti, quello delle coop rosse, dove lo sfruttamento e la negazione dei diritti fondamentali sono la regola).

Potremmo scriverne un libro, un libro di cavolate universali che quel 40%, del 38% che è andato a votare (ergo un misero 15% circa dell’elettorato), ritiene serio, plausibile, come “Uomini e donne” o “I fatti vostri”.

Il “che ce frega e che ce importa”, che sembra prevalere nell’analisi approfondita del voto regionale dei piddini, che sa tanto di “continuiamo a magnà sino a che nun ce cacciano”, ritrae, come foto del secolo, una classe politica che ricorda, molto da vicino, quelle tavolate di ubriaconi, spesso ritratte in qualche film nostrano, nelle quali chi la spara più grossa guida il branco…sino all’arrivo dell’oste…e del conto da pagare…assai salato !

 
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