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« Le bugie della CGILVENDESI »

Una speranza

Post n°662 pubblicato il 26 Gennaio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Sotto il palco di Tsipras c’erano le donne delle pulizie licenziate, i disoccupati, i poveri, quella massa di gente massacrata dalla troika e dagli aguzzini burattini che siedono sulle poltrone dei vari governi europei.

In Grecia, come in Italia, negli anni dell’austerity, necessari a ripagare i debiti contratti dalle banche e causati dalla corruzione della classe politica, i ricchi affamatori sono diventati ogni giorno più ricchi, i poveri lasciati soli a combattere contro la disperazione di un presente ucciso ed un futuro rubato.

Le misure di impoverimento sono state chieste a gran voce dal FMI, dalla UE, dalla Banca centrale europea, da quella troika che difende solo gli interessi finanziari e che ha relegato i diritti a fattore dipendente dai loro enormi guadagni, sempre più indecenti.

Le manifestazioni di dissenso sedate ovunque con la forza degli sgherri servi armati di manganello, in Spagna, come in Italia, in Grecia, come in Portogallo, a difesa di una dittatura del capitale mascherata da un’ipocrita democrazia, dei “Je suis Charlie”…ma non Erri De Luca, no NO Tav, no indignados, no antagonisti, no Gaza, no Palestina.

Alla vigilia delle elezioni nel paese ellenico vere e proprie minacce e ricatti ad una libera elezione di uno stato e di un popolo sovrano fioccavano dalle stanze di nazisti in sedia a rotelle e di premier mai eletti da nessuno, che  disegnavano un futuro di fallimento per l’intera nazione, il blocco di tutti gli aiuti, un vero e proprio embargo ai popoli che “pretendono” di rialzare la testa, di decidere del proprio futuro.

Syriza stravince e non grazie all’astensione, ma grazie alla partecipazione di quel popolo tradito dai suoi rappresentanti…e i “dittatori” della troika abbassano i toni, probabilmente aiutano la borsa greca ad evitare quel tracollo che sarebbe stato l’ulteriore segno della loro ignobile tirannia, aprono le porte a ridefinire i termini della restituzione del debito, non contestano la strada delle riforme che Tsipras ha annunciato, dopo essersi accordato con quella parte politica, anche se di destra, ma che ha ben chiaro chi sia il nemico ora da sconfiggere, la vera emergenza, il vero problema di un mondo che ha fatto della morte, della povertà e della disperazione un trafiletto di cronaca.

La speranza, per ora almeno quella, rinasce nei cuori di chi ha visto tutto quello costruito nella propria vita sottratto da chi continuava ad arricchirsi ed a parlare di una democrazia ormai assente anche nelle sale ospedaliere.

Che pena l’Italia e quel premier per caso, non eletto da nessuno, che scappa nelle piazze dove i disoccupati ed i poveri lo accolgono ad uova marce, che parla di riforme costituzionali mentre appiana i debiti della sua famiglia con i soldi pubblici e arricchisce i Boschi dell’ennesima vergogna italica con decreti ad hoc…che pena i suoi sostenitori, ieri in piazza vestiti di viola o con i bavagli a denunciare Berlusconi e la censura ed oggi proni ad attendere che un parlamento pieno di ladri e di corrotti elegga un presidente della repubblica che difenda la casta e i suoi furti da una rabbia popolare che lo spiraglio di speranza greco apre in tutta Europa.

Quella speranza, per ora solo aspirata in una notte di festeggiamenti, fa paura a chi ha rubato e vuole continuare a farlo, a chi ha avvelenato e non si è pentito, a chi è corrotto ed usurpa il posto in cui siede indegnamente, a quella classe dirigente che ha dichiarato guerra ai diritti dei più deboli senza avere il coraggio di dirlo, raccontando frottole e presentando slide.

Quella speranza va nutrita, alimentata, resa concreta, non per dire, domani: “avevo ragione io”, ma per dare un futuro a chi oggi dorme per strada, a chi ingrossa le fila delle varie associazioni umanitarie per un pasto caldo o per una medicina che gli salvi la vita, a chi di pensione non vive più, a chi nei rifiuti cerca qualcosa per sopravvivere…a chi l’ha persa…ed ha tutto il diritto di riaverla.

 
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