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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
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Il garante

Il discorso di Napolitano, ieri all’Accademia dei Lincei, ha precisato, come meglio non avrebbe potuto, il modo in cui è stato inteso, da quest’ultimo, il ruolo a lui assegnato, per due volte, da un parlamento anticostituzionale.

Un “percorso” nel quale le istituzioni, a prescindere da chi fossero ricoperte e, soprattutto, da come le responsabilità assegnate fossero rispettate, siano incontestabili; una specie di “Moloch” intoccabile anche se palesemente corrotto, antipopolare, antidemocratico, anticostituzionale. La “casta” politica messa al di sopra di ogni, anche legittimo, sospetto e di ogni, anche doverosa, critica: un oligarchia da difendere, a tutti i costi, da ogni attacco, anche se fatto nel bene di quei valori, democrazia e diritto, nei quali limiti quelle stesse istituzioni dovrebbero operare e muoversi.

Il popolo visto come un’ appendice spesso anche stupida, incapace di comprendere il “grande sforzo”, di questi geni auto proclamatisi tali, fatto nell’interesse, comunque e sempre, per quella rinascita del paese di cui si parla da oltre venti anni, facendone pagare il conto sempre agli stessi.

Uno stravolgimento etico e materiale della figura di garante della Costituzione e della democrazia che un Presidente della Repubblica avrebbe dovuto avere, un “vilipendio del Capo dello Stato” che parte proprio da chi occupa quella poltrona non rispettandone né il mandato politico e meno che meno quello morale.

I fatti di Roma, ormai chiaramente specchio, anche se solo parziale, della corruzione dilagante dell’intera classe politica, assumono, di ora in ora, i tratti inquietanti di quell’ accordo palese o sottinteso, delle istituzioni, a tutti  livelli, con il peggio della società italiana, a partire dalle cosche mafiose per finire a delinquenti protetti da partiti politici a imprenditori avvelenatori e sfruttatori (gli eroi di Renzi).

Un intreccio che non solo costa l’aumento esponenziale di ogni opera pubblica, ma che spesso, se non sempre, gestisce in prima persona scelte anche devastanti, vere e proprie opere di massacro dei territori, del welfare, di quei servizi pubblici divenuti portafogli gonfi di soldi per politici e malviventi di ogni specie e grado. Quel macigno di fango indecente, di cui è composta tutta la classe politica, che vede nei silenzi di Napolitano, e nelle sue criticabili esternazioni, spesso un appoggio, è il peso insopportabile che grava sulle vite delle persone oneste, di chi ha diritto ad una casa, e gli viene scippata, di chi ha diritto ad un lavoro, e gli si offre schiavitù, di chi ha diritto ad una scuola, e gli si propone un corso per schiavi moderni, di chi ha diritto ad un’assistenza, che gli viene negata per i soldi dai politici rubati ed ora mancanti, di chi avrebbe diritto a delle cure, ma trova i suoi ospedali occupati da raccomandati senza alcuna capacità.

L’antipolitica è la negazione della morale, il rifiuto, strumentale e patetico, di assumersi le proprie responsabilità, l’avvilente aggrapparsi a principi costituzionali proprio quando, da quegli scranni, quella carta viene quotidianamente offesa e calpestata.

L’ antipolitica trabocca da chi si è fatto finanziare la campagna elettorale dai ladri, da quel partito che organizza cene milionarie per farsi autofinanziare e toglie le case ai più deboli, i diritti a chi lavora, le speranze ai nostri figli, la salute a tutti noi, la scuola al futuro del paese.

L’antipolitica vive e vegeta su chi non controlla, su chi, per un voto, è disposto a vendere un intera regione, su chi tace sull’avvelenamento di interi territori, su chi non si dimette neanche difronte alle sue evidenti responsabilità, su chi offende l’intelligenza di un intero paese credendo che la gente, quei milioni che non vanno a votare, o quei milioni che scendono in piazza per rivendicare i propri diritti, siano dei sudditi, degli incapaci, degli stupidi, disposti ad ascoltare le fandonie e le esternazioni di chi, su questa politica, in questa politica, con questa politica, ha creato il suo potere ed implementato il suo già gonfio portafoglio.

 
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Commenti al Post:
katya_adavin
katya_adavin il 11/12/14 alle 17:03 via WEB
E' un bel "paese" in cui viviamo.. Dove è finita la nostra bell'Italia?
(Rispondi)
 
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