Il Pasquino

Buonasera signore e signori, si inaugura il semestre europeo a guida italiana e, per chi ne fosse scevro, proverò a ricordare ai presenti quei personaggi che hanno fatto grande il nostro paese…ed anche quello Greco…perché noi siamo ridotti come la Grecia, inutile nascondercelo, per cercare, attaccandomi a ciò che ormai è solo un ricordo, difronte a figure come la mia o a quelle che mi hanno preceduto o mi sono affianco, di farvi vedere come son bravo e come son colto…ma non chiedetemi nulla dopo, devo andare da Vespa e lì le domande me le hanno già mandate.

Ecco me lo sono immaginato così il discorso del sottovuoto spinto Renzi, di certo più sincero e vero di quello che ha farfugliato ieri al parlamento europeo, senza selfie e battute da avanspettacolo, unica arte rimasta saldamente nelle mani dei politici nostrani.

Nessun accenno a quelle riforme che, di certo, darebbero il necessario impulso ad un paese ormai alla canna del gas, a cominciare da un adeguamento dei loro stipendi a quelli europei, per passare a leggi più severe, ed a controlli più efficaci, contro la corruzione… che la Corte dei Conti, proprio in contemporanea, vedeva svuotate di efficacia ed addirittura rinforzate da quell’eterna emergenza italica che permette stravaganti, se non assenti, controlli e silenzio/assenso di tutti quei partiti coinvolti, a tutti i livelli.

Neanche sull’immigrazione e sulle stragi che si consumano, consumando anche le nostre anime e la nostra cultura dell’accoglienza, durante quei tragitti gestiti da delinquenti senza scrupoli, il Renzi è stato capace di fornire strade alternative affidandosi, con la solita mano tesa, a questo “grande” imbroglio planetario, chiamato Unione Europea, incapace di affrontare il problema in loco, di gestire la tragedia con interventi mirati, spendendo cifre molto inferiori alle attuali per creare un futuro a quelle terre devastate e saccheggiate dalle multinazionali europee e americane.

Tante belle parole, dette in sequenza, per non dimenticarne, forse, neanche una, ma mischiandole a quelle che le negano, in un valzer ridicolo e poco credibile interpretato da  un attore alle prime armi che, pur di farsi notare, cita Gramsci e poi  D’Annunzio, Omero e poi Pasolini, crescita e stabilità, rispetto delle regole e flessibilità, travisandone il senso senza saperne il senso.

L’Italia corre diritta verso quel muro eretto da chi della crisi non sa nulla, da chi, da questa crisi, ha visto aumentare i propri introiti, il proprio consenso, il proprio potere e che, nei pochi mesi rimasti prima del definitivo crollo, ormai scritto nelle carte dell’ Inps, nei conti dello Stato, nello stato delle famiglie, nella vita dei disoccupati, nel gesto di chi si è suicidato, in quelle aziende che son fallite strozzate dalle tasse, vuol “regalare”, a se stesso ed alla casta, il tempo necessario per creare le condizioni della loro sopravvivenza, a scapito di tutto e tutti.

Sotto quel vuoto spinto il nulla continua a vivere.