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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi del 10/01/2015

 

Renzi il vigliacco

Post n°652 pubblicato il 10 Gennaio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Dalla bocca del premier per caso escono, in libertà non vigilata, le seguenti ipocrite parole: “Chi non fa quello che dice è un vigliacco”.

Sembra un atto di autoaccusa quasi espiatorio, se non conoscessimo ormai la facilità con cui il fiorentino mente e smentisce se stesso, la faciloneria e la pressapocaggine del suo introvabile pensiero, del suo misterioso, ed alquanto tortuoso, percorso culturale, culminato nella ormai famosa trasmissione “La ruota della fortuna”…un “mi accuso” di aver mentito sulla pressione fiscale, ulteriormente aumentata, sull’abbassamento dei costi della politica, intoccati, sulla lotta all’evasione, addirittura incentivata da un provvedimento in cui, lui stesso, ammette, aver messo la manina “fatata”, sul debito pubblico e sul rapporto deficit Pil, ormai fuori controllo.

Più che fallimenti il normale epilogo di una non politica, di una serie di favori ad amici e votanti leopoldiani e non, che gli permettono di usurpare una poltrona che, smentendo anche il quel caso se stesso, ha preso senza passare per le elezioni.

Non c’è un solo passaggio , del suo breve e disastroso percorso da premier per caso, che non sia scandito da bugie e veri e propri tradimenti delle cose promesse e replicate davanti a giornalai attenti a non disturbare chi froda la fiducia di un intero paese.

Ma noi non siamo giornalai pagati, siamo liberi di poter dire, con piena coscienza, e con grande gaudio, che finalmente troviamo un punto d’incontro con il signor Renzi. La sua affermazione: “Chi non fa ciò che dice è un vigliacco” ci trova allineati alla lettera e possiamo tranquillamente concludere che Renzi è un vigliacco !

 
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Vendredi

Post n°651 pubblicato il 10 Gennaio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Un venerdì, di quei tanti venerdì di questo mondo in guerra, che segna, in maniera drammatica, la fine di quell’illusione, del mondo occidentale, di non pagare, con vite umane innocenti, il prezzo di quei crimini contro l’umanità di cui, in questi anni di aggressioni a popoli inermi, si è macchiato.

Ora è guerra, quella guerra che i “signori della finanza”, di quell’economia assassina e ladra, volevano ed auspicavano. Ma non certo quella “convenzionale”, che conosciamo grazie ai nostri mezzi di disinformazione di massa che ci mostrano le immagini, senz’anima, di edifici rasi al suolo, dall’alto dei nostri potenti mezzi di morte, che, con precisione chirurgica, uccidono senza pietà donne e bambini, cattivi e buoni, accomunati solo dal fatto di vivere assieme dove si muore di fame e di mancanza di speranze e di sogni.

Sono come noi, e sono tra di noi, e soffrono come noi, e piangono come noi…e come noi non ne possono più di vedere i loro fratelli, che non si chiamano Assunta o Esposito, che non vivono nella terra dei fuochi o nelle zone avvelenate del nostro pianeta dai ricchi produttori di veleni, ma che muoiono come noi per mano di chi parla di democrazia e di libertà…e fa piovere il fuoco del suo disprezzo per la vita sui villaggi, sulle case, sulle teste di quegli innocenti che del cielo e della terra ormai hanno paura.

La fame, le lacrime, quei corpi straziati non hanno gli occhi ed il viso del nostro nemico, di chi ci ruba terra e futuro, di chi ci avvelena ed uccide i nostri figli,  chiedono quello che chiediamo noi, un futuro, una vita, un sorriso, una speranza.

Terrorismo è la morte di un bambino, come quella di un giornalista, che sia a Gaza o che sia a Parigi, che abbia una matita od un semplice pallone fatto di stracci, che sia “colto ed erudito” o povero ed analfabeta.

Da quel terrore, da quelle lacrime nascono i mostri di una guerra che ora si presenta nelle case riscaldate ed accoglienti di quella parte del mondo che pensa di poter continuare a vivere nonostante la morte regni, indisturbata, dove crescere è un’utopia anche per le piante.

Dovremmo fare i conti con noi stessi, con quell’anima uccisa da fame e lacrime, da bombe e kalashnikov,  con quell’ipocrisia, tutta occidentale, di una libertà dispensatrice di morte, di una democrazia capace di torturare, di affamare, di ghettizzare.

Je suis Charlie, je suis Gaza, je suis Baghdad, je suis Africa…io sono quel mondo che voglio…e se non faccio nulla per cambiarlo, per impedire che le lacrime affoghino il nostro libero pensare, odiare non servirà a renderlo migliore.

 
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