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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi del 01/06/2016

 

Quando la satira la fanno gli operai

Post n°937 pubblicato il 01 Giugno 2016 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Je suis Charlie è stato l’urlo di quella parte del mondo che ritiene la satira un diritto, lo strumento di quelle libertà conquistate che vìolano i fili spinati delle censure e dei tabù dell’ipocrisia, che mettono a nudo le falsità dei “dogmi” imposti, delle “credenze” mistiche, dei “sistemi” e dei “pensieri unici” che impoveriscono il mondo.

Una bomba più potente di quelle che gli ipocriti sganciano su anziani, donne e bambini nel nome di una libertà che uccidono ogni giorno, perché modellata con le stesse falsità, risputata sulla loro faccia, più violenta, più deflagrante, più vera, ed il suo scoppio non uccide persone, ma le bugie di chi uccide.

Fuori i cancelli della Fiat di Pomigliano 5 operai, licenziati dalla Fiat, per sensibilizzare l’opinione pubblica, alquanto distratta nel nostro paese, sulla serie di suicidi di operai dello stabilimento, inscenavano un finto suicidio di Marchionne…un “prenditore” (uno che prende tanti soldi e nulla dà alla collettività…per questo “prenditore”), pentito per i guai arrecati ai lavoratori della sua fabbrica, si suicidava come loro, impiccandosi.

Certo questi operai non avevano la licenza di poter fare “satira”…sembra che in Italia, se sei operaio, la licenza devi averla…e la loro rappresentazione, pugno in faccia per chi riempie di balle il nostro paese da svariati anni, non è molto piaciuta né al “prenditore” né ai giudici…e manco ai sindacati confederali, quelli delle passeggiate domenicali…e tutti insieme hanno urlato “je ne suis pas un travailleur” (io non sono un lavoratore).

Licenziamento confermato, anche in secondo grado, per “una palese violazione dei più elementari doveri discendenti dal rapporto di lavoro” (ma non erano fuori in cassa integrazione da anni ?...ed i doveri del “prenditore” quali sarebbero ?), nonché “aver causato un gravissimo nocumento morale all’azienda (che però non sembrava scalfita affatto dai suicidi dei loro operai in cassa da anni) ed al suo vertice societario (quello stesso che ha spostato il suo business fuori dall’ Italia dopo aver ricevuto, per anni, aiuti economici e legislativi) tali da ledere irreversibilmente il vincolo di fiducia (?...quale fiducia…quella di tenerli perennemente in cassa integrazione???) sotteso al rapporto di lavoro”.

Sui suicidi dei lavoratori Fiat il giudice ha superato il satiro ed ha sentenziato : “non certa e comprovata è la dichiarata responsabilità della società resistente, e per essa dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, per la morte di lavoratori della FIAT. … Ora, pur non volendosi assolutamente minimizzare il disagio sociale ed esistenziale che in un lavoratore può provocare la condizione di incertezza e inattività lavorativa data dalla collocazione in CIGS, pare tuttavia doveroso affermare che non sono emersi in giudizio (né sono stati dedotti dai ricorrenti) elementi (gravi, precisi e concordanti) da cui poter desumere un immediato nesso di causalità tra i tragici suicidi dei predetti lavoratori e la conduzione manageriale imputabile all’amministratore delegato della società resistente”.

La satira del giudice, che fuoriesce apertamente dalle righe di una sentenza che farà scuola e verrà presto seguita dai vari Crozza nostrani, e quella di Marchionne, che continua a tenere in cassa integrazione circa la metà dei lavoratori di Pomigliano (a spese nostre) senza pagare un euro di tasse, sembra faccia ridere tanto noi italiani e quella crocchia di incapaci che abbiamo al governo…quella degli operai meno…a loro il diritto di critica e di satira non spetta…gli spetta, al massimo, il licenziamento.

 
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