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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi di Ottobre 2014

 

V’avesse fatto ‘nu pernacchio

Post n°614 pubblicato il 31 Ottobre 2014 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Il Senato della Repubblica ha voluto rendere omaggio al grande Eduardo De Filippo, molti attori presenti: Lina Sastri, Toni Servillo, suo figlio Luca…e tanti altri. Tra i banchi anche alcuni politici odierni, quelli dei vitalizi, delle mazzette, del job acts, della legge di stabilità che toglie ai poveri per dare ai ricchi.

Stimo Luca De Filippo e la sua commozione è più che comprensibile. Vedere suo padre ricordato da un palazzo che rappresenta il popolo italiano per tutti sarebbe motivo di grande orgoglio e di lacrime…per il lascito culturale e morale che è riuscito, con la sua opera, a lasciarci, per quel viso espressione eterna, di sentimento e di rabbia, di quel cuore di cui Napoli ne era ispiratrice, e quella rabbia di quel popolo sempre dimenticato, ma mai vinto.

Non posso assolutamente ergermi a rappresentare con certezza i sentimenti che in lui ora avrebbe destato quel palazzo e quei politici plaudenti e sorridenti, posso solo aggrapparmi a quello che le sue commedie ed i suoi scritti mi hanno insegnato.

E  mi hanno insegnato il disprezzo per chi approfitta delle difficoltà altrui nascondendo, dietro il suo potere momentaneo, il marciume della propria coscienza e della propria morale (Napoli milionaria); lo sconforto per chi non si ribella alle ingiustizie subite dietro quel “è cosa ‘e niente”  (Peppino Girella) che sintetizza quel distacco ormai rassegnato che molti di noi hanno con la partecipazione alla vita civile, al difendere i propri diritti, al reclamarli, al pretenderli;  l’amore per quei piccoli, ma importanti, valori morali e materiali che regalavano quegli sprazzi di luce di cui ognuno di noi avrebbe bisogno (Natale in casa Cupiello) e che mantenevano saldi quei sentimenti di umanità e solidarietà ormai persi dietro la rincorsa ad un successo personale anche a scapito della vita altrui; la stupidità di chi crede ai fantasmi di promesse mai mantenute e di una vita che solo con il proprio impegno può essere cambiata (Questi fantasmi), il pernacchio come unica risposta collettiva e seria a chi si arroga il diritto di non ascoltare gli altri, di mettersi al di sopra di un intero quartiere (episodio del film “L’oro di Napoli”)…di un intero paese (episodio “la renzite”, ancora non uscito sugli schermi), senza averne né titolo né diritto.

Io me lo sono immaginato, oggi, Eduardo al Senato, vestito da Pulcinella, con la maschera di Pulcinella. L’ho visto entrare e mettersi al centro di quell’arena spesso vuota, salutare con un inchino i suoi colleghi attori, abbracciare suo figlio…e poi riprendere il centro della scena…portarsi la mano aperta alla bocca, avvicinandola alle labbra un po’ umettate, rivolgendosi a chi ruba il futuro ad un intero paese, a chi corrompe ed è corrotto, a chi è mafioso ed a chi lo copre, e con la testa e con il cuore dedicargli quel pernacchio che significa: “tu si’ ‘a schifezza, d’’a schifezza, d’’a schifezza , d’’a schifezza e ll’uommene”

 
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Sindacati, manganelli e democrazia negata

Post n°613 pubblicato il 30 Ottobre 2014 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

E giù botte da orbi, botte agli operai che perdono il lavoro, a quelli di Terni, ai minatori del Sulcis, ai cassintegrati della Fiat del sostenitore di Renzi, tal Marchionne dal Canada, agli studenti senza scuola pubblica, a chi difende la propria terra contro una speculazione inutile e dispendiosa, i No Tav, a chi non vuole che il proprio paese sia schiavo degli interessi delle banche…a chi non si allinea e protesta.

Milioni le famiglie, in Italia, a rischio povertà, aumentano le difficoltà per pagare le bollette, per mangiare, per mandare i propri figli a scuola, aumentano i licenziamenti e la disoccupazione, l’emigrazione di giovani ed anziani…ed ancora giù botte, queste chiamate tagli, alla sanità, all’istruzione, all’assistenza, alla salvaguardia del territorio.

Ristrutturazioni, crisi industriale, demansionamenti, reparti confino (dove vengono relegati quei lavoratori prossimi al licenziamento, che rivendicano diritti e dignità e non hanno la tessera sindacale giusta), lavoro nero, sottopagato, non pagato…ed ancora botte, botte da orbi, da parte di quelle organizzazioni sindacali che non “vedono” e non “sentono”, che non si accorgono che le leggi sulla sicurezza non vengono rispettate, se non dopo che ci è stato il morto, che firmano accordi che permettono cassintegrazioni umilianti, ad 800 euro al mese, che permettono carichi di lavoro inumani, licenziamenti dei meno graditi all’azienda, assunzioni clientelari dei loro figli, parenti ed amici, che si siedono nei consigli di amministrazione delle aziende pubbliche e private, che maneggiano, con la controparte, e gestiscono, con la controparte, i soldi dei lavoratori, i loro risparmi, i loro sacrifici…e si assegnano pensioni da favola (vedi Bonanni).

I “bella ciao” ed i “se non ora quando” oggi tutti alla corte di Renzi, o almeno la loro maggior parte, sembrano non ricordare più nulla né della Costituzione, che sventolavano in piazza ad ogni starnuto di Berlusconi, né di quelle battaglie, di cui dicevano di sentirsi parte, come quelle della difesa dei diritti dei più deboli.

Ora la democrazia dei renziani stravolge il senso a quella parola, su cui si basa la vita Costituzionale del nostro paese, parte all’attacco contro quei minimi livelli di salvaguardia delle categorie dei più poveri, dei “meno fortunati”…per dirla alla Fornero degli “choosy” o degli sfigati, perché, per i ricchi imprenditori e finanzieri alla corte del toscano non votato da nessuno, per rilanciare l’economia bisogna cancellare un po’ di democrazia, trovando il terreno spianato, per questa operazione di stile fascista, da quella corruzione morale e materiale diffusa in tutta quella marmaglia che per anni ha finto di essere di sinistra…o di centro-sinistra…ma che ha sempre e solo pensato alla propria poltrona ed al proprio potere.

Nel 1921 il manifesto del partito fascista così recitava: “ Il partito nazionale fascista agirà perché sia sancito e fatto osservare, sempre e comunque, il divieto di sciopero nei servizi pubblici”…da quel manifesto, scritto prima della marcia su Roma, è cominciato il periodo più tragico della vita del nostro paese…non si chiamava Leopolda…ma le facce e le idee sono le stesse.

 
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Campania avvelenata: lo scempio di Pianura

Post n°612 pubblicato il 29 Ottobre 2014 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Non solo roghi tossici e sversamento di rifiuti altamente pericolosi nelle campagne dell’entroterra campano, una vera e propria opera di distruzione di ogni risorsa, storica e ambientale, va avanti da venti e passa anni indisturbata, sotto l’occhio distratto di uno Stato che sapeva, nelle sue più alte cariche (leggi Napolitano) e nulla faceva per fermare il martirio di una intera terra e della sua popolazione.

Scrive Vincenzo Russo, dell’associazione “rinascita dei Campi Flegrei” ed autore di una dettagliata denuncia  sullo scempio di Pianura, inascoltata: “mi sento autorizzato a sentirmi gemellato con Hiroshima e Nagasaki, simboli di una tragedia causata dalla miseria morale dell’uomo”…perché proprio di questo si tratta, di un bombardamento durato venti e passa anni, senza sosta, senza che nessuno ponesse rimedio, impedisse l’assassinio di intere comunità, fermasse quella strage che vede ogni famiglia campana convivere con il tumore, con una tragedia annunciata ed ormai difficile da contenere, con colpe ben precise che non vanno ristrette solo agli autori materiali, ma coinvolgono i silenzi, le coperture, le collusioni di uno Stato assente allora ed oggi.

 

Pianura è un quartiere che si trova nella zona occidentale di Napoli e che si estende sino ai confini della “Montagna spaccata”. Zona dei Campi flegrei, zona vulcanica, comprendente alcuni crateri, il centrale dei quali presenta una profonda fenditura, e per questo chiamato cratere Senga, determinata dal raffreddamento della lava. 2000 e passa anni fa i romani utilizzarono l’acqua, che ne scorreva al suo interno, per l’acquedotto, che arrivava sino a Pozzuoli, ed addirittura ha alimentato, sino agli anni 70, la fontana delle quattro cannelle a Piazza della Repubblica e, con il terzo ramo, la masseria la Stazza.

Per i moderni assassini di coscienza e morale, di uomini, donne e bambini, di un territorio che trabocca storia e bellezze naturali la Senga è servita per occultare tonnellate di rifiuti tossici. I camion indisturbati, attraverso vie alternative costruite distruggendo i resti  delle opere romane presenti sul territorio, giungevano presso il cratere sino a riempirlo, per poi coprirlo con una pista d’ippica, meta abituale di tanti giovani del luogo.

I liquami, il percolato, di questa spazzatura altamente velenosa, finiscono così nel vecchio acquedotto romano, che arriva sino a Pozzuoli, provocando quell’aumento di malattie tumorali che si registra in tutta la zona. “Su questa discarica – denuncia ancora Vincenzo Russo – al crepuscolo o all’alba è possibile vedere come si formi uno strato denso di nebbia formata da gas pesanti che, per esperti qualificati, sono tipici di quel tipo di discarica”. Forse sarà solo un caso, ma la masseria La Stazza ora utilizza un impianto di filtrazione ad “osmosi  inversa”, che serve proprio a trattare il percolato proveniente dal cratere Senga.

Il pericolo maggiore, che viene da questa allucinante situazione, è che l’acquedotto romano era fornito di vari pozzi, detti “occhi dell’acquedotto”, che servivano sia come punti di accesso per l’acqua che da ispezione per la manutenzione dell’acquedotto…e questi pozzi toccano vari punti del territorio flegreo. Il sig. Ciro Di Francia, che abitava difronte ad uno di questi, ha visto sua figlia morire di tumore…una delle tante vittime di una strage che sembra non avere mai fine.

Non servono più solo le denunce, né l’impegno di quei cittadini, come Vincenzo Russo, nel portare alla luce uno dei tanti omicidi della nostra terra, serve che tutti i campani rivendichino il diritto al loro futuro, che chiedano allo Stato di finirla con vuote ed inutili parole e riunioni e metta rimedio alle sue complicità, alle sue negligenze, alla sua assenza assassina in un ruolo non delegabile ad altri perché insito e base dei propri compiti primari: la salvaguardia della salute dei cittadini…o la “terra dei fuochi” è giusto che divenga rogo per questi criminali !

 
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Munnezz’ (spazzatura)

Post n°611 pubblicato il 26 Ottobre 2014 da ilpasquino.controinf
 
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“Siamo ancora vivi” è scritto su alcuni cartelli che i manifestanti, ad un anno esatto dalla prima mobilitazione che portò centomila persone ad invadere Napoli, mostrano durante il corteo che attraversa le strade del centro. Siamo vivi e non molliamo, non smettiamo di chiedere alle Istituzioni, alle forze dell’ordine, ai prefetti, al Questore, di mantenere gli impegni presi, di intervenire, finalmente, ad interrompere quei roghi tossici che appestano l’aria, che inquinano le campagne, che aggiungono al veleno sotterrato nella nostra terra il fetido e mortale puzzo della diossina.

Sono venuti ministri in Campania a promettere eserciti e bonifiche, controllo del territorio e risanamento, e mentre le promesse scorrevano sui Tg nazionali e riempivano le pagine dei quotidiani, la gente della terra dei fuochi continuava ad ammalarsi, a morire…”per un errato stile di vita”, disse la Lorenzin, che ora scarica le colpe delle sue dichiarazioni e del suo nulla fare sulle forze dell’ordine che non intervengono a bloccare i roghi tossici, documentati dalle mille foto esposte dai cittadini di Nola, di Marano, di Giugliano, di Caserta, di Scampia, di tutte quelle zone in cui lo Stato sembra evaporato, assieme ai fumi neri che appestano l’aria.

Munnezza, spazzatura, rifiuti tossici bruciati sempre negli stessi luoghi, luoghi mai controllati, mai presidiati. Una munnezza che puzza dalle origini, dalla sua capacità di rendersi invisibile allo Stato, quella stessa che fu trasportata, per tutto lo stivale, dall’Europa e dal nord Italia, sino giù, in quel Sud sempre più profondo, sempre più estraneo, senza che mai nessuno, neanche chi ne era a conoscenza, come il signor Napolitano, all’epoca ministro degli interni, proponesse uno stretto controllo del traffico di rifiuti, ordinasse alle forze dell’ordine di verificare i carichi dei camion adibiti al trasporto,  la tossicità degli stessi, le zone di smaltimento previste…insomma che fosse applicata quella legge che vale per chi non riesce a pagare le tasse, ma non vale per chi uccide.

La storia, questa maledetta storia di morti e sofferenze, di bambini a cui è negato un futuro, di mamme e padri che si consumano nel pianto delle loro perdite, continua indisturbata, come se nulla fosse, come se quelle colonne di fumo, che quotidianamente si alzano in tutta la provincia di Napoli, non esistessero, e chi le denuncia solo un “gufo”, un allarmista, un denigratore delle istituzioni.

Ancora una volta, pacificamente, tra le incomprensibili divisioni delle varie associazioni che si battono per bloccare il biocidio, migliaia di persone hanno voluto testimoniare, con la loro presenza, la rabbia verso uno Stato non solo assente, ma silente e quindi colluso con chi avvelena ed uccide.

Non ci aspettiamo segnali positivi da Istituzioni che, per la “spending review”,  necessaria al mantenimento del potere e dei privilegi delle varie caste, risparmiano anche sui diritti dei disabili, sulla vita delle persone, sul risanamento di un territorio devastato da collusioni con il malaffare e con la malavita, non ci aspettiamo, in poche parole, che la munnezza che si è appropriata del potere cancelli la spazzatura delle sue scorie.

Ci aspettiamo che ognuno di noi senta questa terra come propria, questa aria come il futuro dei propri figli, questo dritto come intoccabile…ed inondi le strade, le piazze, con la propria rabbia, con la incontestabile ragione, con la verità della vita, bene da salvaguardare sopra ad ogni interesse, ad ogni potere, ad ogni immonda speculazione.

Riprendiamoci la nostra terra non è uno slogan…è un dovere che dobbiamo a chi ci seguirà, perché 'a munnezza nun è na' bella eredità.  

 
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Lo sciopero generale non è una passeggiata

Post n°610 pubblicato il 24 Ottobre 2014 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Si ferma mezza Italia per lo sciopero indetto dai sindacati di base, USB in testa, contro le politiche reazionarie, stil fascista, del signor Renzi, mai eletto da nessuno.

Noi eravamo tra quel migliaio ed oltre di studenti, disoccupati, cassintegrati, lavoratori pubblici e privati che hanno sfilato per le vie della città, una città bloccata, nei suoi trasporti pubblici, da uno sciopero a cui hanno aderito appieno i dipendenti di Metronapoli, bloccando funicolari e metro.

“Ci scusiamo per i disagi che stiamo causando ai cittadini, ma noi lottiamo per il futuro dei nostri e dei vostri figli”…si urla dagli altoparlanti, che seguono il corteo. La legge di stabilità e il jobs act nel mirino di chi protesta per un lavoro che non c’è più, per una scuola disastrata e privata della sua vera funzione, per una sanità pubblica derubata da manager politici senza scrupoli e “risanata” da quei tagli che hanno colpito solo le classi più deboli, gli anziani, i disabili, gli ammalati…mentre chi ha assistito, o partecipato, silente a queste infamie, dalla sua poltrona regionale, ora gode di cospicui vitalizi alla faccia di chi non può neanche curarsi.

Non una passeggiata per raccattare qualche altra poltrona istituzionale o qualche altra concessione, come la gestione dei fondi pensione dei lavoratori e/o agevolazioni per proprie pensioni privilegiate e superpagate, non  funzionari sindacali, né pensionati in scampagnata con panino e birra e meno che meno politicanti che in parlamento votano una cosa…ed in piazza ne dicono un’altra, ma una vero e proprio sciopero che porta in piazza le persone in carne ed ossa, quelle che sulla loro pelle vivono le ingiustizie ed i furti, l’arroganza di un potere corrotto, la privazione di diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.

“La cancellazione definitiva degli ultimi pilastri dell’art.18 non può e non deve passare, non siamo schiavi, ma lavoratori. Non si possono cancellare anni di lotte operaie e studentesche per una crisi che porta alla fame solo i più deboli e che arricchisce, sempre di più, chi ruba, chi corrompe, chi è corrotto, chi non ha mai lavorato ed ora, seduto su una poltrona, pretende di decidere del futuro nostro e dei nostri figli”. E’ l’intera classe politica, e quella miriade di dirigenti sindacali e funzionari nullafacenti, sotto il mirino di chi oggi ricorda, ai cittadini, le mille promesse sui milioni di posti di lavoro che sarebbero arrivati con l’avvio della precarizzazione, con i contenimenti salariali, con le varie “ristrutturazioni” societarie che hanno visto migliaia di persone sul lastrico, lasciate per strada, senza un presente e senza un futuro.

“Non ci fermeremo qui, oggi è solo un inizio di un percorso di lotta che, se non vedrà passi indietro da parte del governo, ci costringerà a bloccare le città, a paralizzare la produzione”.  Da Piazza Plebiscito gli studenti, davanti alla Prefettura, da Santa Lucia i lavoratori, i disoccupati, i cassintegrati, davanti a quella Regione Campania che, governata dal signor Caldoro, ha scaricato, sui cittadini, le sue incapacità ed i furti della sua giunta e di chi l’ha preceduto, lo urlano a quella città, Napoli, derubata del suo presente e del suo futuro da chi si è arricchito a sue spese, avvelenandola ed impoverendola.

 
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