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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi del 22/11/2014

 

Su la testa !

Post n°630 pubblicato il 22 Novembre 2014 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

La repressione delle lotte e di chi rivendica i propri diritti è l’unica risposta di uno Stato che ha ridotto, ai minimi termini,  gli spazi democratici ed ha cancellato, dal suo DNA, la Costituzione.

Comitato cassintegrati e licenziati della Fiat di Pomigliano, S.I. cobas, Usb, Cub, comitati dello “sciopero sociale”, disoccupati e gente comune si sono incontrati per dare una risposta unitaria ad una “lotta di classe” che viene da quel capitale, da quelle forze assassine e corrotte che, con il governo Renzi, da loro finanziato ed applaudito, tentano il definitivo affondo contro i residui di quel welfare e di quelle salvaguardie, divenute ultimi ostacoli ad un arricchimento senza vergogna ed alla distribuzione della povertà e delle disperazioni ad una sempre maggiore platea di persone.

Colpire i pochi che si ribellano per insegnare a tutti la sottomissione, un ricatto bello e buono verso quelle migliaia di famiglie che già vivono a stento con un solo stipendio, molte delle quali costrette, quasi, ad accettare la mortificazione della loro dignità, che non fa rima con la parola lavoro se non accompagnata dal sostantivo diritti.

Quello di cui non si parla, quello che la “disinformazione” dei gruppi editoriali, nelle mani delle banche e dei ricchi nullafacenti del nostro paese, evita di raccontare, sono le storie di resistenza, di coraggio, di vittoria che attraversano ogni punto del nostro stivale, ma che non debbono avere voce, non devono trovare spazio, non debbono essere d’esempio per chi dovrà accettare la cancellazione degli ammortizzatori sociali, che diverranno licenziamenti a tutti gli effetti, la mortificazione della propria professionalità, del proprio salario, del proprio diritto ad una vita dignitosa, ad un lavoro non da schiavo.

Da Nord a Sud invece si lotta e si resiste, anche da soli, anche a costo della propria vita e dei propri affetti, per un semplice motivo, per quel motivo che si chiama domani…ed ha il viso dei nostri figli.

Mimmo, Marco sono i nomi dei due dei cinque licenziati dalla Fiat del Marchionne a 4 milioni di euro l’anno, quella Fiat che non paga neanche più le tasse in Italia, che nei suoi stabilimenti tiene oltre il 50% del personale in cassa integrazione perenne a spese della collettività, che licenzia a tutto spiano chi si permette di ribellarsi (Mimmo è al quinto licenziamento consecutivo), che dei diritti fa massacro, che del rispetto si fa beffa, che del suo profitto fa l’unico motivo di esistenza.

Pino, a Torino, è stato pedinato prima in fabbrica, poi anche fuori dalla fabbrica…ha ricevuto una sequela impressionante di provvedimenti disciplinari sino al suo licenziamento…la sua colpa? Far parte di una sigla sindacale non “gradita” dall’azienda, combattere per quei diritti che venivano, pezzo dopo pezzo, cancellati, parlare con i suoi colleghi di come difendersi tutti assieme.

Riccardo licenziato per aver accettato l’incidente probatorio sulla strage di Viareggio, per non aver sottostato ai ricatti dell’azienda di quel Moretti, ora amministratore delegato di Finmeccanica, amico e compare di Renzi nella distruzione del servizio di trasporto pubblico di Firenze a lui regalato.

Poi c’è Karim, lavoratore delle cooperative “rosse” per la logistica della “Granarolo”. Quelle di cui era presidente il sig. Poletti ora Ministro del Lavoro, quelle nelle quali lo sfruttamento e la negazione dei diritti sono l’unica regola, dove quel “rosso” sa di vergogna e non di ideali.

In quel massacro quotidiano, nel quale né la salute né il corrispettivo economico erano considerati diritti, un gruppo di “immigrati” capiscono la differenza che intercorre tra schiavitù e lavoro…si organizzano, con il S.I. cobas, e non mollano, neanche davanti alla repressione dei manganelli, agli arresti, alla fame…e lottano, all’Ikea per un mese e mezzo, alla Granarolo, per un anno e mezzo, senza famiglie dove appoggiarsi, solo con la forza della loro determinazione e la solidarietà di chi contribuisce a creare una “cassa di resistenza” che gli permetta almeno di mangiare.

Per quegli immigrati ogni licenziamento toccava tutti, mobilitava tutti, e nessuno, ma proprio nessuno, accettava quelle proposte che dai padroni, e dai sindacati confederali compiacenti, arrivavano ogni giorno per dividerne l’unità, per spaccarne il fronte, per creare quella crepa che li avrebbe visti sconfitti.

Testimonianze di un mondo che dai giornali, dalle tv, sembra scomparso, nell’era dei Renzi finanziati a mille euro a cena da quei malfattori che non pagano le tasse, che inquinano il nostro territorio, che non rispettano le leggi sulla sicurezza, che uccidono persone e le loro famiglie solo ed esclusivamente per il loro profitto.

Testimonianze che ci dicono, e ci impongono, di alzare la testa, tutti assieme. Siamo vicini a Natale…ed ai nostri figli possiamo fare un regalo molto più bello di un iPhone o di un iPod, regaliamogli un futuro di libertà e diritti.

 
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