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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi del 17/12/2014

 

Dovere di uccidere

Post n°640 pubblicato il 17 Dicembre 2014 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Ogni tanto ritorna sugli schermi TV, e su quelli dei vari social network  e nelle coscienze a giorni alterni ed a valori morali alterni, il “problema” marò, trattenuti in India da tre anni per l’accusa di aver sparato a due pescatori inermi.

Il “dovere” o “regole d’ingaggio”, contro ogni accordo internazionale, che prevede la presenza di militari solo sulle navi di Stato, stabiliscono, invece, che i due marò debbano difendere una nave privata, ed il loro “impegno” sia pagato dallo Stato, e quindi da noi cittadini.

I due marò vedono imbarcazioni avvicinarsi alla nave, sparano per uccidere senza alcun timore …ed uccidono due poveri pescatori “armati” di soli mezzi per la pesca.

Sono in acque internazionali, non lo sono, sono militari al servizio dello Stato, o al servizio di un’azienda privata, sono innocenti o sono colpevoli, il dubbio va avanti per mesi .Dalle prime battute sembra, a sentire i vari ministri italiani, che tutto deponga a loro favore. Addirittura si favoleggia di un’altra nave, di altra nazionalità, presente nella zona…nel mentre si cerca di “risarcire” le famiglie delle vittime con un “generoso” aiuto in euro.

D’improvviso, come per incanto, scompaiono tutte le linee difensive in un primo tempo proposte al pubblico, per dirigerne l’opinione. Scompare la diatriba sulle acque internazionali, sugli esami balistici, sul diritto o meno, dell’ India, paese sovrano, a decidere su un omicidio di due suoi cittadini.

Si tentano le solite strade all’italiana. Si chiede all’India un permesso per le vacanze natalizie, se ne fa garante l’ambasciatore, il ritorno dei due imputati è promesso a fine permesso. I due militi non tornano in India, appoggiati dall’intero governo Monti, una figuraccia internazionale biblica, che costa la carica al solo ministro degli esteri ! L’ambasciatore viene fermato…e l’Italia, sommessamente, torna sui suoi passi e rimanda i due marò da dove sono scappati.

Il processo continua a non essere fatto, l’India ha il problema che delitti del genere, simili a veri e propri attentati terroristici, prevedono la pena di morte, ma rompere i rapporti diplomatici con l’Italia non conviene né all’una né all’altra nazione, si sceglie la strada “spaghetti”, rimando dopo rimando.

I marò rilasciano, agli schermi, una loro dichiarazione di “fuoco”. Non chiedono scusa alle famiglie dei pescatori uccisi, rivendicano il loro ruolo e l’aver obbedito agli ordini, aver eseguito il loro dovere di soldati e per questo, solo per questo, di avere il diritto di tornare in patria, anche senza processo. Una concezione del “dovere” non molto dissimile da quella degli aguzzini del terzo reich, di quelle SS che a Norimberga giustificarono i loro assassinii nascondendosi dietro agli ordini ed al dovere, ritenuti ben al di sopra delle leggi scritte e di quelle leggi morali che dovrebbero appartenere a tutti gli abitanti di questa terra.

Se uccidere fa parte del mio “dovere” e sbaglio, non posso e non debbo pagare, benché la mia Costituzione dica il contrario, benché le leggi dell’uomo dicano l’inverso…io sono immune da ogni giudizio, sono solo una pedina senza testa, senza cervello, una macchina che spara a comando senza chiedersi né il perché né a chi.

Un atteggiamento simile a quelle forze dell’ordine che nelle piazze massacrano di manganellate lavoratori e studenti, picchiano a morte giovani ragazzi solo perché in possesso di droga, ritenendo il loro potere, di vita e di morte, delegato da chi glielo concede, da chi ha bisogno di servi armati per difendere i propri interessi ed il proprio potere, al di sopra di ogni legge, di ogni morale, di ogni coscienza.

Il caso marò è il caso Italia, un paese che ha perso ogni valore e la stima in se stesso, un paese che ha dimenticato il suo passato e si aggrappa ad una storia da esso stesso vilipesa ed offesa, ad una Costituzione cancellata, ad un classe dirigente corrotta ed assassina, che cresce, nel suo grembo, gli sgherri che domani picchieranno i nostri figli, o noi stessi, solo per aver rivendicato quei diritti, come la vita, il futuro, la salute, che oggi ci vengono negati.

Tra i doveri che ognuno di noi ha, verso noi stessi, verso i nostri figli, verso i nostri simili, non ho mai sentito che ci fosse quello di uccidere.

 
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