Il Pasquino

Mi è venuto, piangendo, da dire che la città, in cui ho avuto la fortuna di nascere e che mi ha permesso, assieme ad altri duecentomila napoletani, di assistere, nel 1981, ad uno dei più grandi concerti del secolo, è sfortunata…senza accorgermi che il dolore mi stava nascondendo l’eternità ad essa regalata da quei suoni e da quelle voci, da quei cuori immensi, e allo stesso così fragili, patrimonio, se non addirittura simbolo, di una città mai vinta, ma sempre deturpata ed offesa, mai morta, ma avvelenata ed uccisa anche da chi, oggi, dal Colle, ha avuto ancora una volta il coraggio di entrare in ciò che non gli appartiene più…in quell’anima ed in quel sentimento che il suo silenzio ha ucciso ed ancora uccide.

Ciò che non si dimentica e che appartiene ai ricordi del tuo cuore non può morire e Pino, come il suo caro amico Massimo, quel cuore, di cui il mondo ha bisogno, l’hanno donato nel loro impegno artistico quotidiano a tutti noi, affinché non sia disperso, resti patrimonio e ricchezza, vanto e stimolo di chi ha vissuto regalando emozioni.

Napoli, che non significa città, agglomerato, ma occhi e sorrisi, pianti e miseria, urla e mercato, vicoli e collina, Vesuvio e mare, fuoco ed acqua, voglia di riscatto e disperazione, ha vissuto e vive nelle parole di Pino, negli sketch di Massimo, in quel duo di grandi anime che ha ricordato a questa città la sua storia, la sua grandezza, la sua eternità…terra mia…ricomincio da tre…scusate il ritardo...quanno chiove…je so’ pazzo.

Quei cuori che si sono fermati in tempi diversi, ma all’unisono della loro amicizia e del loro percorso artistico, non sono un testamento, un lascito, un addio…sono il domani, quel ieri di oggi, quel passato futuro, quel punto, quel segno inamovibile, quel significato intoccabile ed immodificabile di quei cuori che non hanno tempo, perché sono il tempo…perché…’o ssaje comme fa ‘o core…non dimentica !