Il Pasquino

Ce la stanno mettendo tutta, gli organi della disinformazione italica, per trovare qualcosa di positivo nei dati disastrosi, riportati dall’Istat, sullo stato dell’economia e dell’occupazione nel nostro paese.

Si aggrappano ai vetri degli 0,1%, sistematicamente cancellati il mese successivo e travolti dall’aumento della disoccupazione alla cifra record del 12,7%, dell’ulteriore peso fiscale, che Renzi diceva in flessione, di un debito pubblico che continua a salire senza freni e di un Pil che veleggia, perennemente, su quel 3% tenuto in piedi, più che altro, dagli interventi della BCE e non certo dalle riforme di un governo non eletto da nessuno.

In preda ad una crisi di cinguettii il premier riempie il virtuale di “volte buone”  nelle quali forse non crede neanche più lui; Poletti parla di nuovi posti di lavoro, tutti stagionali o a tempo, mentre fioccano i licenziamenti e continuano le casse integrazioni, in calo solo perché ormai di aziende in vita ne rimangono ben poche; scuola e sanità mostrano i disastri che i tagli del governo hanno prodotto e che la gente paga sulla propria pelle e su quella dei loro figli; la domanda interna continua a crollare alla faccia di quei famosi 80 euro buoni per il voto, ma meno per una manovra che assomigli ad un qualcosa di sensato e strutturale; la corruzione vive il suo momento migliore e la foglia di fico Cantone appare ogni giorno più sbiadita e sul punto di marcire.

Poi c’è il famoso spread, che quando era a 500 e passa punti gravava meno di quanto l’attuale pesa sulle famiglie e sulle aziende, a conferma che il “risparmio” sugli interessi, nei fatti, viene sprecato per quelle spese, ancora non toccate da nessun provvedimento, che riguardano “investimenti” che vanno nella direzione di ulteriori sprechi e corruttele, nuove e più ficcanti infiltrazioni mafiose, creazione di opere che rimarranno nel ricordo italiano solo per quanto ci sono costate e per la loro totale inutilità alla crescita del paese.

Ancora una “volta sbagliata”, affidata ad un personaggiucolo di secondo piano di un partito allo sbando, incapace di presentare un reale programma politico che si impegni a cambiare i veri guasti di una politica marcia, della quale sembra il difensore più audace e tenace, nel mantenimento di tutte quelle distorsioni e di tutti quei privilegi ancora intonsi, a smentire le tante balle del suddetto, e confermata, nel marasma dei suoi aficionados, sostenitori  ipocriti di un senso di democrazia e giustizia alquanto stravagante, alle primarie campane con l'elezione a candidato governatore di un condannato in primo grado ad un anno per abuso d’ufficio per la costruzione del termovalorizzatore, tra i più assenteisti alla Camera quando fu eletto, salvato dalla giunta a procedere della Camera, nell’ambito dell’inchiesta sul “progetto Seapark”, con la cancellazione delle registrazioni telefoniche ed infine, dopo il rinvio a giudizio, dalla prescrizione, alla quale non rinunciò.