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Messaggi del 01/05/2015

 

Primo Maggio a Pomigliano: la sponda operaia

Post n°715 pubblicato il 01 Maggio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Si apre con le parole scritte da Maria Baratto, l’operaia Fiat che si tolse la vita, l’assemblea operaia di Pomigliano D’ Arco: “Non si può vivere per anni con lo spettro del licenziamento”.

I valori dell’uomo, di giustizia, solidarietà, libertà, verità, dignità, sono immortali – dice Vittorio Granillo dello Slai cobas. Viviamo in un momento difficile, con un attacco sistemico alla Costituzione ed ai diritti fondamentali, arma di difesa di un sistema entrato in una crisi ormai irreversibile. Il capitale si è fatto Stato e colpisce la Costituzione per smantellarne il senso, trasforma le rappresentanze politiche e sindacali in partito unico al servizio dei suoi interessi, cancella anche solo la prospettiva di un futuro diverso…senza futuro è più facile creare schiavi disposti a lavorare 24h. al giorno per finire le strutture dell’Expo tanto care ai Renzi di turno.

Sono gli operai – afferma Lugi Aprea, Rsa dello Slai cobas – ad essere in prima linea nella difesa di quei diritti che vengono progressivamente cancellati, nel rifiuto di legare la produzione ai guadagni dei padroni, nel volere rivendicare quella dignità che viene calpestata da chi la intende solo come frutto di un lavoro inteso non più come diritto, ma come dono.

Carlo Amirante, prof. Costituzionalista della Federico II, denuncia le difficoltà delle Università pubbliche per i tagli dei vari governi di desta e di sinistra. In quegli Atenei ora si costruiscono i moderni schiavi delle industrie, si trasforma la flessibilità, che significa precarietà della vita, in un valore, si utilizza il metodo dell’inganno, di quell’inganno di un Expo che dovrebbe parlare di alimentazione globale ed ha come sponsor Coca Cola e Mcdonald,  di una minoranza nel paese che nelle aule parlamentari si trasforma in maggioranza attaccando i diritti costituzionali, di una governabilità come giustificazione di qualsiasi nefandezza.

Ci stanno riportando nelle caverne – comincia Francesco Maranta del Forum diritti e salute – dopo averci fatto credere per un breve periodo, per quel ventennio che va dalla fine degli anni ’50 agli inizi degli anni ’70, che fosse possibile crescere in un sistema capitalistico, per poi toglierci tutto quello che avevamo conquistato. In contrapposizione all’Expo dei ricchi e della cancellazione delle libertà dovremmo pensare, qui in Campania, ad un Expo dei diritti, di quelli negati.

Quello che è accaduto all’Expo non è altro che l’applicazione di quanto prevede la legge Sacconi, quella deroga ai diritti contrattuali ed alle stesse leggi dello Stato, che i sindacati avevano giurato di non accettare mai – dice l’avv. Pino Marziale – è solo l’anticipazione di quello che accadrà, a breve, nel mondo del lavoro, con la legalizzazione di quello che prima veniva definito “nero”. Siamo vicini ad un punto di non ritorno, nei prossimi 20 – 30 anni torneremo indietro di secoli, la schiavitù non sarà più uno scandalo. Gli operai hanno ancora quella coscienza e quella conoscenza che gli permettono di sapere da dove ripartire e possono essere in grado, anche da soli, di creare quel motore organizzativo, extraparlamentare ed extraistituzionale, di cui abbiamo bisogno per contrastare questa aggressione di classe.

C’è la necessità di sensibilizzare– è il pensiero dell’avv. Arcangelo Fele – di ricreare quella coscienza politica e sociale che sembra mancare a parte delle nuove generazioni. La cultura di regime ha distrutto ogni prospettiva, distribuisce bugie e falsità, dobbiamo ritrovare gli spazi per parlarci, per quella solidarietà e quella socialità ora annullata.

Non si può più stare a guardare – ribadisce Vittorio Granillo nelle conclusioni - Come lavoratori abbiamo, ora, difficoltà a mobilitarci. Prima erano proprio gli scioperi, i cortei, le manifestazioni a costringere i governi a trasformare le rivendicazioni in leggi, ora non siamo in queste condizioni. Presenteremo, prima delle elezioni, alla Prefettura due denunce per incostituzionalità: la prima che riguarda la rappresentatività sindacale, che viene di fatto impedita a quelle organizzazioni che si rifiutano, a ragione, di controfirmare gli accordi truffa siglati dai confederali a livello nazionale; la seconda su quei finanziamenti pubblici elargiti dallo Stato ad aziende che, a differenza di quanto prevede la Costituzione, non hanno alcuna pubblica utilità, se non quella di spartirsi tangenti e corruttele con chi glieli concede. Prevediamo un passaggio all’Università Federico II per sensibilizzare anche gli studenti su quanto sta accadendo ed organizzare, con loro, l’Expo dei diritti dei popoli. Dobbiamo ricreare, ricostruire, in poche parole, una sponda operaia alla quale ora aggrapparsi e dalla quale, domani, ripartire.

 
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