Moon in the sky
"Luna ascoltami se da quell'angolo di altitudine ne sai di più di me"
Non scrissi, o lettore innocente,
pacifico e buon cittadino,
per te questo mio saturnino
volume, carnale e dolente.
Se ancora non hai del sapiente
Don Satana appreso il latino,
non farti dal mio sibillino
delirio turbare la mente!
Ma leggimi e sappimi amare,
se osi nel gorgo profondo
discendere senza tremare.
O triste fratello errabondo
che cerchi il tuo cielo diletto,
compiangimi, o sii maledetto!
Baudelaire: "Epigrafe per un libro condannato"
Il cuore umano è come la gomma:
pochissimo basta a gonfiarlo,
e moltissimo non riesce a farlo scoppiare.
Se poco più di nulla lo turba,
ci vuole poco meno che tutto a spezzarlo.
Anne Bronte: "da Agnes Grey"
Post n°11 pubblicato il 06 Luglio 2014 da Nichibotsu
Scrivere. Cosa vuol dire? Sentire l'urgenza di imprimere su un supporto qualsiasi i propri pensieri. Scrivere per liberare la mente o scrivere per gli altri. Scrivere quello che altri vogliono. Tutto questo è scrivere. Io adoro farlo, ma non lo faccio quasi mai. Ecco perché questo blog si erge abbandonato a se stesso. Qualcosa mi blocca. In realtà scrivo spesso, ma cancello subito dopo. Mi soddisfa il processo, ma quasi mai il risultato. In questo sono facilitata dalla scrittura al PC o addirittura sul cellulare: basta un tocco e le parole svaniscono per sempre, come se non fossero mai state partorite da nessuna mente. Forse sarebbe necessario tornare alla carta per questo motivo; una pagina di cellulosa per quanto si possa scarabocchiare e stracciare non eliminerà mai del tutto le tracce. D'accordo, quasi mai: se si gioca al piccolo incendiario è facile far sparire tutto, ma bisognerebbe odiare troppo le proprie parole per farlo! In fondo, quindi, rimpiango un po' i tempi in cui riempivo a raffica un vecchio diario con poesie a rima baciata, abbastanza imbarazzanti adesso. Però mi sentivo libera di scrivere qualsiasi cosa mi venisse in mente. Non dico fosse del tutto una buona cosa... Ah, la sana incoscienza di una giovanissima età! Almeno in quegli anni noi bambini lo eravamo ancora: bambini. Non so se oggi si può dire lo stesso di quella massa di poppanti smaliziati. Ma sto divagando. La verità è che in questi giorni rifletto sullo scrivere perché per vari motivi mi capita di scrivere non per piacere, ma per obbligo e su argomenti non scelti da me. Ed io che ho sempre odiato, ma allo stesso tempo mai abbandonato il mio stile pomposo, artificioso e incomprensibile che non piace a nessuno, mi ritrovo a chiedermi se sia giusto andare contro tutto questo. Cercare di appropriarmi di un qualcosa che non è mio e in cui non credo. Però alla fine sono portata a pensare che questo sia un modo per migliorare. Forse smetterò di scrivere testi sognanti, che nessuno ha interesse a leggere e riuscirò a dedicarmi a una scrittura più seria. Che sia questo davvero il modo per diventare una professionista? Non credo che la mia strada proseguirà mai per quella direzione, ma naturalmente ci spero. A essere onesta, mi auguro anche di riuscire a preservare la capacità di creare testi astrusi; non li leggerà nessuno? Be' molto probabilmente stessa cosa si può dire di questa riflessione, che voleva sembrare qualcosa di serio. Mi ero ripromessa di non infettare mai questo blog con un testo che non fosse "artistico", ma da certi punti di vista potrebbe esserlo più di tutti. Un testo in cui parlo in prima persona. Non sarebbe però la prima volta, magari in realtà questi non sono davvero i miei pensieri, ma l'eco di un altro personaggio che ha vita solo nella mia mente.
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Post n°10 pubblicato il 22 Novembre 2011 da Nichibotsu
Il sole lambisce flebile le vette dei monti lontani, con la forza morente dei suoi ultimi raggi. Un color tendente sempre più al porpora irradia la volta celeste, inebriando i miei sensi. |
Post n°9 pubblicato il 26 Marzo 2011 da Nichibotsu
In una notte senza luna, in una notte senza stelle, confondo la sagoma delle cose che mi stanno intorno. Oggetti che perdono la loro fragile corporeità per svanire nell'immensità della notte oscura. Un marasma di emozioni scende lentamente come un telo su di me; mi avvolge, mi entra dentro, mi soffoca fin quasi a perdere i sensi. E' una sensazione forte, dolorosa ma stranamente piacevole. Nonostante il disagio, mi accorgo di esistere: vivo. Vivo in questa notte buia e solitaria. Io, creatura fragile e tremante, cerco spasmodicamente un flebile raggio di luce che illumini il mio cammino. E' vero, esisto, ma io voglio vivere davvero, vivere appieno. Non voglio più arrancare nell'oscurità e crogiolarmi nella calma apparente della mia debolezza. La mia questua sembra senza nessuna possibilità di riuscita, ma ciò che la rende forte e reale è la mia voglia di riuscire. E' una necessità, dura a morire, che resisterà. Resterà viva, anche mentre le mie vesta mortali soccomberanno ai colpi del fato, anche quando l'inesorabile forza della natura avrà ridotto in polvere le ultime particelle del mio essere. La forza che alberga dentro di me, anche in questa oscurità opprimente, basta a illuminare debolmente il mio spazio. Mi rendo conto che è proprio quella la luce cui tanto speranzoso anelo. Non ce ne saranno altre, nessun aiuto esterno, nessun altro mondo al di fuori di questo nulla. Ma che importa? Andrò avanti, con la sola consapevolezza che l'unico vero bagliore è dentro me. Questa notte eterna non sarà mai sconfitta, ma finché questa fiammella continuerà a brillare potrò vivere sereno nella certezza di esserci stato per davvero. |
Post n°8 pubblicato il 26 Ottobre 2010 da Nichibotsu
Camminava per la strada senza sapere dove stesse andando. I suoi piedi si muovevano da soli come spinti dall'istinto irrefrenabile di andare ovunque, ma in realtà non stava andando da nessuna parte. Le parole sentite la scorsa notte erano impresse a fuoco nella sua memoria e le facevano bruciare le tempie come se avesse per davvero subito una marchiatura rovente. Continuava a muoversi con energia ma dentro si sentiva svuotata. I primi flebili raggi di luce lambivano il suo viso caldo per le lacrime che scorrevano ancora copiose e alle quali lei non sembrava prestare attenzione. Del resto il porto era deserto a quell'ora e i pochi pescatori mattinieri erano a rincorrere le loro prede lontano dal campo visivo dei suoi occhi stanchi. Il mare le era sempre sembrato un'eterna promessa di libertà, oltre quegli orizzonti così lontani, che osservava trepidante fin da molto piccola; ma allo stesso tempo sapeva bene quali insidie nascondevano quelle acque profonde sotto la calma apparente. La monotonia della risacca delle onde,in quel momento, però, la faceva sentire cullata e avvolta da una sensazione di protezione. Non era certo un caso che, nonostante tutto, lei fosse proprio lì; lì dove tutto era iniziato veramente. Sì, era stato proprio questo luogo a essere la ragione di tutto. L'improvviso movimento di un volatile, che si era abbassato in volo, fin quasi a sfiorarle i morbidi ricci corvini che incorniciavano il suo giovane viso, la fece sobbalzare violentemente. Un brivido la percosse interamente e anche le lacrime si bloccarono di colpo. Il suo volto rimase impassibile, mentre centinaia di perché e ma la inondavano come un fiume in piena. Il dubbio di non aver fatto abbastanza e il senso di colpa la tormentavano. Se solo non si fosse mai diretta in quel porto, pensava, se soltanto la sua curiosità sfrenata non l'avesse portata a scoprire terribili segreti che sarebbero dovuti rimanere tali. Alla fine però neanche questo contava più. Due farfalle svolazzarono lentamente proprio davanti al suo naso, cimentandosi in un balletto sincronizzato. Lei le seguì attentamente con lo sguardo e fu presa dalla consapevolezza che quella sensazione di unione così sincera, per lei, non sarebbe mai più stata possibile: lui non c'era più. A volte i segreti dovrebbero rimanere tali; ma lei aveva violato ingenuamente questa regola silente e quindi ormai tutto era perduto. Lui non c'era più e non sarebbe più tornato. Infilò con calma la mano nella tasca del giubbotto ed estrasse una piccola boccettina rosata. Una strana atmosfera aleggiava intorno. Alice bevve con decisione una lunga sorsata di quel liquido azzurrino, come il mare, come i suoi occhi un tempo limpidi. Sorrise vedendo la sfera di luce innalzarsi lentamente, proiettando i suoi colori sulla superficie del mare. Davvero un'immagine da cartolina, pensò. Davvero un'immagine adatta ad essere conservata in eterno. Sublime. Perfetta per essere l'ultima. |
Post n°7 pubblicato il 11 Maggio 2009 da Nichibotsu
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IN THE ARMS OF AN ANGEL
Spend all your time waiting for that second chance
For the break that will make it ok
There's always some reason to feel not good enough
And it's hard at the end of the day
I need some distraction oh beautiful release
Memories seep from my veins
They may be empty and weightless and maybe
I'll find some peace tonight
In the arms of an Angel fly away from here
From this dark, cold hotel room, and the endlessness that you fear
You are pulled from the wreckage of your silent reverie
You're in the arms of an Angel; may you find some comfort here
So tired of the straight line, and everywhere you turn
There's vultures and thieves at your back
The storm keeps on twisting, you keep on building the lies
That you make up for all that you lack
It don't make no difference, escaping one last time
It's easier to believe
In this sweet madness, oh this glorious sadness
That brings me to my knees
In the arms of an Angel far away from here
From this dark, cold hotel room, and the endlessness that you fear
You are pulled from the wreckage of your silent reverie
In the arms of an Angel; may you find some comfort here
You're in the arms of an Angel; may you find some comfort here