Creato da SemperIdem il 09/04/2007

Non praevalebunt

Stiamo vivendo uno scontro culturale epocale: la modernità, intesa come sovvertimento di ogni norma naturale e razionale prima che cristiana, sta sferrando un attacco violento ai fondamenti della civiltà occidentale, mettendo in atto una sistematica persecuzione della Chiesa, che appare l'unica forza atta a opporsi alla ruina mundi. Questo blog nasce da una volontà di impegno: la difesa della civiltà occidentale e della Chiesa di Dio non può essere lasciata alla gerarchie ecclesiastiche, i laici cristiani che siano in piena comunione con il Sommo Pontefice, devono scendere in campo e combattere. Combattere con l'umiltà di chi sa che la vittoria finale può ottenerla solo Cristo, mentre noi siamo collaboratori della Verità. Combattere con decisione e mitezza, con amore e senza risparmio, avendo nel cuore la certezza che, alla fine di tutto, le forze del male NON PRAEVALEBUNT.

 

 

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Dante, Ser Brunetto e il rispetto per gli omosessuali

Post n°4 pubblicato il 19 Maggio 2007 da SemperIdem
 

Qualche tempo fa leggevo e commentavo in classe il canto XV dell'Inferno dantesco, dedicato alla figura di Brunetto Latini: era il periodo in cui sui giornali campeggiava la notizia del suicidio di Matteo di Torino, che si sarebbe tolto la vita perché dileggiato dai compagni di scuola per via della sua (presunta) omosessualità. E alla notizia tenevano dietro i commenti di politici e di esponenti delle associazioni gay, che prendevano l'aire per agitare la sempre attuale clava dell'omofobia e per sostenere a gran voce che omosessualità ed eterosessualità sono solo caratteristiche della personalità, modelli assolutamente equivalenti. A ciò si aggiungeva la critica feroce, non di rado degradata a contumelia e vituperio, nei confronti della Chiesa cattolica e della sua dottrina, rea di discriminare gli omosessuali e di alimentare un clima di odio nei loro confronti.
Credo che Dante possa aiutare a portare un poco di chiarezza in una discussione turbata da un'ideologia anticlericale. Dal canto XV emerge che un profondo affetto filiale legava Dante all'antico maestro: Brunetto Latini si rivolge al discepolo con le parole ' O figliuol mio', Dante ammette con commozione che ' 'n la mente m'è fitta, e or m'accora, / la cara e buona imagine paterna / di voi quando nel mondo ad ora ad ora / m'insegnavate come l'uom s'etterna:/ e quant'io l'abbia in grado, mentr'io vivo / convien che ne la mia lingua si scerna". Affetto di discepolo, gratitudine, commosso ricordo: questi i sentimenti che aleggiano nel canto. Insieme all'accoramento per l'attuale stato di Brunetto, condannato tra i sodomiti, violenti contro Dio. Tutto questo rende il canto tra i più toccanti della prima cantica. Il punto nodale è qui: Dante manteneva un affettuoso ricordo dell'amato maestro, ma questo non gli impediva di vederne e valutarne lo sfigurante peccato cui aveva ceduto in vita. E, beninteso, viceversa: il peccato di sodomia di Brunetto non impediva a Dante di provare nei suoi confronti sentimenti di stima, affetto, pietà. Dante era cristiano e sapeva che l'odio per il peccato doveva essere tanto grande quanto l'amore per il peccatore: i due piani, tuttavia, non dovevano essere assolutamente confusi.
Credo che quest'ottica sia quella sana: gli omosessuali devono essere accolti, ascoltati, apprezzati per le loro qualità. Non devono essere assolutamente oggetto di insulti, di discriminazione, di cattiverie. Vanno considerati a prescindere dal loro orientamento sessuale. E, in questo senso, sono opportuni i richiami a grandi personalità della storia, dell'arte, della scienza che pare fossero omosessuali: Leonardo e Proust sono solo due dei nomi chiamati in causa, da giornalisti e commentatori, per sottolinare l'apporto dato dagli omosessuali alla civiltà. Tuttavia, in questo senso, nei giorni scorsi ma non solo, si è andati ben oltre: cavalcando la tigre del fatto di cronaca, sostenitori dell'ideologia gay hanno argomentato che gli omosessuali non devono essere discriminati, perché la loro inclinazione è naturale; la civiltà ha avuto grandi apporti dagli omosessuali, per cui le discriminazioni devono cadere e il modello di vita che essi propongono deve essere ritenuto equivalente a quello familiare eterosessuale.
Ecco la confusione dei due piani, ecco la strategia delle associazioni gay. Non è assolutamente ammissibile che l'apprezzamento per le qualità personali di un omosessuale fondi e giustifichi la concezione che equipara omosessualità ed eterosessualità, presentandoli come modelli paritetici. E non è discriminazione se non accettiamo di considerare eterosessualità e omosessualità come caratteristiche della personalità.
Insomma, teniamo ben presente che se accogliamo con carità un omosessuale ma ci battiamo perché le richieste dei gay (si noti la differenza tra omosessuale e gay) non trovino terreno legislativo, non discriminiamo nessuno. Non facciamoci intimidire dalle accuse di omofobia: noi non abbiamo paura proprio di nessuno. E non abbiamo paura di tenere distinti il piano della Verità e quello della Carità.

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