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Messaggi di Marzo 2014
Post n°175 pubblicato il 30 Marzo 2014 da Novara_e_dintorni
Buona settimana da Novara e dintorni!
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Post n°174 pubblicato il 30 Marzo 2014 da Novara_e_dintorni
Alta 16,5 m, la torre a circa 5 m dal suolo, sul lato meridionale, presenta un'apertura, la porta originale, architravata, sormontata da una targa marmorea con lo stemma dei Visconti, il ben noto biscione che ingoia un bimbo a braccia aperte. Questa apertura consentiva l'accesso alla torre mediante una scala mobile a pioli o di corda, che veniva appoggiata al ripiano antistante la soglia, del quale retsano ancora le mensole.Internamente la torre è vuota, ma si suppone che un tempo fosse divisa in piani, costruiti in legno, collegati da scale che permettevano di salire sulla somità per controllare il territorio; è completata da una merlatura ghibellina con merli a coda di rondine, aggiunta alla struttura originale nel 1931 da Giuseppe Bologna, proprietario della villa ove trovasi la torre. Costui provvide inoltre a rimettere in efficienza la scala in legno, per mezzo della quale si accede alla sommità, che, per maggiore stabilità, fu sostituita nel 1965 da una rampa e da un ballatoio in ferro fino all'altezza della porta originale. Posta all'interno di una vasta proprietà privata, è la parte meglio conservata di un complesso di edifici risalenti al XII-XIII secolo e costituenti il castello visconteo di Invorio, fortificazione strategicamente importante, presidio dei confini meridionali del Vergante, distrutto tra il 1356 e il 1358 per volere di Galeazzo II Visconti, quando infuriava la guerra con il marchese del Monferrato per il predominio del Novarese.Attorno alla torre sorgono tratti di mura che dovevano costituire il primitivo recinto collegato alla stessa. A queste mura fu addossato a levante, intorno al secolo XIV, un fabbricato che subì nel corso del tempo notevoli trasformazioni. Pare che, nell'Ottocento e sino al 1870, sia stato adibito ad osteria paesana.Probabilmente intorno allo stesso secolo XIV fu costruito quel secondo recinto, molto più ampio del primo, che contornava tutta la collina dove sorgeva la dimora viscontea. Di questo recinto esiste ancora un buon tratto di mura verso ponente, nonchè qualche resto delle costruzioni che vi erano attigue, una delle quali doveva probabilmente costituire la cisterna del castello. Nell'angolo di nord ovest si apre una porta d'ingresso che dà accesso ad una strada la quale, costeggiando la recinzione, raggiunge il maniero. Proseguendo da questa porta verso il paese si incontra un robusto arco d'ingresso, sovrastato dallo stemma con il biscione, che dava su case di pertinenza del castello. Fonte: http://www.comune.invorio.no.it/torre.html |
Post n°173 pubblicato il 29 Marzo 2014 da Novara_e_dintorni
Epoca: XI secolo; completato alla fine del XV. Conservazione: il ricetto di Ghemme è visitabile. Come arrivarci: Ghemme è raggiungibile in auto (autostrada A26, uscita Romagnano Sesia) e in treno con la linea Novara-Varallo Sesia. Il centro è situato sulla strada che collega Novara con la Val Sesia. Cenni storici L’area attorno al comune di Ghemme è stata abitata fin dalle epoche più remote; infatti, i ritrovamenti attestano insediamenti umani risalenti al IV millennio a.C. Ghemme viene citata per la prima volta con il nome di focus Agammi in un documento dell’anno Mille e diventa di grande importanza quando si trova al centro della contesa tra le opposte fazioni dei guelfi Brusati e dei ghibellini Tornielli, agiate famiglie del Novarese. Durante le lotte tra queste due famiglie, in cui ci furono distruzioni e saccheggi in tutto il territorio, fu costruito il castello-ricetto di Ghemme; si trattava di un vero e proprio borgo fortificato, come ne esistono altri in Piemonte (vedi Candelo-Biella), di forma rettangolare (153 x 83m) con numerosi cortili interni, una via acciottolata, da cui dipartivano i vicoli, che creavano isolati irregolari, e torri cilindriche poste agli angoli Nord-Ovest, Sud-Ovest del quadrilatero. In questo ricetto trovavano rifugio sia gli uomini sia gli animali, e venivano immagazzinati anche i viveri necessari alla comunità. Ghemme fu protagonista di altri avvenimenti storici oltre le lotte tra guelfi e ghibellini. Infatti nel XIV secolo essa fu occupata dal Marchese del Monferrato, durante gli scontri con i Visconti, e nel XV secolo fu sede del trattato di pace fra Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, e Filippo, fratello di Amedeo IX, duca di Savoia. Questo celebre trattato ancora oggi viene ricordato con manifestazioni e rievocazioni storiche. Ciò che affascina sicuramente il visitatore moderno di questo piccolo centro del Novarese è l’atmosfera carica di antiche suggestioni date dagli stretti vicoli e dagli splendidi edifici che rievocano con il loro aspetto l’epoca medievale. Gli edifici con i caratteristici muri di ciottoli posti a spina di pesce ed intervallati da corsi di mattoni, decorati da finestre a sesto acuto, si articolano in diversi vani: al piano inferiore c’è la cantina, a quello al superiore l'abitazione, dotata di camino sporgente verso l'esterno, ed al di sopra un "solario" utilizzato come deposito del grano. Da visitare, inoltre, oltre ai vari monumenti presenti nel ricetto, il castello Cavenago di origine cinquecentesca. Il Cavenago. Il castello, che domina la collina coltivata a vite e l’abitato, si presenta come un quadrilatero con torrioni angolari, di cui uno è stato trasformato nel Seicento in un piccolo oratorio dedicato a Santa Rosa da Lima. Informazioni utili Municipio: via Roma 21 - 28074 - Ghemme (NO) Siti internet: www.ciaonordovest.it - www.ilcavenago.it. Il ricetto di Ghemme è sempre visitabile esternamente. è possibile vedere alcuni locali interni prenotando all’A. T. Pro Loco di Ghemme. Fonte: http://www.mondimedievali.net/castelli/piemonte/novara/ghemme.htm |
Post n°172 pubblicato il 23 Marzo 2014 da Novara_e_dintorni
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Post n°171 pubblicato il 22 Marzo 2014 da Novara_e_dintorni
Queste due torri, a differenza di quelle angolari, sono a filo di cortina e presentano una particolarità quasi unica nel novarese con i beccatelli formati da tre mensole in pietra sporgenti l'una sull'altra. Una postierla con ponte levatoio, oggi murata, era presente nella torre nord-est. Altre porte d'ingresso furono successivamente ricavate anche in facciata, sotto le torri di sud-est e sud-ovest; mentre la prima è tuttora presente, la seconda è stata recentemente eliminata. L'edificio è tuttora interamente circondato da un fossato (prosciugato) che originariamente aveva larghezza di oltre 20 metri e prendeva acqua dalla roggia di Codimonte presso Bellinzago. All'interno sono più evidenti le trasformazioni operate nel corso dell'Ottocento, in particolare nell'ala orientale dove fu abbattuta la cortina muraria esterna per realizzare un porticato in stile neorinascimentale e la sala oggi adibita ad aula consiliare, con la ricca decorazione in stucco del soffitto e le quattro statue allegoriche nello scultore Crivelli. Nell'ala sud-ovest è ospitata la biblioteca civica; qui vi sono la "Sala Rosa", la "Sala degli Stucchi" e la "Sala degli Stemmi", decorate con pitture, ornamenti ed affreschi del XVII e XIX secolo. Nella torre "castellana" di nord-est si trova invece il Museo d'arte contemporanea "Angelo Bozzola" che ospita numerose opere di scultura, pittura e grafica polimaterica. Il museo è articolato sui tre piani della torre più il sotterraneo, sul camminamento nord, nella corte nord e nel fossato esterno; comprende opere di scultura, pittura, grafica polimaterica, installazioni e libri d'artista, di un periodo compreso tra il 1954 e il 1988. La torre conserva inoltre, al primo piano, un pavimento quattrocentesco e una volta a ombrello affrescata con gli stemmi dei Visconti e degli Sforza. Nelle sale espositive a sud-est vengono allestite periodicamente delle mostre. Una nuova sala è stata aperta al pubblico nel corso del 2008 per ospitare una mostra permanente dedicata al campione galliatese di automobilismo e motociclismo sportivi Achille Varzi. Sempre all'interno del castello è possibile trovare un affresco del XVI secolo dei Re Magi considerato magico per un singolare episodio. Nel 1630 tutta la zona fu colpita da un'epidemia di peste, la popolazione si ammalò, ma vennero risparmiati inspiegabilmente i cittadini che si erano rifugiati nel castello, in particolar modo nel cortile, dove è presente l'affresco misterioso. Gli vennero così attribuiti grandi poteri magico/protettivi a tal punto che ancora oggi viene ricordato un particolare rituale. In un preciso giorno dell'anno vi si reca in processione e innanzi ai Re Magi, con una candela in mano, si recita una sorta di preghiera-filastrocca. Una leggenda vuole che nel castello sia nascosto il tesoro di Ludovico Sforza detto il Moro. La leggenda si mescola a fatti storici e accende la fantasia popolare. Il tesoro non fu mai trovatoe pare che a proteggerlo sia stato niente meno che Leonardo da Vinci, che avrebbe creato un misterioso nascondiglio individuabile solo riconoscendo un mattone anomalo. Fonte: http://castelliere.blogspot.it/2012/11/il-castello-di-giovedi-15-novembre.html
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