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Manuale psichiatrico/2

Post n°467 pubblicato il 13 Aprile 2012 da latuaossessione7

Anni fa, quando finì la storia con il mio ex storico, mi sentivo molto giù.
Un'amica mi consigliò di rivolgermi allo psichiatra che aveva in cura sua madre e sua sorella. Due aggettivi mi convinsero subito: bravissimo ed economicissimo.
Detto fatto.
Lui aveva un cognome buffo e riceveva nell'ambulatorio comunale di un paesino di cui era medico condotto. La sala d'attesa era piena, e ogni tanto da dietro la porta si sentivano trapelare brandelli di discorsi intimi.
Meno male che io ho un tono di voce naturalmente basso, pensavo.
I nostri colloqui, a cadenza settimanale, iniziavano più o meno sempre con lo stesso teatrino. Trovandosi in studio, i mutuati lo chiamavano per le questioni più disparate, anche se non era orario di ambulatorio. E lui, lo stronzo, rispondeva. Facendo smorfie, sbuffando, ammiccando a me che mi trovavo di fronte, ma rispondeva. Poi, finita la conversazione, mi faceva un breve riassunto della chiamata, peraltro inutile - visto che volente o nolente avevo sentito tutto o quasi.
E' una rompiballe, le ho dato la dose ieri ma insiste per diminuirla, dice che il marito non tollera il farmaco, ma è il marito che non tollera lei - e giù commenti sul ménage alquanto problematico della coppia. Ogni volta uno squarcio sulla realtà non proprio tranquilla del paesello, con scenari degni di un episodio di Desperate Housewives e una propensione per il pettogolezzo francamente imbarazzante.
Dopo qualche tormentato colloquio il mobiliere che si stava occupando della casa al mare lo chiamò per parlargli del piano di lavoro della nuova cucina. Formica, gres oppure marmo? Ma che durata avevano e soprattutto i costi, com'erano i costi? Seguì un quarto d'ora in cui mi spiegò che la casa la mare era fantastica, ma che sua madre - con cui viveva - non solo lo seguiva in ogni trasferta marinara, ma si permetteva anche di disturbare spesso la sua intimità di maschio adulto con la fidanzata (sulla cui esistenza, detto sinceramente, nutrivo qualche dubbio).
Dopo quella volta, ricordo che parlai per un po', poi guardai l'orologio e mi alzai di scatto.
Sono cinquanta euro - fece lui.
Veramente i 50 euro dovrebbe darmeli lei per avermi  sfrucugliato gli zebedei con i suoi problemi casalinghi e familiari - avrei voluto dirgli.
Ma sono nata maledettamente signora - o forse soltanto maledettamente cogliona, quindi aprii il portafoglio, gettai sulla scrivania la banconota e girai i tacchi, convinta che a volte chi vuole curarci ha maggior bisogno di cure dei suoi pazienti (l'origine del termine, da quella volta, mi fu come per magia molto ma molto più chiara).  

 
 
 
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