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Una dedica

Post n°32 pubblicato il 19 Maggio 2009 da altromestesso

Al mio angelo futurista, alla mia Gioia dagli occhi azzurri, al suo sguardo vasto, alla sua voce squillante, ai suoi rabbiosi pianti, alla sue mani perfette che stringono i miei lobi, al suo linguaggio misterioso che evoca Mondi fastatici, ai suoi imperativi categorici che non ammettono dubbi, ai suoi capelli scomposti che odorano futuro e cielo, alle sue corse, ai suoi abbracci, a lui che ha giustificato ogni cosa e che ha bandito ogni astrazione.

al Van che non esiterebbe un secondo a stropicciare questo inutile foglio per gettarsi in un nuovo attimo dico, hai ragione tu: non sono due. No, bata!

quello che tutti vogliamo sentire.

una nuova Storia tutta per te (soprattutto "cami" e robo')

 
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2012

Post n°31 pubblicato il 23 Aprile 2009 da altromestesso

Certo, la notizia gia' circolava da qualche tempo con l'innocua aura della leggenda serpeggiante. Roba da talk show idioti e documentari d'inchiesta nemmeno ridicoli.

E invece la voce del volto del telegiornale della sera aveva vestito di una nuda verita' la banale circostanza della fine del Tempo.

La Scienza aveva emesso il suo stanco verdetto. Dunque, era cosi'. Eppure avevano continuato imperterriti a sentire le altre notizie. Forse annicchiliti dall'enormita' delle conseguenze.

La scomparsa di un Futuro a lungo termine rendeva il Presente piuttosto vago.

E la cosa peggiore... c'erano ancora tre anni buoni per (non) abituarsi alla Fine. Tre lunghissimi anni in cui ogni attimo reclamava tutto il suo assurdo senso

L'Uomo guardo' la pancia della Donna. E' vero che ogni vita aveva una durata limitata. Ma adesso quella durata sarebbe stata tanto breve e conosciuta. Un dolore muto sui loro volti. Come la data di scadenza su una confezione ancora da aprire.

 

 

 

 

 
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Un ultimo commento, un ultimo commiato

Post n°30 pubblicato il 10 Febbraio 2009 da altromestesso

Ovviamente si potrebbe pensare che adesso la cosa migliore sia il silenzio o la preghiera. Ma siccome ogni cosa ha (o deve trovare) un senso, un significato possiamo darlo a questa triste vicenda.

Quello di mettere dei paletti. di definire. di capire. in gioco ci sono due fra fra i concetti piu' alti dell'umano: la liberta' e  la dignita' della vita. (come per l'inizio della vita, come per la fine della vita)

C'e' chi ritiene che in nome della difesa della liberta' individuale si possa sacrificare la dignita' della vita. Il corollario e': spetta al singolo individuo decidere se una vita e' degna di essere vissuta (iniziata o terminata).

C'e' chi ritiene che in nome della difesa della dignita' della vita si possa sacrificare la liberta'. Il corollario e': la vita e' sempre degna, la liberta' ha dei confini.

E poi c'e' un altro problema forse quello fondamentale: secondo quale principio o regola un'opzione valoriale (che attiene in fondo al senso dell'esistenza) si puo' imporre all'altra?

ma attenzione.. non bisogna commettere l'errore che che la prima opzione sia piu' "tollerante" della seconda "totalitaria"..(secondo un relativismo acritico tristemente di moda); faccio un esempio..se ritengo che la via di un mio caro non sia piu' degna (ma quando e quanto una vita non e' piu' degna? una tavola di valori che rimane inevitabilmente e terribilmente relativa) e lo sopprimo, con un colpo di fucile o non nutrendolo (commissione e omissione=idem), io commetto una vilolenza a lui (il soggetto debole da tutelare, al limite anche da se stesso) e a tutti  quelli che assistono impotenti ad una ipotetica strage di indifesi.

faccio un altro esempio: legalmente una persona incapace di provvedere a se' stessa e' come un bimbo. Se il bimbo non vuole mangiare la sua liberta' va rispettata e tutelata o i genitori che gli impongono il cibo sono totalitari? certo, sono totalitari. ma in nome di un bene piu' alto.

e ancora: se il bimbo compie 18 anni e non vuole piu' mangiare che fate? ditemi che fate? vi rivolgete al Tribunale o al Presidente della Repubblica per rispettare la sua volonta' o per rispettare la sua vita?

Diro' la mia ovviamente e credo con ragione. Il principio e' quello di maggioranza e non puo' essere che quello (non puo' essere quello degli illuminati, siano essi gli scienziati, i giudici della Cassazione o il Presidente della Repubblica. Spetta alla maggioranza decidere di scegliere. Si, si, no no. (l'ipocrisia tipica di Veltroni di chi ritiene che queste opzioni possano convivere e' fallace. Significa aderire alla prima opzione.)

Qui c'era una maggioranza, ma gli illuminati (la Suprema Corte di Cassazione, il Presidente della Repubblica) hanno deciso il contrario.

E per la prima (e spero ultima) volta una persona e' stata condannata a morte con tutti i timbri e le autorizzazioni del caso. Un trionfo della liberta'. una sconfitta della vita. una sconfitta per tutti.

 

 
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Un macabro figlio di puttana

Post n°29 pubblicato il 06 Febbraio 2009 da altromestesso

Non si puo' in nome del rispetto della forme uccidere la sostanza. soprattutto se la sostanza e' la vita e le forme e' quantomeno dubbio siano violate


La vita umana viene prima, ammesso e non concesso che le forme siano violate.


Caro Giorgio Napolitano di sto cazzo, sai cosa significa l'esigenza cautelare? evitare che nelle more di una procedura si verifichino effetti irreversibili che rendano poi inutili i successivi provvedimenti.


Cazzo una donna sta morendo di sete e lui non firma il decreto per bloccare l'evento in attesa che il Parlamento si pronunci con una legge, per un presunto vulnus alla Costituzione di cui lui non e' piu' garante ma il macabro Grande Inquisitore.


Mettiamo che fra due settimane il Parlamento approvi una legge che nega la possibilita' di togliere l'alimentazione e l'idratazione.


A quel punto il caro Giorgetto non si sentira' le mani piu' fredde? Orrore istituzionale.


di istituzioni che come diaboliche ed artefatte forme Platoniche si sostiuiscono totalmente alla realta' di un corpo che chiede acqua e cibo.


Quanto ancora durera' l'agonia di Eluana? e quanto quella del nostro (VOstro) Presidente della Repubblica?


 

 
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La Quiete

Post n°28 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da altromestesso

Ogni nome porta con se' sin troppi riflessi di senso. La quiete e' l'agghiacciante clinica dove una donna verra' fatta morire di fame e di sete. in quiete. nel nome della dignita', della pieta', della liberta' e del progresso.


parole che suonano come rintocchi funebri. come sentenze demoniache nel nome del popolo italiano.


 


L'unica cosa consolante in questo avello e' che ognuno e tutti pensano di fare il bene (da una parte il rispetto di una volonta' che si presume non si vuole piu' sentire prigioniera di un corpo alieno, dall'altra parte chi non si arrende a ritenere che la morte sia la soluzione per una vita che si ritiene comunque degna).


Lo stesso Eastwood in una delle opere piu' lancinanti della modernita' staccava il respiratore alla propria amatissima "baby". Ma se ne andava via in silenzio, scompariva. Come se quel gesto annicchiisse ogni cosa. come una sconfitta dovuta. Si assumeva in proprio tutta l'immensa responsabilita' di eliminare una vita nel nome dell'Amore. Non chiedeva di farlo nel nome della legge. Sua era la mano. Nessuna quiete. Pura inquietudine.


Qualsiasi persona puo' comprendere l'art. 40 del codice penale italiano sui reati omissivi. Non impedire un evento equivale a cagionarlo. Come mai si fa lentamente morire di sete e di fame una persona invece di spararle un pietoso istantaneo colpo di fucile ?


Nel nome di una terribile ipocrisia che considera naturale la morte per fame non si cagiona la morte, si aspetti che arrivi da sola, in silenzio, in quiete.


Deresponsabilizzazione totale. E paura di chiamare le cose con il loro nome.


Se si riitiene che il principio ultimo sia il rispetto della volonta' individuale (della liberta, dell'autodeterminazione), occorre ammettere la Bonta' di un suicidio assistico consapevole. Se qualcuno vi chiede - ovviamente il consenso informato - di ucciderlo, dovete farlo. Magari a fucilate, se questa era la volonta', perche no?


Se si ritiene che il principio ultimo sia la qualita' (?) della vita, per cui tanto piu' una vita si avvicina ad un modello vegetale (secondo la delirante dichiarazione di un Presidente della Camera evidentemente fuso dalle troppe lampade) tanto meno la sua vita va tutelata, si facciano delle tabelle di vitalita' e si istituiscano delle soglie oltre le quali e' certamente piu' dignitosa una buona morte/eutanasia) ad una brutta vita.


Ma l'evidenza (la terribile semplicita' dei Fatti) di una persona che non potra' piu' aprire gli occhi quando l'agonia alimentare la privera' della vita e' un urlo di dolore muto che non puo' rassegnarsi alla quiete.


Orrore


 

 
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