Creato da PICCOLAVIOLETTA6 il 31/07/2013

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PENSIERI - RIFLESSIONI - E - PROVERBI - TRA - STORIA - E - TRADIZIONE

 

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PORRO’ LA MIA LEGGE NEL LORO ANIMO,

LA SCRIVERO’ SUL LORO CUORE.

IO SARO’ IL LORO DIO ED ESSI SARANNO IL POPLO MIO.

NON DOVRANNO PIU’ ISTRUIRSI GLI UNI GLI ALTRI,DICENDO:

RICONOSCETE IL SIGNORE, PERCHE’ TUTTI MI CONOSCERANNO,

DAL PIU’ PICCOLO AL PIU’ GRANDE.

IO PERDONERO’ LA LORO INIQUITA’
E NON MI RICORDERO’ PIU’ DEL LORO PECCATO.

”GEREMIA 31:33”

 


A te, Signore, elevo l'anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso. Chiunque spera in te non resti deluso. (Sal 25,1-3)

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Parola di Dio

RIFLESSIONI

Il Vangelo di Luca è indirizzato ai cristiani della sua epoca ma anche a quelli di tutti i tempi, che devono vivere nella fede del Signore in mezzo al mondo. Sono parole di consolazione e di speranza, di fronte alle tribolazioni e alle tristezze della vita.
Gli stessi avvenimenti che disorientano gli uomini saranno per i cristiani il segno che l’ora della salvezza si avvicina. Dietro tutte le peripezie, per quanto dolorose possano essere, essi potranno scoprire il Signore che annuncia la sua venuta, la sua redenzione, e l’inizio di una nuova era.
La venuta del Signore non è considerata come una cosa vicina nel tempo. I cristiani devono pensare che la storia duri a lungo, fino alla creazione definitiva del Regno di Dio. È necessario dunque che essi abbiano un’attitudine paziente di fronte alle avversità, e perseverante nel cammino che li conduce alla vita piena.
Così, il vangelo mette in guardia contro il pericolo di rilassarsi nel quotidiano. Bisogna restare vigili, in preghiera, nell’attesa gioiosa del Signore che è misericordia e vita n
uova.

 

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Lasciarono tutto e lo seguirono.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5,1-11) 

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la Parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Genèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e Lo seguirono. Parola del Signore

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"Proviamo soltanto a guardarci. Va tutto alla rovescia; è tutto sottosopra. I medici distruggono la salute, gli avvocati distruggono la giustizia, le università distruggono il sapere, i governi distruggono la libertà, i principali mezzi di comunicazione distruggono l'informazione e le religioni distruggono la spiritualità"
Michael Ellner.

 

 

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Messaggi del 04/09/2017

Lunedì XXII Settimana del Tempo Ordinario anno A

Post n°190 pubblicato il 04 Settembre 2017 da PICCOLAVIOLETTA6

Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4,16-30) 

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi

e proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di Lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è Costui il Figlio di Giuseppe?». Ma Egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità Io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità Io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e Lo cacciarono fuori della città e Lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma Egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore

riflessioni

L'amarezza infinita di Gesù nel constatare il rifiuto dei suoi concittadini è espressa con parole addolorate ed è costretto prima a notificare la sorte del vero profeta di Dio: "In verità Io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria", poi spiega alcuni passi della Scrittura che risultano come una condanna per l'ipocrita religiosità dei nazaretani.
Non sbagliava Bartolomeo quando Filippo gli parlò che aveva trovato il Messia e proveniva da Nazareth: "Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?" (Gv 1,46). Non era presente neanche in una cartina questa cittadina, eppure vi abitò Dio incarnato e lavorò sempre nel raccoglimento, nella più grande riservatezza.
L'equilibrio divino e la saggezza incarnata in Gesù, anche quando era giovane, gli permettevano il controllo pieno delle sue facoltà, e nulla fuoriusciva dalle sue labbra se non lodi, ringraziamenti e preghiere a Dio, che era suo Padre ma solo in due ne erano a conoscenza: Maria e Giuseppe.
L'invidia è il vizio che anima quanti vedono Gesù nella sinagoga e non accettano gli elogi che si spendevano per le sue imprese a Cafarnao dove aveva preso dimora. Neanche a Cafarnao andava meglio, lì comunque non c'era l'ostilità dei compaesani e l'apostolato andava meglio.
Era la prima volta che Gesù si recava a Nazaret dopo l'inizio della sua missione, tutti in paese si ricordavano bene di Lui ma trovavano strana la sua metamorfosi, per essi si trattava di un cambiamento immotivato... in quel giovane silenzioso che lavorava e pregava ininterrottamente e la sua vita era ammirata da tutti.
Ma arrivare a compiere grandi miracoli a Cafarnao ed essere osannato da molti, non poteva essere accettato da quasi tutti i nazaretani.
Non c'è solamente l'invidia nella reazione di questa gente contro Gesù, c'è un vuoto spirituale e ne è la causa, con la mancanza della vera fede in Dio. Non erano in comunione con Dio per possedere quella luce e comprendere che quantomeno Gesù era inviato da Jahvè.
Non c'era nulla da fare, così Gesù dopo avere annunciato solennemente che in Lui si compivano le parole della Scrittura: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato", rimase in silenzio per vedere la reazione, ma già conosceva i loro cuori ed era andato a Nazaret solo per compiacere la Vergine Maria.
Tutti però inizialmente «erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è Costui il Figlio di Giuseppe?"», una domanda che portava già un assenso perché tutti ne erano a conoscenza. E i loro cuori erano induriti.
Questo ci spiega l’inutilità della preghiera e della partecipazione alla Messa se il cuore è indurito, insensibile e non c’è alcun proposito di cambiare decisamente.
Gesù non è assolutamente contento del cristiano che ha il cuore duro come il granito, senza amore, verità e onestà.

C’è grande confusione in quanti esprimono una fede apparente e non vogliono cambiare mai, considerano i loro pensieri più importanti dei Comandamenti, le loro decisioni le vedono come superiori alla stessa Volontà di Dio e finiscono per rovinarsi e rovinare quanti li frequentano, amici e familiari.

Gesù dinanzi alla cocciutaggine dei nazaretani è costretto a ricorrere ad alcuni esempi che stroncano le illusioni finte e avventate di quanti Lo osservano con sospetto. Questo racconto è una staffilata alla loro miopia e la censura dei loro tenebrosi convincimenti.

“Anzi, in verità Io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”.

Vuol dire che non è l’appartenenza ad una religione a rendere santi, ma la pratica fedele e costante. L’orgoglio carica di indifferenza e confusione ed impedisce di osservare le Leggi insegnate da Gesù. La coerenza non è acqua, si traduce in buone opere con la determinazione di agire sempre con retta intenzione.

L’onestà intellettuale è indispensabile per ottenere Grazie e benedizioni dal Signore Gesù.

Il Signore gioisce quando i cristiani si comportano bene, ha maggiore fiducia in loro, li stima e li riveste di molte Grazie.

Lo stesso avviene ai Sacerdoti che donano la loro vita a Dio.

Gioiscono profondamente quando chi chiede consigli si impegna ad osservarli per crescere nella Fede e lasciare la mentalità vecchia.

Così come Gesù, questi Sacerdoti stimano i cristiani più sinceri e ammirano gli sforzi di tutti i cristiani coerenti che vogliono osservare i Comandamenti e sono trasparenti nella guida spirituale, proprio perché vogliono avvicinarsi di più a Gesù e alla Madonna.

La gioia di un Sacerdote è di vedere santi e trasfigurati in nuove creature spirituali tutti i credenti che lo avvicinano.

 
 
 

 

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CANTICO DELLE CREATURE

BENEDICIAMO IL SIGNORE A LUI LA GLORIA NEI SECOLI.

Cielo e terra, lodate il Signore, tutto il creato, benedica il Signore. Sole e luna, lodate il Signore, astri del cielo, benedite il Signore. Acque e fonti, lodate il signore, mare e abissi, benedite il Signore. Ghiaccio e neve, lodate il Signore, fiumi e montagne, benedite il Signore. Sabbia e foreste, lodate il Signore, steppe e giardini, benedite il signore. Pioggia e rugiada, lodate il Signore, vento e fuoco, benedite il Signore. Lampi e tuoni, lodate il Signore, tenebre e luce, benedite il Signore. Erbe e germogli, lodate il Signore, tempi e stagioni, benedite il Signore. Alberi e fiori, lodate il Signore, pesci e uccelli, benedite il Signore. Greggi e armenti, lodate il Signore, cervi e gabbiani, benedite il Signore. Giovani tutti, lodate il Signore, vecchi e bambini, benedite il Signore. Angeli e santi, lodate il Signore, genti del mondo, benedite il Signore. Lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli.

 

LA CARITA'

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi  1Cor 12, 31- 13, 13

Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! Parola di Dio.

RIFLETTIAMO

Perché gli uomini rifiutano il profeta che parla in nome di Dio? Perché avvertono in lui un personaggio "scomodo", che li sveglia dal loro quieto vivere e condanna le vie sbagliate che percorrono, invitandoli a cambiare vita e a mettersi sulla strada indicata dal vangelo e dal modello di Cristo.
A Nazaret rifiutano Gesù, perché chiedeva un cambiamento radicale di vita, di abitudini, di mentalità. Allora trovano tanti pretesti per sfuggire all'ammonimento del profeta.
Il mondo ha bisogno di profeti del vangelo. Oggi più di ieri. Anch'io sono invitato a essere profeta, cioè a testimoniare il vangelo con la vita e la parola, in tutte le situazioni di ogni giorno: famiglia, lavoro, scuola, letture, conversazioni, impegno di carità, attenzione all'uomo, ecc. Debbo chiedermi: chissà se la gente che mi avvicina riceve da me uno stimolo al bene?
Ma prima ancora mi pongo questa domanda: come accolgo Gesù, che ogni giorno m'invita alla conversione? I miei criteri di giudizio, di scelta, non entrano in crisi quando leggo il Vangelo? È una verifica che dovrei fare con serietà, nella preghiera. Altrimenti, a cosa serve dirsi cristiano, se poi rifiuto tante volte ogni giorno l'invito di Gesù alla conversione?

 
 
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