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Farli vivere ancora

Post n°239 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da laura_brustenga
 

 
Ieri sera al tg ho visto un servizio dedicato alle persone che hanno perso un figlio e che attraverso il mondo dei blog continuano a " farlo vivere", chi parlando di loro, chi continuando a scrivere nei blog dei loro figli, ma comunque lasciando che il loro ricordo viva ancora, e non lasciandolo disperdere dal tempo.  E mi sono ricordata di quanti blog ho visto, dedicati a figli perduti, a persone che si sono amate e che ci hanno lasciato. Tra questi blog c'è anche il mio. Posso comprendere pienamente questa necessità, sia da parte di chi non crede nella vita eterna delle anime e sia da parte di chi, come me, ne ha certezza dimostrata. Per chi non crede, il ricordo dei propri cari scritto in un blog fa sentire ancora "vivo" qualcuno che non c'è più, come a dimostrarci  che non è dimenticato, come a dirci di quanto lo abbiamo amato. Come a farci scudo con un'illusione che però, non si sa perchè, ci fa bene. Per chi crede, questo è un modo per continuare il legame vissuto e solcato da un cambiamento di dimensione, dove gli occhi del corpo non possono più vedere, ma dove gli occhi dell'anima vedono...esistono...e vegliano su di noi. Un blog non è altro che una diffusione di pensieri che però spaziano per larghe vie, arrivando ovunque. Un pensiero non è altro che l'inconscia sapienza dell'esistenza dell'anima di chi abbiamo perduto, che ci fa sentire le vibrazioni del sentimento che ci legava e ci lega a loro. Per la mente tutto ciò può risultare inconcepibile, ma le emozioni d'amore sono le vere realtà della vita e dell'oltre, dell'eterno, del mistero di questa esistenza a cui tutti ci poniamo per liberarci di qualcosa che non è stato sciolto precedentemente. Perdere un figlio è la cosa più dolorosa in assoluto: il mio Karol ci ha rimesso la vita, tant'era l'insopportabilità di quella sofferenza. Ma dietro ad ogni dolore simile c'è un mistero talmente immenso che se potessimo vederlo, comprenderlo appieno, le nostre lacrime si farebbero sorriso. Io penso che scrivere sia terapeutico già di per sè, ma scrivere dove tutti possono leggere e darti una parola di conforto, lo sia maggiormente. Anzi, solo il fatto che due occhi leggano i tuoi pensieri verso chi non hai più è già un far conoscere...far vivere...far per un momento partecipe del proprio dolore, della propria nostalgia, del proprio bisogno di sapere che qualcuno condivide con te, seppur per un attimo, l'amore che sembra spezzato ma che occultato nel mistero dell'anima...continua indisturbato ad esistere per mezzo dell'amore, del ricordo. Per mezzo di te.

 

 


®-laura brustenga-©

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