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Laura Boldrini č presidente della Camera

Post n°32 pubblicato il 16 Marzo 2013 da portorecanatimagazin
Foto di portorecanatimagazin

La deputata di Sel, candidata dal Pd, ha ottenuto 327 voti. Discorso molto applaudito: «Difendo i diritti degli ultimi»

la terza donna a presiedere montecitorio

La deputata di Sel, candidata dal Pd, ha ottenuto 327 voti. Discorso molto applaudito: «Difendo i diritti degli ultimi»

 

Laura Boldrini, nuova presidente della Camera
MILANO - Laura Boldrini è la presidente della Camera della 17esima legislatura

BERSANI: ORA IL GOVERNO - «Penso che non solo i grillini avrebbero ampiamente motivo per convergere sulle nostre candidature... La prossima tappa è il governo del paese e serve un'assunzione di responsabilità davanti al paese». Così, dopo l'elezione, Pier Luigi Bersani torna ad aprire al sostegno di altre forze per formare un governo.

 

TERZA DONNA - Boldrini, deputata di Sel ed ex portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati dell'Onu in Italia, 51 anni, è stata eletta alla quarta votazione con 327 voti su 618 votanti (i voti della coalizione di centrosinistra sono 340). Era stata candidata all'ultimo minuto dal Pd. Un lungo applauso dell'assemblea ha segnato il momento in cui il computo ha toccato quota 310, la soglia di voti necessaria per l'elezione del presidente. I deputati del Pdl e alcuni esponenti del M5S non hanno applaudito, ma la stragrande maggioranza dei 5 Stelle erano in piedi a battere le mani. Laura Boldrini è la terza donna a presiedere Montecitorio, dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti (quest'ultima ha commentato: «Sono contenta che un'altra donna sia stata eletta presidente della Camera, la prossima volta non farà più notizia. Ora bisogna "espugnare" i vertici delle istituzioni»). A Roberto Fico, candidato del Movimento 5 stelle, sono andati 108 voti, uno in meno rispetto a quelli di cui dispone il Gruppo, e un lungo applauso dei deputati 5 Stelle. Hanno preso un voto Dario Franceschini (Pd), Andrea Romano (Lista Civica), Micaela Biancofiore (Pdl), Gianluca Buonanno della Lega. Le schede bianche sono state 155, le nulle 10, i voti dispersi 18.

 
 
 

BENVENUTA SINISTRA

Post n°31 pubblicato il 07 Febbraio 2013 da portorecanatimagazin
Foto di portorecanatimagazin

Il voto, ogni singolo voto, è l’arma pacifica della nostra democrazia. Per quanto si tenti sempre più di snaturarlo come merce che si vende e si compra, il voto non ha altro prezzo che non sia la dignità di chi lo esercita in maniera libera e responsabile. Solo così diventa l’arma di cui ogni singolo cittadino pacificamente dispone per scardinare l’andamento delle cose, aprendo le porte al cambiamento. È il cambiamento il nostro orizzonte, con il voto e dopo il voto. Perché è il cambiamento ad essere, qui ed ora, la partita veramente “utile”, necessaria, che ci mette in gioco. È da troppo tempo – un tempo opaco e triste – che sentiamo le parole della rassegnazione: quelle che ci dicono che la politica non può fare nulla se non sancire la propria impotenza. Il disco incantato ripete il ritornello: ”ce lo impone la crisi, ce lo dice l’Europa”. Parole usate per sterilizzare la speranza e per addestrarci a convivere fatalisticamente con le nostre paure e le nostre solitudini. Diciamo la verità: la crisi non ha prodotto soltanto diseguaglianze, povertà, immiserimento, mettendo ben al riparo le tante ricchezze di pochi. La crisi ha frantumato il senso alla parola “futuro” e ha riempito di paura e di solitudine il nostro presente: questo è il senso più profondo della nostra sconfitta. Della sconfitta del mondo del lavoro, cui è stato tolto dignità e valore. Della sconfitta culturale e politica del diritto ad avere diritti, di governare se stessi, il proprio corpo, il proprio orientamento sessuale, di poter scogliere i nodi complessi e delicati che riguardano la nascita e la morte. Ci è stato tolto il bene infinitamente prezioso del tempo. Il tempo delle nostre esistenze che cercano il loro compimento nella bellezza di un ambiente rispettato, nella cura di relazioni umane solidali, nella ricerca di un sapere critico capace di nutrirci con la memoria e la conoscenza.

Non sono state né le immutabili leggi di natura né la presunta oggettività ed inevitabilità delle cose a tentare di spingerci nell’angolo dell’impotenza. È stata prima di tutto una certa politica fin qui complice di una finanza predona e malata della propria onnipotenza. È una politica che ha nomi e cognomi, ha partiti e giornali, ha banche e televisioni. Noi, che sembriamo i soli a farlo in Italia ma abbiamo buoni compagni in Europa, la chiamiamo col suo nome vero: è la destra. Innanzitutto la destra liberista e populista che, con Silvio Berlusconi, ha segnato in profondità 20 anni di storia italiana producendo un significativo regresso sociale e civile del nostro paese. Ma è anche la destra perbene e dell’elite tecnocratiche che invocano il dominio della tecnica come surrogato della politica e della democrazia. La destra, ha prima generato la crisi, poi è risultata incapace a contenerla e ora si candida nuovamente a governare le nostre vite intristite, rubandocele una seconda volta. Ma l’inganno si è spezzato. Di fronte alla crisi e alle cattive ricette anti crisi noi, la sinistra, vogliamo mettere da parte l’emergenza infinita per aprire porte e finestre al cambiamento possibile, in Italia come in Europa. Questa sfida vogliamo vincerla chiedendo un voto che abbia la forza di smontare l’inganno che giunge sino al punto di negare, di fronte alla crisi, l’esistenza stessa di una destra e di una sinistra. È un tentativo che pare ormai avere interpreti maldestri soltanto in Italia, se è vero che persino il Fondo Monetario sta tornando sulle strategie sin qui adottate per contrastare la crisi mettendo in chiaro gli errori compiuti dai neo-liberisti. Non si può imboccare la strada del risanamento e di una nuova crescita economica eco compatibile reiterando quelle politiche di rigore a senso unico e di austerità che hanno soffocato ogni sviluppo, accresciuto la disoccupazione anziché contrastarla, sbagliando tutti i calcoli dei tagli alla spesa pubblica come salute e istruzione con effetti depressivi sul ciclo economico.

La nostra sfida sta in quell’idea di democrazia che richiede prima di tutto programmi “diversi” su come si risponde ad una crisi epocale che tocca nel vivo testa e cuore delle persone, su come si governa un grande e disorientato paese come l’Italia, su come si sta in un’Europa che deve ritrovare la propria missione al di fuori dei soli precetti finanziari. Non esistono, se non nella retorica inconcludente di una concordia nazionale, “agende” che si pongono da sé medesime al centro di un governo immobile, che si sottraggono ad un confronto vero con le idee ad esse alternative, pronte a scommettere sull’ingovernabilità del paese e sul “tagliar le ali” per affermare di esistere. È la tecnica consumata di una vecchia e stanca politica, dentro cui non soffia alcun vento fresco di cambiamento. Quello che abbiamo da dire con il nostro programma, sulla centralità del lavoro e sulla conversione che abbia al centro la green economy , sul welfare europeo e sullo Stato di diritto, su quei beni comuni sottratti alla privatizzazione e restituiti alla cittadinanza, sugli Stati Uniti d’Europa che aprono finalmente il capitolo della lotta alla povertà e alla disuguaglianza, sull’affermazione di una nuova democrazia paritaria e di genere, tutto questo ha a che fare con una sinistra capace di misurarsi con il governo adesso, proprio nel punto più aspro e duro della crisi che ci investe. Per questo chiediamo un voto a Sinistra Ecologia Libertà. Per mettere in campo la nostra idea di democrazia e libertà, scolpendo con forza come prima parola del nostro programma di governo, la stessa che apre la Carta dei diritti fondamentali dell’Europa. La parola “dignità”. Benvenuta sinistra.

 
 
 

Ilva, Vendola: la situazione precipita, anticipare udienza Consulta per valutare legge 231

Post n°30 pubblicato il 18 Gennaio 2013 da portorecanatimagazin
Foto di portorecanatimagazin

Il governo ha convocato per stasera una riunione urgente che sarà presieduta dal presidente del Consiglio Mario Monti sulla situazione dell’acciaieria tarantina dell’Ilva con sindacati, Confindustria e vertici dell’azienda, mentre prosegue la protesta dei lavoratori preoccupati per il futuro dello stabilimento. Il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, chiede che l’Avvocatura dello Stato presenti istanza di anticipazione dell’udienza. “La costituzionalità della legge 231 [salva Ilva]è dirimente nel prosieguo di qualsiasi attività e condiziona in modo evidente sia il futuro dell’Ilva”, scrive in una nota.

«Prendo atto del grande sforzo compiuto dai giudici della Corte Costituzionale- continua Vendola- nell’aver fissato in tempi così rapidi l’udienza, e di questo li ringrazio profondamente, ma il veloce precipitare degli eventi, cui stiamo assistendo in queste ore a Taranto, rende opportuno una ulteriore accelerazione. Il grave stato di incertezza cui versano i cittadini del capoluogo ionico e i lavoratori dell’Ilva non fa affatto bene. Per questo chiedo che il Governo incarichi l’Avvocatura dello Stato affinchè presenti istanza di anticipazione dell’udienza alla Corte Costituzionale. Del resto la straordinarietà e l’unicità dell’evento richiedono risposte altrettanto straordinarie ed uniche in grado di rassicurare tutti i cittadini, non solo tarantini, sulla capacità dello Stato, nel suo complesso, di gestire un’emergenza di tale portata», conclude Vendola. La Fim-Cisl ha proclamato uno sciopero nel sito che ha portato al blocco degli impianti con l’obiettivo di ottenere risposte dai vertici dell’azienda. “In poche ore lo stabilimento è stato paralizzato: fermi gli impianti dell’acciaieria 1 (dalle ore 01,00 di questa mattina), acciaieria 2 e altoforno 5; a breve si fermerà (per 48 ore) anche l’altoforno 4″, si legge nel comunicato diffuso oggi dal sindacato. La Uilm chiede che non si fermi la produzione e che si applichi il cosiddetto “decreto salva Ilva” che consente l’utilizzo degli impianti e il dissequestro della merce. Al momento è in corso un contenzioso tra il tribunale di Taranto e il governo sul quale dovrà pronunciarsi la Corte costituzionale. La procura tarantina sostiene che governo e Parlamento, togliendo i sigilli giudiziari agli impianti attraverso un decreto trasformato in legge, abbiano ostacolato l’esercizio dell’azione penale interferendo con l’inchiesta in corso contro i vertici Ilva e la famiglia Riva che ne è proprietaria. La decisione della Consulta è attesa per il 13 febbraio. Apocalittico il leader della Uil, Luigi Angeletti, secondo il quale “la situazione dell’Ilva sta precipitando…Allo stato, le probabilità di una catastrofe occupazionale ed economica stanno crescendo. Speriamo che l’incontro di stasera, convocato d’urgenza a Palazzo Chigi, possa porre le premesse per un cambiamento di rotta”.

 
 
 

Le teste di lista di Sel

Post n°29 pubblicato il 06 Gennaio 2013 da portorecanatimagazin

La Presidenza nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’ ha approvato l’elenco nominativo che andra’ a costituire le teste di lista dei candidati per le prossime elezioni politiche, tenendo conto delle candidature espresse dalle primarie del 29 e 30 dicembre scorso.

E’ garantito il rispetto della parita’ di genere al 50% tra uomini e donne. L’elenco definitivo delle candidature sara’ reso noto nei prossimi giorni.

Nichi Vendola sara’ capolista in alcune circoscrizioni dove verra’ ritenuto necessario o utile. Il leader di Sel, comunque, optera’ per la Puglia.

 

Ecco l’elenco:

Lombardia 1 – Camera Claudio Fava Daniele Farina Valentina La Terza Patrizia Quartieri

Lombardia 2 – Camera Titti Di Salvo Luigi Lacquaniti

Lombardia 3 – Camera Franco Bordo Senato Lombardia Monica Frassoni – presidente Verdi Europei Tino Magni Pina Giorgio

Piemonte1 – Camera Giorgio Airaudo – segreteria nazionale Fiom Celeste Costantino Michele Curto

Piemonte2 Camera Giorgio Airaudo – segreteria nazionale Fiom Fabio Lavagno Senato Piemonte Monica Cerutti Maria Chiara Acciarini

Veneto 1 Camera Alessandro Zan Michela Faccioli

Veneto2 Camera Giulio Marcon – portavoce della campagna “Sbilanciamoci” Valentina Dascanio Senato Veneto Pape Diaw Maria Teresa Di Riso

Friuli Venezia Giulia Camera Serena Pellegrino

Friuli Venezia Senato Grazia Francescato Loredana Panariti

Liguria Camera Stefano Quaranta Nico Isetta

Liguria Senato Francesco Forgione – ex presidente commissione parlamentare Antimafia Carla Nattero

Emilia Romagna Camera Francesco Ferrara Giovanni Paglia Cinzia Terzi

Emilia Romagna Senato Massimo Mezzetti Elena Tagliani

Toscana Camera Martina Nardi Marisa Nicchi Gabriele Berni Farihia Aidid

Toscana Senato Alessia Petraglia Renzo Ulivieri

Umbria Camera Elisabetta Piccolotti

Umbria Senato Roberto Natale – ex presidente della FNSI

Marche Camera Laura Boldrini – portavoce Agenzia ONU rifugiati Lara Ricciatti

Marche Senato Maria Luisa Boccia

Abruzzo Camera Gianni Melilla

Abruzzo Senato Roberto Natale – ex presidente della FNSI Anna Suriani

Camera Lazio 1 Massimiliano Smeriglio Sergio Boccadutri Ileana Piazzoni Filiberto Zaratti Cecilia D’Elia Camera

Lazio 2 Nazzareno Pilozzi

Senato Lazio Loredana De Petris Massimo Cervellini Maria Rita Manzo

Campania 1 camera Gennaro Migliore Arturo Scotto Antonella Cammardella

Campania 2 Camera Gennaro Migliore Michele Ragosta

Campania Senato Peppe De Cristofaro Dino Di Palma

Basilicata Camera Antonio Placido

Basilicata Senato Giovanni Barozzino – operaio Fiat di Melfi, reintegrato sul lavoro dopo sentenza giudice

Calabria Camera Ferdinando Aiello Andrea Di Martino

Calabria Senato Ida Dominjanni – giornalista Eva Catizone Camera

Sicilia 1 Laura Boldrini – portavoce Agenzia ONU rifugiati Erasmo Palazzotto Camera

Sicilia2 Laura Boldrini – – portavoce Agenzia ONU rifugiati Sofia Martino

Sicilia Senato Francesco Forgione – ex presidente commissione parlamentare antimafia Raffaele Gentile Anna Bonforte

Puglia Camera Nichi Vendola Nicola Fratoianni Annalisa Pannarale Toni Matarrelli Donatella Duranti Arcangelo Sannicandro

Puglia Senato Dario Stefano Giulio Volpe – rettore Universita’ di Foggia Francesca Abbrescia

Sardegna Camera Michele Piras

Sardegna Senato Luciano Uras

 
 
 

Noi con il popolo delle primarie, ai montiani patti e vertici segreti

Post n°28 pubblicato il 01 Gennaio 2013 da portorecanatimagazin
Foto di portorecanatimagazin

Mentre noi facciamo le primarie e apriamo alla società civile Mario Monti e Per Ferdinando Casini stanno chiusi in un luogo segreto a decidere di liste e candidature». È questa l’immagine che sceglie Nichi Vendola per segnare la distanza tra il centrosinistra «e il resto del panorama politico italiano». Mai tenero con il Professore della Bocconi ormai definitivamente prestato alla politica, figurarsi ora che Monti «è un nostro avversario alle elezioni».

Vendola, siamo al secondo step, primarie per i parlamentari mentre intorno c’è una grande agitazione.

«Viene sottolineato con molta avarizia questo fatto. È vero che tutto il sistema politico è dentro un vorticoso processo di transizione, che la seconda Repubblica si sta sfaldando sotto i nostri occhi, ma è pur vero che il Polo progressista sta giocando una straordinaria partita all’attacco rispondendo alla crisi della democrazia con quella straordinaria vicenda di partecipazione che sono le primarie».

Un evento che rischia di essere offuscato dall’esito del vertice di Monti con i centisti?

«Monti che svolge un vertice in un luogo segreto con Casini: se uno riesce a fotografare il senso di queste parole ha uno dei fotogrammi più antichi del mondo, ovvero la politica come codice di separazione, come vocazione al comando rivendicata dalle elité. Le primarie sono esattamente il contrario, sono una forma di riappropriazione della politica intesa come bene comune, come ricostruzione di un’idea di comunità. Certo, possono esserci delle polemiche ora, come ci sono state in occasione di quelle per la premiership, ma noi stiamo sperimentando una nuova formula e come ogni in esperimento possono esserci delle cose da migliorare. Quello che non può sfuggire a nessuno è che il centrosinistra sta ricostruendo una connessione con un popolo largo».

Vendola, lei è sempre stato critico con Monti, ma il Pd considera il professore un possibile alleato dopo le elezioni. Non rischiate il primo intoppo nella coalizione proprio su questo punto?

«Monti si dichiara avversario di Vendola, Fassina e la Cgil: fa l’identikit di un’area politico-cultura che potremmo chiamare “sinistra”. Non propone un’alleanza al Pd, propone un reclutamento, una sottomissione della cultura progressista ad una assai modesta agenda liberal-conservatrice. Tutti gli equilibrismi dei centristi e di Monti, democristianeria senza la Dc, però danzano attorno ad un fantasma: le primarie. L’oggetto vero della loro battaglia politica non è Vendola, di cui quasi tutti in privato, e qualcuno anche in pubblico, riconoscono doti di equilibrio e di buona amministrazione. L’oggetto vero è Bersani, è l’autonomia di un punto di vista che intende trasformarsi in programma politico per vincere le elezioni e governare il Paese. Ma Bersani non credo che abbia bisogno di una badante».

Non di una badante ma per governare, soprattutto al Senato, è probabile che abbiate bisogno dell’appoggio di Monti. Lei che dice?

«È un discorso inaccettabile, questo. Fare il dibattito politico simulando una eventualità che tra l’altro io considero non quella prevalente, è un modo di inquinare la discussione politica. Se accettassimo questo discorso di immaginare una maggioranza non compiuta, con i voti per governare alla Camera ma non al Senato, dovremmo presentarci alla Camera Alta con un discorso politico programmatico e chiedere in trasparenza quali sono le forze di un Parlamento che ad oggi per noi è un’incognita, che vogliono appoggiare il nostro governo. Ma crediamo davvero che Casini sia altrettanto rilevante nel Paese quanto nei media?».

In Europa c’è apprensione per il dopo Monti. Non saranno proprio le politiche europee a segnare anche la prossima legislatura?

«Noi dobbiamo lavorare alacramente perché l’Europa eviti di compiere un suicidio. Le politiche di un’austerità cieca e unidirezionale stanno producendo fratture multiple nella società europea. Tornano ovunque ad affacciarsi vecchi fantasmi, culture xenofobe, omofobe, populismi… è in discussione il fondamento stesso del modello europeo di società, il welfare. Penso che dobbiamo ingaggiare un corpo a corpo con tutte le derive populiste, nazionaliste e razziste, piantando una bandiera che è quella dell’Europa dei diritti sociali e i diritti di libertà. Dobbiamo rilanciare il sogno degli Stati uniti d’Europa».

Il primo corpo a corpo sarà qui, con Grillo e Berlusconi in Parlamento, contro l’Europa, l’euro e così via.

«Si deve contrapporre a questa non cultura una visione in economia di tipo keynesiano, capace di sostenere la domanda interna alleviando una pressione fiscale che in Italia su imprese e lavoro è diventata puro strozzinaggio, e rimettendo in piedi l’idea che la giustizia sociale è due volte indispensabile: perché fa vivere le persone in dignità e perché aiuta l’economia a crescere. Al Forum dei progressisti di tutto il mondo, insieme a Bersani, abbiamo sentito discorsi molto più radicali di quello che sto facendo oggi con lei».

A proposito, come legge l’endorsement dei vescovi a Monti?

«Fortunatamente l’elettorato cattolico da lungo tempo si è quasi completamente secolarizzato».

Stavolta l’associazionismo cattolico è schierato. Nessuna preoccupazione?

«Vedo con interesse questo innesto così curioso di storie così diverse in questo crogiuolo così confuso che è il nuovo centro. Mi chiedo cosa c’entra la Comunità di Sant’Egidio con Montezemolo, cosa c’entrano le Acli con la religione del Montismo. Quello che vedo con chiarezza è l’attesa spasmodica di tutti i poteri forti, dalla Chiesa a Confindustria, di conoscere il Verbo montiano e mi torna in mente il loro silenzio di anni davanti al burlesque berlusconiano».

 
 
 
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