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LETTERA APERTA DI UN AVVOCATO DELLA ROTA ROMANA AL SANTO PADRE, IL PAPA GIOVANNI PAOLO II, SUO SUPERIORE IN ROTA

Post n°10 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC

MAURIZIO INCERPI
AVVOCATO ROTALE
n° 69 dell'Albo 2003 degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
del Tribunale della Rota Romana, Dicastero della Sede Apostolica, Città' del Vaticano
VIA T. BANDETTINI, TRAV. VI - N° 100 - 55100 LUCCA Telf. e Fax. 0583-584931 Cell. 339 4358750
avvrotale.incerpi@lunet.it www.lunet.it/avvrotale_incerpi

Agli Em.mi e Rev.mi Signori Cardinali
Agli Ecc.mi e Rev.mi Arcivescovi e Vescovi
Ai Rev.mi Chierici, Diocesani e degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica
Ai Rev.mi Chierici dell'Opus Dei
Alle Rev.me Sorelle degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica
Agli Ill.mi e Chiar.mi e Rev.mi
Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
Avvocati e Procuratori di diritto comune canonico
Ai Rev.mi Tribunali Ecclesiastici Regionali, Interdiocesani e Diocesani
Ai Carissimi Laici e Laiche impegnati al servizio delle Istituzioni della Chiesa cattolica

---------------------
Io, dopo essermi preparato allo speciale servizio di Avvocato Rotale, esco sconfitto dall'iniquia persecuzione, che mi è stata riservata per ben 16 anni (l'incipit è dell'autunno del 1987) da parte di Monsignor Mario Fazzi, all'epoca ed ancora sino all'autunno del 1998 Vicario Giudiziale del T.E.R.E. di Firenze, e dal Signor Cardinale Silvano Piovanelli.
Io, sono sconfitto, e getto la spugna, ma prima desidero veramente ringraziare le competenti Autorità della Santa Sede, tutte ma in particolare quelle dei Dicasteri della Rota Romana e del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, alle quali voglio rendere testimonianza del profondo amore che le Personalità e le Persone, che in tali due precitati Dicasteri della Santa Sede hanno operato ed operano, fra mille e mille difficoltà, per il bene pubblico della Chiesa: della giustizia ecclesiastica nel rispetto più assoluto e scrupoloso del diritto e del diritto di tutta quanta la Chiesa cattolica universale.
Altrettanto voglio rendere testimonianza agli stimatissimi Colleghi Avvocati Rotali e Procuratori Rotali, alcuni dei quali ho avuto il piacere di avere come compagni e come compagne di studio: è difficilissimo il loro compito ed auguro a loro di risplendere e di far risplendere sempre, come fanno ed hanno fatto con assoluta competenza, il diritto della Chiesa.
Questa mia stima va anche a tutte le carissime persone, che in tutti questi anni ho avuto il piacere di incontrare e conoscere per ragioni di professione e che operano alacramente ed al meglio delle loro risorse umane sia come Giudici che come Collaboratori nei Tribunali della Chiesa cattolica italiana.
Altrettanto voglio rendere testimonianza dela bontà e della perseveranza a tanti Cardinali, Arcivescovi e Vescovi e Chierici e Suore, ch'io avuto il piacere e l'onore di poter conoscere e frequentare in tutti questi anni: 20 di un'esperienza prorfessionale e di vita, che considero comunque straordinaria.
Altrettanto per molti laici e laiche, che fra tanti sacrifici ma armati tutti di un'unica fede, la nostra fede in Cristo e nella Sua Chiesa e la nostra fiducia la più assoluta nel Vescovo di Roma e nei Suoi Collaboratori sia in Santa Sede che in Vaticano che in altre Chiesa cattoliche particolari, portano avanti il loro proprio compito.
Io ho sempre obbedito, sottomesso, alle decisioni delle competenti Autorità della Chiesa cattolica universale e particolare, ed ho sacrificato tutto della mia vita a queste.
Purtroppo - e da tempo in vario modo l'ho fatto presente alle competenti Autorità - non ho più i mezzi economici per portare avanti il mio lavoro professionale di Avvocato Rotale e per varie circostanze, che potranno leggersi qui di seguito, sono stato distrutto anche sul piano civile, in cui avevo cercato di trovare riparo e risorse economiche di sopravvivenza.
Se posso fare una notazione è la seguente: quello che più mi ha amareggiato è stata l'indifferenza riservata dalle competenti Autorità della Chiesa cattolica toscana ed in particolare fiorentina e lucchese alle mie segnalazioni ed alle mie richieste, prudentemente alle stesse rivolte in tanti anni: un'indifferenza, che tale non è mai stata però quando si è trattato di colpirmi e/o di lasciare ch'io fossi collpito in quello, che di più caro avevo.
Bene, complimenti ai Vescovi Toscani!
Dopo tanti anni di questa persecuzione iniqua, in cui ho visto e sentito di tutto, forse ora si dirà ch'io ho persona la testa! Bene, si faccia pure e buon commento, che porti bene all'anima di chi lo fa. Io, come ben l'Arcivescovo di Lucca Bruno Tommasi sa e con lui sa lo stesso Signor Cardinale Silvano Piovanelli ed altri Vescovi Toscani, ho perso tutto e persino anche l'onore, come è confermato dalla stessa decisione n° 50/01 del 18 novembre 2002 emessa dal Tribunale statale di Lucca e come conferma la "risposta", che a tutt'oggi - data presente mia lettera - la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca non riesce a dare, non sooo a me, ma nemmeno al Dicastero di vigilanza sui Tribunali e sugli Avvocati (quale è il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica) oltreché al Tribunale della Rota Romana.
Ossequio di cuore questi due Dicassteri Giudiziari della Santa Sede e mi auguro che grazie a loro sempre di più trionfi nella Chiesa cattolica universale ed in quelle particolari il diritto della Chiesa, che Sua Santità in una ai Padri della Chiesa ha promulgato per il bene pubblico di tutta quanta la Chiesa, di cui Egli è il Supremo Pastore.
Buon lavoro a tutti!
Maurizio Incerpi




Qui di seguito trasmetto il testo della lettera, che in data 22 luglio 2003 via fax ho indirizzato a Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II nella Sua residenza estiva di Castel Gandolfo e che poi, immediatamente il giorno dopo, ho trasmesso per raccomandata a.r. a Sua Santità in Vaticano e per conoscenza all'Em.mo e Rev.mo Signor Cardinale Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica ed a S.E. Rev.ma Monsignor Decano del Tribunale della Rota Romana.
Che sia portato sempre più rispetto al Tribunale della Rota Romana - questo è il mio augurio - da parte di ogni e qualunque Autorità, sia ecclesiastica che civile!
Ringrazio in particolare Sua Eminenza il Signor Cardinale Pio Laghi, che ha a cuore la giustizia e che ha combattutto e combatte contro la corruzione dei costumi nella Chiesa.
Ringrazio anche Sua Eminenza il Signor Cardinale Michele Giordano e gli altri, che già Cardinali o divenuti in seguito Cardinali, si sono pregiati di non disdegnare la mia frequentazione.
Ringrazio in modo particolare lo Studio Rotale, per la formazione che mi ha dato, e con la Facoltà di diritto canonico della Pontificia Università di San Tommaso in Roma () tutta la Comunità dell'Angelicum ed i Rev.mi e Chiar.mi - e per me amatissimi - Padri Professori di rara dottrina teologica, morale, giuridica!







MAURIZIO INCERPI
AVVOCATO ROTALE
n° 69 dell'Albo 2003 degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
del Tribunale della Rota Romana, Dicastero della Sede Apostolica, Città' del Vaticano
VIA T. BANDETTINI, TRAV. VI - N° 100 - 55100 LUCCA Telf. e Fax. 0583-584931 Cell. 339 4358750
avvrotale.incerpi@lunet.it www.lunet.it/avvrotale_incerpi

Lucca, 22 luglio 2003

LETTERA APERTA DI UN AVVOCATO DELLA ROTA ROMANA
AL SANTO PADRE, IL PAPA GIOVANNI PAOLO II, SUO SUPERIORE IN ROTA

Santità,

desidero raccontarVi una storia: la mia. E Ve la scrivo "aperta" affinché a nessun altro, ignaro, avvenga quel che è stato fatto a me.
Un giorno di tanti anni fa fui inviato, a mie spese, da un Monsignore lucchese (Mario Fazzi) d'intesa con un Vostro Signor Cardinale fiorentino (Silvano Piovanelli) ad una delle Vostre Pontificie Università, in Roma, ed allo Studio Rotale del Vostro Tribunale della Rota Romana, il Vostro Ordinario Tribunale d'Appello, in Vaticano, dove solo uscendo da lì ci si può legittimamente fregiare del titolo di "Avvocato Rotale".
Quanto bene in quel tempo dissero e scrissero di me questo Monsignore e questo Cardinale, rispettivamente Vicario Giudiziale e Presidente di uno dei Vostri Tribunali Regionali, che in Nome Vostro amministrano la giustizia ai fedeli di Cristo, che passano guai matrimoniali!
Presso di Voi e le Vostre scuole imparai cose nuove, diverse da quelle che tale Monsignore m'andava del pari "nella pratica forense" insegnando e testimoniando.
Ancora, allora, ero ingenuo di quegli ambienti ecclesiastici toscani, e così, pensando di fare cosa buona e giusta, gli dissi che c'era il divieto di commerciare "in re matrimoniale" e di spillar quattrini in cambio di nullità matrimoniali. In risposta il Monsignore mi censurò.
"Volta pagina" mi fece dire poi un cotal Monsignore dai suoi più fidi collaboratori in Tribunale. Ma io quella pagina non la voltai e, rifiutatomi di fargli da "cassiere" e di condivider quello stile giuridico peregrino, d'intesa con i miei patrocinati rinunciai ai miei compensi di causa e li devolsi in beneficienza ad Enti di sostentamento del Clero e di Carità di Diocesi Toscane, che per questo m'elogiarono pure per iscritto.
Ed il Monsignore, venendolo a sapere, s'infuriò con me e mi sospese per due anni dall'Albo degli Avvocati del Vostro Tribunale Regionale, e si mosse verso la Rota e la Segnatura affinché io fossi espulso dal Vostro Studio Rotale e mi venisse così troncata la carriera degli studi ormai giunti pressochè al termine di divenir Vostro Avvocato Rotale. Era quello l'aprile del 1988, 10° anno del Vostro Pontificato, Santità.
Io scrissi a quegli stessi Vescovi Toscani ch'innanzi m'avevano elogiato, informadoLi per scritto di ciò e chiedendo Loro aiuto, non tanto per me quanto per i miei assistiti, in Nome Vostro Santità e del diritto della Chiesa da Voi promulgato. Tacquero.
Io scrissi anche al Vostro Signor Cardinale, Arcivescovo di Firenze, Presidente del Vostro Tribunale Regionale e chiesi d'esser da lui ricevuto affinché fosse ripristinata la giustizia così gravemente in Nome Vostro Santità violata. Il Cardinale mi ricevette ma si rifiutò d'ascoltarmi.
La Vostra Rota e la Vostra Segnatura ignorarono i tentativi messi in atto contro di me da questo Monsignore lucchese e da questo Cardinale fiorentino e Voi, Santità, mi nominaste Vostro Avvocato Rotale e mi ammetteste subito a poter patrocinare le cause dei fedeli di Cristo di tutto il mondo davanti a Voi in Rota ed in Segnatura.
Era quello il dicembre del 1988, il 10° del Vostro Pontificato, Santità,
L'ira di Firenze contro di me non ebbe più confini né limite alcuno. Salì alta la sete di vendetta di questo Monsignore lucchese, ch'aveva perso la faccia facendo perdere credibilità a quello stesso Vostro Cardinale, Presidente di quel Vostro Tribunale Regionale ed in quel tempo Presidente dei Vescovi Toscani e poi Vice Presidente dei Vescovi Italiani.
Compiuto il biennio di quella sospensione, il Cardinale ebbe ad infliggermi la Sua radiazione, ma questa volta a mia insaputa: era l'aprile del 1990, il 12° del Vostro Pontificato, Santità.
E per due anni essi fecero circolare, sempre a mia insaputa, copia di questa radiazione, dandone notizia per ogni dove sia pure, allora, solo davanti a tutti i Vescovi e Tribunali Ecclesiastici Regionali italiani, al solo scopo di dirVi, Santità, che Voi ed i Vostri Tribunali Apostolici v'eravate sbagliati nominando me quale Vostro Avvocato Rotale ed in più annoverandomi immediatamente fra i Patrocinanti nella Vostra Rota.
E foste Voi, Santità, attraverso Monsignor Decano della Vostra Romana Rota ad informarmi di così tanta e vasta diffamazione per così tanti mesi avvenuta, a mia insaputa, della mia persona e mi invitaste a difendere insieme al mio onore quello della Rota, nel cui Albo proprio ero iscritto, come lo sono tutt'ora, che Vi scrivo.
A più riprese intervenne in mio favore e contro Firenze il Vostro Supremo Tribunale della Segnatura; ma questo Monsignore e questo Vostro Cardinale per vario tempo osarono rifiutarsi a Voi, Santità, ed agli ordini decretali del Vostro Supremo Tribunale e tirarono dritto per la loro strada d'iniquità e di menzogne, ritardando ancora ulteriormente di dare rispetto al diritto della Chiesa, da Voi promulgato, e di notificarmi quindi quel nullo ed illecito e diffamatorio atto radiativo.
Poi però dovettero sottomettersi, anche se tardivamente, a Voi ed io allora potetti dire e documentare a Voi nella Vostra Segnatura l'iniquità di cui un cotal Monsignore insieme al Vostro Cardinale avevano riempito quel Vostro Tribunale Regionale, da Voi Loro affidato per il bene pubblico della Chiesa e la compromissione grave dei diritti dei fedeli di Cristo, che ad Esso Vostro Tribunale Regionale di Firenze s'erano rivolti, da me patrocinati.
E la Vostra Segnatura non solo mi ascoltò ma in più si dolse nei confronti di quel Vostro Cardinale per quel decreto radiativo che m'aveva iniquamente inflitto al solo scopo di vendetta, dopo aver smentito in un proprio decreto quel Monsignore, Direttore del precitato Vostro Tribunale Regionale.
Io a quel punto mi rimisi a Voi nel Vostro Supremo Tribunale per non concorrere da parte mia a sollevar scandalo in Italia contro la Chiesa cattolica e per confermare la mia più assoluta sottomissione obbediente disciplinare d'Avvocato Rotale a Voi, Santità, ed alle Vostre decisioni. Voi, Santità, l'avevate creato Cardinale quel Vostro Arcivescovo Presidente di quel Vostro Tribunale Regionale. Voi m'avevate voluto Vostro Avvocato in Rota ed io ne avevo accettato tutte le deontologiche implicazioni.
Così tacqui, chiedendoVi di respingere il mio ricorso a quel punto che l'effetto di chiarezza era avvenuto e che Voi nel Vostro Supremo Tribunale della Segnatura Vi eravate compiaciuto d'ascoltare da me quel che quel Vostro Cardinale s'era rifiutato d'ascoltare nel complice silenzio degli altri Vescovi Toscani. Tacqui ed ho sempre taciuto da allora ad oggi per proteggere quello stesso Vostro Cardinale, che ha concorso, senz'altro in buona fede ma tuttavia ha concorso alla mia lenta ma continuata e puntuale distruzione professionale e personale, come poi sono purtroppo venuto a conoscere, sia pure se recentissimamente col dicembre dello scorso anno 2002.
Allora, in quell'epoca, troncata la causa , il Vostro Supremo Tribunale della Segnatura, accolte le mie richieste di non voler più in alcun modo avere a che fare con quel Vostro Tribunale Regionale finché la giustizia ivi data nel Vostro Nome non fosse stata ristabilita, non mi inflisse alcuna sanzione disciplinare, e subito dopo il Vostro Tribunale di Rota Romana decretò integri tutti i miei diritti di Vostro Avvocato Rotale. Era il novembre del 1993, il 15° anno del Vostro Pontificato.
Fidando nella Vostra Autorità, Santità, che è Suprema ed immediata su tutta quanta la Chiesa cattolica universale e sui princìpi cardine, teologici morali e giuridici, della Chiesa cattolica di cui Voi siete il Capo Visibile quale legittimo Successore del Principe degli Apostoli e Vescovo di Roma, io voltai pagina, quella volta, e più non mi difesi dagli strali di vendetta della Chiesa cattolica fiorentina. Anzi pensai che tale Chiesa si fosse ricreduta ed avesse ripreso il Suo retto cammino; e continuai in silenzio nel mio lavoro d'Avvocato Rotale, sia pur se a quel punto con carriera professionale gravemente ed iniquamente compromessa.
Ed inoltre, di fronte a Voi che avevate perdonato al Vostro stesso feritore, qual poca cosa diventava l'ingiustizia da me subita. Così pensai, in cuor mio sperando che quel Monsignore e quel Vostro Cardinale, finalmente, desistessero e prestassero a Voi ascolto, Santità, ed a quanto da Voi su di me ulteriormente confermato di stima da parte del Vostro Tribunale della Romana Rota.
D'altronde, dopo essere stato anni addietro nominato proprio Avvocato dal Presidente della Vostra Fondazione e della venerabile Chiesa di San Stanislao dei Polacchi in Roma, posta sotto la Vostra diretta protezione, stavo in quel tempo già da due anni collaborando col Vostro Cardinale Presidente dello Stato, in cui Voi siete il Sovrano, ad alcune questioni di interesse economico, lì ben diverse e lecite e legittime rispetto a quelle illecite fiorentine, di cui V'avevo dovuto dare, purtroppo, Santità, debita contezza sia pur se dolorosa.
Ma segni forti, per chi li volesse vedere, stavano indicando la maturazione di quel tempo - come di lì a poco poi avvenne - di mietitura di molte teste, all'epoca belle, sia del mondo economico-finanziario che politico nel contesto internazionale, italiano ed europeo: Milano con la Sua Procura della Repubblica "docuit". Ed io, debitamente informato, mi ritrassi dagli affari economici e passai ad occuparmi d'altre cose, più utili al pubblico bene ecclesiale e civile e non connesse col danaro.
Era da poco uscita, Santità, la Vostra bella Lettera alle Famiglie, quella del febbraio 1994. Era l'Anno dedicato dall'O.N.U. alla Famiglia, il 16° del Vostro Pontificato.
Ed io qual Vostro Avvocato in Rota feci mio proprio quel Vostro augusto "invito", ivi in tale Vostra bella Lettera rivolto a tutte le famiglie ed a tutte le persone di buona volontà. Ed io ne trovai tante di persone e di personalità dei più vari ambienti anche specialistici, che mi dettero man forte nel propagare questo Vostro santo invito. Cositutì così, per mia iniziativa personale e professionale ed a mie spese pressoché integrali, quell'iniziativa che volli denominare pfc persona famiglia comunità, che tanti elogi e tante attestazioni scritte, Santità, ebbe a conquistarmi in quegli anni - dal 1994 al 1997 - sia da parte delle Autorità della Santa Sede che del Vaticano nonché da parte di quelle della Repubblica e dello Stato Italiano e di altri Paesi nel contesto europeo ed internazionale.
Quando poi di tale attività ne pubblicai in parte gli atti, di cui Vi feci omaggio e circa i quali Voi mi vorreste ringraziare e benedire, Santità, attraverso lettera della Vostra Segreteria di Stato, altre lettere di ringraziamento e di elogio mi fioccarono dalle più varie Autorità statali, civili e giudiziarie della Repubblica Italiana.
Nel 1995, il giorno di San Francesco, Patrono d'Italia, io, per rendere omaggio da una parte al Direttore dello Studio Rotale, all'epoca divenuto da qualche tempo Decano della Rota ed oggi Prefetto in Segnatura, e dall'altra alla Filosofia e Scuola Scolastica con San Domenico e Tommaso nella cui Pontificia Università di Roma pur m'ero formato, volli costituire, in questo caso per atto pubblico notarile registrato in Lucca, l'altro ente , da me quale suo presidente pro tempore parimenti diretto. Un ente che denominai Schola, che del pari mi conquistò elogi ed attestazioni scritte da parte di varie Autorità Governative della Repubblica Italiana e della stessa Vostra Santa Sede, incluso il Vostro Signor Cardinale Segretario di Stato ed il Vostro Monsignor Arcivescovo Presidente della Pontificica Commissione per i Beni Culturali della Santa Sede.
Pensi, Santità, solo da poco tempo ho scoperto - e grazie alla Presidenza del Tribunale Statale di Lucca e ad una Sua decisione: la n° 50/01 del 18 novembre 2002 - che quel Monsignore lucchese e quel Vostro Cardinale fiorentino hanno utilizzato proprio la Schola per diffamarmi, questa volta però davanti alle stesse Autorità di Polizia dello Stato Italiano, che a differenza delle Autorità della Chiesa, una tale diffamazione l'hanno fatto propria e recepita come credibile, data la fonte da cui essa promanvava!
Sol che, vergognandosi di dir la verità del "perché" m'avevan prima sospeso e poi radiato dal loro Tribunale Regionale, in realtà Vostro Tribunale, Santità, nel Vostro Nome han dato alla Polizia di Stato notizie false sul mio conto ed in più han violato i dettami Vostri in Segnatura ed in Rota, ribellandosi alla Vostra Autorità Suprema. E così operando, sempre nell'ombra e come evidentemente a loro si addice, quell' emerito Monsignore Vicario Giudiziale e quell' emerito Arcivescovo di Firenze, ancora Cardinale, hanno nel Nome Vostro, Santità, ingannato oltre alla Chiesa, di cui Voi siete il Supremo Pastore, anche quella Repubblica Italiana e quello Stato Italiano, con cui Voi avete accordi costituzionali e le cui Autorità, ciònonostante, ancora continuano ad onorarli contro di Voi e contro quella Vostra stessa Suprema Autorità costituita nei Vostri Tribunali di Curia Romana: Rota e Segnatura.
Tutto ora è pendente davanti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca, dal 10 marzo di quest'anno in corso 2003, come Voi, Santità, sapete per averVi debitamente da subito informato e tenuto aggiornato tramite i Vostri più stretti Collaboratori Dicasteriali, miei diretti Superiori in Rota ed in Segnatura, ed ivi, quale persona denunziante ed offesa dal reato, ho chiesto la giusta punizione dei colpevoli ed il risarcimento di tutti i danni morali e patrimoniali ingiustamente da me in tutti questi lunghi anni patiti.
Ora so "come" e "perché" ed a causa di "chi" mi è stata così, per altro verso, troncata irreparabilmente la mia stessa carriera professionale civile, venendo ad esser vanificati tutti i miei sforzi e tentativi d'emanciparmi da quella ecclesiastica forense rotale, da codesto Monsignore e da codesto Vostro Cardinale ormai seriamente compromessa.
Santità, giaceva da tempo negli archivi della Polizia di Stato italiana, ed a mia insaputa e credo anche Vostra e dei Vostri due Dicasteri di Giustizia - Rota e Segnatura - un'informativa proveniente dal Vostro Tribunale Regionale toscano, che fa vergogna alla verità stessa delle cose, a Voi ed alla Vostra Suprema Autorità e Bontà, ai Dicasteri della Rota e della Segnatura, a tanti tanti bravi e buoni Sacerdoti, ottime Suore, e Santi Arcivescovi e Vescovi e Signori Cardinali, che in tutti questi anni, per avermi conosciuto nel cuore e nel mio intelletto, si sono compiaciuti con Lei, Santità, di darmi la loro stima ed il loro affetto, così confermando spontaneamente quella stima, che Voi Vi compiaceste di darmi sin dal lontano 1984 e d'avermi confermato anche quest'anno in corso, 2003, almeno sino ad oggi data lettera, attraverso i Vostri diretti Collaboratori, miei diretti Superiori nei Vostri Tribunali Apostolici della Rota Romana e della Segnatura.
Santità, il mio cuore per ora ha retto a questa vile e meschina quanto iniqua persecuzione che dura ormai da ben 16 anni e che ebbe il suo culmine, proprio allorquando, d'intesa con il Vostro Signor Cardinale Segretario di Stato, per servir Voi, Santità e le Vostre Istituzioni, e compiere così come sempre il mio dovere deontologico d'Avvocato Rotale, corsi in soccorso ad un Vostro innocente Signor Cardinale, ingiustamente accusato dalla Procura della Repubblica di Lagonegro.
Era l'agosto del 1998, il 20° anno del Vostro Pontificato, Santità.
Fu quell'anno in cui Voi, conoscendo la mia primigenia passione per il diritto del lavoro e previdenziale ed il contenuto della mia prima laurea datami presso l'Università degli Studi di Pisa, con prot. n° 9800358 dell'8 giugno 1998 Vi compiaceste d'iscrivere il mio nome nell'Albo degli Avvocati presso il Collegio di Conciliazione ed Arbitrato del Vostro Ufficio del Lavoro (= U.L.S.A.).
Ricordo bene che di lì a poco dal conferiemento del pubblico incarico di del Signor Cardinale Arcivescovo di Napoli quel certo Monsignore lucchese fu allontanato dal Vostro Tribunale Regionale di Firenze, ch'egli dirigeva ed aveva continuato a dirigere, nonostante tutto, imperturbato all'ombra di quel Vostro Cardinale fiorentino, Presidente dei Vescovi Toscani e Vice Presidente dei Vescovi Italiani.
Non detti molto peso lì per lì a questa notizia, che quasi per caso mi giunse all'orecchio, poiché pressato dall'adempimento dei doveri del mio incarico pubblico ecclesiastico ed occupato a svolgere, fra una spola in Lagonegro ed un'altra in Salerno ed un'altra ancora in Segreteria di Stato e poi alla C.E.I. e viceversa per piombare in quel di Napoli, il mio dovere di in quei frangenti non certo lievi né per la Chiesa cattolica di Napoli e Campana, né per quella Italiana, né per quella della Santa Sede né per le Istituzioni della Repubblica Italiana.
Anche lì, in quel caso, ricevetti attestazioni di stima da parte delle Autorità inquirenti italiane; un po’ meno, ad onor del vero, da alcuni Vescovi italiani della C.E.I., il cui atteggiamento freddo mi venne poi più chiaro man mano che il Cardinale di Napoli - che sempre aveva fatto il Suo dovere e stava continuando sia pur fra mille e mille difficoltà e sofferenze a farlo - stava uscendo dal cul di sacco in cui intrighi di palazzo l'avevano gettato, utilizzando allo scopo competenti quanto ignare Autorità dello Stato Italiano.
Io - ingenuamente - pensai che finalmente il Cardinale ed i Vescovi Toscani, sia pure se tardivamente, si fossero ricreduti ed avessero pertanto allontanato quel Loro lucchese Monsignore dalla Direzione del Vostro Tribunale Regionale Etrusco di Firenze.
No. Mi sbagliavo ancora un'altra volta! Questa decisione non fu adottata per motivi di giustizia ma solo per paura delle conseguenze del fallimento di tali ingrighi di palazzo, che a me, Santità, non sono mai interessati e non interessano.
Tale Cardinale ed i Vescovi Toscani, prima d'espellere codesto loro Monsignore, gli lasciarono lanciare uno strale finale di vendetta contro di me. Partirono infatti per ogni dove in Italia e altrove copie di quell'infame decreto di radiazione a sputtanare me, in quel momento ch'io difendevo Voi, Santità, e le Vostre Istituzioni nella persona del Cardinale Arcivescovo di Napoli e nelle intese con il Vostro Signor Cardinale Segretario di Stato.
Non fu chiaro se con tale gesto si volle colpire me, direttamente, ed indirettamente qualcun altro. Ma il copo fu parimenti dato e poi, come d'abitudine, la mano fu ritratta, anche se quella volta costò la testa di qualcuno: appunto quel Monsignore lucchese, che però anche in questo deve aver fatto il suo dovere, poiché ancora oggi gode indisturbato di protezione da parte delle competenti Autorità della Chiesa Toscana e lucchese.
Santità, ma io che c'entro con tutta questa roba, che non m'appartiene? Ho fatto solo il mio dovere, come sempre, come lo feci allora, allorquando mi rifiutai di fare da biscassiere ad un siffatto Monsignore ed al Suo degno Capo Vostro Cardinale!
Ed ora, per tutto ciò e per averVi io servito fedelmente e per aver servito con Voi le Vostre Sante Istituzioni, ho perso tutto persino anche l'onore davanti a quello Stato di cui pur sono cittadino.
Grazie!
Purtroppo le belle parole anche di consolazione e di buona comprensione, che pur ora mi si rivolgono anche da Autorità ecclesiastiche italiane, non rimediano ai danni così gravemente infertimi da questa incredibile iniqua pluriannuale persecuzione diffamatoria del mio buon nome e della mia stessa posizione professionale ecclesiastica e civile.
Santità che devo fare?
Io Vi ringrazio, Santità, d'avermi anche per quest'anno fatto l'onore di confermarmi nell'Albo degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali del Vostro Tribunale di Rota Romana.
Che cosa posso domandare a Voi, Santità, che perdonaste al Vostro stesso feritore; e di che cosa posso dolermi di fronte a Voi, che di così infinità bontà ammantate tutta quanta la Chiesa, di cui siete il Nostro amabilissimo Supremo Pastore?
Vorrei tanto ancora continuare a servirVi nelle Vostre stesse Istituzioni, ma come posso se non ho più neanche un soldo né per mangiare né per vestire né altro per andare avanti ed accudire alla mia famiglia?
Santità, non so se Voi sapete che noi Vostri Avvocati in Rota non abbiamo stipendio né pensione. Quel Monsignore, a cui mai è stato tolto lo stipendio, oggi continua a godersi parimenti il suo stipendio come Parroco nell'Arcidiocesi da cui Vi scrivo. Ed il Cardinale, quel Cardinale Suo degno protettore, oggi, non più Arcivescovo di Firenze ma pur sempre Cardinale e comparte del Vostro Sacro Collegio, si gode la pensione. "Sono sereno", mi risponde al telefono: "Sono sereno".
Complimenti! Davvero complimenti! Eppure nel diritto della Chiesa è sancito a proposito dei , designati in modo permanente o temporaneo ad un particolare servizio della Chiesa, il diritto ad un'onesta retribuzione adeguata alla loro condizione, per poter provvedere decorosamente, anche nel rispetto delle disposizioni del diritto civile, alle proprie necessità e a quelle della famiglia, avendo inoltre diritto alla previdenza sociale, alle assicurazioni sociali, all'assistenza sanitaria (can. 231, C.J.C. 1983).
Se io resto, Santità, non posso più né intraprendere né portare a termine i miei doveri d'Avvocato nel Vostro Tribunale Apostolico. Se io me ne vado, non so a quale altra vendetta presterò il fianco. Santità, che cosa mi consigliate di fare?
Nell'attesa Vi saluto e Vi ossequio, salutando ed ossequiando in Voi e con Voi anche i miei Diretti Superiori nella Vostra Rota e nella Vostra Segnatura, confermandomi
Vostro devotissimo figlio
Maurizio Incerpi

 
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