Creato da pietro.celo il 02/11/2013

Pagine africane

viaggio in Burkina Faso

 

 

Prepararsi a partire (di nuovo)

Post n°20 pubblicato il 01 Aprile 2015 da pietro.celo

La sensazione è sempre la stessa...non so voi (ma forse voi non partite per l'Africa) ma a me prende come una sotterranea eccitazione; di fuori non si nota nulla ma nell'apogeo delle emozioni si muove un essere animale, fatto di paure e di speranze, di slanci e ritrosie...Di nuovo partirò, andrò in Africa a maggio...si sa, maggio è il mio mese, è il mese di mio figlio Teodoro, delle mianostra speranza e del nostro muto dolore. Direi che nulla è casuale se non sembrasse banale a me stesso questa affermazione.
Volo Milano-Istanbul-Ouagadougou e ritorno...non sono preparato, lo so. Qui a casa il vento primaverile spazza le montagne e si spinge spavaldo fino a Milano, la scuote la percuote, la ...ote. Pennacchi di fumo gelato garriscono come bandiere dall'alto delle cime innevate. La cosa bella di Milano sono le montagne...già, le montagne che si specchiano nei nuovi grattacieli dell'Expo, tutti vetro e cemento, oblunghe forme verticali dove massicce sagome di brullo e di neve rifrangono prismatici fotoni (ma esisteranno davvero i prismi di fotoni?). Il mio lago è sempre la stessa lastra di liquido piombo, ora grigio ora glauco a seconda del colore del cielo, come un abbraccio avvoltoloso dove arie e acque si mescolano e si confondono...d'altronde anche il cielo è fatto di acque, così ho studiato alle elementari....ricordo!
Nicole, mia moglie, dorme sul divano, gli occhi non sono completamente chiusi e traspare un poco della sua anima tenace...donna formidabile la mia, moglie dolce e madre orfana, ...luce sottile di feritoia (dal verbo ferire?) della mia vita umbratile, mio cuore, mio amore... Le dirò domani che parto per Saaba, dai miei bambini sordomuti (ché questi sono davvero muti oltre che sordi) della Scuola Pavoni...o dopodomani glielo dirò, non so!

 
 
 

cieli e terra nuova

Post n°19 pubblicato il 07 Maggio 2014 da pietro.celo
 

Qui a Ouagadougou i baobab sono anche in città, circondati dalle miserie umane si stagliano verso il cielo inutilmente terso;  le povere capanne di bastoni e di stuoie di paglia riparano un poco dal sole cocente. I motorini sciamano, ma questo me lo ricordavo; piuttosto avevo dimenticato i bambini che chiedono l'elemosina agli angoli delle strade e quelli che vendono tessere telefoniche...ti corrono incontro e bussano ai vetri opachi della Toyota; chissà quale sarà il guadagno a fine giornata?

Oggi piove, gocciole feroci s'abbattono sulla terra che non le riceve...evaporano in nuvole di polvere quasi prima ancora di toccare il suolo. Si bagna la lamiera della scuola, si bagnano le piastrelle di cemento del cortile, il tetto di paglia della paiotte. Corro fuori ad abbracciare le gocce che mi colpiscono fredde, grandi e forti. Rabbrividisco!

Sento la sabbia rossa nei miei sandali diventare melma primordiale, viscida fanghiglia di pulviscolo e di sudore e di pioggia; sento l'umido rovente impregnarmi le ossa. Rivolgo gli occhi al cielo e lunghi liquidi filamenti mi schiaffeggiano, sono lacrime irrefrenabili, inesauribili; sono digrignare di denti velati di polvere, sono miraggi fantasmagorici e immaginifici. La mia maglietta è un mosaico di chiaroscuri, di asciutti e di bagnati sparsi a caso sul tessuto di cotone. No! Non voglio tornare a casa, non ora che il cielo mi accarezza rudemente sulla testa e il mio cuore gioisce un poco delle piccole cose da nulla. A domani...non so!

 
 
 

Arrivato a saaba

Post n°18 pubblicato il 30 Aprile 2014 da pietro.celo

 

Vedi, ci sono posti dove tornando non ti sembra d’essere mai andato via! Qui a Saaba è così, almeno per me. L’aeromobile ha fatto una sosta a Niamey, nel deserto del Niger; l’aeroporto sembra un capannone industriale, quelli color mattone che si trovano ai lati della A4 andando verso Venezia. La torre di controllo incombe come un antico arabo maniero merlato. La brousse si perde nella polvere levata dal vento, 42 gradi; ondeggiano i cespugli e il terreno sembra un lago luccicante. Ombre inquiete e lunghe di nuvole correnti nell’azzurro cielo.

Giunto alla scuola i piccoli  hanno fatto festa, bocche di bambini meravigliati intorno alla toyota: “E’ tornato, davvero è tornato il bianco…” .Ho abbracciato tutti, ho accarezzato ispide teste di riccioli neri, ho baciato guance impolverate, stretto mani rossicce di deserto…Non mi sono voltato indietro, con me ho portato solo il pensiero di mia moglie, dei miei 4 figli, della mia mamma…non mi sono voltato a guardare il mio dolore. Solo ho voluto guardare oltre: oltre la ferita lucente che non si rimargina, oltre alle lacrime di Nicole, oltre al sorriso dolente di mia madre. Andare avanti è una scelta e io l’ho fatta.  

Nella sera afosa di Saaba un tempesta di  polvere mi ha sorpreso! Turbinava la sabbia e si piegavano i poveri arbusti della brousse…ho riparato gli occhi e la bocca eppure la sabbia mi ha graffiato i denti….  attraversando il cortile della scuola ho visto una tortorella acquattata tra il tetto e il muro del presbiterio. Ciao tortorella, ti ricordi di me? Ti ricordi di tuo padre? Ti ho pensata tutto l’inverno. Ti voglio bene!

 

 
 
 

Nuova partenza

Post n°17 pubblicato il 24 Aprile 2014 da pietro.celo

 

Eppure è strano...e non me lo ricordo neppure. Ho lasciato Ouagadougou in una notte di dicembre, per niente fredda e per nulla solitaria; scomode poltroncine di plastica e cibo inscatolato, metaldetector e DDT per le zanzare, un classico volo Airfrance per Paris e poi un salto fino a Milano. Dimenticati i saluti, gli addii tra le righe delle parole arrangiate nel mio francese da banlieue marsigliese, scordato il caldo afoso dell’inverno africano…ho portato con me sorrisi di bimbi e abbracci di amici. 

L’Italia è la solita di sempre, ognuno la sua Italia fatta di lavoro e di famiglia di preoccupazioni banali talvolta, di piccoli drammi soffocati. Ha nevicato molto quest’inverno; vaghe nuvole candide contro cieli di grigio metallo, e l’odore…l’odore della neve che viene e che ancora non è, del lago che si agita un poco al maestrale e del chiuso delle case tiepide e raramente romite. Mi sono accorto solo nella mia quotidianità fatta d’inutili silenzi, di piccole disperazioni, di modeste gioie.

Sono passati questi mesi scanditi di giorni che non sono, di vagiti notturno inudibili, di pannolini inesistenti, di un battesimo che non è stato, di un altro che non si farà. Di notti di che non sono, di latte, di tette, di cacche, di rigurgiti, di puzze, di sorrisi, di dentini, di occhiaie, di…che non sono. E l’alba di ogni giorno sembra  inutile come il suo tramonto.

Ora è tempo di partire, ri-partire! Valigie a posto! Il cuore pesante ma l’animo allegro…non so dove sei mia piccola stella;  giro un poco lo sguardo e cerco nell’oscuro cielo un altro barlume di luce. Arrivo!

 

 
 
 

Notti africane

Post n°16 pubblicato il 26 Dicembre 2013 da pietro.celo

 

Le mie notti africane sono sempre più popolate da sogni fantasiosi, incubi ricorrenti. Mi sveglio nel cuore della notte con la fronte imperlata di sudore, il cuscino è una fresca palude dove sguazzano imperturbabili  i miei sogni. Sogno di correre e di ridere e non so perchè… rido cosi’ forte che mi sveglio. Le tende scure con disegni tribali si muovono lente al vento della pala appesa sul soffitto, i raggi tenui della luna disegnano righe luminose sul pavimento di bizzarre piastrelle, il piccolo geco giallo mi scruta coi suoi occchi neri dalla parete scura della stanza. Ride anche lui !

 

Mi ergo sul letto candido di lenzuola ombrate dal rosso della polvere come sulla sindone lascio il calco del mio corpo ; mi guardo intorno e tardi realizzo che sono in Africa, che la luna è grande nel cielo, e le stelle bonarie mi guardano…fuori un silenzio irreale, nessuna luce umana, solo buio e silenzio.

 

La pista degli elefanti è lontana 200 km da qui, verso nord, si abbeverano alla pozza ai margini del deserto ; l’odore intenso dello sterco e dei fiori si mescola a quello delle acacie. Guizzi di facoceri all’alba nella boscaglia, dal laghetto si alza uno stormo di pellicani e disegna una parabola nel cielo ; non ci sono leopardi questa mattina,…questa mattina il mio risveglio è lento e faticoso; il mio corpo pesa e le mie membra sprofondano nel materasso umido…vorrei tirarmi sù, alzarmi dai miei sogni, vorrei aprire gli occhi ancora stanchi, occhi che hanno pianto e riso, che hanno visto com’è solitaria la mia notte africana. La luce radente del sole mi abbaglia, sento le grida dei bambini in cortile, una motoretta si avvicina, i cani tacciono…Dove sei tortorella in questa alba di un nuovo giorno? Dove sei bambino mio, dove sei?

 

 
 
 
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