Pagine africane

Un funerale Burkina Be

Non mi ricordo più come sono le nuvole !Quelle basse, che d’inverno si appoggiano alle cime delle montagne non troppoalte, come un cappello d’ovatta ; quelle torri minacciose d’estate cheincombono sul lago …non mi ricordo più come sono perchè qui di nuvole nonse ne vedono, il cielo è pulito e terso, d’un azzurro tenue e malinconico. Questa mattina mi sono destatopresto, per andare ad un funerale di una persona a me sconosciuta. 130 km di autostrada con pedaggio…ma non si deve immaginare un verocasello, delle vere corsie, magari un autogrill o un distributore  ogni tanto; niente di tutto questo : unastrada comune, due corsie, la benzina la vengono in bottiglia, …sembra vinobianco, ambrato  zibibbo.

 Il solesorge veloce vicino all’equatore e il cielo si fa di un rosa che rapidosvanisce. La boscaglia si perde a vistad’occhio e ogni tanto qualche baobab solido e maestoso si erge incurante delcielo, della terra e forse anche di noi.

In chiesa la cerimonia è mesta…omeglio…l’unico ad essere mesto è il sacerdote ; gli altri sembranocomparse : gli uomini in sobrie camicie stampate con motivi etnici, le donne in sgargianti abiti colorati dianimali e di fiori, di albe e tramonti africani. I soliti bambini s’accalcanointorno alla bara, la famiglia…tutti i 9 figli, le nuore, i nipoti, i parenti tutti,  benedicono la bara dell’amato nonno ; l’acqua benedetta e benedicentegronda dalla cassa e forma una insolita pozza sotto il feretro. Sono l’unico bianco , sono l’unicooccidentale, sono l’unico che piange la morte. La morte che mi ha sfiorato, chesi è presa mio figlio, che non ha voluto lo conoscessi, neanche un poco. Vorrei pregare ma la messa è in Moree ed ionon comprendo neanche i saluti finali.

Canti astrusi alla mie orecchie accompagnanola bara sopra un furgone, i bambini corrono intorno al suv, una donna regge lafotografia dello scomparso …stiamo andando verso il cortile della casa difamiglia, li’ avverrà la sepoltura. La gente grida, sembra allegra, la baras’innalza retta dalla folla, i fiori di stoffa sono presi, gettati,rubati ; le donne cantano e ridono ;… la bara ondeggiapericolosamente fino al cortile, la depongono nella fossa .

Vorrei andarmene, ma la mia faccia biancaattira l’attenzione ; faccio le condoglianze non so a chi…e ancora eancora … « Barca, barca !» che in Moree vuol dire grazie,mi baciano (qui si usa 4 volte toccarsi con la testa, da parte a parte) e mistringono la mano. « Barca, barca ! », ancora ! Mi siedo su una panca con ledonne ma non è il mio posto, il cortile è una bolgia di canti e di uomini chespalano. Riempiono la fossa con grandi palate di terra al ritmo dellamusica ; si danno il turno. Poco distante la famiglia ha offerto bibite ebirra gelata a tutti ; per terra, appoggiati, decine di recipienti con ilcibo : pollo, cus cus, una specie di polenta di mais bianco .

E poi succede ! Mentre il sole ci cuocelentamente e il cortile sembra fatto di persone soltanto, succede che gliuomini lancino per aria la terra del tumolo ; s’alzano le pale la terravola in ogni dove, sulla copertura di paglia del paiote, sulla lamiera della casa,sulla gente, sul cibo e sul morto. E tutti ridono e tutti si puliscono, alcunisi rincorrono, s’azzuffano amichevolmente ; tutti sepolti dalla polvere edalla terra, tutti col morto ma tutti vivi. Ora fuggo davvero ! Prendo unabirra che una donna mi ha offerto, l’apre coi denti…fuggo e guardo il cielo.Cerco Teodoro ma lui non c’è.

Lo so, quando l’abbiamo accompagnato erapolvere di disperazione, era lacrime di rabbia e incredulità, …quando se ne èandato nessuno ha festeggato. Noi si fa cosi’, si soffre !