Creato da PapaveriSparsi il 26/04/2010

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Tredici

Post n°28 pubblicato il 10 Maggio 2012 da PapaveriSparsi

'Sto male'
pensò Chiara sotto la doccia.
'Non ce la faccio ad andare avanti così'.
Ma poi si riesce sempre a farcela, anche contro la vita, il destino, il dolore, l'infelicità.
Anche contro se stessi.
E il fine settimana sarebbe trascorso lento come i titoli di coda di un film, quelli che non interessano a nessuno, quelli che passano inosservati perchè si porta ancora negli occhi il ricordo delle ultime sequenze della trama.
Lui era arrivato da lei.
Aveva posato il trolley.
Aveva mangiato il minestrone distrattamente.
L'aveva guardata distrattamente.
Scambiato quattro parole distrattamente.
E si era addormentato sul divano davanti al solito dibattito politico in televisione.
Lei aveva messo le cose da lavare in lavatrice.
Aveva pulito la cucina.
Ed era andata a letto.
I pensieri vincevano sulla stanchezza e la noia.
E si era ritrovata a perdersi in considerazioni sempre uguali.
Non riusciva più ad inventarsi i sogni prima di addormentarsi.
Per tanto tempo, tanti anni, aveva preso l'abitudine di raccogliere alla sera i desideri sulla vita, per formare un mazzolino profumato di speranze, e addormentarsi poi con il sorriso negli occhi, sperando che al mattino il sogno si sarebbe avverato.
Si raccontava una favola, come fosse ancora una bimba con davanti un orizzonte d'arcobaleno.
Ma il tempo delle fiabe era finito, e il mazzolino ora profumava di disillusione.
Ogni giorno era un petalo in meno del fiore della sua vita.
Non si sentiva amata, non si sentiva desiderata, nemmeno rispettata nel suo soffrire il corso del vivere, non era ascoltata, nessuno le chiedeva 'come stai?'.
La sua era una presenza data per scontata, quasi meccanicamente portata avanti.
E tutti i suoi disagi restavano lì, sul terreno della noia, a radicare e rafforzarsi, pronti a far germogliare nuove insicurezze, nuovi malesseri, nuove solitudini.
Accese la televisione in camera.
Una casa. Due persone in due stanze diverse. Due televisoni accesi in due stanze diverse.
In mezzo solo l'unione di due audio differenti. Il solo abbraccio sotto quel piccolo cielo grigio.
I ricordi del passato le passavano accanto quasi ad irriderla.
Entravano sotto le coperte e le facevano sentire freddo.
I vecchi sorrisi le danzavano intorno come polvere sospesa nell'aria, a riflettere inquietudine come specchi opacizzati da un presente senza forma, senza sostanza.
Aveva di fronte un'altra notte.
Lunga e nemica. Di quelle notti di cui si apprezza solo il silenzio che un po' allontana dal mondo, ma che rende il dolore più corrosivo.
Sapeva che si sarebbe addormentata e poi svegliata. Che avrebbe passeggiato in casa a piedi nudi, steso fuori in balcone i panni della lavatrice, acceso il pc per controllare la posta, fatto una maschera al viso e altre cose talmente lontane da lei da sembrare appartene ad un'altra donna.
Si addormentò con la tristezza sulle palpebre.
Aveva perso un'altro petalo del fiore.

 

(continua...)

 
 
 
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