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« In Basilicata, che cosa ...A noi servono futuri amm... »

Ignorare la storia è come negare il proprio futuro

Post n°606 pubblicato il 29 Aprile 2017 da leo.fortuna
 

Per continuare a scrivere della mia (nostra) Basilicata, con l'intento di evidenziarne quantità e qualità culturale, prendo "in prestito" una citazione di Marco Tullio Cicerone: avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano. Fu una delle figure più rilevanti di tutta l'antichità romana: "Non sapere che cosa sia accaduto nei tempi passati, sarebbe come restare per sempre un bambino. Se non si fa uso delle opere delle età passata, il mondo rimarrà sempre nell’infanzia della conoscenza".
Ed eccoci alla storia della Basilicata che, in grandi linee, evidenzia tali e tante potenzialità da riutilizzare per fini e scopi culturali e turistici.
La Basilicata è una terra antichissima, fu abitata già in epoca preistorica, ivi compresi il Paleolitico e il Neolitico. Nell'età del Bronzo divenne importante centro di collegamento tra le popolazioni dello Jonio e del Tirreno. Nell'Età del Ferro cominciano a popolarsi le zone interne.
Nel VIII secolo a.C. coloni greci approdarono sulle rive lucane dello Jonio, dando vita a quella fiorente civiltà che passerà alla storia come Magna Grecia.
Metaponto, Siris, Heraclea sono i nuclei più importanti. 
Tra il VI e il V secolo a.C. i Lucani si insediano nelle zone interne ma tra il V e IV secolo a.C. spinti dalla ricerca di nuove terre da coltivare, attaccano le colonie greche della costa ionica.
Tra il IV e III secolo a.C., i Romani in continua espansione si spingono in Lucania.
Inizialmente alleati dei Romani contro i Sanniti, non volendosi sottomettere al dominio romano si alleano con i Sanniti e la colonia greca di Taranto contro i Romani.
Intanto nel 291 a.C. Venusia (oggi Venosa) diventa la prima colonia romana in terra lucana. 
I Romani si battono contro Pirro accorso in aiuto delle colonie greche e perdono una battaglia divenuta famosa per le ingenti perdite riportate da entrambe le parti, tra Metaponto ed Heraclea (oggi Policoro).
Il 280 a.C. vede la fine storica della civiltà della Magna Grecia.
Nel II secolo a.C. la Lucania è sotto il dominio di Roma. 
Con la decadenza dell'Impero Romano d'Occidente la regione torna nel più profondo isolamento.
Nel Medioevo, tra il VI e il IX secolo i Longobardi annettono la Lucania al Ducato di Benevento, ad esclusione dei possedimenti bizantini del Materano.
I Bizantini, giunti in Lucania per sfuggire alle persecuzioni della religione iconoclasta in Oriente, diedero vita al fenomeno delle chiese rupestri che sulla Murgia di Matera trovarono la loro massima espressione.
Intanto i Saraceni, con le loro incursioni, costringevano le popolazioni lucane ad arroccarsi sulle montagne e sulle colline.
Tra l'VIII e il IX secolo Matera viene annessa al Ducato di Benevento: il resto della regione passa sotto il dominio bizantino.
I Normanni conquistano la Lucania facendone, tra l'XI e il XII secolo, il centro della vita politica italiana.
Melfi nel 1059 è capitale del Regno normanno.
Finito il dominio normanno, Svevi e Angioini si contendono la Lucania e l'Italia meridionale. Nasce Federico II di Svevia che nel 1231 emana, a Melfi, le Constitutiones Utriusque Regni Siciliae.
Alla fine del XIII secolo gli Angioini hanno potere sul Regno di Napoli e sulle Due Sicilie.
Ha inizio il feudalesimo, durante il quale nascono in Lucania molte signorie, che gli Aragonesi cercano di contrastare.
Tra il XVI e il XVIII secolo si consolida il potere borbonico.
In Basilicata entrano alcune comunità albanesi che si insediano alle pendici del Vulture e nel massiccio del Pollino.
Nel 1663 Matera è capitale della Provincia Lucana del Regno di Napoli.
Iniziano sanguinose ribellioni dei contadini contro i baroni che sfruttano le terre costringendo alla fame il popolo.
Nel 1707 l'esercito austrosabaudo occupa la Lucania che passa a Carlo VI di Austria.
Con la pace di Aquisgrana il potere ritorna ai Borboni.
Poi il potere passa ai Francesi che dopo breve tempo sono costretti a cederlo nuovamente ai Borboni.
Parte della borghesia lucana aderisce ai “Moti carbonari”.
Tra il 1861 e il 1868 tutta la regione è interessata al fenomeno del brigantaggio che trova la sua dimora ideale nei folti boschi del monte Vulture.
È del 1902 la prima riunione dei Socialisti lucani a Potenza, evento che dà inizio al XX secolo.
La povertà ha raggiunto livelli inaccettabili, comincia il fenomeno dell'emigrazione, che nel 1913 tocca la sua punta massima.
Nel 1943 Matera è la prima provincia del meridione a ribellarsi all'occupazione nazifascista. Finita la guerra diventa necessario affrontare il problema dei Sassi di Matera, che a causa del sovrappopolamento erano divenuti malsani.
Nel 1952 una legge dello Stato decreta lo sfollamento dei rioni Sassi.
Nello stesso periodo inizia la Riforma Fondiaria che trasforma il volto della regione, mentre l'emigrazione purtroppo danneggia i comuni della Basilicata poiché provoca un progressivo impoverimento demografico.
Nel 1980 il terremoto dell'lrpinia crea seri problemi in tutta la parte settentrionale della regione e alla stessa città capoluogo di Potenza.
Nel 1984 a Potenza viene istituita l'Università della Basilicata, che qualche anno dopo apre un distaccamento a Matera.
Nel 1986 lo Stato finanzia con una legge il risanamento dei Sassi di Matera, che tra mille difficoltà è tuttora in pieno svolgimento.
Agli inizi del 1994 l'UNESCO dichiara i Sassi di Matera “patrimonio dell'umanità da tramandare alle generazioni future” e li annovera tra i territori sotto la sua tutela.
La FIAT insedia un enorme stabilimento nella zona industriale di S. Nicola di Melfi. 
Sempre nello stesso anno viene istituito il Parco Nazionale del Pollino.

E siamo ai giorni nostri: ricchi di storia ma privi di consapevolezza.

 
 
 
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