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Governo del cambiamento: un assurdo modo di definirsi.

Post n°718 pubblicato il 20 Giugno 2018 da leo.fortuna
 

A mio avviso, garantire il CAMBIAMENTO è una promessa impossibile da mantenere.
Non si tratta di voler essere spocchioso a tutti i costi ma quelle che a tanti sono apparse parole rassicuranti, abilmente pronunciate dal Premier Giuseppe Conte durante la presentazione del programma di governo al Senato, in realtà danno adito almeno ad un dubbio. Asseriva che il cambiamento "non si tradurrà soltanto nelle parole e nello stile, ma anche e soprattutto nel merito, nei contenuti". 
Il Presidente del Consiglio ha ben evidenziato che la decisione di "presentarsi oggi nel segno del cambiamento" rappresenta "Una scelta fondata sulla necessità di aprirsi al vento nuovo che soffia da tempo sul paese".
Belle parole, di sicuro effetto soprattutto verso l'elettorato della coalizione che si trova oggi a rappresentare, ma è già ben evidente che produrre il cambiamento preannunciato è molto più impegnativo di quel che si pensa.
Il cambiamento evocato, alla fine, NON avverrà perché dovrebbero intervenire tante e tali RIFORME intese a SOPPRIMERE quella prerogativa, garantita dall'art. 2 della Costituzione, che in Italia è stata trasformata in una organizzazione della nostra società a sfondo corporativistico.
Ogni persona usa farsi rappresentare dalla corporazione di appartenenza escludendo ogni forma di solidarietà, perseguendo, egoisticamente, il bene tra associati. Innegabile che da tale conformazione, esistano corporazioni ricche e povere.
Come quelle RICCHE dei medici, dei giudici, dei politici, degli avvocati degli ingegneri, dei notai, dei professori universitari, degli imprenditori e come quelle POVERE dei professori di scuola, dei tassisti, dei pensionati, degli agricoltori, dei commercianti e quant'altro.
Senza sottacere che alla costituzione delle quali ha contribuito in gran misura il Sindacato.
GOVERNO DEL CAMBIAMENTO? UNA PROMESSA IMPOSSIBILE DA MANTENERE.

 
 
 
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