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La mia vita dopo Postimage

Post n°6 pubblicato il 28 Novembre 2014 da bellicapellidgl3

 

 

  

 

Il mio rapporto con lui (il pc) è stato sempre conflittuale, siamo come una vecchia coppia collaudata da anni che nasconde però reciprocamente una coltre di mistero, ci guardiamo spesso amorevolmente, ma senza capirci davvero.

E lo sappiamo tutti e due.

La prima volta ( come dire, l’approccio) accadde quando dovevo preparare le slides per la mia tesi di specializzazione.
Era l’era preistorica dei floppy (in questo post troverete molti errori riguardo ai nomi che appartengono al mondo inesplorato del pc, ne sono sicura).
E, dopo circa tre giorni di lavoro in apnea, di quelli “non posso parlare ci sentiamo dopo”; o anche “se mangio smollicando sui tasti non credo mi veda nessuno”, insomma: successe una delle cose più nefaste della mia esistenza: a un certo punto il file scomparve. Non lo trovavi tu, direte.

Un pc, una mente superiore e organizzata, non perde niente. Lo avrai infilato tu in qualche recesso insospettato.
Panico.
Sono entrata stravolta nella stanza del mio primario – ma era un primario buono, di quelli che non ce ne sono più, colto e umile come solo i grandi sanno essere e pertanto si era guadagnato l’epiteto di papàprof - occhialetti sul naso, alza lo sguardo dallo schermo del suo pc, mi fissa senza scomporsi mentre sbraito:
”Un Viruuuuuuus! Prof, un virus è entrato nel mio pc e ha distrutto tuttooooo”.

Questa cosa dei virus poi mi fa impazzire, non è che puoi fare un tampone, parlare col microbiologo, leggere un cavolo di antibiogramma e attaccarlo con armi conosciute.
Lo immagino come un’entità invisibile e invincibile, appunto. Lui si alza senza dire una parola, raggiunge il mio pc (con calma, mentre io scalpito), si siede, smanetta e sentenzia (dio, me la ricordo come una coltellata):

” Mi devi spiegare come hai fatto a far sparire un file. Ammetto che ci vuole un certo talento”.
E io, aggrappata all’ultima speranza, cantileno:
“E’ un viiiruuus”.

Mia cara, il virus…SEI TU”
Ecco. Da quel momento, appena entravo in una stanza, mi diceva con benevolenza:” Potresti uscire dieci minuti? Mi si è bloccata la stampante”.
Ero quella dagli influssi informaticamente distruttivi, insomma.

Ma dopo anni di frustrazioni, di spegni e riaccendi (le femmine fanno sempre così quando qualcosa non funziona), di sguardi persi nel vuoto da vera deficiente alla seguente domanda: ”Ma tu, che browser usi?”.

Ora io vorrei aprire una parentesi, però.
Io sarei pronta a qualunque domanda, giuro. Dalla più banale degli accalappiatori di patata (“di che segno sei?”. Ammazzatemi dopo questa domanda, vi prego) a quella più originale di un dongiovanni seriale di alto borgo (“Ma tu, di che circoscrizione sei?”).
Ma non mi chiedete del browser.
Che soddisfazione c’è a vedere il vuoto negli occhi di una femmina sopra i quaranta?

Dopo anni di come mai per incollare una cavolo di foto su questa pagina non mi basta fare tasto-destro-copia e tasto destro incolla o, ancora più figo ( ma l’ho imparato da poco eh), ctrl C e ctrl V? Non si incollaaaaa!

Insomma, dopo anni di frustrazioni, dicevo, Marco (che ce la mette tutta, devo dire, ma lui è un adorabile ottimista pieno di entusiasmo anche di fronte alle capre indiscusse) mi dice: devi installare ( e già questa parole mi mette un certo imbarazzo preventivo) postimage.
Molto bene. Io posso pure installare, penso, ma poi che ci faccio?
E invece imparo!!
Non sapete che soddisfazione.

Mi sento Steve Jobs da qualche settimana, farei anche un bel pernacchione a mio fratello (ingegnere informatico per me assolutamente inutile nel senso che non mi fila di pezza quando gli chiedo aiuto).

Ho pure imparato a fare “region” (che poi si dovrebbe dire “rigion”).
E poi ho appiccicate in testa le dimensioni giuste per postare qui: mi sento davvero figa ad usare “aspetto” e infilare con aria compassata quei numeri precisi (500, massimo 550),

E poi, il miracolo meritato.
La foto che ho scelto è lì.
Dove doveva essere. Proprio la foto che avevo scelto.
L’ho staccata dal mondo in cui era e l’ho appiccicata nel mio.

Ma quanto vivevo male prima?

 
 
 
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