Creato da MalinconieSublimi il 07/06/2011

GiulianoPiancastelli

FAENZA ARTE...STUDIO D'ARTE PIANCASTELLI...VICTORIAN ART

 

Rocca di Brisighella, Donazione D'Arte Giuliano Piancastelli

Post n°197 pubblicato il 01 Febbraio 2023 da MalinconieSublimi
 

DONAZIONE D'ARTE GIULIANO PIANCASTELLI

alla ROCCA DI BRISIGHELLA

 Il mio San Sebastiano dal 19 settembre 2022, si trova all'interno della Stanza del Castellano nella ROCCA DI BRISIGHELLA e resterà lì per sempre, perchè la mia donazione è tutelata da vincolo. 

 
 
 

Matilde di Canossa

Post n°196 pubblicato il 12 Maggio 2021 da MalinconieSublimi
 

MATILDE DI CANOSSA

Ritratto di Giuliano Piancastelli

Il mio nuovo quadro, questa volta è dedicato a Matilde di canossa, ma chi era Matilde? Lo scoprirete leggendo questo post.

 

 

Canossa

Matilde di Canossa: la Regina d’Italia
Di
Riccarda Lopetuso

Fu Grancontessa, Duchessa, Marchesa, guerriera, donna bellissima piena di coraggio, ma anche grande cristiana dedita alla preghiera. Per quattro anni fu anche Regina d’Italia, la prima Regina d’Italia. Celebre è la sua firma, non un elenco dei suoi titoli, ma un disegno, una specie di logo che tanto andrà di moda diversi secoli dopo. Quelle parole separate da una croce sono la firma di una delle donne più importanti del Medioevo italiano e di tutta la storia,  la donna che per anni ha cercato di mediare tra i due grandi poteri del secolo buio, papato e impero.

Paladina della libertà d’Italia e modello per ogni vera cristiana,  Matilde, Marchesa di Canossa, colei che più di ogni altra fu coinvolta nelle macchinazioni e intrighi della lotta per le investiture, moriva a Bondeno, vicino Reggio Emilia, la notte tra il 24 e il 25 luglio 1115, 900 anni fa. Di stirpe longobarda, imparentata con tutte le famiglie reali dell’epoca, tra cui gli Svevi e i regnanti del Sacro Romano Impero,  Matilde, nata nel 1046 a Mantova, divenne unica erede dell’immenso feudo dei Canossa dopo la morte prematura dei genitori e dei fratelli.

Sposatasi con Goffredo il gobbo, duca di Lorena e acerrimo avversario dell’imperatore Enrico III, Matilde, alla morte del marito ereditò anche la Lorena e, giovane vedova trentenne, si ritrovò unica erede e signora di un territorio vastissimo che si estendeva dal lago di Garda a Viterbo.

Era il 1076. Pochi mesi dopo, la Marchesa, padrona incontrastata di mezza Italia, si trovò suo malgrado coinvolta nello scontro tra l’imperatore Enrico IV (suo cugino) e il pontefice Gregorio VII. Lo scontro tra le due potenze del tempo culminerà, com’è noto, con l’episodio celebre come “l’umiliazione di Canossa”, in cui Matilde proverà a mediare tra il papa e l’imperatore. È il 25 gennaio del 1077, a Canossa, nell’Appennino reggino, l’imperatore Enrico IV proverà ad ottenere dal papa Gregorio VII, ospite nel castello di Matilde, la revoca della scomunica. L’imperatore dovrà attendere tre giorni e tre notti fuori dal castello, al gelo, inginocchiato, mentre imperversava una bufera di neve. Enrico sarà ricevuto dal papa solo il 28 gennaio grazie alla mediazione di Matilde.

L’imperatore però non gradì molto l’ambiguità della Marchesa che, di lì a poco perderà tutti i suoi possedimenti, Enrico IV infatti sconfiggerà l’esercito comandato da Matilde nel 1079. Ma per la Granduchessa non era stata scritta la parola fine. Anzi, negli anni successivi condurrà personalmente dure battaglie contro l’imperatore per riottenere i suoi possedimenti e ne uscirà vittoriosa.

Nel 1111, Enrico V, ribellatosi al padre Enrico IV, divenne imperatore e nominò la Grancontessa Regina d’Italia e vicaria papale, carica che conserverà per quattro anni, ovvero fino alla morte avvenuta nel 1115, a 69 anni.

La Grancontessa non lasciò eredi, il suo regno si frantumò, ma il suo mito continuò a vivere nel cuore dei suoi sudditi, da cui era amatissima. Matilde fu infatti una gran dama in tutti i sensi, era colta, bella, conosceva i segreti delle armi e della diplomazia. Riuscì per un trentennio a gestire i problemi geopolitici dell’Italia del tempo, regnando su un territorio compreso tra papato e impero. Governò con giustizia, emanando leggi e combattendo per ciò in cui credeva: la Chiesa. Non a caso Matilde ora riposa nella Basilica di San Pietro, in una tomba progettata dal Bernini intitolata “Onore e Gloria d’Italia”. La Grancontessa infatti, guidata da fede e amore per l’Italia, aveva come unico scopo quello di tenere lontani gli stranieri del Sacro Romano Impero dal Belpaese.

Matilde fu una combattente in tutti i sensi. Non solo si adoperò con armi diplomatiche per riavere i suoi possedimenti, tra cui un secondo matrimonio mai consumato con Guelfo V, ma più volte guidò i suoi eserciti sul campo, in sella a un cavallo come una vera guerriera, combattendo gli avversari, uccidendo il nemico per difendere ciò che amava più al mondo: la fede cattolica.

Vi dicevamo della sua firma. Eccola: «Mathilda Dei gratia si quid est», ovvero: «Matilde, che è qualcuno solo per grazia di Dio».

 
 
 

Cimitero Dell'Osservanza, Tomba Famiglia Guidi. Faenza

 

CIMITERO DELL'OSSERVANZA, FAENZA
Tomba Famiglia Guidi


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Dopo il precedente post dedicato alla tomba del Conte Tampieri, con questo pezzo voglio segnalare quella che per me è la tomba più bella del Cimitero dell'osservanza, la cappella della Famiglia Guidi.

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In merito a questa magnifica opera d'arte archittettonica, su internet ho letto delle autentiche castronerie. Se si è incompetenti in materia, si dovrebbe evitare di scrivere cose inesatte. Viene definita una tomba rinascimentale ma il cimitero di Faenza è stato edificato nell'ottocento quindi è impossibile. Lo stile si rifà invece al gotico ma non è ovviamente del periodo gotico, perchè come periodo è ancora più antico del rinascimento.

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Si tratta invece di un bellissimo esempio di stile Neogotico, di gran moda nell'ottocento e quindi in perfetta corrispondenza con l'epoca in cui venne edificato il cimitero faentino. Lo stile neogotico mirava alla rivalutazione dell'arte medioevale  che fu tra le principali componenti dell'eclettismo storicistico di ultimo ottocento.

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Un altro bellissimo esempio di stile neogotico lo possiamo ammirare nella facciata della Casa Valenti, poco lontana dalla piazza del popolo di Faenza. Tornando alla tomba della Famiglia Guidi sono certamente da prendere in esame  le strutture decorative. Interamente  ed esclusivamente realizzate in terrecotte e mattoni a vista, certamente ispirate al pensiero architettonico del gotico fiorito.

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Da segnalare anche la magnifica cupola a lucernaio, sempre con elementi in stile gotico probabilmente realizzati in ghisa. L'aspetto di tutta la struttura fa pensare alle magnifiche cattedrali  gotiche europee.

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All'interno della Cappella sono presenti le salme di solo tre membri della famiglia Guidi, Il dottore in matematica Giulio Guidi che fu uomo molto erudito e molto amato dai poveri, che sempre aiutò. Un morbo inesorabile lo allontanò dalla vita terrena, lasciando l'unico fratello...Vincenzo Guidi a piangerlo. Vincenzo è il secondo defunto che riposa nella tomba, nato a Faenza  morì a Napoli senza avere figli, alla morte venne sepolto in questa tomba insieme  alla terza salma presente nella Cappella Guidi, la di lui moglie Enrichetta Turchi che nata a cesena morì invece a Roma.

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FAMIGLIA GUIDI.

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Questa splendida scultura è opera dello scultore Luigi Maioli che nacque a Ravenna il 24 maggio 1819 da Placido e dalla contessa Cristina Rasponi. Fu artista importante e di grande pregio, morì a 73 anni, gravemente malato, nel 1897.

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 Penso che questa famiglia Guidi sia da identificare con i Guidi che dalla metà del settecento  abitava una vecchia casa in via Bondiolo. Era una di quelle famiglie cosidette "emergenti", di avvocati, che tra la fine del '700 e i primi anni dell'ottocento, con l'esercizio della professione e con una oculata gestione di affari aveva accumulato una notevole ricchezza, specialmente in terreni agricoli, sfruttando abilmente la congiuntura che derivava dalla vendita all'asta dei beni degli ordini religiosi, e nel 1814 vollero nobilitare la propria abitazione con una facciata più decorosa.

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Ne è prova appunto la famosa Casa Guidi di via Bondiolo, e sulla storia di questo edificio si dice infatti che:  L’edificio, opera dell’architetto Pietro Tomba che la costruì nel 1814, era destinato ad una committenza alto-borghese e  libera da obblighi di rappresentanza. Le decorazioni interne dei soffitti sono di Antonio Liverani per le parti pittoriche e ai BallantiGraziani per gli stucchi e i delicati bassorilievi; i soggetti mitologici sono inquadrati tra sfondi geometrici o a grottesche o tendenti all’ornato puro. Unico nel suo genere è infine il soffitto ad ottagoni, dove compare «un imprevedibile violetto», assolutamente inedito a Faenza, accanto ai più consueti rossi e verdi-pistacchio. Per vedere e avere ulteriori notizie su Casa Guidi in via Bondiolo a Faenza, vi consiglio di visitare il seguente sito... http://www.historiafaentina.it/Monumenti/casa_guidi.html
Comunque, chiunque fossero hanno saputo realizzare un vero capolavoro architettonico, un gioiello dell'arte funeraria, che non ha nulla da invidiare a quelli dei cimiteri europei più importanti!

 
 
 

Faenza, Cimitero dell'Osservanza . Tomba del Conte Sebastiano Tampieri

 

Cimitero dell'Osservanza..Faenza

Tomba del Conte Sebastiano Tampieri


Cimitero dell'osservanza

Per più di un mese, tra gennaio e febbraio 2020, ho abitato a Faenza. Il mio soggiorno faentino è stato allietato da visite quotidiane al Cimitero dell'Osservarza, nella parte monumentale del cimitero. Un luogo magico pieno di arte scultorea e poetica, perchè anche gli epitaffi di molte tombe sono veramente toccanti e appunto poetici. Ovviamente da artista, sono rimasto colpito da alcune tombe in particolare, alle quali dedicherò vari post in questo blog. Per iniziare, voglio segnalare la tomba del Conte Sebastiano Tampieri, che nella sua elegante semplicità architettonica, cattura lo sguardo dell'osservatore grazie al ritratto scultoreo del Conte Sabastiano.

Tomba Conte Sebastiano Tampieri

Il conte è raffigurato a figura intera, comodamente seduto su una soffice poltrona e intento a pensare. Mille sono i particolari in quella statua che affascinano, come ad esempio gli occhiali appesi sul gilet, l'orologio, le scarpe, l'abito, l'intensità dello sguardo...insomma un capolavoro.


Purtroppo non sono in grado di dire il nome dello scultore che eseguì quest'opera, anche perchè giustamente la tomba è chiusa, quindi non ci si può avvicinare per cercare la firma.

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Mi è venuto naturale chiedermi, ma chi erano i Conti TAMPIERI? Il testo che segue ci chiarisce un po' le idee sulla famiglia e il conte Sebastiano, testo tratto dal libro "FAMIGLIE NOBILI FAENTINE "La Famiglia.  Nel 1773 il patrimonio della famiglia era valutato in 158.433 scudi romani equivalenti a L. 7.000.000 del 1941 e L. 6.032.721.800 del 1993. Vincenzo Tampieri è il primo della famiglia a cui viene attribuito il titolo di conte. Non risulta però che il titolo comitale sia stato conferito da sovrani o principi regnanti; secondo ogni probabilità si tratta d’un titolo generico che in Romagna si soleva dare ai nobili. (PG-AL) 1796: famiglia nobile che dava membri al Consiglio Municipale. (E.G.) Casa Tampieri sita in c.so Baccarini dove ora sorge la Telecom, rasa al suolo, poi sostituita dalla costruzione attuale.

Cimitero dell'osservanza

I Tampieri non erano oriundi faentini, bensì di Solarolo, dove si erano affermati per l’ingente patrimonio terriero che avevano formato. E’ solo all’inizio del sec. XVII che il loro nome, essendosi essi trasferiti in Faenza, comincia a comparire negli archivi faentini, anche per le cariche pubbliche che ben presto essi ebbero a ricoprire fra noi. Ferraù senior venne iscritto nei Cento Pacifici, suo nipote Ferraù junior nel 1677 entra nel Consiglio Generale della città; poi vengono per i Tampieri i primi legami matrimoniali con famiglie del patriziato locale, come i Zanelli, i Severoli e i Rondinini, e l’acquisto, verso il 1690, della casa che appartenne loro per quasi due secoli. Data da questo momento l’abitudine di dare loro da parte del popolo, il titolo comitale. Nel 1771 Filippo Tampieri s’ingaggia nelle Guardie del Corpo a Cavallo dell’Elettore Palatino Carlo Teodoro di Baviera, partendo per Mannheim e poi recandosi a Monaco quando questo principe vi fu trasferito in qualità di Elettore di Baviera. Anche il minore fratello di Filippo, di nome Vincenzo, nel 1774 divenne alfiere in un reggimento bavarese. Il fratello maggiore Sebastiano, nel 1774, aveva vestito l’abito di Cavaliere di S.to Stefano, per essere ammessi al quale erano state assai allentate le norme che richiedevano i quattro quarti di nobiltà. Egli ricoprì diverse cariche cittadine nel burrascoso periodo dell’occupazione francese. Fu suo figlio, tra gli altri, quel Girolamo che prese parte alla Campagna di Russia del 1812, senza farne ritorno. Un altro suo figlio, Giuseppe, affiliato alla Carboneria, fu tra i colpiti del processo Rivarola, ma in maniera non grave come per tanti altri, forse anche per il fatto che egli, insieme a suo zio Filippo, ex ufficiale bavarese, ebbe più volte ospite nella sua casa il re Luigi I di Baviera, sovrano d’uno stato cattolico Di poi si ebbe nella casata uno strano fenomeno: vivente ancora Giuseppe. Nel 1849 suo figlio Girolamo, non ancora trentenne, fu eletto Gonfaloniere della città, carica che dovette lasciare con la piena restaurazione dell’autorità pontificia, e alla quale fu chiamato, quindi succedendo al figlio, suo padre Giuseppe. Ma nel 1853 questi veniva colpito da una stilettata che lo condusse a morte. L’ultimo della famiglia, Sebastiano, dopo un tentativo di matrimonio a sorpresa, fu inviato a Monaco di Baviera con la speranza di farne un ufficiale di quell’esercito, come già due suoi prozii e come il cugino Fabio Ricciardelli, ma tale speranza andò delusa. Con lui, morto nel 1894 a Carate Lario, la famiglia si estingueva. La casa Tampieri non poteva aspirare al nome di palazzo; le sue  decorazioni interne, a chiaroscuro, erano di stile malassico (?). In essa fu ospite di passaggio il re Luigi I di Baviera, noto come l’ultimo re romantico; è dubbio che vi abbia soggiornato il Byron, mentre vi si fermò per due giorni, nel 1845 (?!) Garibaldi.

 
 
 

Faenza Arte, il Poldark dipinto da Giuliano Piancastelli

IL CAPITANO POLDARK

Dipinto di

GIULIANO PIANCASTELLI

( Pittore e Spiritista )

Scritto di Pietro Zama

Il Capitano Poldark

Può il personaggio di un dipinto avere un'anima? Il Poldark di Piancastelli ce l'ha!

Amo l'arte faentina non solo perchè la mia famiglia vive a Faenza da generazioni, ma perchè Faenza è una grande città d'arte, in primis per la ceramica ma anche per la pittura e specialmente quella del periodo neoclassico. Come si può rimanere indifferenti davanti all'arte di un Romolo Liverani o un Felice Giani! Cercando appunto notizie sul Liverani sono arrivato in questo blog, e mi sono ritrovanto davanti le opere di un pittore vivente e quindi moderne, ma che mi hanno saputo emozionare come se fossero uscite dal pennello di un pittore ottocentesco. Giuliano Piancastelli è un grande artista perchè sa far rivivere le epoche antiche senza creare falsi d'epoca, ma opere moderne che sanno affascinare come quelle del passato. Sarà forse grazie alle sue doti medianiche? Chi nella nostra città non ha sentito parlare almeno una volta della Floorcastles House?

Il Capitano Poldark

Digito su google immagini il nome del Liverani ed arrivo in questo blog, la bellissima musica che fa da sottofondo al blog mi regala molta serenità e mi invita a curiosare nello strano mondo di questo artista...vedo i suoi quadri che mi conquistano, e poi leggo che è il pittore che pratica anche lo spiritismo e abita nella famosa Floorcastles House di Fognano. Ormai sono completamente rapito dal suo genio, anche perchè il Piancastelli ha scritto dei post bellissimi su Romolo Liverani che vi consiglio di leggere. Piancastelli è generoso, raramente un pittore parla di altri pittori, invece lui lo fa.

Il Capitano Poldark

Tra le foto che vedo mi colpisce l'immagine del dipinto " Il Capitano Poldark", la forza del cielo tempestoso sullo sfondo, l'uniforme così curata nei minimi particolari, lo sguardo fiero del capitano dall'aspetto bellissimo e con due occhi che sembrano parlare. Lo si può ridurre semplicemente a dei colori stesi su un pezzo di legno? No! Il Capitano ha un'anima anche se non è fatto di carne e sangue.

Questi sono gli artisti faentini che amo, quelli che non cercano la facili scappatoie dell'astrattismo e dell'incomprensibile. Giuliano Piancastelli il talento ce l'ha!

Il Capitano Poldark

Contatto il Piancastelli perchè voglio incontrarlo e vedere le sue opere, lui però non ama incontrare persone e vive in quella che lui definisce una sorta di clausura. Mi dice: Se scriverà un pezzo  dedicato al mio Poldark da pubblicare su questo blog...forse la riceverò alla Floor.

Affare fatto!

 
 
 

ROMOLO LIVERANI, Il suo volto e la sua vita

ROMOLO LIVERANI
Il suo volto e la sua vita

Romolo Liverani

Romolo Liverani iniziò i suoi studi nella scuola comunale di disegno a Faenza, sua città natale, e con l’insegnamento di architettura tenuto da Pietro Tomba, fu scenografo, decoratore e vedutista. Si specializzò nelle decorazioni di soffiti e pareti in molti palazzi e ville dell'alta società. I nobili e i ricchi borghesi anelavano ad avere un soffitto od un'intera stanza decorata  da lui e il fratello. Le scene a soggetto naturalistico o architettonico, e quelle del melodramma erano il suo marchio di fabbrica, ma anche nei sipari e nella stessa architettura di teatri lavorò a Pesaro, Ferrara, Ravenna, Cesena, Rimini, Urbino e Faenza. Di lui, oltre alle scenografie che lo resero l’artista forse più apprezzato a livello nazionale nel mondo del teatro, restano gli album con schizzi riproducenti luoghi di ogni parte della Romagna e delle Marche impregnati di un romanticismo ottocentesco.

IL SUO VOLTO....
Romolo Liverani ritratto

( Foto di scarsa qualità da me scattata anni fa, nella Pinacoteca Comunale di Faenza )

Il dipinto è conservato alla Pinacoteca comunale di Faenza ed è opera del pittore Bellenghi Lodovico Paolo ( 1815-1891 ). E' un dipinto a olio su tela e misura cm. 102 x70, datato 1840.
Si tratta di una lezione di architettura: quattro uomini sono raccolti intorno al maestro che spiega un disegno di progetto, servendosi di un compasso che tiene in mano. Il maestro è Pietro Tomba; gli allievi da sinistra sono: Federico Argnani, Romolo Liverani, lo stesso Ludovico Bellenghi. Il fondo è scuro.
L'opera, della cui provenienza non si hanno notizie, è di grande interesse storico ed iconografico: tutti gli effigiati hanno ricoperto ruoli di rilievo nel mondo artistico e culturale di Faenza. Pietro Tomba fu maestro di molti pittori faentini dal 1820 fino alla morte avvenuta nel 1846, anzi il fatto che sia ritratto piuttosto anziano ha permesso a Casadei di proporre la datazione del 1840 (Casadei, 1993). Federico Argnani fu il fondatore della Pinacoteca, Romolo Liverani e appunto Ludovico Bellenghi celebri pittori.
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LA SUA VITA
1809. Il dodici settembre nasce Romolo Achille da Gaspare “macchinista del teatro faentino”.
1815-18. Assiste alle operazioni del babbo e degli scenografi durante le stagioni teatrali faentine.
1819. Forse nell’autunno di quest’anno viene iscritto alla Scuola di Disegno diretta da Giuseppe Zauli; partecipa inoltre all’evolversi della formazione artistica del fratello maggiore Antonio che stava perfezionandosi sotto la guida di Pietro Piani.
1820-23. Oltre al disegno d’ornato frequenta le lezioni di architettura e prospettiva nella scuola di Pietro Tomba. Comincia a schizzare vedute e bozzetti scenografici.
1823-25. Perfeziona le sue esperienze artistiche nel campo della prospettiva e scenografia, avendo per esempio il concittadino Clemente Caldesi (allievo del Gonzaga e “gianesco”), prendendo conoscenza anche dei modelli bolognesi del Basoli. Esegue vari albums di vedute del territorio faentino e dintorni, cominciando nel biennio 1824-’25 le prime esperienze professionali di scenografo.
1828. Probabilmente intorno a questo anno fa una puntata a Milano per conoscere il Sanquirico e l’ attività scenografica di quell’ambiente. Del Sanquirico si vanterà di essere stato allievo.
1829. A Bergamo esegue scenografie per quel teatro. E’ quindi documentata l’attività professionale di Romolo fuori di Romagna quando non aveva ancora compiuto il ventesimo anno.
1830. Alterna l’attività di pittore per decorazioni chiesastiche, come i teloni dei Sepolcri o gli sfondi panoramici per Crocifissi, con le stagioni d’opere o di commedie nei teatri di Romagna. L’attività di scenografo nel Teatro faentino, nelle varie stagioni di Carnevale, S. Pietro o d’Autunno, sarà da questo anno in poi pressochè ininterrotta.
1830-35. In uno di questi anni inizia anche l’attività di scenografo per il Teatro di Ravenna che, dopo Faenza e con Pesaro, sarà il luogo preferito dei suoi incontri con il pubblico. Nel 1835 Romolo ha eseguito delle sovraporte di soggetto scenografico nel palazzo di Francesco Casalini sul Corso di Porta Imolese, è co-nosciuto come palazzo Rossi, progettato dal Tomba.
1837. E’ l’anno in cui, il 6 marzo, nasce il figlio Tancredi che se-guirà l’attività paterna.
1840. Inizia l’attività di scenografo al Teatro Nuovo di Pesaro (Teatro Rossini) che, ancor più di Ravenna, gli darà le maggiori soddisfazioni della sua attività teatrale. E’ forse in questo anno che dipinge il secondo scenario, detto Comodino, del Teatro di Faenza, per la stagione in cui eseguì le scene delle opere donizettiane Roberto Devereux e Gemma di Vergy.
1842. Nel settembre di quest’anno termina con le vedute del Ponte delle due Torri travolto dall’alluvione, l’Album di vedute faentine che era stato iniziato nel 1823 e oggi è conservato nella Biblioteca comunale di Faenza. E’ anche l’anno in cui il baritono Tamburini venne a cantare a Faenza la Lucia di Lammermoor e lo Stabat Mater del Rossini; per l’occasione Romolo fece scene in Teatro per la Lucia e il grande fondale nel Salone municipale ove si eseguì, a pochi mesi di distanza dalla trionfale prima esecuzione di Parigi, lo Stabat rossiniano.
1843. Romolo lavora in Teatri della Toscana fra i quali quello di Pisa.
1844-45. Molto attivo a Pesaro ove andrà sposa la figlia maggiore Matilde.

La sera del 31 dicembre del 1844, il pittore Romolo Liverani coi suoi compagni di baldoria: Pasquale Saviotti, Achille Calzi senior, Adriano Baldini e Savino Lega, nell’osteria dell’odierna “Marianaza”, avevano festeggiato con una lauta cena e numerosi fiaschi di vino, la chiusura dell’anno. Quando fu il momento di pagare, si accorsero che i soldi non bastavano e l’oste, che già da tempo faceva credito alla brigata, pensò di chiedere a quegli artisti qualche loro disegno pensando di compensarsi. Il foglio fu chiamato "E' luneri di Smembar" e servì per pagare il debito...

Romolo Liverani
( Romolo Liverani, ritratto pochi anni prima della sua morte )

1846. Nel novembre gli muore il padre Gaspare.

1847-50. E’ un periodo critico per Romolo: malattie sue e dei familiari, poco lavoro e contrarietà di ogni genere gli rendono odiosa la vita. Nel 1849 Romolo fece parte della Commissione istituita dalla Repubblica Romana per il Censimento delle Opere d’arte appartenenti a Chiese e Ordini Religiosi.
1851. E’ andato col fratello Antonio a decorare la Sala e preparare le scene del nuovo Teatro di casa Perticari nella loro villa di S. Angelo in Lizzola sopra Pesaro. Aveva collaborato anche alla elaborazione del progetto architettonico. Nello stesso tempo mantiene contatti con l’architetto Meduna che sta ultimando il nuovo Teatro di Ravenna: fa da consulente per l’attrezzatura del palcoscenico.
1852. Dopo quattro anni di assenza per essere stato escluso dall’ attività del vecchio teatro a causa degli intrighi del giovane scenografo ravennate Luigi Ricci, ha potuto avere la soddisfazione di tornare a lavorare a Ravenna per l’inaugurazione del Nuovo Teatro. E’anche l’anno in cui col fratello Antonio inizia la decorazione della Cappella della Immacolata nella chiesa dell’Osservanza di Faenza; il lavoro è in omaggio alla memoria del padre defunto ed ivi sepolto.
1853. Cambia casa: da quella dei Bassi allo Spirito Santo di fronte alla Beneficenza (oggi Casa Savini) passa in quella dei Tomba da Porta Montanara di fronte alla piazzetta di S. Lucia.
1854. Lavora per vari teatri del Veneto: Venezia, Padova, Vicenza, Verona e nel tardo autunno passa a Mantova.
1855. Anno del colera: fugge di casa e si ritira nella Villa Gessi di Sarna ove si diletta a riprodurre i luoghi del paesaggio circostante.
1856. In quest’anno Romolo è impegnato a restaurare e rinnovare l’interno della Chiesa del Suffragio, dove rifà nuovi tutti gli altari, compreso quello principale, da lui progettati; ha fatto eliminare tutti gli stucchi barocchi alle pareti e col fratello Antonio ha dipinto la parete di fondo del presbiterio.
1857. Romolo e Antonio completano la decorazione della cappel-la dell’Immacolata nell’ Osservanza e vi pongono la lapide in memoria del padre.
1858. Sempre in collaborazione col fratello Antonio, Romolo rin-nova e decora la chiesa di San Maglorio. Egli è il direttore anche del restauro architettonico. In primavera Romolo, col figlio Tancredi, era stato a lavorare a Ferrara e poi erano passati a decorare la Sala e preparare gli scenari per il nuovo Teatro di Argenta.
1861. In primavera è nuovamente in crisi: indebitato e senza lavoro fin dall’anno precedente. In estate però lui e il figlio Tancredi vanno a lavorare a Cesena, finito il lavoro a Cesena, Tancredi passa a Forlì per quella stagione d’opera e Romolo in ottobre va ospite del Conte Antonio Gessi alla Villa di Sarna.
1864. In primavera Romolo è disoccupato e arrabbiato contro la Deputazione Teatrale di Faenza, ma spera di rifarsi a Pesaro dove lui e Tancredi, hanno avuto incarico di apprestare tutte le scene per l’opera Guglielmo Tell in occasione della stagione d’opera per l’inaugurazione del monumento a Rossini. Subito dopo passerà a lavorare per il Nuovo Teatro della Fortuna di Fano.
1866. Geremiadi fra lui e l’amico Odoardo Gardella di Ravenna a proposito della situazione economica e sociale della Romagna. Sono tutti disoccupati con grande miseria a Ravenna e Faenza ragion per cui Tancredi pur di avere un soldo da mandare a casa si è fatto soldato. In compenso in casa Liverani aumentano le bocche: è nato il secondogenito di Tancredi (Leonida).
1868. Ormai Romolo è mal ridotto anche fisicamente e confida le sue pene alla Marianna Casalnuovo, cognata dell’amico Gardella, che fu in tempi migliori, una sua allieva prediletta.
1869-72. Romolo fisicamente e moralmente depresso, declina verso la sua fine in piena miseria. Tancredi è emigrato con la famiglia a Roma sperando di trovare lavoro e Romolo con sua moglie si ritira in una misera stanza in fondo a Via Monaldina verso S. Rocco dove muore di stenti al tramonto del 9 ottobre 1872.

PALAZZO MILZETTI...La capanna rustica a trompe l'oeil dei Liverani Romolo e il figlio Tancredi.
A Palazzo Milzetti a Faenza, un piccolo gioiello che testimonia il carattere del giardino “romantico” realizzato presumibilmente all’epoca dell’età Rondinini, forse attorno al 1851.

Capanna rustica, palazzo Milzetti

La struttura in legno di faggio con tetto incannicciato, presenta all’interno una decorazione a tempera di Romolo e Tancredi Liverani di carattere illusionistico che allude alla funzione di servizio al giardino o al giardiniere o ancora di divertimento e riposo. Ed è nel carattere della finzione che si rivela il gusto teatrale del Liverani che ci fa immaginare vero il legno finto, gli oggetti e le suppellettili, i libri e i fogli, gli strumenti di lavoro e soprattutto lo straordinario paesaggio che si rivela oltre un tendaggio come un fondale di palcoscenico aldilà di un sipario sollevato. La conversazione è l’occasione per un confronto e un riferimento ad altri contesti soprattutto di ville del territorio ove Romolo Liverani ha lasciato significative tracce del suo “genio romantico” nelle decorazioni parietali.
affreschi interni
Le notizie storiche sono state prese da internet.

 
 
 

FAENZA, Casa Sangiorgi e gli affreschi di Romolo Liverani

Post n°188 pubblicato il 24 Gennaio 2018 da MalinconieSublimi
 

ROMOLO LIVERANI

"Casa Sangiorgi e gli affreschi dei fratelli Liverani"

Ora sede di Quazàr, Coworking e spazio eventi.

https://www.facebook.com/CoWorkingFaenza/

Ho avuto la fortuna di diventare un artista noto a livello nazionale, ho fatto videoesposizioni di mie opere al Louvre, ricevuto premi ad Edimburgo in Scozia. L'arte è sempre stato il sangue che mi ha mantenuto in vita. In questo mio blog mi sono spesso preoccupato di segnalare altri colleghi artisti, ma poi ho compreso che un artista vivo, ha sempre più possibilità di far conoscere la propria arte, mentre uno morto...


Casa Sangiorgi Faenza


Ho una grande passione per un artista nato nella mia stessa città natale, anche se in un'epoca diversa...Romolo Liverani. Molto famoso ed apprezzato, presente in aste d'arte, collezioni private, ecc. Ma quando si è così "magici" come lui, parlarne non è mai abbastanza. I suoi affreschi poi mi sconvolgono, mi entrano nell'anima, come quelli di Casa Sangiorgi a Faenza.

All’interno del palazzo ci sono vari ambienti affrescati dai fratelli Liverani fra i quali la Sala della Lirica che vi mostro in foto.
Questo ambiente era la sala dove Romolo Liverani, che all’epoca risiedeva qui, riceveva e s’intratteneva con gli amici .

 

Romolo Liverani affreschi


L'edificio dalla facciata anonima e severa, tutta in mattoni a vista come era tipico nelle case con secoli di storia sulle spalle, non fa presagire quello che nasconde al suo interno. E' certamente uno dei tanti edifici in cui i fratelli Liverani hanno dato il meglio.

Ringrazio l'Arch. Bianca M. Canepa, per avermi autorizzato a fare questo post.

Romolo Liverani affreschi

Il Liverani era l'allievo prediletto di Pietro Tomba nella locale scuola di architettura. Dal 1824 era già attivo come acclamato scenografo nei teatri di Faenza, Ravenna, Senigallia e Lugo. Lavorò in tutta l'Italia settentrionale e centrale presso i più importanti teatri, ma particolarmente in Romagna e a Faenza.

 

Romolo Liverani affreschi


Straordinario interprete della decorazione faentina dell'Ottocento, proseguì con il fratello maggiore Antonio la tradizione neoclassica inaugurata da Felice Giani arricchendola di stilemi romantici.


Romolo Liverani affreschi


Nel 1830 eseguì decorazioni prospettiche nel Palazzo Mazzolani, del 1831 è lo scomparto della Chiesa di San Vitale, del 1837 i decori di Villa Rotonda, nel '39 il convento di San Domenico, nel 1840 decorò lo studiolo di Palazzo Gessi, e del 1842 sono le decorazioni di Palazzo Pasolini Zanelli. Negli stessi anni opera con il fratello Antonio in molti palazzi e case faentine. Nel 1843 fu attivo nelle dimore patrizie di Ravenna.

Romolo Liverani affreschi


Verso il 1848 dipinse le lunette dipinte nel Palazzo Laderchi a Faenza raffiguranti le due ville di campagna di proprietà dei Conti Laderchi: villa il “Prato” e la villa di Prada. L'anno 1851 curò la realizzazione del teatrino Perticari di Sant'Angelo in Lizzola. Tra il 1852 e il 1857 eseguì, sempre col fratello, la decorazione della Cappella dell'Immacolata della Chiesa di San Girolamo all'Osservanza di Faenza, dedicandola al padre, morto nel 1848.

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Ringrazio il signor Pietro Baccarini che mi ha autorizzato a pubblicare le sue foto.

Una parte delle notizie storiche sono state prese da internet

 
 
 

Alice's... Portobello Road London

Post n°187 pubblicato il 19 Gennaio 2018 da MalinconieSublimi
 

PORTOBELLO ROAD
e le magiche atmosfere di....
Alice'
Ci sono luoghi che quando li attraversi, sembra quasi suscitino una sorta di  benessere agli occhi....e all'anima. Oggi ve ne presento uno...


portobello road


Se si decide di fare un viaggetto a Londra una delle tante mete irrinunciabili è certamente Portobello Road. Famosa nel mondo per il suo mercato antiquario e indipendentemente da questo, già  spettacolare da attraversare a piedi. Le case una di un colore diverso dall'altra, le caratteristiche finestre, i negozietti con le vetrine d'altri tempi, che sembrano uscite da un romanzo di Dickens, insomma, un luogo che certamente vi entrerà nel cuore. La via è piena di negozi storici, ma certamente quello più affascinante  è"ALICES" di fama mondiale, al numero  86 di Portobello Road appunto.


alice's


Fondato nel 1887, è una rinomata azienda a conduzione familiare che si dedica alla vendita di oggetti d'antiquariato, articoli di riproduzione, mobili e opere d'arte. Aperto 5 giorni su 7, da martedì a sabato. Questo posto ha una splendida vetrina rossa  ed è assolutamente da visitare quando si cercano oggetti di antiquariato o semplicemente vecchi, o quando si va a Londra per fare shopping a Portobello Road a Notting Hill. Il negozio è assolutamente stupendo ed è stato spesso utilizzato come location in numerosi film nel corso degli anni, lo si può vedere anche nel film del 2014 Paddington.


alice's


Tantissimi i divi del cinema e della tv, o i politici che negli anni hanno fatto una capatina da Alice's. I prezzi sono abbastanza buoni, ma sappiamo tutti che Londra è carissima. Puoi trovare tutti i tipi di regali, dai vecchi barattoli di marmellata alle vecchie casse, alle ceramiche e alle teiere di chintz più nuove e incredibilmente belle, realizzate nello Staffordshire da Heron Cross Pottery. Ottimo posto per prendere una bella teiera Made in England per meno di 30 sterline. Il negozio è piuttosto stretto all'interno ma ricco di tante cose con quella patina d'altri tempi che fa molto vecchia Inghilterra. Un negozio che ha una lunga storia. Aprì i battenti come già detto nel 1887, è in tanti anni ha anche cambiato vari proprietari, uno di questi fu Alan Carter, nato a High Wycombe in  Inghilterra nel1941, e cresciuto nei dintorni di Portobello Road. Dopo aver lavorato per un anno e mezzo in un'assicurazione, andò a lavorare per un commerciante di antiquariato di portobello road dove rimase per due anni prima di mettersi in affari con suo fratello Kenny.


alice's


Lavorò per un periodo di cinque anni nel commercio dell'antiquariato a Portobello Road, che  è stato seguito da altri 14 anni di commerci nel paese occidentale. Alan Carter è il fratello di Ken Carter che ha lavorato e ha posseduto "Alice" per molti anni, fino alla sfortunata morte di Ken.





Nel 1980 ha trasferito la sua famiglia in Australia dove ora importa pezzi d'antiquariato dall'Inghilterra e pubblica riviste e libri. Ora il negozio è gestito da altri proprietari che lo riempiono fino a svegliare, di oggetti molto British Style. E poco lontano da lì avrete anche modo di gustare degli ottimi arancini Siciliani. Chissà! Forse un giorno ci andrò anch'io a visitarlo! Ma voi...che aspettate a partire?


 
 
 

Maurizio Mazzocchi...LE ANIME DEGLI ARTISTI

Post n°182 pubblicato il 12 Giugno 2017 da MalinconieSublimi
 

DEDICATO A TUTTI I VERI ARTISTI 




 LE ANIME DEGLI ARTISTI 


Di
MAURIZIO MAZZOCCHI

Oh! quanti figli 
possiede la Morte 
Quante ombre si aggirano  
per le vie della città 
apparentemente piene di vita 
in cerca di un mero successo 
e un falso benessere 
spente dentro i loro cuori 
che non battono più 
Quanti sepolcri 
adorni di fiori appassiti 
Quanti spettri d’argento 
in questo mondo di nebbia 
Oh! quanti figli 
possiede la Morte 
Ci sono farfalle di seta 
rinchiuse 
nei sogni dei fanciulli 
che temono 
 di visitare la Primavera 
perché il mondo 
 è troppo ebbro 
di polline triste 
e di fragranze tediose 
Viviamo tutti dentro 
una teca di cristallo 
dove il tempo inchiodato 
ad un vecchio Pioppo 
è legato ad una corda 
di canapa lacera 
che gira e gira 
come una giostra 
 fino a esaurirsi 
Ma tu che sei figlio della Vita 
un Anima Artista 
segregata nel silenzio 
 e nella dimenticanza 
sei come una rondinella di mare
 che viene da lontano 
 da molto lontano  
oltre questa clessidra di vetro 
oltre l'orizzonte di ghiaccio 
Oh! quanti figli 
possiede la Morte 
Quanti sonnambuli 
rinchiusi nel giardino d’oriente 
senza usignoli 
senza il fruscio della brezza 
senza laghi e ruscelli 
senza lucciole e stelle 
Oh! quante Anime Artiste
 colme di estro e bellezza 
sono scese dall’Azzurro 
per riempire 
 i cieli cenerini 
 e la terra rugginosa 
di versi e canti 
 di musiche e colori 
Le loro opere 
si ispirano alle lacrime di Dio 
versate sul mondo 
Ma i figli della Morte 
senza più linfa 
non si accorgono 
di questi cuori pulsanti 
e continuano a tumulare 
con pietre di giudizio 
e a seppellire 
sotto la terra del disprezzo 
tutte le loro musiche 
 tutti i loro dipinti  
e tutte le loro poesie.
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MAURIZIO MAZZOCCHI

 
 
 

GIULIANO PIANCASTELLI, Un quadro per tre mostre. Palermo, Roma, Palermo

 "KATE, THE LADY OF THE LIGHTHOUSE"

Un dipinto per tre mostre

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Inizio questo post partendo dall'ultima di tre esposizioni interamente dedicate al mio dipinto "KATE, THE LADY OF THE LIGHTHOUSE". L'esposizione conclusiva a cui mi riferisco è il Me Art di Palermo, evento di portata internazionale presentato da Alba Parietti alla presenza del grande critico e scrittore PAOLO LEVI, che mi ha selezionato per partecipare a questo evento. Di seguito le immagini relative alle tre esposizioni... Palermo, Roma, Palermo

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PALERMO

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( PAOLO LEVI, SANDRO SERRADIFALCO E ALBA PARIETTI )

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ROMA

Poi è stata la volta di Roma. L'esposizione nelle prestigiose Sale del Bramante in Piazza del popolo a Roma, ha ottenuto un grande successo di pubblico...

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PALERMO

La mostra di Palermo ha aperto questo trittico espositivo


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Carla Ciani...Dedicato a Mimma

Post n°178 pubblicato il 21 Marzo 2017 da MalinconieSublimi
 

 

"DEDICATO A MIMMA"

di

Carla Ciani

 

Mimma


Molti grandi artisti hanno avuto vari periodi di ispirazione nella loro arte, nella scelta dei soggetti, nel loro modo di dipingere,  vedi per esempio Picasso. Mimma non è stata da meno. A suo modo creativa, amante del cambiamento, del trasformare, ha attraversato vari periodi passando da quello di roditore
di giardiniere
di sadica
di esploratrice
di Arsenio Lupin.
Cominciò il suo periodo di roditore attaccando tutti i piedi e le gambe dei mobili di legno senza dimenticare il portariviste e l’attaccapanni. Non disdegnò di masticare altri materiali come il mio portafoglio e la chiavetta del computer.


MIMMA


Si diede al giardinaggio scavando profonde buche sotto la siepe fino a scoprire le radici e a rannicchiarvisi dentro. Aveva un senso del verde diverso dal mio: toglieva certe piante dai  vasi e, dopo che io le rimettevo a posto, le toglieva di nuovo.
Quando camminavo in cortile, mi seguiva mordendomi i polpacci. Per lei era un gioco, ma io lo trovavo sadico perché i suoi dentini aguzzi lasciavano il segno.
Durante la sua prima estate tenevo le porte interne aperte per far circolare l’aria e mitigare il caldo. Appena poteva, saliva la scala e andava ad esplorare le stanze al piano superiore. Non c’era gommapiuma che si salvasse. Trovavo pezzi dappertutto. Svuotava i peluche lasciando sul pavimento gli involucri afflosciati. Fui costretta a mettere tutto in alto, fuori portata della sua furia distruttrice.
Una sera mi accingevo a mangiare uno dei miei piatti preferiti, le polpette col sugo che avevo preparato con cura. Mi ero appena seduta a tavola quando qualcuno suonò il campanello. Un ragazzo era venuto a ritirare dei dischi che avevo già preparato per lui e glieli consegnai. Ritornai a sedermi. Il piatto era lucido, pulito come dopo il lavaggio. Mi venne il dubbio di non averci messo ancora le polpette, ma non era così. Arsenio Lupin a quattro zampe, ostentando un’aria indifferente, stava  sdraiato e satollo sul suo cuscino. La mia delusione fu grande e dovetti rassegnarmi a cenare con pane e formaggio.
Non mancarono altre imprese del genere, anche se il cibo era posato accanto ai fornelli. Aveva cominciato a crescere e, quando si alzava in piedi, arrivava dappertutto. Altra delusione perché avrei voluto un cane di mezza taglia non una stangona…


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Mio figlio l’aveva presa da un contadino che, per liberarsene, gli aveva detto che sarebbe rimasta piccola. Aveva   due mesi e mezzo, era graziosa col suo pelo rasato lucido nero e bianco e le macchioline marrone sopra gli occhi. Nel suo primo anno di vita fu la mia disperazione, un vero diavolo. Pensavo a come avrei potuto  convivere con quella peste. Forse l’angelo custode dei cani entrò in azione perché Mimma cominciò a calmarsi e a migliorare sempre di più. Divenne la mia compagna preferita, mi seguiva in ogni cosa che facevo, capiva  dove mi accingevo ad andare. “ Andiamo a chiudere le persiane”, “andiamo a vedere se c’è della posta” “andiamo a stendere i panni” “andiamo a guardare il fiume”. A ogni frase lei mi precedeva prendendo la giusta direzione.


Mimma


Ero sola in casa, ma Mimma colmava la mia solitudine. Era una presenza  che riempiva ogni vuoto. Abbiamo  vissuto insieme per 13 anni, giorno e notte. Il suo sguardo dolce mi  diceva quanto era profondo il suo affetto per me. Quando , dopo un’ecografia, seppi che aveva un tumore all’intestino di 20 centimetri di diametro, capii che era giunta alla fine della sua esistenza. Ho cominciato a vivere in un limbo di sofferenza e di estrema tenerezza per lei che mi ricambiava col suo sguardo tenero e qualche leccatina.. Pregavo Dio che la facesse morire nel sonno.” Dio, Mimma mi ha dato tutto di sé, conforto, sicurezza, affetto, vicinanza, condivisione. E’ stata buona oltre ogni dire, premiala per tutto questo, Signore, falla addormentare per non svegliarsi più. Ti prego, se lo è meritato.”
Il primo giorno di agosto il veterinario ha usato la mano di Dio e Mimma si è pian piano addormentata in pace, finalmente libera dal suo male e il suo  cuore generoso ha cessato di battere. Ora ha ritrovato forza e vigore e corre felice nei prati del cielo.


MIMMA


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Mimma era anche amica mia. C'è stato un lungo periodo in cui la vedevo tutte le settimane. Lei sapeva accogliere la gente che conosceva, sempre festosa innondava i visitatori di attenzioni e effusioni, la gioia traspariva dai suoi occhi.

Ripensandoci, sono pochi gli esseri umani che hanno saputo accogliermi con la stessa festosità e sincerità. Lei dava il suo amore senza giudicare chi si trovava davanti...a differenza di noi umani. Belli o brutti, buoni o cattivi, venivano trattati da lei allo stesso modo.

Mi ha fatto sentire amato.

Non sapevo fosse morta. A volte passando in bicicletta guardavo verso il suo giardino...senza vederla più. Ora so che se anche i nostri occhi non possono più vederla, lei continua ad affacciarsi con il muso tra le sbarre della cancellata, curiosa di scoprire se c'è qualcuno da poter innondare di attenzioni...

Ciao Mimma!

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Tutte le morti meritano rispetto, che si tratti di persone o di animali. Anzi, spesso gli animali sanno dare molto di più.


 
 
 

Maurizio Mazzocchi POESIE

Post n°177 pubblicato il 13 Febbraio 2017 da MalinconieSublimi
 

 

"FRAMMENTI D'ANIMA"

Poesie

di

MAURIZIO MAZZOCCHI

 

GGG

SABBIA E VENTO


Questo mondo è un azzurro deserto

uno stagno di arida sabbia

che ospita cigni d’argento

rane di pietra e pesci di legno

Siamo gocce di rugiada

cadute nel limo della tristezza

Lacrime di stella perse nel segreto delle dune

Se ignoriamo la nostra sorgente

moriremo di stenti

e di vani desideri nella ruota del tempo

Anche se tu sei di animo cheto

condividi lo stesso il destino dell’irrequieto

Non tutti veniamo al di là del firmamento

non tutti siamo pegasi caduti

molti di noi sono solo

ombre del deserto ………….. m.m.


 

L'OMBRA DELLA MIA ANIMA


Sono giunto alla soglia del domani
dove le lacrime si mutano in onice
Il labirinto oscuro della vita
di vicoli affumicati che per anni
ha confuso e distratto il lontano sogno
sembra dipanarsi
L'ombra della mia anima
volge lo sguardo verso la luna d'argento
e la sua vaga sonnolenza amabile e rassegnata
sembra perdere ogni allucinazione
Siamo nati tutti dal seno di un Dea
che ha portato alle nostre bocche avide
il latte eterno dell'amore
ma
la paura di perdere il suo dolce sguardo
ci ha portato via tutti i suoi segreti
dal nostro cuore
e rinchiusi in una prigione di stenti e arsura
Sono giunto alla soglia del domani
e dove io vedo ora amore
fra i dolori e le infamie
altri ancora ahimè ignari
si librano con le ali della tristezza
in cerca di sogni senza nido..........m.m.

 

 
 
 

Problemi tecnici

Post n°176 pubblicato il 02 Gennaio 2017 da MalinconieSublimi

NON SONO SPARITO PER MIA SCELTA, MA PER PROBLEMI TECNICI... NON RIESCO A PUBBLICARE FOTO NEI POST, ORMAI DA MESI...

 
 
 

Vittorio Sgarbi pubblica Giuliano Piancastelli sul catalogo ITALIANI

Post n°174 pubblicato il 03 Agosto 2016 da MalinconieSublimi
 

 

VITTORIO SGARBI

pubblica Giuliano Piancastelli, sul

catalogo ITALIANI...

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Devo ammettere che questo 2016 è stato un anno intenso di eventi a volte sconcertanti. Le numerose mostre importanti, i premi ricevuti e poi arriva anche questa, la selezione e ammissione nel catalogo di Sgarbi. Davvero una grande annata per me!

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Sono già stato pubblicato su un'anteprima del catalogo vero e proprio ( e queste sono le foto ) ma a ottobre verrò pubblicato anche sul catalogo ufficiale...


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Il catalogo Italiani, del Prof. Vittorio Sgarbi è un' opera importantissima, comparire tra quelle pagine è ovviamente un grande onore per me.


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Un doveroso ringraziamento alla EA Edizioni di Palermo, che ormai da anni, mi permette di partecipare ad eventi sempre di altissima qualità.

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GEC, un'artista poliedrica

Post n°173 pubblicato il 09 Luglio 2016 da MalinconieSublimi
 

 

GEC

Un'artista poliedrica

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Diventa complicato parlare di un'artista che sa esprimere la sua arte in mille forme. Un'artista che riesce a regalare emozioni con ogni cosa che crea. Molteplici sono anche i nomi d'arte che ha utilizzato in questi anni per farsi conoscere, forse proprio  perchè lei non è mai una cosa sola, ma è tante facce dell'arte. In primis nasce musicista, ma è anche pittrice, poetessa  e restauratrice...doni che ha ereditato dal padre, anche lui artista e liutaio....

emyly cabor

( Sussurro...opera su legno  30X 40 )

Nelle sue opere è sempre presente una grande profondità ed in particolar modo nei dipinti a carattere figurativo, riesce sempre a raffigurare l'anima dei personaggi che ritrae. Anche le atmosfere mai scontate sono il frutto di emozioni che regala al pubblico senza filtri. Quando dipinge dona la sua sensibilità di artista, con lo stesso impeto di quando si spalanca una finestra, ed il suo mondo privato entra a far parte del mondo che la circonda....

roses d'amore

( Roses d'amore... dipinto legno 60 x 80 )

Che si tratti di un volto, di un fiore o un paesaggio, la sua arte dimostra carattere....personalità e stile. Un suo dipinto messo in mezzo ad altri mille quadri, lo si riconosce subito. Questa per me è la cosa più importante.

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Luci e ombre si alternano sulla tela, linee e colori definiscono l'identikit di un'artista completa.

Per conoscere in modo più approfondito le arti di Gec, allego i links di alcuni suoi blogs...buona visione!

http://ledimoredeltempo.blogspot.it/

http://capriccidarte.blogspot.it/


 
 
 

Roma...Sale del Bramante. Giuliano Piancastelli Arte

Post n°171 pubblicato il 28 Maggio 2016 da MalinconieSublimi
 

 SALE DEL BRAMANTE

Roma

ARTE E IUBILAEUM

dal 19 al 26 maggio

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Da pochi giorni si è conclusa la mia esposizione romana. Sbarcare a Roma con il mio quadro "THE LADY OF EILEAN DONAN CASTLE" devo emmettere che è stata una bella esperienza...


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Più di 200 artisti italiani e internazionali riuniti con il solo scopo di mostrare le tante facce dell'arte, credo che questo sia stato il motivo che mi ha spinto a partecipare... far sentire la propria "voce" e  mostrare la propria anima.

 

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Un quadro è una sorta di specchio in cui si riflette l'animo di un artista.

 

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L'affluenza è stata costante e massiccia, sicuramente un ottimo bagno di folla, ma anche di addetti ai lavori... e devo ammettere che sono già stato contattato da molti galleristi romani.

 

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Per tutto questo, devo ringraziare la EA Edizioni di Palermo, che da due anni mi propone ed organizza eventi espositivi di altissimo livello.

Prossima proposta? Esposizioni al Louvre, Vienna, Roma..

con mega schermi che trasmettono le nostre opere...e consegna del premio a

Palazzo Brancaccio ( ROMA ).

Per il

Primo Trofeo Internazionale

ARTE IMPERO.

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By

Giuliano Piancastelli

 
 
 

Italian Byron Society ( LORD BYRON )

Post n°169 pubblicato il 26 Marzo 2016 da MalinconieSublimi
 

 

ITALIAN BYRON SOCIETY

"In memoria di Lord Byron"

di

Giuliano Piancastelli 

lord byron

Mi ritrovo nuovamente a parlare di Lord Byron. Oltre ad averlo ritratto in un mio quadro, in questo blog mi sono ritrovato spesso a parlare di lui e l'ho fatto con la stessa nostalgia, che si prova quando si raccontano episodi della vita di un amico che non c'è più. Perchè credo che quando si ammirano dei grandi artisti, che siano pittori, scrittori o altro.. diventano un po' dei nostri compagni di vita.

Anche se sono nati in epoche diverse, la loro arte e le loro biografie ci regalo emozioni che entrano a far parte in modo indelebile della nostra esistenza.

Poi una mattina accendi il computer, controlli le email, ed all'improvviso ti rendi conto che il tuo scrivere su questo blog non è andato perso nel vento, ma è stato notato...... e ti viene chiesto di entrare a far parte della "ITALIAN BYRON SOCIETY" che a breve verrà fondata e avrà la sua sede a Ravenna nel prestigioso Palazzo Guiccioli, in cui Lord Byron abitò, per un certo periodo della sua vita.

La mia giornata non poteva iniziare in un modo migliore...ne sono onoratissimo.

Segue mail...

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PALAZZO GUICCIOLI


Gent.mo,
 
la contattiamo perché, essendo a conoscenza del suo interesse a vario titolo per Lord Byron, vogliamo invitarla a far parte della Italian Byron Society (IBS) che siamo in procinto di fondare.
 La ‘casa’ fisica dell’associazione sarà il Museo Byron presso Palazzo Guiccioli, a Ravenna, la cui apertura è prevista per il 2018 e con il quale stiamo collaborando da qualche anno. La sua ‘casa’ virtuale sarà la pagina web dedicata all’IBS sul sito del Museo stesso.
 L’associazione avrà come scopo la promozione della conoscenza e l’approfondimento di temi e questioni relative a Byron, alla letteratura romantica e, in prospettiva allargata, alla presenza di Byron e del romanticismo nella letteratura dall’Ottocento a oggi.
 Al momento intendiamo semplicemente raccogliere adesioni informali di interesse, prima di passare a creare una struttura associativa a tutti gli effetti.
Le chiediamo dunque di inviarci una mail solo nel caso in cui non sia interessato a continuare a ricevere nostri messaggi. In tal caso la cancelleremo dalla mailing list.
 
Stiamo infine organizzando un incontro per tutti i futuri soci a Ravenna (presso la Biblioteca Classense, in attesa che i locali del museo Byron diventino disponibili, una volta aperto) il giorno 01.10.2016. In questa occasione, parleremo dell’associazione, del Museo e, ovviamente, di Byron stesso. Hanno già confermato la loro presenza il Prof. Alan Rawes, dell’Università di Manchester, e co-presidente della International Association of Byron Societies, e la Prof.ssa Jane Stabler, dell’Università di St Andrews, studiosa di Byron che sta lavorando a una nuova edizione critica di Don Juan per Longman.
 
Come detto sopra, se non ci risponderà in senso contrario, riterremo che vuole far parte dell’IBS e continueremo a scriverle.
 
Se vuole diffondere la notizia fra persone interessate ma che non hanno ricevuto questo messaggio, per favore proceda pure.
 
Un caro saluto,
 
Diego Saglia (Università di Parma) e Gregory Dowling (Università di Venezia, Ca’ Foscari)

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DI SEGUITO, TUTTI I POST DEDICATI A BYRON, CHE HO PUBBLICATO SU QUESTO BLOG...

http://blog.libero.it/Piancastelli/12950859.html

http://blog.libero.it/Piancastelli/12033383.html

http://blog.libero.it/Piancastelli/11486997.html




 
 
 

ADELE

Post n°166 pubblicato il 28 Dicembre 2015 da MalinconieSublimi

CREDEVATE DI ESSERVI LIBERATI

DI ME... VERO?

FREGATI!...AH!..AH!

 
 
 

Premiato a Edimburgo, DUNDAS STREET GALLERY.. GIULIANO PIANCASTELLI

ALLA " DUNDAS STREET GALLERY" DI EDIMBURGO...

L'Arte di Giuliano Piancastelli

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Presentazione del prestigioso Catalogo internazionale di Arte Moderna.

a cura di Salvatore Russo.

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(Salvatore Russo )

............................................................

Sono rimasto molto soddisfatto dalla proposta di far parte degli artisti presenti su questo catalogo, una importante vetrina a livello internazionale, che tra le altre cose è stato presentato nel mio adorato Regno Unito.

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Si è tratto di un'occasione davvero unica per apparire sul più importante libro d'arte contemporanea: “The Best Modern and Contemporary Artists” "I migliori artisti moderni e contemporanei".

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I migliori Artisti al mondo  inseriti sul prestigioso catalogo d’arte “The Best Modern and Contemporary Artists”. Un libro d'arte, dove trovano spazio i più grandi maestri del XX secolo: Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Salvador Dalì, Andy Warhol, Joan Miró, Paul Klee, Marc Chagall, Jasper Johns, Henri Matisse, Piet Mondrian, Modigliani, Marino Marini, Roy Lichtenstein, Edward Hopper, Franz Kline, Paul Cézanne, Lee Krasner, insieme ai grandi artisti contemporanei.

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Questo libro vuole essere la più importante vetrina, per ammirare le grandi opere d’arte, che sono destinate a rimanere nella storia. Il volume (21x28 cm) è stato curato da: Salvatore Russo e Francesco Saverio Russo.

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Certamente vedere un mio dipinto pubblicato su un libro così importante è stato molto  gratificante. Ma ha anche significato che il non volermi lasciare influenzare da correnti  artistiche più moderne, e abbandonare l'Accademia delle belle arti di Bologna dopo una sola settimana di frequentazione, è stata la scelta giusta.

L'arte contemporanea ha bisogno di nuovi maestri. Nuove lingue legate sia alla tradizione che alla ricerca astratta/informale.

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Questo è un volume che include artisti figurativi, astratti, informali e concettuali. Un volume che finirà nelle mani di ogni curatore, mercante d’arte, gallerista e direttore museale.

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Il libro è stato presentato ad Edimburgo, nella Galleria Dundas Street Gallery il 15 novembre 2015 alle 17:00

J.P.

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Pensieri al vento

Post n°163 pubblicato il 26 Settembre 2015 da MalinconieSublimi
 

PENSIERI AL VENTO

By

J.Piancastelli

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Mi piace osservare il mondo dall'alto. Sentirne i rumori, gli odori di quest'epoca che non mi appartiene. Forse perchè da lontano tutto sembra meno volgare, anche quello che tu pensi di me.


J.Piancastelli

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Mi diverte passare in mezzo alla gente e fingere di non vederla, non rispondere quando mi chiamano, non reagire agli sguardi.
La mia indifferenza è lo "schiaffo" più pungente sul loro viso.


J.Piancastelli

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Ti illudi di essere al centro dei miei pensieri, di popolare i miei sogni notturni...mentre invece sei come la nebbia d'autunno, che svanisce coi primi raggi di sole.
Non ho bisogno degli altri, per essere felice....Forse è questo che dà più fastidio di me.


J.Piancastelli

 

 
 
 
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