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Un blog creato da hombre24 il 18/09/2006

Politica emarginata

Fine dello scambio culturale e pseudo stato sociale

 
 

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GABRIEL GARCIA MARQUEZ

“Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma penserei a tutto ciò che dico.
Valuterei le cose, non per il loro valore, ma per ciò che significano.
Dormirei poco, sognerei di più, essendo cosciente che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei avanti quando gli altri si ritirano, mi sveglierei quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al cioccolato.
Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice, e prima di tutto butterei me stesso in fronte al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.
Dio mio se avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l’arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio dei loro petali.
Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell’amore.
Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi!
A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con la dimenticanza.
Ho imparato così tanto da voi, Uomini…  Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l’ha catturato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall’alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Da voi ho imparato così tante cose, ma in verità non saranno granchè utili, perchè quando mi metteranno in questa valigia, starò purtroppo per morire.
Dì sempre ciò che senti e fa’ ciò che pensi.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti guardo mentre ti addormenti, ti abbraccerei fortemente e pregherei il Signore per poter essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterle ascoltare una e più volte ancora.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo, direi “ti amo” e non darei scioccamente per scontato che già lo sai.
Sempre c’è un domani e la vita ci dà un’altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l’ultima volta che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perchè se il domani non arrivasse, sicuramente compiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio e che eri troppo occupato per regalare un ultimo desiderio.
Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli “mi spiace”, “perdonami”, “per favore”, “grazie” e tutte le parole d’amore che conosci.
Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto sono importanti.”

 
 

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Idea di Stato e Politica

Post n°3 pubblicato il 10 Ottobre 2006 da hombre24

Una democrazia senza l'idea di stato è, di fatto, un'oligarchia formata da gruppi più forti e più aggressivi oppure un coacervo confuso d’interessi eterogenei e conflittuali. Lo stato deve porsi asimmetricamente(super ordinem)nei confronti dei tre ordini(POLITICO, MORALE, GIURIDICO), ma al tempo stesso deve garantire l'unità agli stessi. Questa riflessione già ampiamente discussa dal Chiodi nel suo saggio sull’equità, ha come continuazione logica per quanto riguarda l’ordine politico, la necessità che la rappresentanza di cui dispone tale potere sia supportata e legittimata dalla rappresentatività che ha come unici attori i cittadini, in modo che lo spazio politico sia funzionale agli scopi sociali.

Questi governanti voglio, questa politica voglio, questa serietà impone l'idea di stato, questo è l'unico e possibile lavoro del politico, questa la gigantesca e reiterata violazione che si perpetra ogni giorno in Parlamento e nelle stanze del potere. L’azione politica e di governo è una complessa e al tempo stesso banale "RAPPRESENTAZIONE" di decisioni prese altrove, sicuramente lontano dal teatro della vita pubblica, ma certamente utili a qualcuno. La farsa diventa stato, che a sua volta diviene luogo scenico, e il potere sempre per citare il Chiodi, risulta essere menzogna. Finzione ideologica che crea il problema o il nemico, violenza che presuppone intervento coercitivo, diritto che instaura nuovo potere…Ma il diritto dove si forma? In Parlamento. Il Parlamento cos’è? Rappresentanza politica. La rappresentanza cos’è? Strumento legittimato dalla rappresentatività. La rappresentatività? Siamo noi. Dobbiamo saperlo.

 

HOMBRE24

 
 
 

Dio, Allah o gli uomini?

Post n°2 pubblicato il 19 Settembre 2006 da hombre24

"Perchè tendere gli orecchi a quel che dice il prossimo? E' cosi' provinciale obbligarsi a delle opinioni che, qualche centinaio di miglia piu' in la', gia'cessano di obbligare. Oriente ed Occidente sono tratti di gesso che qualcuno disegna davanti ai nostri occhi per beffarsi della nostra pavidità"

Friedrich Nietzsche.

Mi sembra che nell'affermazione di Nietzsche sia presente la giusta risposta alla più controversa questione internazionale dell'ultimo secolo.

Come in ogni fenomeno comunitario, che ha sempre posto l’accento sui propri confini, la conoscenza diventa il presupposto della chiusura e della diffidenza verso l'estraneo; c'è in questo momento la tutela del conquistato, di ciò che si è, della propria identità sociale. In effetti,  la stessa "conoscenza relativa" è il freno della discussione e dell'incontro, prospettandosi un duplice piano che ha tutte le sembianze di un'arma convenzionale: potere e paura. Inutile dire come l'ottica del potere sia distorta dalla paura ed il machiavellico principio divenga: la paura giustifica i mezzi.

In breve, dinanzi all'estraneità ci si pone sempre come superamento della stessa tramite il potere politico e quindi utilitaristico, invece, dinanzi a noi stessi e al nostro sentire siamo smarriti e cerchiamo riscontro nell'incontro con il simile, caricando  la socialità di valori religiosi e costumali.

 Bush, Bin Laden, Saddam, Al Quaeda... solo nomi…tratti di gesso!

HOMBRE24

 

 
 
 

Esistono i baroni?

Post n°1 pubblicato il 18 Settembre 2006 da hombre24

BARONI, CULTURA ED UNIVERSITA’

Muovono i loro passi pesati e attenti con un’aria ingenua, il loro mestiere di vivere poco ha a che fare con l’interrogarsi umano e culturale, ma a tratti ne sono quasi convinti.

Il terreno da loro preferito? L’ignoranza, altrui.

Strani e complessi giochi di potere si costruiscono nelle “balere”dell’impegno culturale, dove consuetudine vuole iniziazioni non sempre molto chiare, ma chiaramente fittizie. Sono questi i gradini verso il potere, nuovo ed antico strumento del diritto e delle istituzioni; anarchia elitaria e barriera culturale.

Uguaglianza e parità che da sempre sono sentinelle post-rivoluzionarie, assumono ruoli ambigui, consentendo a chi ne beneficia di ergersi sprezzante sul volgo assente e a tratti spettatore pagante ed interessato.

La dialettica servo-padrone, ormai, deve passare attraverso l’emancipazione da sovrastrutture culturali; economia e ideologia sono semplicemente i risvolti.

Non manifestandoci nella nostra completezza, paghiamo il tributo ad una vita sociale costruita sul giudicare l’apparenza altrui, diventiamo proprio noi giudici ed attori drammaticamente in equilibrio sul nulla.

Quale altra è la nostra responsabilità se non quella di stare al mondo, di esserci? 

Dobbiamo per forza entrare nel coma profondo, spinti da chi ci vuole assenti da questa vita e stupidamente appagati da quello che ci concede?

Io penso di No.

Bisogna lottare, rivolgere l’attenzione agli altri e svegliarli dal torpore cucito sui loro occhi, dobbiamo cercare l’unione e spezzare i confini che tanto abilmente elite sociali costruiscono col beneplacito d’attori che sperano soltanto di sentirsi al loro posto. Non possiamo essere vittime e strumenti di coloro i quali considerano il proprio successo esclusivamente allontanamento dagli altri.

Cultura e crescita intellettuale devono significare unicamente una ricchezza per chi c’incontra.

Hombre24

 

 

 
 
 
 

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MORIRE PER DELLE IDEE

 

Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perché chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "Viva la morte" proprio addosso mi è caduta.
Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
"Moriamo per delle idee, va beh, ma di morte lenta, va beh
ma di morte lenta"

Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco,
perché forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.
Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro il movimento
"Moriamo per delle idee, va beh, ma di morte lenta va beh
ma di morte lenta"

Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant'anni almeno.
Morire per delle idee sarà il caso di dirlo
è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.
E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon Matusalemme nella longevità
per conto mio si dicono in tutta intimità
"Moriamo per delle idee, va beh, ma di morte lenta,
ma di morte lenta"

A chi va poi cercando verità meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta è imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee è molto bello ma per quali.
E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa - Speriamo bene che arrivino in ritardo -
"Moriamo per delle idee, va beh, ma di morte lenta,
ma di morte lenta"

E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
però per cortesia lasciate vivere gli altri
la vita è grossomodo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c'è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
"Moriamo per delle idee, va beh, ma di morte lenta, va beh
ma di morte lenta"

Fabrizio De Andre'

 
 

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