Creato da: diefrogdie il 27/09/2007
Diario politicamete scorretto di un catto-democratico.

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...si avvicinano le elezioni

 

...le elezioni sono sempre più vicine

 

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Nicole il 10/05/11 alle 21:04 via WEB
 

 
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claudio il 02/03/11 alle 16:36 via WEB
C'è una cosa che, soprattutto, mi ronza in testa e m’infastidisce da anni. Dal 11 settembre in poi, e dopo gli attentati di Londra e Madrid (tutti eventi che al tempo diedero l’impressione di toccarci da vicino) sarebbe stato logico aspettarsi una reazione dell'occidente se non furiosa almeno indignata verso il nuovo "atteggiamento" degli islamici verso di noi. In un contesto sano, voglio dire, in cui a causa X corrisponde effetto Y (così come è sempre stato nel corso della storia) il normale meccanismo di azione/reazione nei rapporti tra popoli diversi presuppone che chi è attaccato si difenda, o magari riattacchi a sua volta. Questa volta, invece, non è stato e non è così. Questa volta ho la forte sensazione che ciò che in me ha provocato un impeto di netta contrapposizione all'islam, nella massa degli occidentali abbia invece indotto accettazione anziché rifiuto, come se la paura avesse portato la gente (vedi la ridicola figura degli spagnoli nella mancata rielezione di Aznar) a digerire il veleno anziché sputarlo fuori. A fronte di quello che mi sembrava logico aspettarsi, cioè, qualcosa del tipo “Tu mi metti le bombe per strada e mi fai saltare in aria, quindi, se non altro, mi stai sulle palle!” ci ritroviamo invece esattamente al contrario, al punto dove si moltiplicano l’amore per il kabab e per il corso di lingua e cultura araba, dove il musulmano in fondo è una un buon diavolo, magari da sposare, dove Israele è sempre più bastardo, e poi Bush e il petrolio, e l’imperialismo guerrafondaio, e per fortuna che c'è Obama, ecc ecc…. L’immagine di questi popoli avvizziti, fifoni e senza dignità, le loro reazioni (o non-reazioni) da adolescenti invecchiati e contro natura, tutto è così pietoso che mi fa venire voglia di sparire dalla faccia della terra. E come tanti altri, ormai posso dire: questo mondo non è più il mio mondo
 

 
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Antonio il 14/01/11 alle 23:28 via WEB
immigrati maledetti pezzenti, ladri e scrocconi... si stava meglio senza tutta questa merdaglia stracciona a rompere le palle. Ci stanno rovinando col beneplacito della feccia buonista ed antirazzista brava ad accogliere ed integrare tutta la merda mondiale coi soldi pubblici. Immigrazione=CANCRO.
 

 
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luca il 16/11/10 alle 21:59 via WEB
FREE ASIA BIBI! luca
 

 
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luca il 26/10/10 alle 17:24 via WEB
Condivido in toto ed auspico che, ammanaite le bandiere di un ingenuo terzomondismo filo-islamista, si difendano le conquiste di libertà e di democrazia della società occidentale.
 

 
pgmma
pgmma il 26/10/10 alle 02:35 via WEB
Musulmani d'Europa Il commento Musulmani d'Europa La dichiarazione del cancelliere Angela Merkel («il multiculturalismo è fallito») è stata interpretata da tutti come una constatazione di fatto sugli errori della politica dell'immigrazione tedesca degli ultimi decenni ma anche come il segnale di una svolta imminente. Anche in Germania, come in tutto il resto dell'Europa, la questione degli immigrati è ora un problema politico di prima grandezza: dare risposte incoerenti con le domande dell'opinione pubblica può significare perdere le elezioni. È la nuova grande questione che divide, e dividerà a lungo, le democrazie europee e che va ad aggiungersi alle più tradizionali divisioni sui temi economici. Partiti anti-immigrati sorgono come funghi e fanno pienoni elettorali in tanti Paesi europei. Dove questo non accade è solo perché i partiti più tradizionali, già insediati, hanno indurito per tempo il loro approccio all'immigrazione. Due giorni fa, il Sole 24 Ore ha pubblicato un'utile inchiesta sulle politiche europee dell'immigrazione mostrando un quadro assai differenziato. Si va dai Paesi fino ad oggi più accoglienti, come la Svezia o l'Olanda (che però stanno sperimentando forti rivolte anti-immigrati) a quelli più chiusi come la Grecia. Ma non è difficile immaginare che le varie democrazie europee, adattandosi alle domande delle loro opinioni pubbliche, col tempo finiscano tutte per convergere su politiche selettive, che mettano più filtri, e più rigorosi, di quelli utilizzati nel recente passato. C'è la reazione delle opinioni pubbliche ma c'è anche un'incertezza obiettiva su come fronteggiare il problema. Nessuna delle due strade fin qui adottate, quella originariamente francese dell'assimilazionismo (chi arriva deve spogliarsi della precedente identità per abbracciare identità e cultura del Paese ospitante) e quella, originariamente anglosassone, del multiculturalismo, sembra funzionare. Il multiculturalismo, soprattutto, ben prima che lo riconoscesse la Merkel, appariva più un sogno da idealisti che una politica realisticamente praticabile. Il multiculturalismo prevede infatti che le varie culture presenti sul territorio vengano preservate, anche con leggi apposite, e che le diverse comunità culturali si autogovernino per tutti gli aspetti che riguardano la tutela della propria identità. Una società multiculturale è una società segmentata, divisa in tante comunità culturali che, si suppone, non sentendosi minacciate nelle proprie tradizioni, siano in grado di coesistere pacificamente. Ma il punto è che una società siffatta è difficilmente compatibile con la democrazia. Salvo specialissime eccezioni, può essere tenuta insieme solo con un alto grado di coercizione, in modo non democratico. Per questo, il multiculturalismo non è una politica adatta per le democrazie europee. Gran Bretagna, Olanda, Germania avevano scelto quella strada e ne hanno verificato l'impraticabilità. Ma se la via francese (l'assimilazionismo) è difficilissima e quella multiculturale impraticabile, che fare allora? Assistere passivamente al montare dei conflitti? Il problema della maggiore o minore capacità di convivenza con la nuova immigrazione dipende non da uno ma da un insieme di fattori: la qualità e il rigore dei filtri predisposti (le politiche dell'immigrazione in senso stretto), i cicli economici, la capacità di offrire servizi agli immigrati che lavorano, la capacità di reprimere i comportamenti illegali, eccetera. Ma dipende anche dalle tradizioni di provenienza e appartenenza degli immigrati. È inutile girarci intorno. Ci sono immigrati che, per la tradizione di provenienza, possono trovare un loro ruolo nei Paesi ospitanti (e col tempo, potranno forse anche essere assimilati nel senso francese del termine. E, se non loro, i loro figli) con relativa facilità. Episodi di intolleranza, anche gravi, ci sono e ci saranno. Ma nel complesso, molti immigrati, soprattutto dell'Est europeo, riusciranno ad inserirsi con successo nelle società europeo-occidentali. C'è però il caso dell'islam. Non è casuale che proprio ai musulmani (e non agli altri immigrati) si faccia sempre riferimento quando si constata il fallimento del multiculturalismo. Ciò che ovunque in Europa si teme è che una crescita eccessiva delle comunità musulmane, grazie anche al differenziale demografico, finisca per imporre le trasformazioni più forti nelle regole di convivenza delle società europee. La domanda di cui nessuno conosce la risposta è la seguente: cosa può succedere quando due grandi civiltà, altrettanto forti e orgogliose, come quella europea-cristiana (oggi anche liberale e democratica) e quella islamica, che si ispirano a principi e norme antitetiche, e che, anche per questo, si sono aspramente combattute attraverso i secoli, si trovano a condividere lo stesso territorio e lo stesso spazio politico? La risposta dipenderà in parte da noi europei, dagli atteggiamenti che assumeremo e dalle politiche che adotteremo. Ma, in larga parte dipenderà anche dalla evoluzione del mondo islamico. Se il ciclo fondamentalista (connesso al cosiddetto «risveglio islamico») che ha investito l'islam mondiale negli ultimi decenni non si esaurirà presto, dovremo attenderci aspri conflitti e fortissime tensioni anche in Europa (altro che pacifica convivenza multiculturale). Se invece quel ciclo, raggiunto un picco e punte di massima espansione, andrà ad esaurirsi, come è possibile che prima o poi accada, allora nasceranno forse esperimenti inediti e interessanti: la democrazia potrà misurare il proprio successo anche sulla sua capacità di favorire la piena adesione dei musulmani immigrati alle regole della società aperta e libera. Oggi ciò non appare probabile. Ma è lecito, per lo meno, sperarlo. ANGELO PANEBIANCO 21 ottobre 2010
 

 
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Andrea il 25/10/10 alle 17:07 via WEB
Io sono molto deluso per quando detto nel corso del Sinodo per il medio-oriente. Capisco che i vescovi mediorientali vogliono tenere i toni bassi con l’Islam per evitare di mettere a rischio i pochissimi cristiani rimasti in quelle zone. Ma, appunto, visto che dopo decenni di silenzi sulle vessazioni islamiche le comunità cristiane stanno comunque scomparendo, non sarebbe ora di cambiarla, questa politica? I vescovi mediorientali hanno il dovere di testimoniare la verità, e cioè che i cristiani abbandonano il mediooriente perché nei paesi islamici non sono liberi, ma discriminati e perseguitati. L’unico paese mediorientale dove i cristiani possono praticare liberamente la loro religione è Israele, che è anche l’unico paese mediorientale dove i cristiani aumentano di numero, mentre da tutti gli altri scappano a gambe levate. E allora perché non ammetterlo? L’ atteggiamento “contro Israele sempre e comunque” di tanti vescovi mediorientali è semplicemente insensato, e gli stessi vescovi dovrebbero innanzitutto farsi un esame di coscienza, e cominciare a chiedersi se hanno sbagliato qualcosa nelle loro valutazioni, visto che le loro comunità arabo-cristiane si stanno riducendo al lumicino. Cominciassero a rispondere a una semplice domanda, per esempio: quale cristiano lascerebbe Israele per andare a vivere in qualche paese islamico? Non tutti, fortunatamente, i vescovi perseguono questa linea anti-sionista. Per esempio, il vescovo libanese Raboula Antoine Beylouni ha avuto parole molto dure nei confronti dell’Islam nel suo intervento al Sinodo. Ma, come ci informa Sandro Magister sul suo blog, l’Osservatore Romano ha pubblicato solo alcuni stralci del suo discorso, tagliando le parti più dure, su disposizione della Segreteria di Stato. Capisco bene che si vogliono evitare incidenti diplomatici, soprattutto visti i precedenti, e capisco benissimo questa prudenza, ma siamo sicuri che sia questa la strategia più efficace per aiutare i cristiani medioorientali?
 

 
caligola10
caligola10 il 07/06/10 alle 11:47 via WEB
lo spaevi che tra i pacifisti di quella nave c'era qualcuno che formava la costituzione palestinese assime al gran capo di hamas?
 

 
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LEO il 04/06/10 alle 22:24 via WEB
PACIFISTI??? NO!!!! PACI-FINTI!!!!
 

 
caligola10
caligola10 il 28/05/10 alle 17:17 via WEB
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