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A sud di nessun nord...

 

In the death car

 

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HO NELLA TESTA LE IDEE PAZZE, PAZZE ASSAI

Post n°233 pubblicato il 07 Giugno 2012 da chinasky2006
 





Foto di chinasky2006




Il monarca defenestrato passeggia meditabondo nella “stanza dei sospiri” del manicomio personale creato in villa. Poi si ferma innanzi alla finestra e scruta l’orizzonte baciato dal suo fratello sole. Tira un lungo sospiro d’angoscia, quindi scampanella ferocemente. Accorrono Vespa, Cicchitto, Alfano, Bonaiuti, Gasparri, Minzolini e tutta la ciurma al completo che sostava nella stalla attigua da una settimana, al freddo e al gelo, in attesa di un divino cenno superiore. Il messia è accigliato e pensieroso. Nel manicomio ad personam non può più tenersi alcun bungabunga. Un’altra serata da overdose di viagra potrebbe essergli fatale. Così hanno sancito i luminari della medicina che continuano a monitorarlo 24 ore su 24. Subito i servi della gleba danno inizio ad uno spettacolo naif, a mo’ di palliativo, facendo partire un miracoloso congegno con dei pupazzi-matrionetta in topless che danzano al centro della pista. Su consiglio dei medici, entra in scena una Santanchè in sexy guepierre che mima una specie di spogliarello burlesque anni ’40, col conturbante sguardo spiritato ed ipertiroideo. Utilissimo deterrente all’eccitazione per i casi più gravi di senile satiriasi, dicono. Il sultano balza in piedi, sdegnato. 
“Ma chi è costei? Che ci fa questa vecchia orrenda sul palo della lap dance della sobrietà?”.
Lupi, da buon chierichetto, prova a dire una pietosa bugia bianca: “Maestà, ma è la vincitrice del concorso intercontinentale di burlesque elegante e delle libertà…”.
“Ohè, ciellino citrullo dei miei stivali, mi gratti le palle piuttosto…mi crede un rincoglionito forse? Tengo alla mente tutte le 1926 concorrenti che si sono esibite e i voti, severi ma equi, che come giudice sommo ho dato loro. Giudizi da buon padre di famiglia. Ci ho tutto a mente: vitali misure, tette rifatte o meno, culi a mandolino o a pera, labbra da boccaglio, peli pubici assenti o meno, capacità fellatoria, predisposizione anale, orientamento alla spagnola, elasticità della vulva, gestione della pecorina…sempre nella sobria eleganza. Insomma, viscido pretino sciocco, vuole darla a bere a me sulla topa?”
I luminari sono sconcertati, sgomenti. Il messia è ormai fuori di melone, ma quando si tratta di passera conserva ancora una lucidità luciferina. Diabolica. Un caso unico al mondo. Ecco allora che, un po’ sdegnato, il tiranno ordina che la Santanché venga gettata nella piscina degli squali. Ma, sebbene affamate, le bestiacce si rifiutano di cibarsi delle sue carni al polistirolo radioattivo. Spaventati dalle sue urla provano a suicidarsi. Affogando.
Il despota
 è però ancora inferocito. I numeri parlano di un calo di consensi epocale. “Inetti, scioperati, buonianulla. Sono bastati due mesi di mia assenza dal video, ed ecco quello che siete stati capaci di fare. In pochi mesi avete distrutto la mia ventennale opera. Dovrei farvi fucilare tutti nel petto per diserzione.”.
Due vallette in perizoma gli porgono un block notes, e lui inizia una prodigiosa analisi di politica, degna del miglior statista della storia italiana.
“Infedeli servitori, tengo le idee pazze nella capa. Idee pazze, ma pazze assai. Cose che rivoluzioneranno questo ambiente di vecchi e grigi politicanti che mi ripugnano!”. Passano due secondi, e ad un novantaseienne senatore Pdl scoppiano le coronarie e vola via il parrucchino. La colonna vertebrale artificiale frana orrendamente, ed il messia cade all’indietro. Un drappello di infermieri provvede ad imbustarlo, ed eccolo nuovamente col sorriso smagliante. Lucidissimo e brillante. Tra gli adepti regna un silenzio religiosissimo, appena interrotto qualche sinistro rumor di pugnetta frugale. E’ Scilipoti che per mostrare la sua gratitudine, osserva il messia e si masturba in estasi mistica innanzi alla sua luce.
“Dobbiamo agire con solerzia, ora. Niente è ancora perso. Le mie idee rivoluzionarie e pazze lasceranno di stucco questi cadaveri della sinistra…perché sono un genio assoluto, unico, inarrivabile, immortale, centosei volte più intelligente di Gesù Cristo!”. E’ all’apice dell’invettiva, il sultano. I luminari della medicina preparano il siero vitale. Ma quello è inarrestabile.
“Dobbiamo risolvere questa situazione di crisi. E’ una crisi gravissima, la più dura da seimila anni a questa parte, terribilissima assai. Solo degli incoscienti potevano negarla, e noi siamo responsabili e moderati”, chiosa con un'espressione di tristezza responsabile.
“Scusi, ma i ristoranti non erano pieni?” strilla un operaio dell’Italsider abilmente infiltratosi. Lo sventurato è prontamente bloccato dal buttafuori La Russa, che per compiacere il monarca si lancia: “Glielo sgozzo adesso, innanzi a lei, mio Duce?”.
“Lo lasci stare, noi siamo dalla parte dei poveri, oppressi e cenciosi!”. Udendo quelle parole, un vescovo pedofilo sviene per la cristiana eccitazione baciandosi l'anello con diamante di 6 chili.
Silvio il giovane prosegue, instancabile:
“Anche i miserabili casi umani, maleodoranti e pieni di cimici come questo operaio, devono capire le nostre proposte illuminate. Le cose pazze che ho in mente…faranno stare bene tutti. No, no…non è la sconfitta della morte terrena e del cancro, quelle sono cose già vecchie, quasi realizzate. Per me che tengo i trigliardi sicuramente…”.
“hahahahahaha”, i seguaci non si tengono.
Poi ancora la voce orrendamente gracchiante dell'operaio senza denti: “Ma che minchia vuole fare, buffone! Ce lo dichi, no?”.
“Lei mi sembra livoroso, l’ha scritturata Santoro per denigrarmi, forse?...io però non ce l’ho con lei o con i suoi simili. Anzi, la mia proposta verrà incontro anche a voi, comunisti invidiosi e poveri in canna…”.
“Ce la dichi, ce la dichi!”
 fanno i servi in coro, ormai incontenibili.
“Io, e vi prego di non darlo ancora alle stampe perché sarà soggetto ad ulteriori approfondimenti e migliorie…stavo pensando ad una nuova edizione di “Colpo Grosso”, per alleviare gli animi della gente oppressa dalla crisi e far divagare la mente a chi non si può concedere nemmeno delle cene eleganti!”
Piovono applausi mai sentiti, per quest'atto di geniale rivoluzione liberale che porrà fine alla crisi.
“Lei è un genio assoluto!”, urla Ferrara vestito da rapperonzolo.
“Ma non è tutto, servi della gleba. Voglio che stampiamo tanti soldi per i cazzi nostri. Soldi, soldi soldi a garganella. Con gli elicotteri passeremo nelle zone della suburra e li getteremo agli affamati, e col resto faremo ripartire la economia!”. Ora l’esaltazione è ai massimi livelli. I devoti si lasciano andare in balli, urla, spogliarelli improvvisati, inni alla bustarella, cori da stadio in onore dell’evasione fiscale. Qualche mafioso spara dei colpi di lupara in aria, una ventina di piduisti si levano addirittura il cappuccio.
"E non è mica finita, vischiosi sottoposti. Io, nella mia mente pazza e visionaria, tengo anche l’idea per il nuovo nome del partito: NOI SIAMO LA ITAGLIA PULITA".
Grasse risate, ed altre quadriglie tra gli astanti.
I luminari, sentita l’ultima, se lo portano via a braccia. E confabulano tra di loro: “va bene, facciamolo parlare di topa ora…”.



 
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