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PRIMARIE PD: VENTATA DI DEMOCRAZIA, FORSE INUTILE

Post n°253 pubblicato il 26 Novembre 2012 da chinasky2006
 




Foto di chinasky2006



Oltre tre milioni elettori hanno votato per il primo turno delle primarie Pd. Splendido trionfo d’inutile democrazia. Annusata, almeno. E sembra quasi bastare. Il Pdl non riesce ad organizzarsi nemmeno per questo esercizio, mancando da vent’anni di un trascurabile dettaglio: la democrazia. Per anni considerata inutile orpello, o maleodorante verza da comprare sulle bancarelle del mercato ortofrutticolo. 
Iniziano ad arrivare i risultati, in prima serata. E la situazione pare chiarissima, in questo tragico valzerone di vanità e nulla ancestrale. Dove i successi non sono stabiliti dalle proprie idee, ma dall’orrore degli altri. Lampante. Anche a pennivendoli, starlettes rifatte e attempati venditori di zucche improvvisatisi politologi con la gotta all’ipotalamo che starnazzano nei salotti tv. In quel paradosso di un Pd ormai ammuffito e ripiegato su nomenklature vetuste, normale che ottenesse un notevole riscontro il giovane rottamatore Renzi. Sin troppo facile. Peccato e pazienza che di sinistra abbia solo qualche sfumata venatura, rinvenibile nelle notti di plenilunio quando i lupi della steppa ululano alla luna l’inno sovietico. Perché, negli ultimi trent’anni, avete mai sentito verbo di sinistra proferito dal baffino brizzolato D’Alema? Per anni abbiamo riascoltato Nanni Moretti dire: "D'Alema, e dilla qualcosa di sinistra!". Potremmo sentirla per vent'anni rivolta a Renzi, da Don Matteo. Il rottamatore ha scoperto la giusta medicina per insinuarsi senza traumi nel periodo post-berlusconiano, in cui il niente detto bene vale molto di più di una verità proferita in modo incerto. La regola dei talk, della tv, dei reality urlati. La gente vuole quello, i fatti non li conosce. Lo sapeva l’unto, che su quello ha creato il suo incantato (ipnotizzato) castello maleodorante. E un po’ se ne serve anche il giovane sindaco, sulla coda, col suo stuolo di sceneggiatori moderni. Ha scoperto il format giusto. L’unico modo per ridare la vittoria alla sinistra è non esserlo, o esibirlo con moderazione, il meno possibile. Questo fa eccitare anche gli orfani dell’amore, pronti a cavalcarne le sue non-idee pur di sentirsi un po’ meno sconfitti.
Allora eccolo passeggiare sul palco in maniche di camicia, a metà tra Obama, Steve Jobs durante il lancio di un prodotto, e Mastrota che vende una batteria di pentole antiaderenti. Con l’immagine di Berlinguer lasciata a nostalgici minchioni.  
Se all'abilità nel cavalcare il nuovo si aggiunge anche la stanchezza dell’elettore medio del Pd, saturo dell’arroganza stantia di vecchi dirigenti ammuffiti e capi storici ingrigiti, il quadro è completo. Controproducente e penosa boria di potenti alla deriva. Basta mezz’ora in tv dei vari D’Alema e Bindi, che il consenso del giovane in maniche di camicia s’impenna. Sfruttando la stessa rivolta verso l'indecente, Grillo continua a volare. Approfittando dei fallimenti della politica in generale e del verbo arcorino, acquisendo nuovi adepti predisposti inconsciamente alla prona sodomia verso l’uomo forte, tipica dell’italico animo.
Vince Bersani, ma un po’ perde. Il vantaggio di nove punti non gli lascia garanzie per il ballottaggio. Renzi perde, ma fa il boom. Vendola è lo sconfitto, ma i suoi voti ora gli fanno acquisire un notevole peso specifico e possibilità di dettare condizioni. Quello che voleva, in fondo. Si difende dignitosamente Puppato, retrocede il compagno Tabacci. Troppo bakuniane le sue idee per un elettorato non ancora pronto alla Rivoluzione. Scoramento nella sede elettorale, tra i suoi sostenitori. Tutti e due.
Il quadro è fin troppo evidente, nella sua essenza surreale: a sinistra esplode Renzi, ma può vincere Bersani di misura. Grillo seguita a levitare e diverrà il primo partito italiano, con Monti che intanto già prepara la squadra di governo per il suo bis, mettendo tutti d’accordo (dove “tutti” è il 2,8% degli italiani). Nel pieno trionfo del surreale che domina la politica italiana, vittorie di consolazione di Renzi e trionfi di Grillo a parte, a governare saranno gli altri. Rischia seriamente di vincere chi non c’è, chi ha poche manciate di voti, chi ha perso, o non si candida nemmeno.  Il rischio è quasi certezza, stante una legge elettorale che garantirebbe il pareggio anche a Barcellona-Bellinzona 7-0. Preparatevi dunque al Monti-bis-ter-quater, sotto forma di pareggio truccato che si può pronosticare senza nemmeno consultare Paoloni o la “banda degli zingari”. E dietro di lui il fantasma di Silvio, Montezemolo che scende in campo senza candidarsi, il 3% di Casini e del Vaticano che tutto governa, sempre e comunque.


 
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