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D'URSO HORROR PICTURE SHOW

Post n°257 pubblicato il 17 Dicembre 2012 da chinasky2006
 

Foto di chinasky2006


Notizia d’emergenza, agite con urgenza: Pannella in fin di vita, ostinato  battersi per i diritti degli ultimi? No, “Berlusconi ospite dalla D’Urso” nell’ultimo ridicolo tentativo di discesa in campo, per difendere i suoi interessi dall’arrivo dei bolscevichi capeggiati da Tabacci a bordo di carrarmati.
Ed è uno sfacciato crescendo di orrore e servilismo, senza eguali. Scaldano i motori, in una scaletta presumibilmente congegnata da scienziati della comunicazione prussiani 96enni: Facci, Sgarbi, la Ravetto e altri sciamannati di sinistra, scelti con perizia tra i più miti fagioli borlotti da offrire alla verve insultante dal critico d’arte scapigliato. Tutti a interrogarsi sullo straziante servizio di una nonnina ottantenne che non può fare la spesa, per colpa della sanguisuga Monti. Con tanto di musica strappa lacrime in sottofondo. Un bel preliminare a due mani, niente da dire.
Il sipario si riapre dopo la pubblicità sull’intenso primo piano di Michele Misseri, dalla sua villetta di Avetrana, meta di pellegrinaggi organizzati. L’agricoltore reo confesso di omicidio e occultamento di cadavere della “povera” nipotina, anzi, “angelo biondo”. Così la chiama con afflato e commozione paterna, mentre descrive minuziosamente come l’ha strangolato, quell’angelo biondo. Non è in carcere e nemmeno in un manicomio navale, bensì star televisiva indiscussa che potrebbe fare concorrenza ai tronisti, e serate in discoteche. “Papà me mmalitrattava, quando pascolavo li pecuri” (giammai conobbi affetto paterno, allorquando mi occupavo del gregge ovino), fa sapere. La D’Urso trattiene a stento una lagrima vigliacca, prima di sconfinare nell’ammirazione estatica: “Si vede dagli occhi che sei un brav’uomo, Michè!”.
E’ un trionfo di giornalismo psico-anal-izzato, in empatici tentativi che sfociano nel ridicolo. Prima del deciso affondo sull’increscioso “affare fico”. E’ morbosamente fissata con quel fico maledetto, lasciando intendere sordidi e vili rituali, a metà tra esoterismo, occultismo e macabra violenza familiare. “E il fico, il fico, Michè? Tuo padre ti legava al fico, ti picchiava e poi, e poi…ti faceva cose brutte? Le immaginiamo ma non le diciamo, ovviamente…”. Quello, incurante della Freud incalzante: “E perché st’arvulo era a forma de ‘mbrellu” (l’albero a vaste fronde aveva forma d’ombrello e potevo nascondere meglio il cadavere). Scroscianti applausi del pubblico (sei pullman di anziani pellegrini, requisiti sulla via di Medjugorje).
Dopo i voluttuosi preliminari, c’è lo spazio per una sigaretta. Avviene sempre così, no? E via, altre morbose gemme di contorno, en passant: La 53enne Carmen Russo in attesa di un bebè, con tanto di servizi sull’evolversi ginecologico della situazione, in un’atmosfera tornata ridanciana. Per poi ripiombare nella cupa commozione, intensa e palpabile: una distrutta Eva Henger racconta del suo ex marito Riccardo Schicchi, tumulato pochi giorni prima. Lagrime, e dolore oscenamente sventrato dei figli. “E i figli e i figli, che dicono i figli?”, sciorinando facce da emiparesi submentale invero assai terrorizzanti. Prima che il sollazzo torni a farla da padrone, con l’ingresso in studio della piccola figlia dell’ex pornodiva. Schiamazzi, risi, bisi, e interramenti.
A che pro, questa fiera di disgusto raggelante? Vogliono mostrarci l’orrore più basso, in modo che quello dell’ex Premier satiro appaia quasi tollerabile? Macché, solo strategia di bassa comunicazione vecchia di decenni. L’obiettivo è catturare la fascia di pubblico manipolabile che ancora può cascare in quelle frescacce surreali. E' evidente.
Ecco quindi, il protagonista indiscusso.
Come calato dal cielo, appare Silvio versione bambinello natalizio. Padrone di casa, intervistato a casa sua. Persino Fede e Vespa, ormai, ridotto com’è, sono rischiosi. Il sultano è visibilmente emozionato, incerto, quasi imbustato alla bell’e meglio. Balbettante e disconnesso come un normale anziano di villa arzilla, o tiranno riesumato dal mausoleo per salvare il salvabile. Abbaglianti coni di luce spaziali gli levigano le rughe e al contempo rendono il crine di un sinistro color mandarancio. La coperta è corta, in fondo. E’ uno straordinario spettacolo di orrore surreal-fantascientifico senza eguali. Un quasi monologo delirante, con la giornalista che ne sorride compiaciuta lasciando il fiume di stronzate scorrere placido. Qualcosa che al confronto Iran e Cina paiono fulgidi esempi di democrazia pluralista.
Il messia rispolvera il solito repertorio da guitto al declino, con termini di agevole comprensione anche agli inebetiti reduci da Misseri e co., in quella ostinata e demodé circonvenzione d’incapace mediatica: le tasse, lo spettro orrendo dei comunisti, promesse folli, i grandi successi ottenuti, Milano 2, il Milan, Mediaset, con la giornalista che si protende in avanti, come a supplicare la divinità ad intervenire per salvare (ancora) le sorti delle umane genti dalla catastrofe: “Presidente, laggente non ce la fa più a pagare le tasse…”. E’ un’imbeccata favolosa, da teatro di quinta. Quello parte, sempre più sicuro: “Aboliremo l’Imu!” tuona solenne, interrotto da un fragoroso applauso. Qualche settantenne carampana che gli lancia un reggipetto. Un fiume in piena, inarrestabile, fino all’invettiva verso i giudici che hanno osato condannarlo per corruzione.
Lo spettacolo è coinvolgente. Il sultano appare liscio, quasi trasparente, bombardato da salvifiche luci anti-età. Sembra avere ventidue anni. Si abbandona al fuoco incrociato di domande della D’Urso, che quasi dimentica d’essere al cospetto del padrone, arrivando alle domande più scottanti. “Presidè, e il Milan? E’ vero che El Shaarawy con quella cresta non lo voleva far giocare?”. E delirio. Risate e applausi d’ammirazione, scoppia qualche mortaretto e un pensionato della Val Brembana muore d’infarto. In Uganda s’indignano, però, per quel sibillino suggerimento fuori onda del padrone alla novella candidata del premio Pulitzer cinofilo: “E poi mi chieda anche…”.
In barba ai processi per prostituzione minorile e bordelli boliviani che portano il suo nome e che ne dipingono la sua credibilità internazionale, ecco che come l'Istituto Luce di fazista memoria, parte il filmato dell'epocale discorso, 
in maccheronico inglese, al congresso americano. Splendido. Incalzato dalla prode giornalista ormai boccheggiante e con l’occhio implorante, va a ruota libera. Domanda scusa, ai suoi elettori. Attimi di smarrimento, allertati gli infermieri. Poi chiarisce: scusa sì, ma per tutte le meschine bugie che hanno dovuto sentire sul suo conto. Nient’altro che feste conviviali, tra canzoni e barzellette, cui s’è abbandonato in un momento tristo della sua vita, quando lo spettro della solitudine lo ha avvolto, come un qualsiasi nonno 74enne orfano della centenaria mamma, “che mi ero appena divorziato e coi figli fuori…”. Delirio incontenibile e dentiere che sbattono a tempo, garrule e raggianti.
La giornalaia è estasiata quando lui (e solo lui) decide d’avventurarsi nella “calunnia” Ruby. Fanciulla povera e maltrattata dal babbo che le impediva financo d’esser cattolica (qui un paio di porporati nel gruppo d’ascolto vaticano hanno due orgasmi multipli) e cui ha regalato una macchina epilatoria, che ne aveva un po’ bisogno. Così come per le altre ragazze coinvolte nei festini eleganti alle quali, da vero babbo filantropo della passera, garantisce uno stipendio mensile con contributi a norma (spero). Perché le poverette ormai hanno una carriera rovinata e non possono trovare fidanzato. E’ il trionfo assoluto. La paladina del femminismo è ormai al settimo cielo: “confermo che con me è sempre stato un galantuomo!”. Lui si schernisce.
Manca però l’ultimo tassello, il guizzo che tranquillizzi definitivamente l’elettorato medio del Pdl smarrito (recuperando quel 
2/3% di elettori persi, tra analfabeti novantenni, cattolici semianalfabeti fedeli, ma titubanti innanzi all’orgiame degli scandali, etc), sul suo tenore di vita sobrio, quasi austero, oserei. Eccolo allora, come una battuta maldestramente recitata in un film di quart’ordine: “Presidè (uè-uè), ma ché mi si è fidanzato?”, gli domanda a bruciapelo. E quello, con un raggelante e tragico sorriso fantozziano: “he he he he…sì, è ufficiale. Ha 27 anni, si chiama Francesca bella di fuori e di dentro…”, con lo sguardo del senile amor struggente. 
Ora è l’ovazione assoluta, come ai bis di un concerto rock.
Ha voluto tranquillizzare l’anziano elettorato disperso a causa di fallimenti e scandali: Niente più colpi di testa o trovate da scavezzacollo. Ora ha messo la testa a posto, fidanzandosi con una ragazza più giovane di 49 anni. Insomma, i tempi da "American Pie" ottantenne, sono alle spalle.  


 
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Commenti al Post:
esperiMente
esperiMente il 17/12/12 alle 22:40 via WEB
Ma l'hai guardato col secchiello a fianco o hai dovuto osservare un digiuno propedeutico di almeno 48 ore?
(Rispondi)
 
 
chinasky2006
chinasky2006 il 19/12/12 alle 08:38 via WEB
Ma quando mai, sono temprato all'orrore. Ho gli anti corpi sviluppatissimi. Se non conosci l'orrore, non potrai mai apprezzare la bellezza. Non so chi lo disse, se lo disse, ma comunque lo penso io.
(Rispondi)
 
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