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ELEZIONI: PALAZZI, PENSACI TU

Post n°259 pubblicato il 22 Dicembre 2012 da chinasky2006
 



E’ uno scenario magnifico, quello che avvolge le prossime elezioni farsa, simile alle acque cristalline di un ruscello pieno di guano, dove spuntano ogni giorno nuovi leader di liste non-liste che provano a diventare premier-non premier di una democrazia non-democrazia. Anzi, sdegnano quasi l’idea, con virginale ritrosia, tentennando come pulzellette ansanti di fronte ad ipotesi di copula. E in una situazione così avvincente, nel rigore dell’inverno più cupo, frotte di elettori temprati alla nevi di Cortina d’Ampezzo si recheranno alle urne. Gli altri saranno morti di freddo, sotto ponti gelati. 
Stretti tra i deliri di un folle  e le preoccupazioni della badante Europa, ancora una volta il Pd potrebbe farsi sfuggire una vittoria ormai in pugno, come emuli di Dorando Petri che si capottano sul traguardo, lasciandosi raggiungere da avversari freschi come rose, scesi dalle tribune. Questa volta sembrava impresa improba, anche per loro, eppure quasi ci siamo. Candidi e molli come stracchino avariato, che “per il bene dell’Italia” un anno fa, rinunciarono alle elezioni, lasciando in vita Berlusconi. Non prevedendo che quello potesse rigenerarsi per morfallassi rettile all’ombra di Dracula Monti, tornando a dettare legge. La paghi a caro prezzo, la pietà. E intanto riciclano antichi ruderi come Marini, Finocchiaro e Bindi, con deroghe, listini, e giochetti.
Il diabolico piano del Cavaliere oscuro, scombina tutto. E stavolta non è nemmeno necessaria la triste giacca di Occhetto, per smembrare la gioiosa macchina da guerra stile Strumptruppen”. Basta lo scenario confuso, una fidanzatina di sani principi che lappa il calippo a “telecafone”, spettri bolscevichi, la nutrita truppa di servi della gleba all’assalto di magistrati con calzini assai brutti e quelle sfolgoranti promesse indecenti alla suburra vessata dalle tasse.
Niente Imu allora, ma tasse a birra e lotto. Ammazza anche l’oblio sbronzo e la speranza di sovvertire le ingiustizie della propria vita grazie ad una botta di culo della lotteria. Le vogliono proprio tutte questi cenciosi ubriaconi che, vivendo coperti da cartone alla stazione, non pagano nemmeno l’Imu. Fossero miliardari correntisti dello Ior vaticano, almeno.
Col suo corpo di vecchio grottescamente pittato a giovane, manterrà vivo il movimento di un partito idolatria, che senza di lui era destinato a estinguersi come i dinosauri. Una manciata di voti ripresi a Grillo, altri riacchiappando delusi e i leghisti col suo sibilo di serpente, e il Tirex tornerà ad avere un buon riscontro numerico. Senza contare le giovani leve, e lo strappo clamoroso di Crosetto che con atto eroico e assieme alla Meloni, lascia la nave scuola Silvio per una svolta liberale: assieme a La Russa e con la mezza idea di candidare i due marò che hanno ammazzato due pescatori indù. Applausi. Nessuno come Berlusconi riesce a nuotare nelle umane catastrofi, come mostro che acquista vita dalla morte altrui. Rigenerarsi con piani luciferini, vendere il niente, vincere le elezioni, governare come dirigente d'azienda (le sue), salvare i suoi possedimenti e far fallire tutto quanto attorno a lui. “Ho una pelle molto bella”, riesce a dire. Sta tutta in quella frase, la sua ventennale teoria: una frase detta in modo convinto cancella la tragica evidenza.
E’ bastato l’annuncio della grottesca ridiscesa in campo dell’ex tiranno posticcio e qualche delirante comparsata nelle tv, perché l’Europa, il mondo e tutto il globo terracqueo (annessi pianeti con forme di vita vegetale apparente) si mobilitassero per evitare la catastrofe finale. Monti tirato ancora per la giacca e convinto a ricandidarsi, dopo un anno che sadicamente definisce “affascinante”. Felice d’aver tirato il sangue alle uniche vittime dei disastri precedenti, lasciando indenni i responsabili. Forse si candida, o forse no.  Se necessità imporrà, però. Solo con una lista in suo nome (quasi alla memoria), rimanendo in disparte. Una diavoleria che accorpi “orridissime” ancelle, vergini cucce dopo anni di bagordi (Fini & Casini), stavolta lascive concubine di un altro munifico imprenditore (Montezemolo) interessato. L’estremo tentativo di scongiurare che il titanic-Silvio faccia affondare tutto, è servito. Con lui felice come una pasqua, e il Pd stritolato nel suo inerme niente, come una vacca al pascolo che osserva il passare del treno nel rossastro tramonto melancolico.
E la sinistra “estrema”, un poco forcaiola e prona vaticanista? Ingroia. Eccola lì, l’altra novità. Il magistrato Che Guevara versione sicula e con manette tintinnanti, che da sotto le assolate palme del Nicaragua cui è stato confinato, annuncia una discesa in campo. Probabile. Forse, anche no. Magari sì, a tempo debito. Ed è un trionfo della supercazzola denaturata, in salsa (e merengue) centroamericana: “Bisogna vedere se si verificheranno le contingenze di una motivazione ancorché difficoltosa che mi spinga a prendere in considerazione l’evenienza di pensare a qualcosa di probabilmente plausibile se solo…”, e qui già tutti l’hanno lasciato solo, nel suo vaniloquio, sotto quella palma nicaraguense. Con un pullman che continua a passare. Appoggiato da De Magistris, forse Vendola, se smetterà di fare i boccoli a Bersani. Perché il governatore pugliese, essendo estremista, antieuropeista e quasi terrorista, non può entrare in un governo nazionale. Erano invece moderati “europeisti” Borghezio, La Russa o Bossi. Chiaro, no?
Ingroia pensiona l’ormai impresentabile giustizialista giustiziato Di Pietro, fatto fuori da una puntata di Report. Mentre per altri non bastano vent’anni di processi e sentenze. Fa occhietto invece a Bersani (che continua a guardare i treni, intanto) e a Grillo. Il guru factotum del Movimento cinque stelle, dopo il boom clamoroso in Sicilia, rischia di capottarsi tra marchiani errori, inutili epurazioni, e disposizioni last-minute per far perdere alla sua nave forza propulsiva, portandola al largo.
Bersani, Berlusconi, Monti-non Monti, Ingroia-Non Ingroia, Grillo-Non Grillo, nel pareggione annunciato, con classifica avulsa ininfluente. Silvio spacca tutto, non solo le gonadi. E quella che era una concreta ipotesi di pareggio, “nulla di fatto”, nell’ambito di elezioni inutili, diviene certezza, con scenari di perenni grandi intese nella riesumazione della “Democrazia-cristiana” style da far venire un’ultima erezione all’ultranovantenne senatore a vita Andreotti. La grande farsa di una partita truccata in partenza, per un pareggio finale, che ha già messo in allerta il procuratore Palazzi. Con finte campagne elettorali utili, al più, per aggiustare qualche percentuale di voto, cui mancheranno solo applausi finti da sit-com in sottofondo.


 
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