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Attaccato al muro insieme all'ombra XXXVII

Post n°267 pubblicato il 12 Novembre 2016 da deteriora_sequor








"Non intendevo ferirti" Mi disse "Il problema stava nel fatto che eri fuori
controllo e, di questo mi assumo tutte le responsabilità, non ho ragionato
sulla potenza di quel dannato farmaco. Ma questo dimostra, comunque,
che sei un puro, una persona che non ha mai abusato di neurolettici o
roba affine." "Per scoprirlo era proprio necessario farmi quello scherzo?"
"Non era una vigliaccata, te lo giuro! Come affrontare la...morte di una
madre? Ho ricordato la mia pena e ho pensato che stordirti per qualche
ora fosse la soluzione migliore per te. Ma ho sbagliato, Benedetto Iddio
se ho sbagliato!" Sollevai la testa, poi tutto il busto e mi sedetti sulla
sponda del divano: "Come sei arrivato a casa?" Danilo sorrise amara
mente e biascicò: "Ho preso un autobus che mi ha portato completamente
fuori zona. Da allora era troppo tardi e me la sono fatta tutta a piedi. Non
ricordavo l'esatta disposizione delle strade e quella della nostra via. Per
fortuna un tizio che girava con il cane mi ha aiutato." Riflettei assorto lungo
un paio di minuti e poi lo fissai: "Cristo Santo, dall'ospedale all'altro capo
della città e poi a piedi fino a qui! Ti ho giocato davvero un brutto tiro."
Il mio fratellastro non rispose subito. Si limitò a ricambiare il mio sguardo
e poi emise un leggero sospiro: "Me lo sono meritato. Ti ho cacciato dalla
stanza di nostro padre e poi non ho fatto nulla per impedire che gli
infermieri ti buttassero nel parcheggio. In quel momento mi sono
spaventato di me stesso." Mi alzai in piedi scrollandomi la giacca di
dosso. Poi camminai sino alla finestra, guardai il gigantesco pendolo:
erano le sei del mattino. Continuava a piovere. "Sai cosa penso: che
ti abbia fatto bene dare fondo al barilotto dell'odio. Lo so, ci sono degli
istanti in cui vorresti uccidermi, eliminarmi dalla tua vista, massacrarmi.
Quando mi hai cacciato dalla stanza di nostro padre lo hai fatto con
piacere, anzi era una rivincita molle rispetto a quello che il tuo subconscio
avrebbe voluto. Però lo hai fatto e ti sei sentito bene. Io penso, Danilo,
che stai reprimendo tutti i tuoi istinti con le cazzate della comunità di
recupero. In un certo senso l'odio nei miei confronti ti sta riportando
alla vita; quella vera. Posso sbagliarmi, però..." "Lui ebbe un moto di
orrore sul viso, come il guizzo di una lucertola, ma poi si ricompose
immediatamente e i lineamenti si distesero nella solita, angelica,
annosa espressione: "Volevo solo difendere mio padre dalle tue
brutte parole, dalle tue considerazioni. Il nozinan aveva liberato
tutta la rabbia repressa (come se non avessi fatto abbastanza)
e ha illuminato con una specie di torcia elettrica anche gli angoli più
celati. Non doveva restare nulla di incompiuto o di abbozzato. Volevi
uccidere moralmente Luigi." Questa volta toccò a me un moto di
disgusto e pena ad attraversarmi la faccia. E del resto poteva essere
vero: ricordavo una specie di ubriacatura e di folle orgoglio. Forse,
avessi avuto la possibilità di restare solo con papà, gli avrei staccato
tutti i macchinari che lo tenevano in vita. Era possibile una simile
antipatia, a confinare con il disprezzo, per giungere all'omicidio?
Amavo mia madre sopra ogni cosa - questo era vero - ma poteva
tutto ciò tradursi nella crudeltà, raffinata e premeditata, verso l'uomo
che aveva riversato il suo seme dentro la donna per offrirmi la Vita?







(Continua)










 
 
 
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Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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