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Giovedì 8 novembre

Post n°1639 pubblicato il 24 Maggio 2015 da valerio.sampieri
 

Giovedì 8 novembre

Stamattina ho parlato a lungo con Luzzato. La popolazione di Roma, che era di circa duecentomila abitanti nel 1870, oggi è quasi raddoppiata. In primo luogo il governo ha portato con sé sessantamila persone, fra cui circa quattordicimila impiegati con le loro famiglie. Poi bisogna tener conto di appetiti e ambizioni, speculatori e costruttori, e i quarantamila operai per le nuove costruzioni e tutti i mestieri connessi. Infine altre sessanta/ottantamila persone per la crescita che si è prodotta in ventiquattro anni (in Italia la popolazione cresce rapidamente), e si arriva giusto ai duecentomila nuovi abitanti. Bisogna però dire che la quasi totalità dei quarantamila operai, provenienti dal nord, è stata rimpatriata dopo il crac. Ma il numero della popolazione non è per questo sceso. La cifra è stazionaria da quattro o cinque anni. La borghesia, da parte sua, aumenta sempre, mentre c'è una stagnazione fra i lavoratori. All'inizio ci fu un entusiasmo straordinario e un primo flusso di mondo ufficiale invase la città, ma i lavoratori sono comparsi in massa solo più tardi, dal 1880 al 1884. In quel periodo si è avuto un notevole movimento, durato fino al crac, verso il '90. Oggi si attende.
Il popolo trovato dal governo a Roma, la gente di Trastevere, non era lavoratore: piccoli commerci, falegnami, carrettieri, bigiottieri, ecc.; poi articoli religiosi, piccole cappelle, medagliette, ricami; soprattutto le perle romane (di cera, credo) e artigianato per l'estero. Le donne di Trastevere lavorano poco. Molte famiglie vivono con le botteghe alimentari: spacci di vino, panetterie, drogherie ecc. Ma il tutto è solo per la città, niente esportazione. Inoltre la piccola borghesia affitta camere agli stranieri, mentre il popolo serve. E un popolo superstizioso, non religioso nel vero senso della parola. Si divideva in due metà. I repubblicani, i vecchi del '49, i garibaldini, senza contare un vecchio resto di carbonari. Gli altri erano per il papato, soprattutto coloro che ne vivevano, che erano al soldo di monsignori e prelati. Le famiglie che vivevano sui preti (e la borghesia ancor più). Comunque, fra principi e popolo, c'erano pochi borghesi. La borghesia papale era però piuttosto elevata. Tutta la nobiltà era per il papa e all'epoca era ancora ricca. Fra il popolo c'era invece una grande miseria, una vita precaria, alla giornata. Ma è una miseria più paziente e più allegra della nostra, a causa del clima. Si accontenta di ben poco. Non ha bisogni e vive sotto un bei cielo. Pasta, legumi, povera carne di montone. Eppure bevono il vino dei Castelli Romani, rosso e bianco, e, dal '70, soprattutto vini napoletani, che non sono cari. Si ubriacano e tirano avanti.

A Trastevere i repubblicani formavano l'aristocrazia. Il sogno di Roma capitale è antichissimo: risale al 1860, a Cavour, e il popolo di Roma ne era entusiasta, tranne qualche fedelissimo del papa, entusiasta al punto che la sola supposizione che la città leonina potesse rimanere al papa per poco non ha sollevato tutta Trastevere. Un'emozione terribile che si è dovuta calmare. Era la grandissima maggioranza, eppure Pio IX era amato. Ma il popolo era soprattutto patriota. Eppure la condizione del popolo è rimasta più o meno la stessa, non ci ha guadagnato. Ha comunque beneficiato dei grandi lavori, in cui è entrato in buona parte l'elemento romano, disturbato però dalla sua pigrizia e dalla sua vanità. Senza un soldo, il romano è un gran signore. Nessun operaio si lascerà disturbare all'ora di colazione, da mezzogiorno alle tre. In quell'ora nessun fabbro aprirà il baule di un viaggiatore affannato, che ha perso la chiave. Lavora dalle otto alle dodici, riposa fino alle tre e riprende dalle quattro alle sei, l'ora dell'Ave Maria. L'operaio del nord Italia è più coraggioso e lavora a prezzo più basso, quindi viene preferito. Comunque il popolo romano ha tratto profitto da questo gran movimento, dal plusvalore. L'alimentazione, la rapida crescita di questo popolo. È per questo che la piccola borghesia, che aveva guadagnato molto con gli affitti, si è lamentata a gran voce quando è arrivata la crisi. Così i negozianti. Trastevere è dunque come ai tempi dei papi, o quasi. Va detto che i bisogni sono aumentati: si mangia meglio, ci si è abituati al benessere, ai soldi. E il popolo, nella sua pigrizia e nel suo orgoglio, non lavora di più. La moralità del popolo è come ovunque. La borghesia non perde le sue donne, che sposano uomini della propria classe (Aix). Le ragazze si comportano bene e raramente un errore precede il matrimonio. Inoltre la famiglia è rimasta molto unita, padri e fratelli vegliano sulle ragazze. Poche case di tolleranza a Trastevere, molte altrove, probabilmente di infimo rango. Non vi si trovano molte romane: è la provincia a popolarle. L'adescamento funziona come in tutte le grandi città. La sporcizia è un po' diminuita.

Adesso andrà tutto molto più lentamente: si cercherà di terminare le opere cominciate e si aspetterà. La campagna intorno, non è mortale per una capitale moderna?E bella solo per le sue testimonianze storiche. Sotto i Romani non doveva essere affatto boscosa, a causa della natura del suolo fatto di tufo, terra di provenienza vulcanica. Da qui deriva l'insalubrità, perché il tufo non è permeabile e lascia ristagnare l'acqua. Per sistemarvi una popolazione agricola stabile, bisognerebbe dragare immense distese, su amplissima scala (milioni). E possibile? Si può fare qualcosa, migliorare, ma sarebbe un sogno trasformare la campagna come nei dintorni, per esempio, di Milano. Sarebbe già bello risanarla. Se ne potrebbe trarre erba e sistemarvi orti, ma senz'altro niente alberi. Nemmeno grano, che vi cresce difficilmente. D'altra parte il Tevere è morto: come sognare Roma porto di mare? Sotto i Romani navi mercantili portavano generi alimentari (una capitale che non si nutre da sola). Le bocche del Tevere sono piene di sabbia e di fango. Occorrerebbero milioni. Sono stati però proposti vari progetti. È come per le stazioni, le strade ferrate. Roma non è un centro: ha una sola stazione terminale, senza nessuna rete intorno. Ancora progetti. Un'altra stazione vicino a San Paolo. Una metropolitana che attraverserebbe Roma, da Trastevere a piazza delle Terme. Ma i progetti si arenano alla Camera, perché la provincia è contro Roma.
Infine la questione del papa. Se la pace continua, se non ci saranno grandi mutamenti europei, lo status quo può durare indefinitamente e i rapporti fra Vaticano e Quirinale miglioreranno sempre più.

Non esiste partito conservatore nel senso che diamo noi al termine. Sono tutti patrioti, liberali. I cattolici restano fuori, perché il papa proibisce loro di votare e di farsi eleggere. La nobiltà, che è per il papa, è dispersa, non può nulla. Non ha un suo partito costituito. Inoltre i fedeli del papa sono timidi. La lotta per il papa sarebbe una lotta contro la patria. Luzzato pretende che l'idea personale del papa non sia per la conquista di un piccolo territorio. Allora è il papato stesso a essere conquista. L’interesse per l'Italia è comunque che resti, ma lo vorrebbe semplicemente vescovo di Roma, governerebbe tramite lui le coscienze del mondo intero. L'Italia si preoccuperebbe, se si rifugiasse in un'altra nazione. Il papa è un personaggio pericoloso, che un giorno potrebbe portare complicazioni fatali. La soluzione pare impossibile. Quale nazione vorrebbe prenderselo e quale nazione non lo teme nelle mani dell'Italia? Inoltre, potrebbe essere papa fuori di Roma? Lo scisma è sempre all'orizzonte. Ciò che crolla e che bisogna lasciar crollare. Il papa per l'Italia è un mezzo, non uno scopo. Se non si evolve è condannato dalla scienza, ma pare impossibile che si evolva. Il credo religioso è debole. Eppure se il papa se ne andasse cadrebbero tutti in ginocchio, per la prima volta. Noi repubblicani abbiamo un bell'acclamare il primo pennacchio che passa. L'atavismo e l'ideale rappresentato dal papa: la storia. Dio in persona (l'ho già detto ieri, credo). D'altronde, si sa benissimo che non se ne andrà.
Fra il popolo la superstizione, l'idolatria. Non si vedono che santi. Dio non esiste. Devozioni parziali, ognuno al suo santo preferito. Il culto si divide all'infinito. Ogni donna ha il suo. La Madonna, soprattutto a Napoli. Il cattolicesimo è il culto ufficiale, ma lo Stato non assiste ufficialmente che alla grande messa solenne per Vittorio Emanuele al Pantheon. Non vengono destinati fondi al culto, vescovi e clero non sono pagati dallo Stato. Solo le chiese hanno fondi considerevoli che lo Stato sorveglia, gestisce e distribuisce. C'è anche l'exequatur, l'accettazione dei vescovi.

Nel pomeriggio ho visto il ministro della Pubblica Istruzione, Baccelli,4 e sono andato a fare una visita a «La Tribuna». Sono entrato in Santa Maria della Minerva, una chiesa gotica, ma che strana cosa è divenuto il gotico a Roma! Le colonne allineate sono rivestite di marmi sontuosi. Le ogive si slanciano appena, restano attaccate all'arco. Le volte dipinte di blu sono disseminate di stelle e ornate da affreschi.

Che strana cosa la storia naturale di Roma in questo afflato moderno! Il vecchio tronco che si cerca ancora di far fiorire. Il sogno di Roma capitale risale al 1860 e tutto è stato sacrificato a quest'idea patriottica, necessaria, fatale. La lotta contro la natura stessa della città che si vuole far resuscitare a tutti i costi, nonostante gli ostacoli fisici. Il peso di piombo dell'antichità. Roma antica costretta a diventare una Roma moderna. L'Urbs dell'età antica e futura. E l'entusiasmo nell'orgoglio di questa concezione. L'ebbrezza e la sconfitta fatale, con l'apparire della realtà: una città enorme edificata per una popolazione che non esiste, la capitale moderna arenatasi nella città reale, con la sua mancanza di comunicazioni, la mortale cintura di terreno sterile, il suo fiume morto. L'orgoglio ha sognato quello che la realtà non può realizzare. Che caso stupefacente e interessante, che pagina di storia naturale di una città!

Emile Zola
Tratto da Diario romano
(appunti sul viaggio a Roma dal 31 ottobre al 4 dicembre del 1894 per conoscere l'ambiente dove dovrà muoversi il protagonista di "Rome" un romanzo che fà parte di un ciclo iniziato con "Lourdes" e finito con "Paris")

 
 
 
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Data di creazione: 26/04/2008
 

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