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Il Dittamondo, Libro Terzo
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Il Dittamondo, Libro Quinto
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« A un vincitore nel palloneMaccarese »

Regole del pallone

Riporto qui di seguito l'interessante introduzione di Serena Dainotto a "Li fanatichi p' er gioco der pallone", tratta dalla Strenna dei Romanisti 2008. Nei due precedenti post ho pubblicato il sonetto del Belli (che la Dainotto riportava nel suo "pezzo", ma senza annotazioni del Belli) ed il canto del Leopardi, menzionati nel testo.

Nella biblioteca dell'Archivio di Stato di Roma si conserva un originale e divertente opuscolo dal titolo Li fanatichi p' er giaco der pallone: sonetti romaneschi scritti da Brega1, stampato a Roma nel 1894. Il libriccino si presenta con una veste tipografica assai modesta, di formato molto piccolo (14 cm) ed è composto da 16 pagine. Nella copertina, insieme al nome dell'autore dei sonetti, Brega, campeggia un disegno firmato da Ernesto Buonini. Un altro aspetto interessante dell'opuscolo risiede nella sua rarità, infatti sia il titolo che il suo autore, Brega, non figurano in nessuno dei catagoghi delle principali biblioteche romane, e neppure nei repertori on-line. Il titolo rievoca uno sport all'epoca molto seguito e che suscitava tifoserie ed entusiasmo, uno sport che oggi è praticato solamente in alcune città della Romagna e delle Marche: si tratta del gioco del pallone col bracciale.
Il gioco era diffuso nell'Italia centro settentrionale da alcuni secoli, ma solamente verso la fine del diciottesimo secolo trovò una sua codificazione ed una organizzazione.
Infatti proprio in quel periodo in alcune città si iniziò la costruzione di appositi impianti per ospitare il gioco, gli sferisteri, dotati di tribune per il pubblico che vi accorreva sempre più numeroso.
Lo sferisterio aveva una forma rettangolare di circa 80 Alcuni accenni alle regole del gioco possono aiutare a comprendere il gergo sportivo e gli altri riferimenti alle partite, ai campioni ed al mondo delle scommesse che formano l'argomento dei sonetti. Gli attrezzi del gioco sono il bracciale e la palla.
Il bracciale è una sorta di manicotto in legno, dotato di una impugnatura interna, ricoperto all'esterno da 4 file di punte. Nel Museo di Roma in Trastevere ne viene conservato un esemplare del diciannovesimo secolo; è in legno di sorbo, con le punte in legno di corniolo e misura cm 20x33x662
La palla veniva realizzata cucendo otto o più pezzi di cuoio sagomati intorno ad una vescica di maiale, che veniva gonfiata perché rimanesse ben tesa e sferica ed aveva le dimensioni di poco più di una decina di centimetri di diametro.
Il pallone col bracciale veniva giocato da due squadre composte da quattro elementi: battitore, spalla, terzino e mandarino.
Al battitore «Spetta il compito di iniziare il gioco con la battuta della palla che gli viene lanciata con perfetto tempismo dal mandarino [ ... ] la sua abilità consiste infatti, oltreché nella suddetta scelta di tempo, anche nella precisione con la quale deve lanciare la palla nel supposto punto d'impatto con il bracciale. Quanto alla spalla e al terzino il loro compito è quello di rimandare la palla. Esaurito il compito della battuta, il battitore gioca da spalla. L'incontro si svolge nel modo seguente: battuta la palla e commesso il primo errore, la squadra che si aggiudica il primo scambio conquista i primi 15 punti ai quali si aggiungono, sempre nel caso di vittoria, altri 15 punti, poi 10 e infine 10.
Il punteggio viene, pertanto, così conteggiato: 15 - 30 - 40 - 50. Aggiudicandosi il cinquantesimo punto la squadra vittoriosa conquista un gioco [ ... ] vince quella che per prima si aggiudica il cinquantesimo punto. Il gioco ammette, oltreché la risposta a volo, anche quella dopo un solo rimbalzo. I punti si fanno:
a) se il pallone oltrepassa di volo il limite del campo avversario (volata);
b) se il pallone, sorpassata la metà del campo, non è raccolto dall'avversario;
c) se l'avversario manda il pallone fuori dai lati maggion; d) se l'avversario non manda il pallone oltre la propria metà campo.
Per due giochi consecutivi la battuta spetta alla stessa squadra. Quattro giochi formano un trampolino. L'intero incontro è costituito da tre trampolini per un totale di 12 giochi. La vittoria spetta alla squadra che totalizza il maggior numero di giochi nei tre trampolini»
Le partite venivano disputate nella stagione estiva ed attiravano migliaia di entusiasti spettatori; ogni squadra con i suoi campioni, era seguita da un'accesa tifoseria che alimentava un vorticoso giro di scommesse.
Per ricordare la fortuna e la diffusione del gioco, a Santarcangelo di Romagna è stato allestito il Museo del gioco del pallone a bracciale e del tamburello, che raccoglie numerosi palloni e tutti gli altri attrezzi utilizzati per il gioco nel corso dei secoli; la collezione è completata da varie testimonianze storiche come documenti, manifesti, avvisi e fotografie d'epoca, e da una raccolta di testi letterari sul gioco del pallone col bracciale che vanno dal Cinquecento ai giorni nostri.
La migliore testimonianza sulla grande popolarità goduta anche a Roma, si deve ad una poesia del Belli, del 1833, intitolata Er giucator de pallone.
Anche se il vero obbiettivo della satira belliana era il papa Gregorio XVI, Belli nell'utilizzare il linguaggio sportivo dimostra comunque di conoscere bene le regole e la dinamica del gioco, nonché il campione più famoso all'epoca, il Gentiloni. I versi del Belli ricordano anche l'arena Belvedere al Vaticano, che insieme a quella presso Palazzo Rospigliosi al Quirinale, erano i luoghi che ospitavano le partite e intorno a cui si organizzavano le tifoserie che sostenevano le squadre.
In seguito le partite venivano disputate prevalentemente nello Sferisterio Barberini, adiacente all'omonimo palazzo, ma dal 1881, quando fu smantellato per costruirvi abitazioni, si utilizzarono altri spazi, tra cui lo Sferisterio Sallustiano, situato tra via Sallustiana e via Boncompagni, il luogo ricordato nei sonetti di Brega, di cui ci occupiamo.
Belli non fu l'unico letterato a manifestare interesse per questo sport; infatti il gioco del pallone col bracciale aveva già suscitato l'attenzione di poeti - come Giacomo Leopardi, che nel 1830 dedicò al campione Carlo Didimi da Treia la poesia A un vincitore nel pallone - e letterati come Ugo Pesci, testimone della popolarità del gioco a Firenze per tutto l'Ottocento; lo scrittore che dimostrò maggiore interesse per il gioco fu Edmondo De Amicis, che nel 1897, pochi anni dopo la pubblicazione dei versi di Brega, scrisse addirittura un volume intitolato Gli Azzurri e i Rossi Il libro contiene numerosi disegni del pittore Raffaele Faccioli di Bologna, ed alcune fotografie dello stesso editore Francesco Casanova.
De Amicis si sofferma sulle partite che si disputavano in varie città e soprattutto a Roma: nella capitale infatti si sfidavano le squadre e i campioni più famosi, che insieme ai loro sostenitori, scommettitori e spettatori creavano un vivace e chiassoso spettacolo nello spazio che ospitava le partite, lo Sferisterio Sallustiano; costruito da pochi anni, lo Sferisterio viene così descritto:
«e sono meno anni ancora che nello Sferisterio Sallustiano di Roma, rigurgitante di popolo, si vedevano principesse, ambasciatori, generali, alti personaggi di tutti gli ordini dello Stato, e si davano corone d'alloro agli artisti».

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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