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Parlare a schiovere.

Post n°179 pubblicato il 16 Settembre 2010 da valerio.sampieri
 


Sembra che il parlare a sproposito (parlare a schiovere, come dicono in Campania) costituisca uno sport ampiamente praticato, soprattutto negli ambienti altolocati. Le alte cariche dispari della nostra beneamata patria sono particolarmente versate in tale arte. Vero è che, a tratti, dopo attenta e ponderata meditazione, può talvolta capitare che costoro provvedano a rettificare alcune trascurabili inesattezze nei pensieri precedentemente da loro espressi.

Loro sono convinti di non aver parlato a schiovere, ma a me qualche lieve dubbio in merito rimane. Certo devo dare atto della attenta ponderazione nella rettifica, che magari avviene a distanza di soli 50 anni, come nel caso di colui che nel 2006 provvide a rettificare i suoi scritti del 1956 che inneggiavano all'invasione di Budapest da parte dei carri armati comunisti. La prima carica dispari in effetti ha riconosciuto che, beh, tutto sommato, ripensandoci bene, proprio proprio meritevoli di incondizionata lode quegli ammazzamenti non erano. Soltanto un po'. Ma non possiamo pretendere che un comunista sia così pronto di intelletto da comprendere in meno di 50 anni cosa sia giusto e cosa non lo sia.

Sarebbe interessante occuparsi delle parlate a schiovere della terza carica. Sciaguratamente, nel caso in esame, non vale il detto "poche idee, ma grazie al Cielo estremamente confuse", in quanto la confusione c'è e regna sovrana, mentre non vi è la sia pur minima traccia di idee in ciò che ogni tanto costui si lascia sfuggire dall'anfratto orale.

Da accesso di parlata a schiovere acuta è stata recentemente colta la buona Marcegaglia. L'articolo di oggi di Sallusti è davvero strepitoso, evidenziando come tali personaggi nulla abbiano a che vedere con la vita reale, al pari dei due sopra mentovati. Si tratta di gente che, bontà sua, ha avuto il privilegio di non svolgere una sola ora di lavoro in tutta la vita, campando a sbafo della collettività che tramite sontuosi stipendi ai parlamentari o sovvenzioni e sgravi fiscali alla grande industria li ha più che ampiamente foraggiati.

L'oscar della stupidità non può però che essere conferito ad alcuni signori (o signore) della UE con la recente sortita del paragone tra la non disprezzabile politica adottata da Sarkosy nei confronti degli zingari e la non commendevole pulizia etnica posta in essere dal precedente regime teutonico.

L'uscita a schiovere è talmente fessa da farmi diventare quasi simpatico persino Sarkosy che detesto alquanto per due ragioni che passo ad elencare in ordine di gravità decrescente. In primis Sarkò è francese e ciò è davvero grave ed imperdonabile. In secundis il desso (se si preferisce, anche fesso va bene) ha sposato quella piattola melensa di carlabbruni che io tutto trovo, tranne che bella (magari, al pari della tulliani, avrà qualche dote nascosta, estremente nascosta. Butto lì a caso la prima idea che mi passa per la mente: avesse la fregna orizzontale?).

Il problema dell'immigrazione e dei nomadi è però serio e non ci si può scherzare troppo sopra. Purtroppo viene affrontato da persone che, al pari dei personaggi dei quali ho con rammarico discusso, sono lontani anni luce dalla vita quotidiana. Per loro l'immigrato è senza dubbio una risorsa, dato che di schiavi bianchi in giro non se ne trovano troppo facilmente: ovvio che le soluzioni latitino.

Ciò che più mi colpisce, in ogni caso, è la sintonia in materia tra Italia e Francia, laddove la ricca Germania sembra più propensa ad abbracciare una tesi simile a quella dei testacchioni UE. Probabilmente i fattori economici hanno una certa qual rilevanza nell'impostazione del problema. Una sorta di comunanza di intenti dal punto di vista patrimoniale facilita certamente anche la volontà reciproca di integrazione. Non a caso, in Germania si sono stabiliti molti figli di sceicchi, i quali spingono affinché i pargoli assimilino quanto prima gli usi e costumi locali.

Tale mia ipotesi trova piena conferma in uno scambio di corrispondenza, che ho avuto occasione di leggere, tra uno sceicco ed il figlio trasferitosi in Germania per motivi di studio.

"Caro papà, Berlino è magnifica, la gente è molto buona e veramente mi piace tanto stare qui. Però papà, mi vergogno un po’ di arrivare al collegio sulla mia  Ferrari 599 GTB di Oro Puro, quando tutti i miei professori e compagni viaggiano in treno.
Tuo figlio Nasser".
 
Il lodevole sforzo del figlio di integrarsi pienamente nel suo nuovo mondo trova un immediato incoraggiamento paterno:
"Mio caro figlio, vado subito a trasferire venti Milioni di Dollari sul tuo conto. Tu, però, smetti di vergognarti. Vai subito a comprarti un treno anche tu!"

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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