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« L'ova in sarza'E porpette ar zugo »

Villa Gloria 11-15

Post n°475 pubblicato il 19 Settembre 2014 da valerio.sampieri
 

XI.

Dopo, Righetto assieme a Giovannino
Sortirno dar casale e perlustrorno
Li contorni, e siccome lì vicino
Scoprirno 'na casetta, ce mannorno

Tre fazioni, perché si de lì intorno
Se fosse visto quarche papalino,
Ce dassero er chi-viva su ar casino.
Defatti, poco dopo mezzogiorno,

Vengheno su de corsa du' fazioni;
E dice: — Che li possino ammazzalli!
S'è vista 'na patuja de dragoni.

Se so' avanzati fino sotto ar muro;
Hanno dato la fuga a li cavalli,
E so' spariti in giù pe' l'Arco Scuro.

XII.

Righetto allora, ch'ebbe er sentimento
Che la patuja de ricognizione
Voleva di' l'annunzio der cimento,
Chiama Giovanni assieme a la sezione,

Che c'ero io pure, e dice: — Sur momento
Va a la casetta e pîa la posizione.
— 
Annamo, e mentre stamio chiusi drento,
Dice: — All'armi! Ce semo... Un battajone! — 

Sortìmo. Se mettemo alliniati,
(Saremo stati in tutto dicissette!)
E guardassimo sotto pe' li prati;

E in fonno fra le fratte de li spini
Vedemo luccicà' le bajonette.
— Viva l'Italia!... So' li papalini.

XIII.

Arrivati a la porta der cancello,
La tromba dà er segnale foc-avanti.
Se fermeno. Scavarcheno er murello,
E incominceno er foco tutti quanti.

E mentre stamio tutti lì davanti
A la casetta, drento ner tinello
Er vignarolo in mezzo a quer fraggello
Stava a cantà' le litanie de' santi.

E intanto ch'er nemico s'avanzava
E 'gni palla fischiava pe' cinquanta,
Sentìmio Giovannino che strillava,

Imperterrito immezzo a la tempesta,
Dice: — Pensate che semo settanta
E che ci avemo sei cartucce a testa.

XIV.

Nun sparate che quanno so' vicini...
— 
(E intanto che veniva un battajone,
Se vedeveno l'antri papalini
Che saliveno in su pe' lo stradone):

— Perdio! Nun se spregamo li quatrini...,
Strillava Giovannino, attenti... unione...
Nun sparate che quanno so' vicini...,
Fermi... fermi, perdio! Fermi... attenzione... —

E intanto che le truppe s'avanzaveno,
Che se po' di' che stamio faccia a faccia,
Le palle, fio de Cristo, furminaveno.

Ma quanno che ce córse tanto poco,
Che quasi je potemio sputà' in faccia,
Ninetto urlò: — Viva l'Italia! Foco!

XV.

E lì ner mejo der combattimento
De lotta a còrpo a còrpo davicino,
Ecco Erìgo fuggenno come er vento;
Guarda la posizione un momentino

E strilla, dice; — Addietro, sacramento!,
Ché ve fregheno, addietro, Giovannino!
Addietro, ché restate chiusi drento
Prigionieri... De corsa!, giù ar casino! — 

Lì a la mejo facessimo er quadrato,
E vortassimo in giù pe' lo stradone
Dietro a Righetto a passo scellerato.

E 'rivati ar casale s'agguattassimo
Tra le rose e le piante de limone,
E accucciati lì sotto l'aspettassimo.

Cesare Pascarella
Tratto da: "Sonetti", Nuova ristampa, Casa Editrice Nazionale Roux e Viarengo, Roma-Torino 1906

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Data di creazione: 26/04/2008
 

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