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Della Casa 07: rime

Post n°1157 pubblicato il 30 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
 

XXXI

Le bionde chiome, ov'anco intrica e prende
Amor quest'alma, a lui fidata ancella,
ferro recide, e sempre ver' me fella
e scarsa man quel sì dolce oro offende.

Né di tanto splendor priva, m'incende
con men cocente o men chiara facella
l'alma mia luce; e fa sì come stella
che con l'ardente crin fiammeggia e splende,

né, quello estinto, men riluce poi,
né men co' i propri rai nuda le notti
per lo sereno ciel arde e sfavilla.

Non è franco il mio cor, lasso, interrotti
i saldi e infiammati lacci suoi:
né de l'incendio mio spenta è favilla.

Le Rime secondo la stampa del 1558
Lirici italiani del Secolo Decimosesto con annotazioni, di Luigi Carrer, Venezia, 1836, Sonetto 31 (pag. 16)
Parnaso Italiano, Vol. 26, 1787, pag. 279


XXXII

Arsi; e non pur la verde stagion fresca
di quest'anno mio breve, Amor, ti diedi,
ma del maturo tempo anco gran parte:
libertà cheggio, e tu m'assali e fiedi,
com'uom ch'anzi 'l suo dì del carcer esca;
né prego valmi, o fuga, o forza, od arte.
Deh qual sarà per me secura parte?
qual folta selva in alpe, o scoglio in onda
chiuso fia, che m'asconda?
e da quelle armi, ch'io pavento e tremo,
de la mia vita affidi almen l'estremo?

Ben debb'io paventar quelle crude armi
che mille volte il cor m'hanno reciso,
né contra lor fin qui trovato ho schermo
altro che tosto pallido e conquiso
con roca voce umil vinto chiamarmi.
Or che la chioma ho varia, e 'l fianco infermo,
cercando vo selvaggio loco ed ermo,
ov'io ricovri, fuor de la tua mano:
ché 'l più seguirti è vano,
né fra la turba tua pronta e leggera
zoppo cursore omai vittoria spera.

Ma, lasso me, per le deserte arene,
per questo paludoso instabil campo,
hanno i ministri tuoi trovato il calle;
ch'i' riconosco di tua face il lampo
e 'l suon de l'arco, ch'a piagar mi vène:
né l'onda valmi, o 'l giel di questa valle,
né 'l segno è duro, né l'arcier mai falle.
Ma perch'età cangiando, ogni valore
così smarrito ha 'l core
com'erba sua virtù per tempo perde,
secca è la speme, e 'l desio solo è verde.

Rigido già di bella donna aspetto
pregar tremando e lacrimando volli,
e talor ritrovai ruvida benda
voglie e pensier coprir sì dolci e molli,
che la tema e 'l dolor volsi in diletto.
Or chi sarà che mia ragion difenda?
o i miei sospiri intempestivi intenda?
Roca è la voce, e quell'ardire è spento;
e agghiacciarsi sento
e pigro farsi ogni mio senso interno,
com'angue suole in fredda piaggia il verno.

Rendimi il vigor mio, che gli anni avari
tosto m'han tolto, e quella antica forza
che mi fea pronto, e questi capei tingi
nel color primo, che di fuor la scorza
come vinto è quel dentro non dichiari;
e atto a guerra far mi forma e fingi,
e poi tra le tue schiere mi sospingi,
ch'io no 'l recuso, e 'l non poter m'è duolo.
Or nel tuo forte stuolo
che face più guerrer debile e veglio?
Libero farmi il tuo fôra e 'l mio meglio.

Le nubi e 'l gielo e queste nevi sole
de la mia vita, Amor, da me non hai,
e questa al foco tuo contraria bruma:
né grave esser ti dee, che frale omai
lungi da te con l'ali sciolte i' vole.
Però che augello ancor d'inferma piuma
a quella tua, che in un pasce e consuma,
esca fui preso: e ben dee viver franco
antico servo stanco
suo tempo estremo almen là dove sia
cortese e mansueta signoria.

Ma perché Amor consiglio non apprezza,
segui pur mia vaghezza,
breve canzone, e a madonna avante
porta i sospiri di canuto amante.

Le Rime secondo la stampa del 1558
Lirici italiani del Secolo Decimosesto con annotazioni, di Luigi Carrer, Venezia, 1836, Canzone 1 (pag. 32)
Parnaso Italiano, Vol. 26, 1787, pag. 280

Note:
Parla il Bembo con molta lode di questa canzone in una lettera a Girolamo Quirini. Si vede scritta in età matura. E quand'anche ciò non si dicesse dall'autore in più luoghi, si farebbe palese per la continua perfezione dello stile e del verseggiare.
St. 1, v. 2. Anno breve è detto per vita; come "dì" nello stesso significato.
St. 2, v. 7; e st. 3, v. 1-2. Selvaggio loco devesi intendere per inabitato. Paludoso instabil campo, ec, fa credere al Quattromani che il poeta voglia qui parlare di Murano ove abitava; al Menagio sembra con queste parole descritta Venezia, ed è forse meglio, dacchè accenna subito dopo al suo innamoramento. O che forse la Cammilletta era di quell'isola, ciò che non sappiamo. Potrebbero studiarsi a questo fine i primi quattro versi della strofa quarta.
St. 3, v. 7. Falle per falla. Solite licenze domandate dalla rima. Ma questa è notabile, usandosi cambiare più volentieri l'ultima vocale nei congiuntivi che negl'indicativi. Il Tasso però nel sonetto Quel d'eterna beltà raggio lucente (quarantesimo degli amorosi ) ha nell' ultimo verso vole per vola.
(Carrer, cit., pag. 314)



XXXIII

Ben veggo io, Tiziano, in forme nove
l'idolo mio, che i begli occhi apre e gira
in vostre vive carte, e parla e spira
veracemente, e i dolci membri move;

e piacemi che 'l cor doppio ritrove
il suo conforto, ove talor sospira,
e mentre che l'un volto e l'altro mira,
brama il vero trovar, né sa ben dove.

Ma io come potrò l'interna parte
formar giamai di questa altera imago,
oscuro fabro a sì chiara opra eletto?

Tu Febo (poi ch'Amor men rende vago),
reggi il mio stil, che tanto alto subietto
fia somma gloria a la tua nobil arte.

Le Rime secondo la stampa del 1558
Lirici italiani del Secolo Decimosesto con annotazioni, di Luigi Carrer, Venezia, 1836, Sonetto 32 (pag. 17)
Parnaso Italiano, Vol. 26, 1787, pag. 284

Note:
Lisabetta Quirini fu gentildonna famosa per bellezza, o che tale la tramandarono alla posterità il pennello di Giovan Bellini e di Tiziano, e i panegirici degli innamorati. Era sorella a Girolamo Quirini, grande amico del Casa, che gli confidava i suoi amorazzi colla Cammilletta. Messer Girolamo, a cui non piaceva la ignobile tresca, volle trovargli cosa più fine di sua mano (Lettere al Gualteruzzi, X), e il condusse a far visita alla sorella. Marcantonio Flamminio aveva sviato il Casa da quella conoscenza, sotto spezie di carità; carità di volpe, perchè anche il Flamminio viveva innamorato di Madonna. Coloriva di onestà la sua gelosia, "ricordando con quanta gravità convenga stare un Legato, e che non sta bene a tor le innamorate al prossimo"; ma monsignore faceva il sordo (ut supra, IV). Si mise nella buona grazia di Madonna, vendicandosi del poco leale consigliero (ut supra, XVI); e prese ristoro nella conversazione di lei dalle controversie con Sebastiano Venier sopra le immunità ecclesiastiche, e dalle polemiche vergeriane. La cantò idolo suo, dipinta da Tiziano; come dipinta dal Bellino era stata cantata dal Bembo: e le due poesie stanno in ragione della fama de' due pittori. Il ritratto del Tiziano, ricordato dal Vasari ad una col sonetto del Casa (Vita di Tiziano), trovavasi in Roma, per testimonianza del Menagio, e una copia in Venezia appresso i Padovani pittori. Il sonetto del Bembo pel quadro del Bellino comincia: O immagine mia celeste e pura. Altro ne fece il Bembo sullo stesso argomento: Son questi que'begli occhi, ec.: e il Casa pure continuò con quell'altro: Son queste, Amor, le vaghe trecce bionde, XXXIII della nostra raccolta; e non avrebbe cessato, se più gravi studj non lo avessero costretto a far tregua con le Muse e con Tiziano. (Lettere al Gualteruzzi, XXV). Ora vengo, ch'è tempo, ai sonetti. Fu censurato dal Menagio nel v. 5 del primo il doppio messo a lato al cuore per modo da lasciar dubitare che ne sia l' aggettivo: il Menagio ha ragione, ed è uno degl'innumerabili esempi dell' avvertenza che aver si vuole nella collocazione delle parole in una lingua, com'è la nostra, che, distinguendo i casi cogli articoli, non soffre molte costruzioni naturalissime alla latina. Noto nel secondo il "breve carta", in luogo di breve tela o simile, che si legge nel primo verso della prima terzina: i commentatori ne tacciono.
(Carrer, cit., pag. 305)



XXXIV

Son queste, Amor, le vaghe trecce bionde,
tra fresche rose e puro latte sparte,
ch'i' prender bramo, e far vendetta in parte
de le piaghe ch'i' porto aspre e profonde?

È questo quel bel ciglio, in cui s'asconde
chi le mie voglie, com'ei vuol, comparte?
Son questi gli occhi, onde 'l tuo stral si parte?
né con tal forza uscir potrebbe altronde.

Deh chi 'l bel volto in breve carta ha chiuso?
cui lo mio stil ritrarre indarno prova:
né in ciò me sol, ma l'arte inseme accuso.

Stiamo a veder la meraviglia nova,
che 'n Adria il mar produce, e l'antico uso
di partorir celesti Dee rinova.

Le Rime secondo la stampa del 1558
Lirici italiani del Secolo Decimosesto con annotazioni, di Luigi Carrer, Venezia, 1836, Sonetto 33 (pag.17)
Parnaso Italiano, Vol. 26, 1787, pag. 285


XXXV

L'altero nido, ov'io sì lieto albergo
fuor d'ira e di discordia acerba e ria,
che la mia dolce terra alma natia
e Roma dal penser parto e dispergo;

mentr'io colore a le mie carte aspergo
caduco, e temo estinto in breve fia,
e con lo stil ch'a i buon tempi fioria
poco da terra mi sollevo ed ergo,

meco di voi si gloria: ed è ben degno,
poi che sì chiare e onorate palme
la voce vostra a le sue lodi accrebbe.

Sola per cui tanto d'Apollo calme,
sacro cigno sublime, che sarebbe
oggi altramente d'ogni pregio indegno.

Le Rime secondo la stampa del 1558
Lirici italiani del Secolo Decimosesto con annotazioni, di Luigi Carrer, Venezia, 1836, Sonetto 34 (pag. 18)
Parnaso Italiano, Vol. 26, 1787, pag. 286

Note:
Risponde a un sonetto del Bembo, che incomincia: Casa, le cui virtuti han chiaro albergo. Spira da questo sonetto l'alta stima in cui il Bembo era tenuto dal Casa, che l'imitò frequentissimamente, e sempre imitandolo il migliorava. Asperger colore alle carte è frase leggiadra e insolita, quando direbbesi ordinariamente, e secondo l'autorità de'dizionarj, aspergere di colore le carte. La voce vostra (v. 11.), allude alle poesie del Bembo: potrebbe anche stare per la lingua, di cui il prelato veneziano fu assai benemerito.
(Carrer, cit., pag. 307)

Commenti al Post:
Vince198
Vince198 il 30/01/15 alle 08:57 via WEB
Un bel duettare a suon di .. rime ^____^
 
 
valerio.sampieri
valerio.sampieri il 01/02/15 alle 13:46 via WEB
Ne ho messe talmente tante ultimamente, Vince, che non mi ci raccapezzo più! ^_____^ Tu dici duetto, ma, boh?! qui ci sono delle bande e orchestre vere e propie! ^____^
 
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Un blog di: valerio.sampieri
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