Quid novi?

Letteratura, musica e quello che mi interessa

 

AREA PERSONALE

 

OPERE IN CORSO DI PUBBLICAZIONE

Cliccando sui titoli, si aprirà una finestra contenente il link ai post nei quali l'opera è stata riportata.
________

I miei box

Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
________

Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)

Centoventi sonetti in dialetto romanesco (di Luigi Ferretti)

De claris mulieribus (di Giovanni Boccaccio)

Il Novellino (di Anonimo)

Il Trecentonovelle (di Franco Sacchetti)

I trovatori (Dalla Prefazione di "Poesie italiane inedite di Dugento Autori" dall'origine della lingua infino al Secolo Decimosettimo raccolte e illustrate da Francesco Trucchi socio di varie Accademie, Volume 1, Prato, Per Ranieri Guasti, 1847)

Miòdine (di Carlo Alberto Zanazzo)

Palloncini (di Francesco Possenti)

Poesie varie (di Cesare Pascarella, Nino Ilari, Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio)

Romani antichi e Burattini moderni, sonetti romaneschi (di Giggi Pizzirani)

Storia nostra (di Cesare Pascarella)

 

OPERE COMPLETE: PROSA

Cliccando sui titoli, si aprirà una finestra contenente il link ai post nei quali l'opera è stata riportata.

I primi bolognesi che scrissero versi italiani: memorie storico-letterarie e saggi poetici (di Salvatore Muzzi)

Il Galateo (di Giovanni Della Casa)

Osservazioni sulla tortura e singolarmente sugli effetti che produsse all'occasione delle unzioni malefiche alle quali si attribuì la pestilenza che devastò Milano l'anno 1630 - Prima edizione 1804 (di Pietro Verri)

Picchiabbò (di Trilussa)

Storia della Colonna Infame (di Alessandro Manzoni)

Vita Nova (di Dante Alighieri)

 

OPERE COMPLETE: POEMI

Il Dittamondo (di Fazio degli Uberti)
Il Dittamondo, Libro Primo

Il Dittamondo, Libro Secondo
Il Dittamondo, Libro Terzo
Il Dittamondo, Libro Quarto
Il Dittamondo, Libro Quinto
Il Dittamondo, Libro Sesto

Il Malmantile racquistato (di Lorenzo Lippi alias Perlone Zipoli)

Il Meo Patacca (di Giuseppe Berneri)

L'arca de Noè (di Antonio Muñoz)

La Scoperta de l'America (di Cesare Pascarella)

La secchia rapita (di Alessandro Tassoni)

Villa Gloria (di Cesare Pascarella)

XIV Leggende della Campagna romana (di Augusto Sindici)

 

OPERE COMPLETE: POESIA

Cliccando sui titoli, si aprirà una finestra contenente il link ai post nei quali l'opera è stata riportata.

Bacco in Toscana (di Francesco Redi)

Cinquanta madrigali inediti del Signor Torquato Tasso alla Granduchessa Bianca Cappello nei Medici (di Torquato Tasso)

La Bella Mano (di Giusto de' Conti)

Poetesse italiane, indici (varie autrici)

Rime di Celio Magno, indice 1 (di Celio Magno)
Rime di Celio Magno, indice 2 (di Celio Magno)

Rime di Cino Rinuccini (di Cino Rinuccini)

Rime di Francesco Berni (di Francesco Berni)

Rime di Giovanni della Casa (di Giovanni della Casa)

Rime di Mariotto Davanzati (di Mariotto Davanzati)

Rime filosofiche e sacre del Signor Giovambatista Ricchieri Patrizio Genovese, fra gli Arcadi Eubeno Buprastio, Genova, Bernardo Tarigo, 1753 (di Giovambattista Ricchieri)

Rime inedite del Cinquecento (di vari autori)
Rime inedite del Cinquecento Indice 2 (di vari autori)

 

POETI ROMANESCHI

C’era una vorta... er brigantaggio (di Vincenzo Galli)

Er Libbro de li sogni (di Giuseppe De Angelis)

Er ratto de le sabbine (di Raffaelle Merolli)

Er maestro de noto (di Cesare Pascarella)

Foji staccati dar vocabbolario di Guido Vieni (di Giuseppe Martellotti)

La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877 (di Luigi Ferretti)

Li fanatichi p'er gioco der pallone (di Brega - alias Nino Ilari?)

Li promessi sposi. Sestine romanesche (di Ugo Còppari)

Nove Poesie (di Trilussa)

Piazze de Roma indice 1 (di Natale Polci)
Piazze de Roma indice 2 (di Natale Polci)

Poesie romanesche (di Antonio Camilli)

Puncicature ... Sonetti romaneschi (di Mario Ferri)

Quaranta sonetti romaneschi (di Trilussa)

Quo Vadis (di Nino Ilari)

Sonetti Romaneschi (di Benedetto Micheli)

 

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2015 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

Messaggi di Novembre 2015

Er poverello ceco...

Post n°2309 pubblicato il 30 Novembre 2015 da valerio.sampieri
 

Er poverello ceco e su' moie e le quartora

Er poverello cecooo! Ah sì hai voja,
hai voja a pivolà, hai voja a piagne'...
Che te ciancotti? - Che gnisuno sfragne,
che non s'apprezza più st'artaccia boja!

E tu chiedela mejo, antro che smagne!
Azzittete, mignotta -Schiatta, boja.
Sto da jeri co 'n sordo de castagne,
e me voi vedé alegro co' sta joja?

Insinenta Turlogna è da 'n pezzetto
che m'abbrucia er pajone, che m'abbrucia,
e passa senza er solìto arispetto...

Occhio, ch'ecco er sor Marco er battiloro.
Er poverello cecooo!... Hai visto? bucia!
Mannaggia a un sacco de mortacci loro.

Giggi Zanazzo
1875 ?

 
 
 

A cchi vvo' llegge

Post n°2308 pubblicato il 30 Novembre 2015 da valerio.sampieri
 

La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877.
Di Luigi Ferretti

A cchi vvo' llegge

V'aricordate che dda regazzino
Tenevio sempre i' mmano sto libbretto,
Che Ddio sa cquante vorte avete letto
Fino che ssete stato piccinino?

Be', ariècchelo cqua sto libbrettino,
Ma... stampato 'ggni paggin'un pezzetto,
E ssotto poi pe ssoprappiù un sonetto
Che sserve a spiegà mmejo er Belarmino.

Ah! cquanto costa? Aspettate u' mmomento.
Vo' sapete conta, ppe cristallina!?
Be', 'sti sonetti quanti so'? Sso' ccento.

Du' centemisi l'uno,... e sso' ppe ggnente.
Vo' direte va bbe', ma la duttrina?
La duttrina nun val' un accidente.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877.

 
 
 

La verità

Post n°2307 pubblicato il 30 Novembre 2015 da valerio.sampieri
 

La verità

‘Na gavetta de granci giornalisti
che rajeno carote a chi li paga;
‘na voja de fregasse che s’allaga;
ingiustizie e spettacoli mai visti,

deputati magnoni e pagnottisti,
fregnacce d’agguantasse co’ la draga,
ministri frammassoni e camorristi
che nun fann’antro che ingrossà la piaga.

Conocchie, preti, gente che s’addanna,
strozzini, tasse, giudici vennuti...
e in fonno er vaticano che commanna.

Er merito che more su la paja
E la grolia che ghigna a li cornuti:
ecco le condizioni dell’Itaja.

Giggi Zanazzo
30 marzo 1893

 
 
 

Claudio Achillini 6 sonetti

Sei sonetti di Claudio Achillini

La dipartita

Ecco vicine, o bella tigre, l’ore
che tu de gli occhi mi nasconda i rai.
Ah, che l’anima mia non senti mai,
meglio che dal partir, le tue dimore!

Fuggimi pur con sempiterno errore:
sotto straniero ciel, dovunque, sai
che, quanto piú peregrinando vai,
cittadina ti sento in mezzo al core.

Ma potess’io seguir, solingo errante,
o sia per valli o sia per monti o sassi,
l’orme del tuo bel piè leggiadre e sante;

ch’andrei lá, dove spiri e dove passi,
con la bocca e col cor, devoto amante,
baciando l’aria ed adorando i passi.



La bionda scapigliata

Tra i vivi scogli de le due mammelle
la mia bella Giunon veggio destare
dal suo crinito ciel piogge e procelle,
prodighe d’oro e di salute avare.

Se mostra gli occhi o quelle poma belle,
piú ricco s’apre e piú fecondo appare,
mercé di due rubini e di due stelle,
quel ciel di stelle e di rubin quel mare.

Ma sia di scogli e di tempeste or pieno,
ch’io, dai venti d’amor sospinto e scorto,
vo’ navigar col core un sí bel seno.

Né tem’io giá di rimanere absorto,
poiché la sua tempesta è ’l mio sereno,
poiché gli scogli suoi sono il mio porto.



Lo sdegno nel bianco volto

Corteggiata da l’aure e dagli amori,
siede sul trono de la siepe ombrosa,
bella regina de’ fioriti odori,
in colorita maestá la rosa.

Superbo anch’ei per gli odorati onori,
mirasi il giglio al piè turba odorosa
d’ossequïosi e di devoti fiori,
e lo scettro ne vuole e non ha posa.

S’arman di spine e d’archi, e dánno segno
fra lor di guerra; alfin, prendon consiglio
d’esser consorti a la corona, al regno.

Cosí nel volto tuo bianco e vermiglio,
Filli, cangiato in imeneo lo sdegno,
veggio la rosa maritarsi al giglio.



L'antica amante fatta monaca

Quell’idolo mio dolce, a cui si rese
vinto il mio core, al ciel vinto si rende;
la beltá del suo volto il cor m’accese,
la beltá del suo core il cielo accende.

S’egli alle fiamme mie placido scese,
or tutto fiamma al paradiso ascende;
e s’egli a’ miei desir nulla contese,
8or nulla ancora al suo Fattor contende.

Vedrem quell’alma al suo signore ancella
sparsa in sospiri e seminata in pianto
animar di pietá povera cella.

Potessi anch’io per le sue preci intanto,
soggiogata ogni voglia a Dio rubella,
condur quest’ombra al primo sole accanto.



La mendicante

Sciolta il crin, rotta i panni e nuda il piede,
donna, cui fe’ lo ciel povera e bella,
con fioca voce e languida favella
mendicava per Dio poca mercede.

Fa di mill’alme, intanto, avare prede
al fulminar de l’una e l’altra stella;
e di quel biondo crin l’aurea procella
a la sua povertà togliea la fede.

- A che fa - le diss’io - sí vil richiesta
la bocca tua d’orïental lavoro,
ov’Amor sul rubin la perla innesta?

Ché se vaga sei tu d’altro tesoro,
china la ricca e prezïosa testa,
ché pioveran le chiome i nembi d’oro. -



Il ruscelletto nella villa Camaldoli, appartenente ad Annibale Marescotti

Tesse quest’ermo bosco, allor ch’ei fugge
a l’ombra di se stesso il raggio estivo,
un ricovro frondoso, anzi lascivo,
ove in sen di Lesbin Lidia si strugge.

Qui, se il Leon tra mille fiamme rugge,
mormorando sen vien limpido e vivo
dal fianco di quel monte un picciol rivo,
cui l’arsiccio terreno avide sugge.

Mira l’acqua gentil come s’affretta
e forma col suo corso un liquid’arco,
che d’immensa dolcezza il cor saetta.

Qui, di cure, Annibal, men venni carco;
ma, in quest’onda che tanto il cor m’alletta
sommergendo le cure, il cor ne scarco.

Claudio Achillini

 
 
 

Penna in carta

Post n°2305 pubblicato il 29 Novembre 2015 da valerio.sampieri
 

Penna in carta

Questo componimento potrebbe rientrare nella sezione Saggio di stile epistolare, di fatture, istanze ecc., che lo stesso Giggi Zanazzo inserirà nel IV vol. delle "Tradizioni popolari romane". La curiosità del poeta per le lettere spropositate o estrose scritte da persone ignoranti è molto vicina a quella di Gioacchino Belli che ha sonetti gustosissimi, in dialetto e in lingua, su tale soggetto: basterebbe ricordare La lettra de la commare del 26 settembre 1831 tra i sonetti Romaneschi

A BIAGIO SALVATORE Scultore egregio.
SCRIVE LUI.
Lì 29 marzo.
Cara amante,
Vi fo sapere che pottei sapere
che lei non mi potete più vedere,
e che sete ita a di che so' un seccante.
Dunque lasciamo andare 'ste parole;
intanto a 'ste parole nun ce credo.
Anzi doppo domani si la vedo
ce posso rifar pace quando vuole.
Si nun crede, me mandi una risposta,
So' il vostro scordatissimo
TANELLA.
Via della Lungaretta, ferma in posta
V'arisaluta tanto mi' sorella,
se vediamo e, scusate Maria mia,
der fojetto si è come se sia.
ARISPONDE LEI.
30 marzo.
Carissimo Ghetano.
Con gran piacere sappi che el curato
m' è arivato a metté la penna in mano,
e scrivo mejo assai de lo stampato.
M' aricomando poi come li Santi,
che nu venite più al portone mio,
perchè mi disse jerissera, zio
ch' ha inteso baccagha l'appigionanti.
Si domenica poi nun me vedete,
nun ve pijate pena; esco con Lella,
la cognata der fio de mi' sorella
che nu' lo so si voi la conoscete.
V'aspetto ar Fico tutte le matine
mi segno e so'
MARIA PIZZUTI (Fine).
30 marzo 1873

Il brano di Giggi Zanazzo ed il commento sono tratti da un sito dedicato alla poesia che riporta altre 81 poesie di Zanazzo.

 
 
 

Carpaneto e Jandolo

Er lupo e l’agnello

Un giorno er Lupo vorze cammià er vizzio
e bono bono s’accostò a ‘n Agnello
e je disse: "Oramai ciò più giudizzio;
viè, te fo véde er monno quant’è bello.
Saremo amichi, beveremo in pace
l’acqua fresca e anneremo pe li prati,
e allora sì che te farai capace
che queli tempi boja so passati.
La razza tua oramai po’ stà sicura:
sarò er difenzore de l’Agnelli..."
"Grazzie, però me resta la paura
che ce protegghi drento a li budelli".

Giorgio Carpaneto (Roma, 1923 – Roma, 31 luglio 2009)



Quello che vale

Quer che ha valore ar monno,
tièttelo bene a mente,
è sortanto l’amore e la bontà.
Tutto quer che se venne
o che te pòi comprà,
nun vale propio gnente!

Augusto Jandolo (Roma, 25 maggio 1873 – Roma, 11 gennaio 1952)
da Nojantri di Augusto Jandolo, illustrato da Duilio Cambellotti

 
 
 

La supprica a Su' Minenza

La supprica a Su' Minenza
 
All'E. Minenza Sua Reverendissima
Cardinale Peci
Ristanza p'arimedià, a la martufagna
L'infelice ristante sotoscrita
si trova in una estrema povertà.
Abbita l'infelice una soffita,
senza un buchetto da poter guardà.
Suplica la bontà di Sua E. Minenza,
magari per un picolo susidio,
per pagà el vino datoje a credenza,
sinnò comete qualche suvicidio.
L'infelice non manca di pregare
il Cielo che te possa far campare
tanta disgrazia eccetera...
Umilissima
MICCAROLI MARIA, L'Infilicissima
Roma lì 20 agosto '83
MICCAROLI MARIA, serva umilissima
Da casa, in Borgo Pio, 53

Note:
C'è uno scrivano in Borgo Pio che ne compila di simili per un soldo (Giggi Zanazzo). Gioacchino Pecci, nato a Carpineto nel 1810, fu papa Leone XIII (1878-1903). Seconda istanza (Ristanza) per scampare alla miseria (martufagna). Borgo è una contrada di Roma, nei pressi del Vaticano. Venne demolita in parte con gli altri Borghi. Trasse il nome da Pio IV che lo aprì nel 1561, provvedendo alle spese della lastricazione con una imposta speciale sul meretricio.
Il brano di Giggi Zanazzo (anch'esso inserito nel IV vol. delle "Tradizioni popolari romane") e le annotazioni sono tratte dal sito "poesie.reportonline.it".

Giggi Zanazzo
20 agosto1883

 
 
 

Lo cunto de li cunti

Lo cunto de li cunti (Il Pentamerone), di Giambattista Basile (1575 o 1566, morto nel 1632).
Le cinquanta novelle, scritte in napoletano e divise in cinque giornate (jornate) sulla falsariga del Decamerone, furono pubblicate postume a Napoli nel 1634/1636 e furono successivamente imitate, tradotte o rielaborate in tutta Europa, da moltissimi autori come Brentano, Wilhelm Grimm e Charles Perrault.
Le note, che ho poste tra parentesi quadre, sono quasi interamente di Benedetto Croce che realizzò una edizione della raccolta nel 1891.
L'estratto che pubblico costituisce l'inizio della novella intitolata "La vecchia scortecata".
Dopo questo breve estratto aggiungo alcuni proverbi usati dal Basile, tuttora vivi nella lingua napoletana.

Trattenemiento decemo de la Jornata primma.

Lo re de Roccaforte se nnammora de la voce de na vecchia. E, gabbato da no dito rezocato [Succhiato] la fa dormire cod isso. Ma, addonatose de le rechieppe [Grinze], la fa iettare pe na fenestra. E, restanno appesa a n’arvolo, è fatata da sette fate, e, deventala na bellissema giovane, lo re se la piglia pe mogliere. Ma l’autra sore, nmediosa de la fortuna soja, pe farese bella, se fa scortecare, e more.

No nce fu perzona a chi n’avesse piaciuto lo cunto de Ciommetella, ed appero no gusto a doi sole, vedenno liberato Canneloro e casticato l’uerco, che faceva tanto streverio de li povere cacciature. E, ntimato l’ordene a Iacova, che sejellasse co l’arme soje sta lettera de trattenemiento, essa cossì trascorze.

Lo marditto vizio, ncrastato co nui autre femmene, de parere belle, nce reduce a termene tale, che, pe nnaurare la cornice de la fronte, guastano lo quatro de la faccie; pe janchejare le pellecchie de la carne, roinano l’ossa de li diente; e, pe dare luce a li membre, copreno d’ombre la vista, che, nanze l’ora de dare tributo a lo tiempo, l’apparecchiano scazzimme [Cispe] all’nocchie, crespe a la facce e defletto a le mole. Ma, se merita biasemo na giovanella, che, troppo vana, se dace a sse vacantarie, [Vanità] quanto è chiù degna de castico na vecchia, che, volenno competere co le figliole, se causa l’allucco de la gente, la ruina de se stessa; comme so pe contareve, se me darrite no tantillo d’aurecchie.
S’erano raccorete [raccolte] drinto a no giardino, dove avea l’affacciata lo re de Roccaforte, doi vecchiarelle, ch’erano lo reassunto de le desgrazie, lo protacuollo de li scurce [Mostruosità], lo libro maggiore de la bruttezza. Le quale avevano le zervole scigliate e ngrifate [Irte], la fronte ncrespata e vrognolosa, le ciglia storcigliate e restolose [Spinose], le parpetole chiantute [Grosse] ed a pennericolo, l’uocchie guize e scarcagnate, la faccie gialloteca ed arrappata [Grinzosa], la vocca squacquarata [Allargata. La traduzione di Croce è qui poco efficace, secondo me.] e storcellata, e, nsomma, la varva [Barba] d’annecchia [capra], lo pietto peluso, le spalle co la contrapanzetta [Gobba], le braccia arronchiate, le gamme sciancate e scioffate [Zoppe e deboli], e li piede a crocco [A uncino]. Pe la quale cosa, azzò no le vedesse manco lo sole, co chella brutta caira, se ne stevano ncaforchiate drinto no vascio [Basso: abitazione a pian terreno] sotto le fenestre de chillo segnore. Lo quale era arredutto a termene, che non poteva fare no pideto senza dare a lo naso de ste brutte gliannole [Glandule; cancheri], che d’ogne poco cosa mbrosoliavano e le pigliava lo totano [Parlantina, brontolìo]; mo decenno ca no gesommino, cascato da coppa, l’aveva mbrognolato lo caruso, mo ca na lettera stracciata l’aveva ntontolato na spalla, mo ca no poco de porvere l'aveva ammatontato [Contuso] na coscia. Tanto che, sentenno sto scassone de dellecatezza, lo re facette argomiento, che, sotto ad isso, fosse la quintascienza de le cose cenede, lo primmo taglio de le carnumme mellese e l’accoppatura [Fior fiore] de le tennerumme. Pe la qualemente cosa, le venne golio dall’ossa pezzelle e voglia da le catamelle [Midolle] de l’ossa de vedere sto spanto e chiarirese de sto fatto. E commenzaje a jettare sospire da coppa a bascio, a rascare [Spurgarsi] senza catarro, e, finalemente, a parlare chiù spedito e fora de diente, decenno: «Dove, dove te nascunne, giojello, sfuorgio, isce bello de lo munno? Jesce jesce, sole, scaglienta, mparatore [Canzone, per la quale v. princ. G, IV, Il Serio dice che «se canta da li peccerille senza abballo, quanno è male tiempo e l’aria sta ntrovolata» (Lo Vernacchio, Nap., 1780, pp. 48-9), Vfr, Imbriani e Casetti, Canti popol. della prov. merid. (Torino, 187l-2; II, 194-7)]! Scuopre sse belle grazie, mostra sse locernelle de la poteca d’ammore, caccia ssa catarozzola, banco accorzato [Che ha molto concorso] de li contante de la bellezza!, non essere accessi scarzogna de la vista toja!, apre le porte a povero farcone [Giuoco, pel quale v. princ. G, II]!, famme la nferta, si me la vuoi fare [Il Del Tufo, parlando del capodanno, dice che in quella «notte senti mille spassi e contenti, Come molti cantare: Fance la nferta se nce la vuoi fare!, Sentendo a tutte l’ore: Fance la nferta e fanla de bon core, Che pozzi fa nu figlio mperatore! Gli altri puttin con voce dolce e lieta: Mittete mano a la vorza de seta. Che te ce pozza crescer la moneta!» (ms. c., f. 86). Cfr. variante in Molinaro del Chiaro {GBB, I, 4)]!, lassame vedere lo stromiento, da dove esce ssa bella voce!, fa che vea la campana, da la quale se forma lo ntinno [Tintinnìo, rintocco]!, famme pigliare na vista de ss’auciello!, non consentire, che, pecora de Ponto [«Absinthi genera plura.... Ponticum, e Ponto, ubi pecora pinguescunt illo, et ob id sine felle reperiuntur» (Plin., Hist. nat.XXVII, 7). Cfr., Liebr., Anm., I, 403], me pasca de nascienzo [Assenzio], co negareme lo mirare e contemprare ssa bellezzetudene cosa!» Cheste ed autre parole deceva lo re; ma poteva sonare a grolia, cà le vecchie avevano ntompagnato l’aurecchie; la quale cosa refonneva legne a lo fuoco.

Proverbi.

"A pazze e piccerille Dio l’aiuta" (La provvidenza assiste i fanciulli e gli insani di mente)
"Passa crapa zoppa si nu trova chi la ‘ntoppa" (La capra zoppa trova sempre ulteriori ostacoli)
"L’ommo propone e Dio dispone" (L’uomo propone e Dio dispone)
"Pazzo è chi contrasta con le stelle" (E’ pazzo chi combatte contro le stelle)
"Ca giova sempe essere cortese" (E’ sempre opportuno essere cortesi)
"‘A ‘mmiria, figliu mio, se stessa màcera" (Figlio mio, ricorda che l’invidia distrugge anche se stessa)
"Figlio de la ‘mmiria è ‘o crepacore" (Figlio dell’invidia è il crepacuore)
"Nisciunu male fuie mai senza castigo" (Nessun male è senza castigo)
"A bella zita ‘n chiazza se marita" (Una bella ragazza trova marito in piazza)
"Chi fa bene, sempe bene aspetta" (Chi fa del bene, riceve del bene)
"Chi ‘ntroppeca e nun cade, avanza de cammino" (Chi incespica e non cade, va avanti)
"Quanno l’ommo meno se l’aspetta, ‘e ggrazie soie te fa chiovere ‘o Cielo" (La fortuna arriva, quando meno te lo aspetti)
"A chella casa ca nun sì ‘mmitato, nun ce accustà ca ne sì cacciato" (Se non sei invitato, non ti presentare altrimenti verrai cacciato)
"Nun ha lu ddoce a caro chi provato non ha, prima , l’amaro" (Non apprezza il dolce, chi prima non ha assaggiato l’amaro)
"Quanno lu malanno vò venire trase pure p’ ‘e ssenghe de la porta" (Quando deve venire una malattia, s’infila perfino dalle fessure della porta)
"Vene cchiù int’ a ‘n’ora che in cinet’anne" (Arriva più in un ora, che in cento anni)
"‘A pena de ‘n ommo tristo assaie tricare pote, ma nun manca maie" (Le pene di un uomo malvagio, possono tardare, ma non mancano mai)
"Dio manna ‘ e bbiscotte a chi nn’ ha ‘e diente" (Dio dona i biscotti a chi non ha denti. In romanesco si dice "chi cià er pane, nun cià li denti")
"Che sempe cu lu tiemp e cu la paglia vide che s’ammaturano li nnespole" (Con il tempo e la paglia, maturano le nespole)
"Chi sputa ‘n cielo le ritorna ‘n faccia" (Chi sputa in cielo gli ritorna in faccia)
"O cane scuttato ‘a ll’acqua càura, tene paura pure ‘e ll’acqua fredda" (Il cane che si è scottato con l’acqua calda, ha paura anche dell’acqua fredda)
"N’ora de cuntiente fa scurdare mille anne de turmiente" (Un’ora di gioia fa dimenticare mille anni di sofferenza)
"‘A votte chiena e ‘a mugliera ‘mbriaca" (La botte piena e la moglie ubriaca)
"Chi nun ave pietà, pietà nun trova" (Chi non ha pietà, non trova pietà)
"Sempe che può, fa bene e scordatenne" (Se hai possibilità fai del bene e poi dimenticatene)
"Ogni giudizio umano è fauzo e stuorto" (Ogni giudizio umano è falso e distorto)
"Figlia de la superbia è la ruvina" (Figlia della superbia è la rovina)
"‘A forbice è sora carnale d’ ‘a mala lengua" (Le forbici sono paragonabili alle cattive dicerie).

 
 
 

Seguenza Santivangelio

Seguenza Santivangelio

Cristoggesummaria, ma che disdetta,
che sperpetua st'annata, che miseria!
Si Cristo nun ce mette 'na pecetta
qui famo quarche buggera, ma seria.

Se tratta che la gente poveretta
nun guarda er pane in faccia, sora Cleria;
io puro nu' sto sempre a la crocetta?
nu' me vedete che schizzo materia?

E' 'na cosa, 'na cosa! .. le patate
se discore che stanno venti muecchi
la dicina, sinnò nu' le cacate;

L'indìvioletta un sordo un par de mazzi
indove s'è mai visto? e semo vecchi!
Si seguita accusì, magnamo cazzi...

Fa seguenzia santi vangeli, digiunare (dalla crocetta che si fa il prete sulla bocca, quando nella Messa dice: Sequentiate sancti Evangelii..')
E' un modo proverbiale registrato dallo Zanazzo.

Giggi Zanazzo
29 febbraio 1880.

 
 
 

Le corrispondenze amorose

Post n°2300 pubblicato il 28 Novembre 2015 da valerio.sampieri
 

Le corrispondenze amorose

Lui se firma Mughetto e lei Viola,
je scrive sur giornale, lo so io:
ma nun parlate, pe' l'amor de Dio,
che me dà la licenza a la spagnola (1).

Se paga du' bajocchi la parola;
un giorno che je scrisse: Idolo mio!
Aspetterotti, Bacerotti, addio,
sai quanto spese? Mezza lira sola.

Lui, prima, annava a casa; dar momento
ch'er boccio (2) se n'accorse, cominciorno
a daje co' l'avvisi a pagamento.

E mó er marito manco se l'immaggina
che queli dua, co' pochi sòrdi ar giorno,
je metteno le corna in quarta paggina.

Note:
1 Licenziamento immediato.
2 Che il vecchio (il marito).

Trilussa

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

frank67lemiefoto0giorgio.ragazzinilele.lele2008sergintprefazione09Epimenide2bettygamgruntpgmteatrodis_occupati3petula1960mi.da2dony686giovanni.ricciottis.danieles
 
 

ULTIMI POST DEL BLOG NUMQUAM DEFICERE ANIMO

Caricamento...
 

ULTIMI POST DEL BLOG HEART IN A CAGE

Caricamento...
 

ULTIMI POST DEL BLOG IGNORANTE CONSAPEVOLE

Caricamento...
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963