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Messaggi del 19/11/2014

Gaspara Stampa

Post n°651 pubblicato il 19 Novembre 2014 da valerio.sampieri
 
Foto di valerio.sampieri

Il suo ritratto, dipinto già dal famoso Guercino, ci mostra una delle più avvenenti e leggiadre donzelle che nate sieno sott’al cielo di Padova. Da genitori agiati e nobili venne a luce l’anno 1523, e passò con essi a fermar sua dimora in Venezia. Qui sino da giovanetta comparve maestra nel suono del liuto e della vivuola, e crebbe poi nell’amor degli studi, e soprattutto di quelli della lingua natia e della greca e della latina.

Gli aurei suoi costumi, le rare sue forme inspiravano in ognuno, che le si avvicinava, rispetto e tenerezza; e quando prese a scrivere in rima, lasciò tosto scorgere certo modo di comporre affettuoso e tenero, che non può dar che natura raggentilita dall’arte; sicchè degna di andar del pari co’ più illustri poeti s’avvisarono il Varchi fra gli antichi e 'l Tiraboschi fra i moderni di dichiararla. In età di 26 anni erasi invaghita di Collaltino di Collalto, spirito gentile, di signoril aspetto, di nobilissimo tratto; il quale per tre anni vivamente le corrispose; ma passato in Francia a guerreggiare sotto Arrigo II, non tornò poi in Italia che per giurare altre nozze. Tanta è stata per questo evento la perturbazione di animo della donzella, che presto infermò, ed, o fosse forza del morbo crudele e penoso, o effetto di disperato veleno, nel trentesimo suo anno compiè miserabilmente i suoi giorni.

Sott’al nome di Anassilla la Saffo de’ nostri dì, alta Guasparra facea pervenire all’incrudelito suo amante le più lamentevoli querele, che ci rimasero a stampa per le pietose cure di sua sorella Cassandra, la quale le pubblicò postume, dirigendole a monsignor Giovanni della Casa. Ci serbò essa anche la Lettera colla quale Gaspara indirizzò un giorno a Collaltino tutte le sue scritture raccolte in fascio, dov’è pur commovente il leggere: Perchè le mie lettere e rime non han potuto una per una non pur farvi pietoso verso di me, ma farvi nè anco cortese di scrivermi una parola, vedrò se io possa per tutte insieme ottenere almeno un sospiro, il quale rinfreschi la memoria della vostra dimenticata e abbandonata Anassilla.

Tratto da: Alcuni ritratti di donne illustri delle provincie veneziane (1826) di Bartolommeo Gamba.

L'immagine del titolo è tratta da: Maria Bandini Buti, Enciclopedia biografica e bibliografica italiana: poetesse e scrittrici (Roma, 1942), vol. 2, p. 279.

 
 
 

Veronica Franco

Post n°650 pubblicato il 19 Novembre 2014 da valerio.sampieri
 
Foto di valerio.sampieri

Tra le Veneziane del secolo XVI questa leggiadra donna puossi giudicare l’Aspasia. Nata nel 1553, crebbe in non ordinaria avvenenza, in ispirito, in cultura, in leggiadria; fregi tutti de’ quali appresso abusò accalappiando gl’incauti, e cantando troppo lubricamente di amori. Era la sua casa aperta alla gioventù più dedita a’ dissipamenti, sì però, che chi volea trovarsi più ricco di sue benigne parole dovesse andare più provveduto non dei doni della fortuna, ma di quelli dello spirito e dello ingegno. Tale dovette essere Marco Veniero patrizio, con cui, soggiornando in Verona, gareggiò la Franco nel comporre quei saporiti versi che ci restano tuttavia. Arrigo III al suo ritorno dalla Polonia per passare in Francia, giunto a Venezia l’anno 1574, avendo voluto visitarla ne restò sì preso, e n’ebbe tale martello al cuore, che non seppe di Venezia partire senza portar seco le sue sembianze effigiate dal Tintoretto. Ma nel più bel fiore de’ suoi dì, e fra le tresche e i convitti, sentissi Veronica d’improvviso inspirata dal cielo a lasciare una vita troppo ravviluppata nel fango mondano, e, dato tosto bando alle dissipazioni, si accinse a segnalarsi in opere di fervor religioso, nel che riuscì esemplarissima. Il pio ricovero del Soccorso, destinato ad accogliere le donne macchiate delle peggiori brutture, fu da lei instituito, e colle sue largizioni sostenuto. Ebbe molti figliuoli. Non si sa l’anno della sua morte, che credesi accaduta verso il finire del secolo. Nelle Terze Rime di lei, che ci rimangono, scorgesi certa spontanea ubertà, che forma la maniera più dilettevole del suo scrivere. Non diremo lo stesso delle sue Lettere di argomento amoroso. Fredde e concettose le avrà forse riputate anche Michele Montaigne, il quale nel suo Viaggio d’Italia scrive che, trovandosi egli a Venezia, l’autrice gliele mandò in dono il dì nove di novembre 1580, e che con due scudi ne regalò il portatore. Le sfacciate Rime di Veronica furono dedicate ad un duca di Mantova, e le Lettere ad un cardinale d’Este. Tanta licenza si abborrirebbe nella civiltà d’oggidì!

Tratto da: Alcuni ritratti di donne illustri delle provincie veneziane (1826) di Bartolommeo Gamba.

L'immagine del titolo è tratta da: Gamba, Bartolomeo, Alcuni ritratti di donne illustri delle provincie veneziane (Venezia: Tipografia di Alvisopoli, 1826), p. 22. Il quadro del Tintoretto è reperibile in questa pagina.

Si veda anche la biografia in inglese curata da Margaret F. Rosenthal, The University of Southern California, 2003.

Sul blog Bibliofilo Arcano ho raccolto i 16 sonetti della raccolta delle rime di Veronica Franco, famosa soprattutto per le sue Terze rime, come precisa anche Bartolommeo Gamba.

 
 
 
 
 

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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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