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Messaggi del 03/10/2015

La storia der monno 3

Post n°2074 pubblicato il 03 Ottobre 2015 da valerio.sampieri
 

La storia der monno

XI

E fece er Padreterno un ber giardino
co’ boschi, co’ funtane e verdi prati;
nell’aria sprofumata ar gersomino
volaveno l’ucelli ammaestrati;

cresceveno porchetta e rosmarino,
facioli co’ le cotiche stufati;
cresceveno le vigne e c’era un vino
assai mejo de quelli prelibbati.

Adamo ed Eva, senza patimenti,
in mezzo a ’sta ricchezza americana,
staveno come principi, cuntenti,

annanno a spasso la giornata sana,
e sbafaveno senza comprimenti
perché, a quer tempo, nun c’era la grana.

XII

Se ne staveno gnudi, in mezzo ar sole,
grattannose le panze soddisfatti;
mo pijaveno pesci e mo viole,
mo cantaveno forte, come matti

ballaveno facenno capriole.
E l’angeli lavaveno li piatti.
Abbasta. Nun sprecamo più parole!
Faceveno la vita de du’ gatti.

Sotto ar cèlo sereno e mai oscuro
ogni tanto trovaveno ’na stella,
ogni tanto sonaveno er tammuro;

mo giocaveno a morra, a acchiapparella,
a briscola, a scopone, a battimuro,
certe vorte faceveno la bella.

XIII

Ma, in mezzo a tanta pace, ecco er serpente.
Aspettava, ’sto brutto snaturato,
che l’omo ce cascasse e, come gnente,
strisciava a modo suo, dentro ner prato.

Poi fece, dice: - Adamo! - E lui: - Presente!
- Adamo, - fece - vedi? Che peccato
sciupà’ quer pomo che sta lì pennente!
Acchiappelo! Sarai re der creato!

- Eh, - fece Adamo - me l’acchiapperebbe,
ma er Padreterno mio nun lo permette.
- Acchiappelo lo stesso! Che sarebbe?

Mica te vede. - E poi? Chi ce se mette
cor Padreterno? Che succederebbe?
A me me metterebbe le manette!

XIV

Er pitone, pe’ gnente scoraggiato,
penzò ’n’antra furbizia e, co’ ’na tigna
degna de lui, se fece più sfinato;
annò da lei e co’ lingua maligna:

- Eva! - je disse lui, tutto smielato -
Eva! Bellezza de tutta la vigna!
Pijete er pomo che nun è peccato.
Assaggia er pomo inzieme co’ la pigna. -

E quella gran fregnona, a ’ste parole,
rimase tutta quanta sconturbata.
Er diavolo fa quello che vòle

de ’na povera donna maritata;
sibbene, ar giorno d’oggi, co’ le scòle,
la donna è più ’struita e navigata.

XV

E dunque Eva penzò: «Beh! Dopo tutto
è ’n arbero de mela, eguale eguale
a tutti quanti l’arberi de frutto.
Che se chiama rubbà’? Che c’è de male?

’Na mela! E mica è ’n etto de presciutto!
Che sarà mai ’na mela? Ma che vale?
Dimanno e dico io: co’ che costrutto
io dovrebbe fenì’ sur tribbunale?

’Na mela! A che je serve ar Padreterno?»
E, dettunfatto, arzò la mano e - via! -
staccò la mela e tutto quanto er perno

e curse dar marito: - Adamo! Pija! -
je strillò come avesse fatto un terno.
- Magna ’sta mela ch’è ’na sciccheria!

Gustavo Quadrini
Tratti da: La storia der monno
Cento sonetti spubbricati ner 1962

 
 
 

De claris mulieribus 33

CAPITOLO XXXIII.
Cassandra, figliuola di Priamo.

Cassandra fu figliuola di Priamo, re di Troja: e questa, secondo che affermano alcuni, ebbe scienza d’augurj acquistata per istudi, ovvero per dono di Dio, ovvero piuttosto per diabolico inganno: ma questo non è assai certo. Nondimeno è affermato da molti, che molto innanzi ch’Elena fusse rubata per l’andata di Paris, più volte predisse con chiare parole la venuta d’Elena, lo lungo assedio di Troia, ultimamente la morte di Priamo, e la disfazione d’Ilion: e per questo non essendo credute sue parole dal padre, dicesi, che i frategli la gastigavano con busse. E da questa fu fatta finzione d’una favola: cioè, che ella era amata da Apollo, e richiesta in suo adulterio; il quale, dicono che ella gli promise, se egli innanzi le desse scienza del futuro: avendola ricevuta, negando la promessa, e Apollo non potendole torre quello che le avea dato, dicono, che egli giunse al dono, che niuno credesse quello che ella dicesse: e così avvenne, che suo detto era creduto come di una matta. E questa isposata a nobile giovane chiamato Corebo, perdè quel marito per la guerra, innanzi che ella lo menasse a suo matrimonio. E finalmente nella preda di Troja toccò per serva ad Agamennone, al quale, menandola a Micene, predisse la morte, e gli agguati apparecchiati contro di lui da Clitennestra. Alle cui parole non essendo data fede, dopo molti pericoli arrivò a Micene; e Agamennone pel tradimento di Clitennestra fu morto, e ella ancora fu morta di comandamento di Clitennestra.

Giovanni Boccaccio

De claris muljeribus
VOLGARIZZAMENTO
DI MAESTRO DONATO ALBANZANI DA CASENTINO
[ca. 1336 - fine secolo XIV]

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 26/04/2008
 

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