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Messaggi del 15/08/2016

Lemme lemme

Post n°3044 pubblicato il 15 Agosto 2016 da valerio.sampieri
 

Lemme lemme

Annavo camminanno lemme lemme,
pensanno sur però, perché, pe' ccome ...
er tempo se n'annava via siccome
sembrava stassi a annà a Ggerusalemme!

A 'n certo punto dico: "Aho, 'ndo stai?"
Cammini e ppensi e nun te smove gnente;
tu ggiri attorno come 'n deficente
e nun t'accorgi che stà' ffà e ndò vai?!"

La vôi sapé 'na cosa? Mica è strano
ch'esci de testa mentre stai a rifrette,
te sveji e ddichi "Oh? Ma só 'n mmarziano?!".

Poi, quanno ce ripenzi a mente carma,
vedi l'ommini e ssó' ccome marionette,
ner mentre vanno a ddiventà 'na sarma!

Valerio Sampieri
15 agosto 2016

 
 
 

La Verità

La Verità

La Verità è ccom'è la cacarella,
che cquanno te viè ll'impito (1) e tte scappa
hai tempo, (2) fijja, de serrà la chiappa
e stòrcete (3) e ttremà ppe rritenella.

E accusí, ssi la bbocca nun z'attappa,
la Santa Verità sbrodolarella (4)
t'essce fora da sé dda le bbudella,
fussi tu ppuro un frate de la Trappa. (5)

Perché ss'ha da stà zzitti, o ddí una miffa (6)
oggni cuarvorta sò le cose vere?
No: a ttemp'e lloco d'aggriffà ss'aggriffa. (7)

Le bbocche nostre Iddio le vò ssincere,
e ll'ommini je metteno l'abbiffa?
No: ssempre verità: ssempre er dovere.

Note:
1 Impeto.
2 Hai bel fare di, etc.
3 Storcerti.
4 Sgocciolante.
5 Che ha voto di silenzio.
6 Menzogna.
7 Aggriffare è tirare una palla da terra, in modo che, descritta la sua parabola, cada precisamente sopra un punto in cui si vuole che si arresti senza trascorrere.

Giuseppe Gioachino Belli
Roma, 11 febbraio 1833
(Sonetto 888)

Note [Teodonio]:
1 cacarella: diarrea. - 4 ppe ritenella: per ritenerla. - 8 Fossi tu anche un frate trappista. - 10 Tutte le volte che le cose sono vere - 14 ll'abbiffa: la biffa (sigillo)

Note [VS]:
Il sonetto è riportato anche in "Nun sai c'a lo spedale ce se more?" (Newton Compton, 1994, pag. 10), Marcello Teodonio scrive: "Lo sconveniente e sorprendente paragone iniziale è tipico dello stile comico in cui è consentita la contaminazione fra alto e basso: qui fra la volgarità di una malattia vergognosa e la sublimità di un concetto tanto importante da essere scritto con l'iniziale maiuscola. La fedeltà al vero è uno dei concetti fondamentali della poetica (e della vita) di Belli, in corrispondenza con Porta (in Il romanticismo, al verso 166, si legge lo stesso accostamento fra la verità e defecazione), con Manzoni e la sua adesione al "santo vero", e con Leopardi e la sua desolante scoperta dell' "arido vero".".

 
 
 

Miòdine, Indice

Post n°3042 pubblicato il 15 Agosto 2016 da valerio.sampieri
 

Carlo Alberto Zanazzo - Miòdine
Poeti di Orazio, Roma, 1953, pagg. 44+XX

Carlo Alberto Zanazzo (Roma, 1901-1975), amico di Pettrich, fu, come lui, dirigente di banca e visse in diverse città rientrando poi definitivamente a Roma. Inizialmente poeta in lingua, Zanazzo scelse il dialetto come mezzo di espressione a lui più congeniale. La sua prima raccolta poetica Assaggio, è del 1946 ed è ancora molto acerba, totalmente immersa nel gretto ambiente dialettale romano. Le due raccolte che seguirono però, e cioè Miòdine e Bellidenti, segnarono una svolta decisiva nel suo iter poetico. Ciò che colpisce in Zanazzo è soprattutto la novità dei temi e la laboriosa ricerca linguistica. "Singolare poesia", scrive Giancarlo Vigorelli su La Fiera Letteraria, "che ha nel sangue un fondo popolare schietto, rozzo persino, de còre".
Da "La poesia romanesca di Corazzini, Bravi, Pettrich e C.A. Zanazzo", Un saggio di Rosangela Zoppi

Indice:

Prima parte
Superbia
Tramontana de marzo
Mamma Roma
Sogno de madre
Er poeta sincero
Foco che cova sotto a la cenere
C'è grannezza e grannezza

Seconda parte
Quer filo d'erba vassallo
Partenza senza ritorno
Povero braccio cionco
Lucia
Un caso de morte
È vero che tu m'hai sfamato
Accidia
Via de la penitenza

Salvo Partenza senza ritorno e Tramontana de marzo che sono rispettivamente degli anni 1946 e 1947 (apparvero in Assaggio 1948), tutte le altre poesie sono degli anni 1949-1953.

 
 
 

Glossarietto belliano

Il presente glossarietto è basato sulle note al sonetto "La vita dell'Omo", pubblicato al post 3040.

42 sonetti di Giuseppe Gioachino Belli in "Nun sai c'a lo spedale ce se more?" (Newton Compton, 1994), a cura di Marcello Teodonio. In copertina, "La Madonna delle Nevi ai Monti", 1834, di Achille Pinelli.

A la puzza
Nell’utero, vicino all’intestino. [Gibellini]
T1-0781, La vita dell’Omo: "La vita dell’Omo /// Nove mesi a la puzza: poi in fassciola / tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni:"

Abbeccè
Abiccì [VS]. Abbecedario. [Gibellini] A bi ci, noviziato dell’arte. [Belli]
T1-0781, La vita dell’Omo: "Poi comincia er tormento de la scola, / l’abbeccè, le frustate, li ggeloni, / la rosalía, la cacca a la ssediola,"
T1-0944, S.P.Q.R.: "me le trovavo sempre appiccicate / drent’in dell’abbeccé ttutte in un mazzo. // Un giorno arfine me te venne l’estro"
T2-1615, La modestia in pubbrico: "scerte galantaríe, scerte vertú / da fà rrestà Ssantaccia all’abbeccè."

Arte
Lavoro [Teodonio]. Mestiere [Gibellini]. IL termine "arte" si ritrova almeno 91 volte nei sonetti di Belli, in varie accezioni, tra le quali ci sono "arte" e "alte" (aggettivo femminile). [VS]
Libbro dell'Arte - Libro di sorti, che, contenente i 90 numeri del lotto, a ciascun numero sono attribuite varie classi di nomi di cose, persone od azioni. Questo è il famoso libro de’ rapporti tra le cose e idee anche astratte ed i numeri del lotto, libro adornato da orride figuracce di arte o mestieri, corrispondenti ad altrettante cifre della serie giuocabile: libro finalmente che san leggere per miracolo anche gl’illetterati. [Belli]
T1-0781, La vita dell’Omo: "e un po’ de scarlattina e vvormijjoni. // Poi viè ll’arte, er diggiuno, la fatica, / la piggione, le carcere, er governo,"

Cratura in fasciola
Il bambino in fasce dicesi sempre cratura in fassciola. [Belli]
T1-0781, La vita dell’Omo: "La vita dell’Omo /// Nove mesi a la puzza: poi in fassciola / tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni:"
T1-0336. La stragge de li nnoscenti: "de scannà tutte quante in ne la gola / le crature de nascita in fasciola, / fu pe ttutta Turchia propio un tumurto."
T2-1463, La cratura in fassciòla: "La cratura in fassciòla /// Bbella cratura! E cche ccos’è? Un maschietto? / Me n’arillegro tanto, sora Mea."

Crino
Canestro in forma di campana, aperto in alto e nella base, entro cui si pongono i bambini, che lo spingono col petto e tengonsi ritti in esso nel camminare. Crino è quel cesto a campana, entro cui si pongono i bambini, perché si addestrino a camminare di per se stessi, senza cadere. [Belli]
T1-0781, La vita dell’Omo: "tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni: / poi p’er laccio, in ner crino, e in vesticciola, / cor torcolo e l’imbraghe pe ccarzoni."
T1-0878, Er Venardì Ssanto: "che sse fanno, pe ddillo in du’ parole, / de leggno, ferro, canna, crino e ppelle. // Er chiasso che cce fâmo è stato un voto"
T2-1662, Er pupo: "Tenello tutto er zanto ggiorno in braccio! / Mai volé stà in ner crino! mai p’er laccio! / Io nu ne posso ppiú: ssò ppropio stracca."
T2-1899, Le grazziette de Mamma: "Le grazziette de Mamma /// Forca, leva dar crino sta cratura: / mòvete, che tte stroppi in zempiterno."

Diggiuno
Digiuno ecclesiastico che principia all’anno ventunesimo. [Belli]. Digiuno ecclesiastico [Teodonio].volte questo termine, in questa accezione. Belli usa 13
T1-0781, La vita dell’Omo: "e un po’ de scarlattina e vvormijjoni. // Poi viè ll’arte, er diggiuno, la fatica, / la piggione, le carcere, er governo,"

Fasciola
Il bambino in fasce dicesi sempre cratura in fassciola. [Belli]
T1-0781, La vita dell’Omo: "La vita dell’Omo /// Nove mesi a la puzza: poi in fassciola / tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni:"

Frustate
Punizioni corporali, ancora impartite dai pedagoghi. [Gibellini]
T1-0781, La vita dell’Omo: "Poi comincia er tormento de la scola, / l’abbeccè, le frustate, li ggeloni, / la rosalía, la cacca a la ssediola,"
T1-0944, S.P.Q.R.: "M’aricordo però cche dda regazzo, / cuanno leggevo a fforza de frustate, / me le trovavo sempre appiccicate"

Imbraghe
Braghe [Teodonio]. Imbragature, panni fissati alla vita come brache. [Gibellini]
T1-0781, La vita dell’Omo: "poi p’er laccio, in ner crino, e in vesticciola, / cor torcolo e l’imbraghe pe ccarzoni. // Poi comincia er tormento de la scola,"

Istate
Estate. 27 occorrenze nei sonetti di Belli. [VS]
T1-0781, La vita dell’Omo: "lo spedale, li debbiti, la fica, // er zol d’istate, la neve d’inverno... / E pper urtimo, Iddio sce bbenedica,"

Laccio
Cinghia attaccata dietro le spalle de’ bambini per sorreggerli ne’ loro primi mesi di cammino. Può presso a poco paragonarsi al tormento della corda. Il laccio che loro [ai bambini] si attacca dietro le spalle, onde sorreggerli nel camminare. [Belli]. Laccio: Dunque: laccio a Roma, lacci a Pistoia, falde a Firenze, dande a Siena, caide ad Arezzo, dgne a Lucca, e chi più n'ha, più ne metta. [Morandi]
T1-0781, La vita dell’Omo: "tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni: / poi p’er laccio, in ner crino, e in vesticciola, / cor torcolo e l’imbraghe pe ccarzoni."
T2-1662, Er pupo: "Tenello tutto er zanto ggiorno in braccio! / Mai volé stà in ner crino! mai p’er laccio! / Io nu ne posso ppiú: ssò ppropio stracca."
Naturalmente, il termine viene usato anche da Belli nel comune significato di "laccio".
T1-0359, Er ricordo: che jj’arreggeva er Cristo accap’alletto, / impiccato pe un laccio ar collarino. // E vva’ cche smania aveva a sto ggiuchetto,"
T2-1343, Er zor Giuvanni Dàvide: "Un ladro che sse ttrovi, poverello, / cor laccio ar collo e ’r boja su le spalle / si in quer punto j’annassi pe le palle"
T2-2272, La povera sciorcinata: "Sin che ppòi dajje da arrotà li denti / te li porti p’er laccio, te li porti: / ma, ggnente-ggnente poi che sse sò accorti"

Lattime
Croste lattee. [Teodonio] [Gibellini]
T1-0781, La vita dell’Omo: "Nove mesi a la puzza: poi in fassciola / tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni: / poi p’er laccio, in ner crino, e in vesticciola,"

Rosalìa
Rosolia [Gibellini].
T1-0781, La vita dell’Omo: "l’abbeccè, le frustate, li ggeloni, / la rosalía, la cacca a la ssediola / e un po’ de scarlattina e vvormijjoni."

Sbaciucchi
Baci dati con insistenza. Sbaciucchi, sbaciucchiamenti, sbaciuccare, son tutti vocaboli indicanti «il molto e assiduo baciare». [Belli]
T1-0781, La vita dell’Omo: "Nove mesi a la puzza: poi in fassciola / tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni: / poi p’er laccio, in ner crino, e in vesticciola,"
T1-0693, Li sbasciucchi: "Li sbasciucchi /// Vedi: cuer Chiricozzo sciorcinato / mó bbasciava la man’ar Zagrestano:"
T2-1713, La riliggione der tempo nostro: "cene a ppunta d’orloggio, ozzio de festa, // scampanate, sbasciucchi, picchiapetti, / parme, reliquie, medajje, abbitini,"

Sediola
Seggetta [Teodonio]. Seggetta per i bisogni corporali. [Gibellini]
T1-0781, La vita dell’Omo: "l’abbeccè, le frustate, li ggeloni, / la rosalía, la cacca a la ssediola / e un po’ de scarlattina e vvormijjoni."
Mettere alla sediola: «Porre i bambini al comodo»: lo che dalle madri non si fa sempre per occorrenza, ma spesso per essere più libere nelle loro faccende, ecc. [Belli]
T1-0336, La stragge de li nnoscenti: "Le madre lo pijjorno pe ’n’insurto: / e mmettenno li fijji a la ssediola, // fasceveno dí mmesse a Ssan Nicola;"

Spedale
Ospedale. Al singolare o plurale sono 40 le occorrenze nei sonetti del Belli.
T1-0781, La vita dell’Omo: "la piggione, le carcere, er governo, / lo spedale, li debbiti, la fica, // er zol d’istate, la neve d’inverno..."

Torcolo
Salva-capo contro le cadute. [Belli] Cercine [Teodonio]. «Guancialetto di forma circolare che si pone in capo ai bambini per riparo delle percosse nelle cadute» (Chiappini). [Gibellini]
T1-0781, La vita dell’Omo: "poi p’er laccio, in ner crino, e in vesticciola, / cor torcolo e l’imbraghe pe ccarzoni. // Poi comincia er tormento de la scola,"

Vesticciola
Veste indossata da tutti i bambini, anche maschi. [Gibellini]
T1-0781, La vita dell’Omo: "tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni: / poi p’er laccio, in ner crino, e in vesticciola, / cor torcolo e l’imbraghe pe ccarzoni."
T1-0793, Li teatri de mó: "e imparatte a l’ammente l’abbichino! // Llí ppoi come un pupetto in vesticciola, / sbarrato fra ddu’ tavole e un cusscino,"

Vormijoni, Vvormijjoni
Vormiglioni: vaiuolo. [Belli]. Morbillo [Gibellini]
T1-0781, La vita dell’Omo: "la rosalía, la cacca a la ssediola / e un po’ de scarlattina e vvormijjoni. // Poi viè ll’arte, er diggiuno, (7) la fatica,"
Vormijjoni: altra grafia per "Il vajuolo arabo. Si allude all’abolizione fatta da Leone xii dell’istituto di vaccinazione ecc., ed allo scioglimento de’ sudditi della Chiesa dall’obbligo di esibirgli i loro figliuoli." [Belli]
T1-0014, Ar dottor Cafone: "Sor cazzaccio cor botto, ariverito, / ve pozzino ammazzà li vormijjoni, / perché annate scoccianno li cojjoni"
T2-1229, Er linnesto: "c’ha llibberato li nostri fijjoli / da st’innoccolerie3 de vormijjoni. // Vedi che bell’idee da framasoni"

 
 
 

La vita dell’Omo

La vita dell’Omo

Nove mesi a la puzza: poi in fassciola (1)
tra sbasciucchi, (2) lattime e llagrimoni:
poi p’er laccio, (3) in ner crino, (4) e in vesticciola,
cor torcolo (5) e l’imbraghe pe ccarzoni.

Poi comincia er tormento de la scola,
l’abbeccè, le frustate, li ggeloni,
la rosalía, la cacca a la ssediola,
e un po’ de scarlattina e vvormijjoni. (6)

Poi viè ll’arte, er diggiuno, (7) la fatica,
la piggione, le carcere, er governo,
lo spedale, li debbiti, la fica,

er zol d’istate, la neve d’inverno...
E pper urtimo, Iddio sce (8) bbenedica,
viè la Morte, e ffinissce co l’inferno.

Note:
1 Il bambino in fasce dicesi sempre cratura in fassciola.
2 Baci dati con insistenza.
3 Cinghia attaccata dietro le spalle de’ bambini per sorreggerli ne’ loro primi mesi di cammino. Può presso a poco paragonarsi al tormento della corda.
4 Canestro in forma di campana, aperto in alto e nella base, entro cui si pongono i bambini, che lo spingono col petto e tengonsi ritti in esso nel camminare.
5 Salva-capo contro le cadute.
6 Vormiglioni: vaiuolo.
7 Digiuno ecclesiastico che principia all’anno ventunesimo.
8 Ci.

Giuseppe Gioachino Belli
Roma, 18 gennaio 1833
(Sonetto 781)

Note [Morandi] (Vol. 2, pag. 372):
3 laccio: Dunque: laccio a Roma, lacci a Pistoia, falde a Firenze, dande a Siena, caide ad Arezzo, dgne a Lucca, e chi più n'ha, più ne metta. - 14 inferno: Col presente sonetto il Belli dovette aver l' intenzione di far concorrenza non solo a quello notissimo del Marini: "Apre l'uomo infelice allor che nasce . .. ," ma anche a quest' altro, assai men noto, in dialetto reatino, di Loreto Mattei (1622-1705): scrittore, del quale recentemente il bravo De Nino ha rinfrescato la memoria nelle sue Briciole Letterarie (voi. II; Lanciano, 1885):
Appena l' omo è scito da la coccia, (1)
Piagne li guai sèi, strilla e scannaccia; (2)
Tra fascia e fasciaturi s' appopoccia, (3)
E tutti, co' reerenzia, li scacaccia.
Quanno la mamma più no' lu sculaccia,
Lu mastro lu reatta e lu scococcia: (4)
Quanno è ranne (5) se 'nciafra 'nquae ciafraccia, (6)
E co' quaeuno (7) lu capu se scoccia.
Tantu attraina pò tantu la 'mpiccia,
Scinente (8) che appojatu a 'na cannuccia,
'Nciancicà (9) non po' ppiù, se no paniccia. (10)
Co' tre stirate 'e cianchi (11) la straspiccia. (12)
"Lo nasce e lo morì," icéa Quagliuccia, (13)
"Bau accacchiati cöe la sargiccia." (14)
Note:
1 Propriamente, "il guscio della chiocciola," dal lat. coclea. 2 Strilla e grida con quanto ne ha in canna. 3 Si ravvoltola. 4 Lo ribatte e lo scocuzza. 5 Grande. 6 S'inciabatta in qualche ciabattaccia. 7 Con qualcuno. 8 Insino. 9 Inciancicare; ciancicare, biasciare. 10 Farinata. 11 De cianche: di gambe. 12 La sbriga, la finisce. 13 Diceva Quagliuccia: vecchia celebre pe' suoi dettati. 14 Vanno accoppiati come la salsiccia.

Note [Teodonio]:
1 lattime: croste lattee. - 4 Con il cercine e le braghe come calzoni. - 7 ssediola: seggetta. - 9 ll'arte: il lavoro; er diggiuno: il digiuno ecclesiastico.

Note [Gibellini]:
1 a la puzza: ‘nell’utero’, vicino all’intestino. - 2 lattime: croste lattee. - 3 in vesticciola : indossata da tutti i bambini, anche maschi. - 4 torcolo: «guancialetto di forma circolare che si pone in capo ai bambini per riparo delle percosse nelle cadute» (Chiappini). l’imbraghe: ‘imbragature’, panni fissati alla vita come brache. - 6 L’abbeccè: l’abbecedario. frustate : le punizioni corporali, ancora impartite dai pedagoghi. - 7 rosalìa: rosolia. ssediola: la seggetta per i bisogni corpo rali. - 8 vvormijjoni: morbillo. - 9 arte: mestiere.

Note [VS]:
Il sonetto è riportato in un gran numero di raccolte tematiche. In "Nun sai c'a lo spedale ce se more?" (Newton Compton, 1994, pag. 9), Marcello Teodonio scrive: "La sequenza della vita va dalla puzza del periodo prenatale alla morte, per precipitare nel buio e nel mistero terribile dell'al di là. In una struttura del tutto priva di aggettivi, il sonetto, costruito su una serie formidabile di precedenti letterari, segna uno dei vertici del desolato pessimismo belliano che si sostanzia nella certezza dell'infinito ripetersi del dolore e della violenza".
Annota invece Pietro Gibellini ("Sonetti erotici e meditativi", Adelphi, 2012, Sonetto 143, pag. 223): "Imitazione del sonetto di Giambattista Marino sulla infelicità umana («Apre l’uomo infelice, allor che nasce»), già voltato in dialetto reatino dal secentesco Loreto Mattei, certo noto a B., e in napoletano dal settecentesco Nicolò Capasso.".
Il sonetto si trova anche nelle raccolte, curate da Teodonio, "Ricomincia il tormento della scola" e "Er Catachismo".

 
 
 

Er Mazzaniano

Er Mazzaniano

Dar bonetto che porta un pò' a traverso
In testa, se capisce ch'è un portiere;
quanno batte Mazzoni nun c'è verso
ch'amanchi. È un vecchio; pare un porazziere,

ma forse nun sarà; sarà diverso.
Strilla, sàrta, s'arabbia, fa piacere ...
Un giorno curse puro un carbignere
pe' fallo un pò' azzittà: fu tempo perso.

Siccome Giulio vola spesso spesso,
cusì quer tipo spesso ciariòca
a strillà' evviva peggio d'un ossesso.

Sarà de no, ma si Mazzoni gioca
p'un antro mese, lui la paga cara:
finisce che ... finisce a' la Longara!

Brega (Nino Ilari?)
Da "Li fanatichi p' er gioco der pallone", originariamente pubblicato su Orazio Còccola: fojo romanesco, Roma, Tip. editrice industriale, 1894

 
 
 
 
 

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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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