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Messaggi del 01/04/2017

Take on Me

Post n°3746 pubblicato il 01 Aprile 2017 da valerio.sampieri
 

Aha - Take on Me (1985)

Talking away
I don't know what
I'm to say
I'll say it anyway
Today is another day to find you
Shying away
I'll be coming for your love, okay?

Take on me (Take on me)
Take me on (Take on me)
I'll be gone
In a day or two

So needless to say
I'm odds and ends
But I'll be
Stumbling away
Slowly learning that life is okay
Say after me
It's no better to be safe than sorry

Take on me (Take on me)
Take me on (Take on me)
I'll be gone
In a day or two

Oh, things that you say
Yeah, is it a life or
Just to play
My worries away
You're all the things I've got to remember
You're shying away
I'll be coming for you anyway

Take on me (Take on me)
Take me on (Take on me)
I'll be gone
In a day
Take on me (Take on me)
Take me on (Take on me)
I'll be gone (Take on me)
In a day (Take me on)

Autori: Magne, Morten Harket, Pal Waaktaar, Furuholmen Mags

 
 
 

La cavalla storna

La cavalla storna

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.

I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.

 Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;

che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.

Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:

«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;

tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;

il primo d'otto tra i miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai le briglie.

Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
tu dài retta alla sua piccola mano.

Tu ch'hai nel cuore la marina brulla,
tu dài retta alla sua voce fanciulla».

La cavalla volge la scarna testa
verso mia madre, che dicea piú mesta:

«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;

lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
Con lui c'eri tu sola e la sua morte.

O nata in selve tra l'ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;

sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:

adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l'agonia... ».



La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.

«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
 
oh! due parole egli dové pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.

Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,

Con negli orecchi l'eco degli scoppi,
seguitasta la via tra gli alti pioppi:

lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole».

Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l'abbracciò su la criniera.

«O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!

a me, chi non ritornerà piú mai!
Tu fosti buona... Ma parlar non sai!

Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!

Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise:
esso t'è qui nelle pupille fise.

Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa un cenno. Dio t'insegni, come».
 
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.

La paglia non battean con l'unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.

Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome ... Sonò alto un nitrito.

Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 - Bologna, 6 aprile 1912)
Da: Canti di Castelvecchio (1907)

 
 
 

Er vizzio compurzivo...

Post n°3744 pubblicato il 01 Aprile 2017 da valerio.sampieri
 

Er vizzio compurzivo der zìnnico

Ciài 'n vizzio propio propio compurzivo:
buttà monnezza sotto li tappeti.
Ma nnu' lo senti, poi, si cquanto féti?
Te servirà 'n ber po' de deterzivo,

de quelo tosto, all'acido muriàtico,
pe' ttoje quela puzza che cciài addosso,
nimmanco stassi ad abbità in un fosso
e ssorci magneressi a ccompanàtico!



'Mmazza che ttanfo che cce stà 'n città,
da quanno che ssei te a ppenzà all'iggene ...
ce starà 'n zanto che cce pô ajutà?

Nun vojo dì che ttu sei 'na schifezza,
ma dde ciàrvello nu' stai tanto bbene,
si a nnoi ce lasci 'mmezz'a la monnezza!

Valerio Sampieri
1 aprile 2017

 
 
 

L'incontentabbilità

L'incontentabbilità

Iddio pijò la fanga (1) dar pantano,
formò un pupazzo e je soffiò sur viso.
Er pupazzo se mosse a l'improviso
e venne fòra subbito er cristiano
ch'aperse l'occhi e se trovò ner monno
com'uno che se sveja da un gran sonno.



- Quello che vedi è tuo - je disse Iddio -
e lo potrai sfruttà come te pare:
te do tutta la Terra e tutt'er Mare,
meno ch'er Celo, perché quello è mio...
- Peccato! - disse Adamo - È tanto bello...
Perché nun m'arigali puro quello?

Nota:
1 Il fango.

Trilussa
Trilussa, Tutte le poesie, Mondadori, 1954, pag. 343

 
 
 
 
 

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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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