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Pesa-di-più e Pesa-di-meno

Post n°593 pubblicato il 18 Novembre 2012 da giramondo595


Pesa-di-più e Pesa-di-meno


Una mattina il Re di quel Regno si svegliò con una gran voglia di andare a caccia.
- Ho sognato dei cervi, - disse al suo ministro, - e venivano a mangiarmi nella mano. Buon sogno, buon segno. Date ordine nelle stalle che si selli il mio Morello.
Lo stalliere incaricato di accudire a Morello era Gelindo, un giovane diligente e laborioso che teneva il cavallo pulito e senza un insetto dalla criniera alla coda. Ma quando Gelindo, quella mattina, andò per sellarlo, Morello era scom¬parso. Chiama di qua, chiama di là, non ci fu verso di trovarlo. Qualcuno l'aveva sentito nitrire, verso mezzanotte. A qualcuno era parso di aver udito sbattere una porta.
- Debbono averlo rubato.
- E adesso, chi lo dice al Re?
Il Re si infuriò terribilmente e ordinò di mettere Gelindo ai ferri per tre giorni^ il quarto giorno, se non si ritrovava Morello, Gelindo doveva morire.
Il ministro ridiscese nelle stalle per far imprigionare Gelindo, ma lo stalliere era scomparso anche lui.
- Qualcuno la deve pagare, - decise il ministro. - Metterò in prigione il capostalliere e la sorte di Gelindo sarà la sua.
Gelindo si era nascosto in città, da un oste suo amico, temendo la collera del Re. Quando seppe che un altro era in pericolo di morte per colpa sua, avrebbe voluto correre a costituirsi, ma l'oste lo dissuase:
- Piuttosto, - gli disse, - va' in cerca del cavallo. Se lo troverai, salverai la vita del capostalliere e anche la tua.
- Ma dove cercarlo?
- Mia moglie ha sognato che un cavaliere usciva al galoppo dalla porta d'Oriente. Non può darsi che abbia udito, dormendo, un suono di zoccoli? Prova da quella parte.
Gelindo mise nella bisaccia un pane e una bottiglia di vino e usci dalla porta d'Oriente. Camminò tutta la mattina. Verso mezzogiorno si sedette all'ombra di una quercia per fare colazione. Ed ecco si senti chiamare da una voce che diceva: - Tirami fuori! Tirami fuori!
Si guardò in giro e vide una buca. Dentro la buca stava un ometto alto un mezzo metro, secco come uno stecco, dall'aria imbronciata.
- Che fai li dentro?
- Do la caccia alle talpe! Tirami fuori e ti dirò ogni cosa. Gelindo gli tese una mano, ma per tirarlo fuori dovette
tendergli anche l'altra e far forza sui ginocchi.
- Ma lo sai che sei pesante?
- Per forza, lo so. Mi ero addormentato qui all'ombra e il mio peso ha scavato questa buca.
- Come ti chiami?
- Pesa-di-più.
- E proprio il nome che fa per te. A vederti, non peseresti più di un uccellino.
- E tu chi sei?
- Sono Gelindo, cosi e cosi, sono in giro per questo e per quello.
- Verrò con te, tanto non ho niente da fare.
Gelindo e Pesa-di-più camminarono tutto il pomeriggio e verso il tramonto si sedettero all'ombra di un fico per fare merenda. Mentre mangiavano, udirono una voce che implorava:
- Tiratemi giù! Tiratemi giù!
- Dove sei?
- Qui sul fico.
Alzarono gli occhi e videro una specie di gigante, grasso come due botti, appollaiato su un ramo dell'albero. Era il ramo più sottile, ma sosteneva quell'omaccione senza nem¬meno piegarsi di tanto cosi.
- Perché non salti giù da solo?
- Perché sono troppo leggero. Mi ero addormentato all'ombra del fico e l'aria mi ha spinto in alto.
- Come ti chiami?
- Pesa-di-meno.
Lo tirarono giù dal fico e divisero con lui il pane e il vino.
- Dove siete diretti?
- Cosi e cosi, - gli raccontarono tutta la storia.
- Verrò con voi, tanto non ho niente da fare.
Si rimisero in cammino tutti e tre: Pesa-di-più e Pesa-di-meno si tenevano per mano, cosi il primo era sicuro di non sprofondare e il secondo di non volar via.
Al calar della notte giunsero davanti a un castello tutto nero e senza finestre.
- Non ha un bell'aspetto, - disse Gelindo, - ma è troppo tardi per andare a cercare un albergo. Ci faremo dare da dormire qui.
Mentre si avvicinavano per chiamare il portinaio, il ponte levatoio cominciò a salire, cigolando.
- Ci vogliono lasciar fuori, - disse Gelindo, - pensateci un po' voi.
Pesa-di-meno spiccò un salto e acchiappò l'ultima trave del ponte; Pesa-di-più si attaccò ai piedi di Pesa-di-meno e col suo peso lo fece ridiscendere. Passarono tutti e tre sul ponte levatoio, mentre una voce sgarbata li insolentiva:
- Pitocchi! Pezzenti! Siete in cerca di guai? Andate a dormire nel letamaio.
Sulla porta del castello stava un'alta figura vestita di nero, con un berretto a punta ornato di strani segni.
- Sta' attento, - bisbigliò Pesa-di-meno a Gelindo, - dev'essere un Mago.
Ma Gelindo tendeva l'orecchio, col cuore in gola: gli era parso di udire un nitrito, lontano lontano; gli era parso di riconoscere la voce di Morello. Finse di nulla e salutò gen¬tilmente il castellano, inchinandosi fino a terra.
- Siamo tre poveri viandanti, vi domandiamo soltanto un piatto di minestra e un pagliericcio.
- Mi avete scambiato per un albergatore? Sono Mago Magone, per vostra norma, e da me non ci sono pagliericci, ma solo materassi di lana.
Il Mago li accompagnò in cucina e offri loro, brontolando, gli avanzi di una zuppa di cipolle. Poi li accompagnò in cima a una torre, mostrò loro i letti e se ne andò chiudendo la porta con tre chiavi.
I tre amici si sdraiarono per dormire. Pesa-di-meno si legò una mano al letto per non volar via, Pesa-di-più si legò una mano al soffitto per non sprofondare. Dopo un minu¬to russavano tutti e due. Ma Gelindo vegliava e tendeva l'orecchio. Nel cuore della notte udì nuovamente il lontano nitrito e capi che veniva dal sotterraneo.
«E Morello, senza alcun dubbio. Come fare per liberarlo?»
Passò tutta la notte a pensare, ma non riusciva a immaginare il modo di costringere il Mago a rendere il cavallo.
La mattina dopo Mago Magone li svegliò per tempo.
- Alzatevi, - ordinò, - e andatevene per i fatti vostri, perché ho da fare.
- Qualche incantesimo? - si informò Gelindo. - Vossignoria dev'essere un Mago dei più potenti.
- Puoi ben dirlo, - ridacchiò Magone, rabbonito dal complimento. - Chi altro avrebbe saputo riconoscere in un cavallo qualunque, chiuso in una stalla reale, la stoffa di un cavallo volante?
- Che bellezza, - disse Gelindo, - cosi ora Morello volerà...
- Volerà, volerà, - rispose il Mago, - l'operazione è quasi finita. Debbo solo strappargli un pelo dalla criniera e uno dalla coda... Ma tu... Come sai di Morello? Chi sei? Chi siete voi tre? Ora capisco, siete entrati a tradimento nel mio castello per derubarmi! Bene, bene. Ora vi accomodo io.
E già stava per pronunciare contro di loro chissà quale incantesimo, quando Pesa-di-più gli saltò su un piede con tutto il suo peso, strappandogli un grido di dolore.
- Ho capito, - disse poi il Mago, - volete lottare. In questo caso, lotteremo.
- Una sfida leale? - domandò Gelindo.
- Una sfida leale. Chi vincerà, si prenderà Morello. Scesero nel salone e il Mago, chiamato un servo, si fece
portare una bilancia.
- Faremo a chi pesa di più, - annunciò con un sogghigno.
- D'accordo, - disse Gelindo. - Scegliete pure tra noi tre il vostro avversario.
Il Mago guardò Gelindo, guardò il gigante che stava alla sua sinistra, guardò il nanerottolo che stava alla sua destra.
- Scelgo quello, - disse, indicando il piccolo Pesa-di-più. Gelindo si inchinò. Il Mago sali sulla bilancia, bisbigliò
un incantesimo e il servo cominciò a mettere pesi sull'altro piatto. Un quintale, due quintali, tre quintali... Quando fu a dieci quintali, il Mago saltò giù dalla bilancia e scoppiò a ridere.
- Vediamo quello che sapete fare voi.
Pesa-di-più, senza neanche guardare la bilancia, vi posò
sopra un piede solo. Un quintale, due quintali, dieci quintali... Quando fu a quindici quintali tolse il piede dalla bilancia e si soffiò il naso. Mago Magone sprizzava scintille dagli occhi.
- Avete vinto la prima prova, - disse, - vedremo che cosa saprete fare nella seconda. Ora faremo a chi pesa di meno.
Fece portare un'altra bilancia. Su un piatto posò una piuma, sull'altro si sdraiò egli stesso: la piuma risultò più pesante.
- Ora tocca a te, - disse il Mago, indicando il grassone. Stavolta era sicuro di farcela. Ma Pesa-di-meno prese la piuma, la tagliò in dieci pezzi, ne buttò via nove e posò sulla bilancia soltanto il decimo. Poi saltò sull'altro piatto e quel pezzettino di piuma risultò tanto più pesante di lui che Pesa-di-meno fu sollevato fino al soffitto e si fece un bernoccolo sul cucuzzolo. Il Mago, che a quel gioco di in¬cantesimi non era mai stato sconfitto, si gettò in ginocchio tremando e domandando pietà.
- Vi darò metà dei miei tesori, - piangeva.
- Voglio soltanto Morello, - rispondeva Gelindo.
- Vi darò il mio castello, le mie terre, - offriva il Mago.
- Dammi Morello e me ne andrò contento.
- Vi darò la mia bacchetta magica.
Ma non ci fu niente da fare. Magone dovette consegnare il cavallo e rinunciare alle speranze che aveva fondate su di lui: con un cavallo volante a sua disposizione, sarebbe diventato l'uomo più potente e più ricco del mondo.
Gelindo e Pesa-di-meno montarono in groppa a Morello: Pesa-di-più si accontentò di trotterellargli dietro la coda e cosi, passo passo, i tre amici presero la via del ritorno. Nella loro contentezza, avevano dimenticato che, con una piccola operazione, avrebbero potuto trasformare Morello in un cavallo volante.
Alla Reggia furono accolti con grandi feste.
Il Re fece liberare il capostalliere, abbracciò Gelindo e gli disse: - Voglio ricompensarti come meriti. Vedo che hai due amici. Uno di loro è grosso come due botti. Ti darò tanto oro quanto pesa. Sei contento?
- Maestà, - disse Gelindo, - siete troppo buono con me. Io non ho bisogno di tanto oro. Datemene appena quanto pesa il mio amico più piccolo.
Il Re lo abbracciò di nuovo, perché era piuttosto avaro e già gli pareva di avere promesso troppo.
Fece portare una bilancia. Pesa-di-più si sedette su un piatto e la gente, al vederlo, scoppiò a ridere. Molti dicevano che Gelindo era un povero sciocco, che al posto suo avrebbero saputo approfittare della fortuna molto meglio di lui, eccetera eccetera.
Ma quando il tesoriere del Re cominciò a mettere l'oro sull'altro piatto della bilancia, la gente scoppiò a ridere di nuovo: però, per tutt'altro motivo. Ci volle metà del tesoro reale, per smuovere appena il piatto di Pesa-di-più. Il Re era diventato pallido e si tirava la barba.
Finalmente non si tenne.
- Prendete quei tre imbroglioni, - gridò, - e buttateli in prigione.
Gelindo si ricordò proprio in quel momento delle parole del mago. Strappò un pelo alla criniera di Morello, ne strappò un altro dalla coda, balzò sul cavallo e via, a volo, nel cielo. Pesa-di-meno, lesto lesto, spiccò un salto per raggiungerlo. Pesa-di-più gli si attaccò ai piedi. E la gente rimase li con un palmo di naso a vedere il cavallo volante che si portava via, ben più in alto dei tetti, Gelindo, Pesa-di-meno, Pesa-di-più e la bilancia carica d'oro.

 ( Gianni Rodari )

 
 
 
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AREA PERSONALE

 

CITAZIONI DI

Beata Madre Teresa di Calcutta


Quello che noi facciamo
è solo una goccia nell'
oceano,
ma se non lo facessimo
l'oceano avrebbe una
goccia
in meno

Non importa quanto
si dà
ma quanto amore si
mette nel dare.


Trova un minuto
per pensare,
trova un minuto
per pregare,
trova un minuto
per ridere.

La peggiore malattia
dell'uomo?
La solitudine.


Le parole gentili
possono essere brevi
e facili da pronunciare
ma la loro eco è infinita.

 

 

GRAZIE AMICI QUESTI REGALI SONO PER VOI

 

          Grazie Solic

 

Grazie diana.fini

 

 Grazie Trappolinax ( Wanda )

Grazie aumania_12 ( Alisia )

Grazie Trappolinax ( Wanda )

grazie STREGAPORFIDIA (Sonia)

questi splendidi regali,
li voglio
dedicare a
tutti voi amici

Aforismi 

Edward Morgan Forster è stato uno scrittore
britannico,autore di racconti brevi,
di romanzi e saggi letterari.
Da alcuni suoi romanzi sono stati
tratti film di grande successo come:
Passaggio in India (1984, regia di David Lean)
Camera con vista (1986, regia di James Ivory),
Maurice(1987, regia di James Ivory)
e Casa Howard (1992, regia di James Ivory).


Se è facile raccontare la vita,
ben più difficile è viverla,
e siamo tutti dispostissimi a
chiamare in causa "i nervi",o qualsiasi
altra parola d'ordine che serva a
occultare i nostri desideri.
( Edward Morgan Forster )

 Albert Einstein è stato un fisico
a soli 26 anni, ha mutato
il modello istituzionale di
interpretazione
del mondo fisico


E' più facile spezzare
un'atomo, che
un pregiudizio
( Albert Einstein )

 

GRAZIE PER I VOSTRI DONI

       Carissimi amici,
       grazie a tutti
       per i vostri doni.
       Questi sono solo
       una piccolissima
       rappresentanza
       della vostra amicizia
       ed affetto.
       sono felicissimo di
       ciò...bacioni
        a tutti

      vivi la vita    

      Grazie agli amci Trappolinax e luce 1001 per
      i bellissimi regali per il compleanno del mio blog

                    

               

 

SAGGEZZA POPOLARE ANDREOLESE

Cu ava focu campau,cu ava pana moriu.
Chi ha del fuoco è vissuto,
chi ha pane è morto a causa del freddo

'A casa mbidìàta,o pòvara o malàta.
La casa ch'è oggetto d'invidia va
incontro a povertà o malattia.

A bbona lavandàra on manca petra.
Ad una brava lavandaia non manca
pietra (su cui lavare).

E cu' t'affìdi, ti nganni.
Sulla persona a cui presti
fiducia ti sbagli (facilmente).

Canta lu gaddru e si scòtula li pinni.
Il gallo canta e si scuote le piume.
(Si dice di persona che di un fatto
non vuole assumersi alcuna responsabilità
e "se ne lava le mani", come Pilato.

Per altri curiosi proverbi andreolesi:

http://www.andreolesi.com/dialetto/proverbi.htm

 

FRASI CELEBRI

Golda Meir, fu una donna politica
israeliana, quarto premier d'Israele
e prima donna a guidare il governo
del suo Paese.

La vecchiaia è come un aereo
che punta in una tempesta.
Una volta che sei a bordo non puoi
più fare niente
(Golda Meir)

Anton Pavlovič Čechov è stato uno
scrittore, drammaturgo e
medico russo.
Laureatosi in medicina,
scriveva novelle di notte.

L' intelligente
ama istruirsi,
lo stupido istruire.
( Anton Cecov )

Non sappiamo cosa può accaderci
in quello strano guazzabuglio che è la vita.
Possiamo però decidere quello che avviene
in noi, come affrontarlo, che uso farne...
ed è questo, in conclusione,
ciò che conta.
( Joseph Fortton )

 

Henry Ford è stato un imprenditore statunitense.
Fu uno dei fondatori della Ford Motor Company,
società produttrice di automobili, ancora oggi
una delle maggiori società del settore negli
USA e nel mondo.

Chiunque smetta di imparare è vecchio,
che abbia venti o ottant'anni.
Chiunque continua a imparare resta
giovane. La più grande cosa
nella vita è mantenere la
propria mente giovane.
( H. Ford )

Riflessioni sul Tempo ... Il passato rivive ogni giorno perché non è mai passato. (Proverbio Africano); Il tempo è un grande maestro, ma sfortunatamente uccide tutti i suoi studenti. (Hector Berlioz);        Una briciola d’oro non può comprare una briciola di tempo. (Proverbio Cinese);                                            Quando ogni uomo avrà raggiunto la felicità, il tempo non ci  sarà più. (Fëdor Dostoevskij)Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J Lennon )Un giorno senza un sorriso è un giorno perso.(Charlie Chaplin) L'unica cura per l'acne giovanile è la vecchiaia.( Totò )Ogni minuto muore un imbecille e ne nascono due. ( Eduardo De Filippo )Chi vive troppo tempo in un luogo perfetto finisce per annoiarsi. (Paulo Coelho)

 
 

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