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« Messaggio #104intervista a Marco ferrando »

Post N° 105

Post n°105 pubblicato il 12 Febbraio 2008 da compagno_x
Foto di pcl_sestrilevante

Marco Ferrando

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Marco Ferrando (Genova, 1955) è un politico italiano.
Indice


* 1 Biografia
* 2 La corrente di "Progetto"
* 3 Il "caso Ferrando"
* 4 L'uscita dal PRC
* 5 Collegamenti esterni

Biografia [modifica]

Professore di storia e filosofia al liceo scientifico statale Arturo Issel di Finale Ligure (SV). La sua vita politica iniziò nel 1970, entrando a far parte di Lotta Comunista, partito extraparlamentare che si richiama al leninismo e alla sinistra comunista; Ferrando ne uscì nel 1972, mentre nel 1975 si avvicinò al comunismo trockijsta.

Appartenente all'Organizzazione trotzkista internazionale LCR, diretta da Livio Maitan e sezione italiana del Segretariato Unificato della IV internazionale.

Successivamente Ferrando diresse, con Franco Grisolia e Fernando Visentin, il Gruppo Bolscevico-Leninista, attivo a Milano e a Genova; quando un'altra formazione separatasi dai GCR, la Lega Comunista, si sciolse nel 1989 in Democrazia Proletaria (DP), un nucleo di militanti milanesi di quest'organizzazione si unificò con il gruppo di Ferrando creando la Lega Operaia Rivoluzionaria, più tardi assorbita dai GCR, che cambiarono nome in Lega comunista rivoluzionaria IV internazionale (LCR). All'interno della LCR, attiva a Torino, Milano, Brescia, Pordenone, Livorno, Roma, Taranto e altre città, Ferrando e Grisolia costituirono una minoranza rispetto al gruppo dirigente principale, legato a Livio Maitan e Franco Turigliatto.

Nel 1989 la LCR confluì in DP, e Ferrando fu segretario della federazione di Savona del partito, da cui coordinò la costituzione di un "coordinamento" per raggruppare tutti i comunisti locali, compresi molti militanti e dirigenti del Partito Comunista Italiano (PCI) in disfacimento, ostili alla svolta del segretario Achille Occhetto.

Nel 1991 intanto DP si sciolse nel Partito della Rifondazione Comunista (PRC), in cui fin dal 1992 Ferrando e Grisolia faranno parte, con la loro componente derivata dalla sinistra della LCR, dell'area di minoranza del PRC, contraria prima al gruppo dirigente di Sergio Garavini e poi di Fausto Bertinotti.

La corrente di "Progetto" [modifica]

Nel 1999 si costituirà un area programmatica denominata "Associazione Marxista Rivoluzionaria Progetto Comunista": Ferrando e Grisolia ne saranno a capo, ma nell'area saranno presenti anche diverse altre componenti, tra cui un'area napoletana di sinistra (di Luigi Izzo, Anna Ceprano, Pasquale D'Angelo) e il gruppo FalceMartello (di Claudio Bellotti e Alessandro Giardiello). Così il gruppo di Ferrando si denominerà Proposta per la Rifondazione Comunista, continuando ad avere maggior peso in Progetto Comunista. Nel 2001 non fanno più parte dell'area sia il gruppo di Izzo (che continuerà tuttavia a chiamarsi Area Programmatica Progetto Comunista) sia FalceMartello.

Nel V congresso del PRC (2002) FalceMartello e "Proposta" sosterranno una sola mozione (che raccoglierà l'11% dei consensi), ma nel VI congresso (2005) si presenteranno separate: la componente di Bellotti (che prenderà circa l' 1,7% dei consensi) si allontanerà definitivamente dall'"AMR Progetto Comunista", di cui "Proposta" assumerà il nome, raccogliendo il 6,5% dei voti di mozione.

"Progetto comunista" nel PRC ha come propri capisaldi programmatici la critica alla gestione del partito da parte della maggioranza di Bertinotti (accusata anche di aver escluso le minoranze da ruoli dirigenti), al progetto della Sinistra Europea e alla non violenza (assunta dalla maggioranza stessa come "metodo di lotta"), la costituzione di un polo autonomo di classe (comprendente PdCI e sinistra DS) e la rottura con il "centro liberale" di Romano Prodi (costituito dalla maggioranza dei Democratici di Sinistra e da La Margherita). I riferimenti ideologici di Marco Ferrando e Franco Grisolia sono Trotsky, Rosa Luxemburg, Antonio Gramsci.

Il "caso Ferrando" [modifica]

Il 21 gennaio del 2006 Marco Ferrando viene candidato dal gruppo dirigente di maggioranza, in occasione delle imminenti elezioni politiche, nelle liste del PRC al Senato (nel collegio dell'Abruzzo). In conseguenza di questa decisione, si verifica una scissione da parte di un gruppo di militanti di Progetto Comunista, guidati dal cremonese Francesco Ricci, che a breve escono da Rifondazione Comunista per lanciare il movimento costituente per un nuovo partito comunista Progetto Comunista - Rifondare l'Opposizione dei Lavoratori. La candidatura di Ferrando suscita intanto curiosità e scetticismo da parte dei mass-media. Pur non essendo il solo delle mozioni critiche PRC a essere in lista (con lui gli esponenti de "L'Ernesto" Claudio Grassi, Alberto Burgio, Fosco Giannini, Gian Luigi Pegolo e Marilde Provera, con quelli di "Sinistra Critica" Luigi Malabarba, Salvatore Cannavò e Franco Turigliatto), egli è il solo (assieme alla quinta mozione "Rompere con Prodi e preparare l'alternativa operaia" presentata da FalceMartello) a rifiutare dichiaratamente ogni convergenza programmatica con L'Unione guidata da Romano Prodi, particolarmente con la coalizione de L'Ulivo (maggioranza DS e Margherita), denunciando fortemente una vicinanza di quest'ultimo ai vertici di Confindustria (soprattutto a Luca Cordero di Montezemolo), alle grandi imprese e al sistema bancario (anche prendendo spunto dalla vicenda Bancopoli).

Rifiutando anche la politica di concertazione del sindacato della CGIL e la disponibilità ad accettare guerre avallate dall'ONU o di carattere 'umanitario' (come quella del Kosovo, appoggiata dal governo D'Alema nel 1999), chiarisce anche la sua posizione in tema di politica estera. Il 10 febbraio su "Libero" Gennaro Sangiuliano pubblica alcuni estratti di un libro di Marco Ferrando, intitolato "L'altra Rifondazione", edizioni Giovanetalpa, e un profilo del "candidato" al Senato. Gli estratti dal libro di Ferrando riportano giudizi fortemente critici nei confronti dello Stato di Israele e del leader del Prc Fausto Bertinotti. L'articolo di "Libero", il giorno dopo, finisce sul tavolo della direzione di Rifondazione, che convocata per altri motivi discute del "caso". Il 13 febbraio 2006, in un'intervista al Corriere della Sera, Ferrando discute con l'intervistatore della Guerra in Iraq mostrandosi convinto, ferma restando la sua contrarietà agli atti di terrorismo di matrice fondamentalista, del diritto alla legittima resistenza dei popoli aggrediti contro i contingenti militari, anche quello italiano; inoltre, accennando alla Strage di Nassiriya in cui morirono 19 italiani (molti dei quali carabinieri), denuncia anche un collegamento tra l'invio di militari nella città irachena e gli interessi dell'ENI per motivi di sfruttamento di pozzi di petrolio. L'intervista viene titolata, in sintesi, "Sparare ai nostri soldati? Un diritto degli iracheni" Ferrando: Nassiriya fu un caso di resistenza armata; Ferrando contesterà più tardi una non-attinenza dello stesso titolo con il contenuto dell'intervista.

Il caso suscita furiose polemiche nel mondo politico e dell'informazione, in merito alla già aperta questione dei "candidati impresentabili", come Vladimir Luxuria e Francesco Caruso (con il PRC) o come gli esponenti di estrema destra Pino Rauti, Adriano Tilgher, Roberto Fiore (con la Casa delle Libertà).

Libero, quotidiano vicino al centro-destra, riporta -oltre al titolo dell'intervista- anche parte del contenuto di un suo libro risalente al 2003, riconducibile alle stesse posizioni; il direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli esprime il suo sdegno, mentre giornalisti di centro-sinistra come Michele Serra (La Repubblica) temono che grazie all'episodio vi sia una calo di voti de L'Unione in favore della coalizione di Silvio Berlusconi.

Esponenti della Cdl quali Gianfranco Fini, Giorgio La Malfa, Sandro Bondi nonché il senatore a vita Francesco Cossiga contestano allo schieramento d'opposizione la presenza, in uno dei suoi partiti, di un altro "impresentabile" considerato filo-terrorista. Della stessa entità le reazioni di esponenti di centro-sinistra come Clemente Mastella, Francesco Rutelli e Massimo D'Alema, oltre allo stesso Prodi, che chiedono a Bertinotti maggiore affidabilità e responsabilità. Anche il padre di Domenico Intravia, uno dei carabinieri morti a Nassiriya, chiede al centro-sinistra di scusarsi.

Mentre Franco Giordano e Gennaro Migliore (PRC) criticano il loro compagno di partito, Fausto Bertinotti e il responsabile dell'Area Organizzazione del partito Francesco Ferrara escludono Marco Ferrando dalle liste di Rifondazione (rimpiazzandolo con la pacifista e femminista Lidia Menapace), rimproverandogli aspramente l'incompatibilità delle sue idee con le tesi non violente della maggioranza. Questa decisione, presa dalla sola segreteria del partito, è stata considerata da più parti in contrasto con le norme democratiche interne; si rivelano poi inutili i tentativi di diversi dirigenti del PRC (come Grassi e Malabarba), di alcuni candidati alla Camera e di vari esponenti sindacali (appartenenti a CGIL, CUB e COBAS) di far riammettere tra i candidati il capo della minoranza.

Più tardi, in trasmissioni come Matrix, Ferrando avrà modo di confermare la sua contrarietà al terrorismo e anche di parlare della 'pietas' da lui provata dopo aver appreso della morte, nell'attentato, del marito carabiniere di una sua ex alunna di liceo, dicendo anche che il lutto è un'altra cosa. Dichiara di non voler retrocedere su posizioni secondo lui comuni a tutte le aree critiche di Rifondazione (circa il 41% del partito). Accenna, come nell'intervista, anche a dati del Ministero delle Attività Produttive relativi agli interessi dell'ENI sull'area di Nassiriya, che confermerebbero un'inutile esposizione a rischi dei carabinieri poi deceduti.

Dopo l'eliminazione dalle liste di Ferrando, Bertinotti è lodato da Mastella, che lo vedrebbe bene come Presidente della Camera (carica che in effetti ricoprirà dall'aprile 2006), oltre che da Prodi. D'Alema ironizza sul dirigente trotzkista (mi chiedo chi lo abbia mandato per far vincere le elezioni a Berlusconi) e quotidiani come Il Riformista e Il Corriere solidarizzano e si congratulano col segretario di Rifondazione. Ferrando e la corrente di "Progetto" hanno poi accusato Bertinotti di aver di fatto subordinato l'autonomia del partito a pressioni provenienti da ambo i poli per divenire partito di governo (inseparabile dal futuro Partito Democratico e orientato verso posizioni socialdemocratiche) e di non aver sottoposto a verifica interna il Programma di governo dell'Unione.

L'uscita dal PRC [modifica]

Il 7 maggio 2006, "Progetto" presenta al Comitato politico nazionale del PRC sia un Ordine del giorno legato alla missione militare italiana in Afghanistan (in cui si impegna il partito a votare contro un rifinanziamento della stessa) sia la candidatura (presentata provocatoriamente, data la scontata non elezione) di Ferrando alla segreteria, alternativa a quella di Franco Giordano.

Mentre altri due ordini del giorno vengono approvati, il terzo (di Ferrando) viene respinto non solo dalla maggioranza del partito ma anche da due minoranze - "L'Ernesto" (Grassi) e "Sinistra Critica" (Cannavò) - che precedentemente si erano dichiarate contrarie alla partecipazione in un esecutivo di centro-sinistra; queste votano anche a favore dell'elezione di Giordano, pur con qualche perplessità. Rimane solo la corrente di "FalceMartello" a votare con "Progetto" l'Odg sull'Afghanistan. Così Ferrando critica sia le aree di Grassi e Cannavò (accusate di trasformismo) e la maggioranza di Giordano, rea a suo dire di un "tradimento" nei confronti del movimento per la pace.

Il 19 maggio 2006, poche ore prima dello scontato voto di fiducia dei senatori del PRC al secondo governo Prodi, i 7 dirigenti appartenenti alla corrente abbandonano il partito, con l'intento di fondare una nuova forza politica "di sinistra e di opposizione" legata ai valori per i quali Rifondazione sarebbe nata nel '91. Il nome provvisorio è Movimento Costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori.

Collegamenti esterni [modifica]

* Il sito del Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori
* Il sito della corrente di "Progetto Comunista"
* L'intervista a Marco Ferrando su Il Corriere della Sera
* Il discorso di Marco Ferrando al termine della manifestazione nazionale del 30-09-06 a Roma contro le missioni militari italiane

 
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